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Autore: Love_Ade    23/02/2013    2 recensioni
La "rivisitazione" di una puntata di Detective Conan, più in particolare quando Gin trova Sherry (Ai) e le spara. Buona lettura e non vi dimenticate di recensire!! Sayonara
Cit. dal testo: "Occhi gelidi i miei, gelidi ma profondi e in questo momenti inquieti."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I suoi occhi fissi sui miei

I suoi occhi verdi fissi sui miei, occhi fermi, freddi e senz’anima.
Occhi che portano dritti dritti all’inferno, occhi tutta via bellissimi.
I suoi occhi verdi fissi sui miei, immobili a loro volta, gelidi a loro volta.
Occhi di ghiaccio che per un istante tramano di fronte al potere di colui che li guarda.
Occhi gelidi i miei, gelidi ma profondi e in questo momenti inquieti.
Il viso di lui sereno mi terrorizza, mi terrorizza il suo sorriso maligno, il suo sguardo
fermo, i suoi capelli sinuosi, il suo nero vestito. Tutto di lui mi terrorizza, e questo lui lo sa benissimo.
Il mio corpo lo nasconde bene certo, occhi dritti e fermi, labbra serrate, postura ferma e sicura.
Nulla lascia trasparire il mio enorme terrore che mi ha attanagliato il cuore già ferito, nulla, ma lui mi conosce, mi conosce troppo bene.
Lento si avvicina a me, senza smetter mai di fissarmi, senza smetter mai di puntarmi l’arma addosso, senza smetter mai di sorridere, senza smetter mai di odiarmi e amarmi.
Lento si avvicina e sento il mio cuore battere, battere sempre più forte. Cerco di non perder la calma.
I battiti si fanno sempre più veloci, più corti e affannosi e i miei occhi iniziano a risentire di quello sguardo potente sul mio. Ma non mollo, non voglio dargli quella soddisfazione che già ha. Quel sorriso ne è da testimone.
Per un secondo i suoi occhi verdi si staccano dai miei e per un secondo, un lunghissimo secondo, mi scruta il corpo perfettamente fermo, perfettamente rigido, troppo rigido. Cerco di rilassare i muscoli ma ottengo il risultato opposto, tremo per un istante. Il suo sorriso si allarga sempre più.
Saggia l’aria e mi scruta sempre più con intensità, con desiderio. I suoi occhi tornano sui miei ormai esausti.
Non è altro che un animale, nero a silenzioso si avvicina alla sua preda, assapora il suo sapore, il suo odore solo nel vederla, pregusta il momento in cui le salterà addosso, il momento in cui lui sarà il suo Dio, il momento in cui lui le proverà della vita. Io sono la sua preda e lui uno maligno animale, cupo con un corvo.
Si ferma per un istante, il vento gli passa tra i lunghi capelli d’orati e con piacere chiude gli occhi per assaporare meglio l’ebbrezza trasportata dal vento. I miei occhi si chiudono per un istante e il mio corpo ha qualche secondo per tramare, per andare nel panico per prepararsi a ciò che sta per succedere.
Spalanca all’improvviso gli occhi costringendomi a tornare ferma, a tornare a fingere la calma a cui nessuno dei due crede. Sono un burattino sotto al suo sguardo, i cui fili stanno per esser tagliati, tagliati per sempre.
Per un secondo abbassa il braccio e mi toglie la tensione della pistola pontata su di me, fa un ultimo passo, è a pochi centimetri dal mio viso, fissa i miei occhi, assapora le mie labbra e io senza riuscir a far niente, mi limito a rimanere immobile, impassibile.
Fa un passo indietro, una mossa veloce, velocissima, rialza il braccio e con un semplice tocco mi spara.
Una, due, tre volte e non si ferma. Il mio corpo inizia a barcollare sotto i colpi dell’arma, cado al suolo.
Si avvicina a me, mi scruta negli occhi ancora aperti, ancora vivi per un istante, i suoi occhi verdi fissi sui miei, fissi sul mio corpo, fissi e immobili per vedermi esalare il mio ultimo respiro.
Resisto, stringo i denti e spalanco gli occhi asciutti, non voglio tremare, non voglio che alcuna smorfia di dolore tocchi il mio viso. Sorride lui, sorride e si avvicina.
Sento il freddo della canna della pistola sfiorarmi il viso, la fronte. Poi più niente.
Un tremendo boato riempie il parco deserto, buio. Poi più niente.
Solo nero, nero e ancora nero, quel nero che mi ha tolto la vita.
Occhi verdi fissi sui miei spalancati, spenti e morti ora, morti ma ancora aperti, spalancati per fissarlo.
Sorride lui soddisfatto, sorride, mi scruta per un ultimo istante e se ne va impassibile.
 
  

 

  
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