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Autore: bibabirba    23/02/2013    0 recensioni
Spesso due anime affini trovano dei modi molto particolari per incontrarsi e ancora più spesso non tengono affatto conto di quello che possono essere gli impegni dell'uno e dell'altro: decidono semplicemente che è arrivato il momento adatto per ritrovarsi insinuandosi nella vita dell'altro sconvolgendogliela irrimediabilmente. Lexie ancora non lo sapeva, ma lo avrebbe scoperto presto.
Con la pallavolo ad incorniciare il tutto, Lexie e Dylan cercheranno di vivere al meglio la loro storia d'amore, con tutte le difficoltà del caso: rivalità, gelosie e intrighi. Per la serie, quando lo sport diventa magia....
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Palla a due

Ciao a tutte! Oggi sono qua per postare il primo capitolo di una nuova follia che mi si è affacciata alla mente già da un pò di tempo ispirata, in parte, ad una storia vera. Al momento ho scritto solo questo capitolo e ve l'ho voluto proporre subito per capire se valga la pena portare avanti questa storia oppure no. Parla di uno sport a cui sono stata legata per vent'anni, la pallavolo e a cui ho dovuto rinunciare da un paio d'anni a causa di alcuni problemi alla schiena. I protagonisti sono tutti giovani giocatori e spero tanto che riuscirò a farvi apprezzare questo sport tanto quanto l'ho apprezzato io. Troverete dei termini tecnici a volte, come quelli dei nomi dei ruoli in campo che appaiono in questo capitolo e infondo, nelle note del capitolo, cercherò di spiegarvene al meglio il significato. Ho provato anche un nuovo metodo di scrittura che per questa storia mi sembrava più congeniale, spero tanto di riuscire ad essere comunque incisiva.
Che dire ancora se non buona lettura? Ci vediamo infondo. ;-)



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Capitolo 1. Opportunità




Spesso due anime affini trovano dei modi molto particolari per incontrarsi e ancora più spesso non tengono affatto conto di quello che possono essere gli impegni dell'uno e dell'altro: decidono semplicemente che è arrivato il momento adatto per ritrovarsi insinuandosi nella vita dell'altro sconvolgendogliela irrimediabilmente. Questo ancora Lexie non lo sapeva ma lo avrebbe imparato molto presto.


Lexie stava osservando il paessaggio in cambiamento davanti a se. Guardava ogni minimo dettaglio per imparare nuovamente ad affezionarsi a quel minimo particolare che gli avrebbe fatto apprezzare questa nuova città. Di nuovo. Negli ultimi tre anni questa era la quarta volta che le accadeva. Non le dispiaceva particolarmente essere "cittadina del mondo", soprattutto perchè così riusciva a stare vicino alla sua famiglia, però era dura ogni volta ricominciare da capo. Certo anche per i suoi e per suo fratello lo era, ma lei quest'anno aveva la maturità e dover lasciare i suoi compagni le era pesato moltissimo. Anche se, come le diceva spesso suo padre, avrebbe dovuto abituarsi a cambiare spesso città e compagnie se davvero, come lo era, voleva un futuro nella pallavolo a livello professionistico.
Così adesso, per seguire la famiglia, si ritrovava a frequentare l'ultimo anno in una scuola privata, vicino alla palestra, la stessa dove suo padre allenava, la stessa dove suo fratello giocava, la stessa dove sperava di giocare anche lei.
Suo padre, quando gli avevano proposto di allenare la stessa squadra di suo fratello, aveva fatto un'unica richiesta: farle sostenere un provino per la prima squadra femminile della stessa società che quest'anno avrebbe partecipato ad una categoria professionale. Era un emozione grandissima per Lexie avere questa possibilità a diciotto anni, soprattutto perchè era la prima grande opportunità che si ritrovava a voler sfruttare da quando, a sei anni, aveva iniziato a giocare a pallavolo, e, molto probabilmente, data anche l'età, sarebbe stata l'ultima per iniziare a fare sul serio. Suo fratello era diventato un giocatore professionista a diciotto anni, altre compagne che nel corso del tempo aveva perso di vista, anche a sedici, perciò non voleva affatto farsi sfuggire quest'occasione.
La pallavolo non era solo lo sport del suo cuore, ma era quello di famiglia: suo padre era stato un grande alzatore prima di fare l'allenatore, sua madre aveva giocato come schiacciatrice a livello semi-professionistico e suo fratello, ormai da un pò, giocava nella serie maggiore e stava entrando nel giro della nazionale. Praticamente erano stati cresciuti a pane e palestra: i suoi ricordi più belli erano legati a questo sport e lei non avrebbe saputo neanche immaginarsi una vita senza sentire quell'adrenalina tipica del pre-partita.
Aveva un fisico slanciato Lexie, un fisico scolpito da giocatrice e ne era fiera. Erano passati ormai i tempi in cui correva da sua madre perchè gli altri bambini e ragazzi la prendevano in giro chiamandola "la spilungona". Adesso era felice di essere alta altrimenti non avrebbe potuto giocare a pallavolo ai livelli ai quali aspirava.
Stava correndo, come sempre era in ritardo. Indossava una felpa blu con il cappuccio tirato sulla testa, un paio di pantaloni grigi e le sue affezionatissime nike da corsa.
Le piaceva correre e avere il vento che le scompigliava i capelli mentre nelle orecchie ascoltava la sua musica preferita. Si sentiva pronta ad affrontare questo provino: si era allenata tutta l'estate con il padre.
- Aia! - Esclamò una figura molto più alta di lei quando gli finì contro.
- Scusa! - Rispose subito Lexie cercando di evitare di cadere proprio di fronte a quelle che, da lì a pochi attimi, sarebbero potute diventare le sue compagne di squadra. Spense la musica nelle orecchie appena in tempo per sentire la domanda che le stava ponendo una voce maschile.
- Stai bene? - 
Lexie si voltò e finalmente alzò lo sguardo. Un ragazzo forse poco più grande di suo fratello la stava guardando con un sorriso stampato in volto. Sembrava gentile ma anche divertito.
- Si grazie. Scusa ancora. - Trovò la forza di dire presa dalla vergogna. Non sapeva neanche di cosa si stesse vergognando, considerato poi che lei non era proprio il tipo da provare vergogna.
Il ragazzo alzò le spalle e si voltò salutandola con la mano.
Lexie si tolse le cuffie dalle orecchie e superò di corsa la porta di ingresso della palestra.
Suo padre la stava aspettando di fronte allo spogliatoio femminile con il suo borsone e un gran sorriso, forse anche dovuto allo scontro a cui doveva aver assistito pochi attimi prima.
- Sei pronta diavoletta? -
Lexie guardava suo padre dall'alto in basso con un'aria divertita. Come ogni figlia ne era innamorata e le piaceva un sacco quando lui la chiamava così. Era il solo ad avere il suo permesso per farlo e, a suo avviso, era anche l'unico che ne aveva conseguito il merito dato che l'aveva cresciuta. Il suo soprannome derivava dal suo animo così ribelle e sempre pronto alla polemica. Ma lei sapeva che suo padre la adorava così com'era e che non vorrebbe mai voluto che lei cambiasse.
- Certo mister orco. Come sempre. - Usò anche lei il suo soprannome, quello che aveva sempre pronunciato con suo padre in palestra.
Si scambiarono un'occhiata complice e poi Lexie entrò negli spogliatoi deserti per cambiarsi.
Si recò in fretta verso la prima panchina libera e non si lasciò neanche il tempo di osservare l'ambiente circostante tuffandosi nel caos del suo borsone alla disperata ricerca della sua divisa e delle sue amate ginocchiere.


Si guardò allo specchio un'ultima volta Lexie prima di uscire dal caldo tepore dello spogliatoio invaso dal vapore rilassante dovuto allo scroscio delle doccie calde.
Ancora non ci credeva, da domani sarebbe stata una giocatrice professionista.
- Sei stata brava oggi. Davvero. - Si congratulò una ragazza poco più bassa di lei alle sue spalle osservandola dal riflesso.
- Grazie. - Le rispose Lexie stringendosi nelle spalle. L'aveva osservata giocare durante l'allenamento: era una buona schiacciatrice.
- Da quanto sei arrivata in città? - Le domandò ancora.
- Io mio padre e mia madre ci siamo trasferiti una settimana fa, mio fratello è già un anno che è qui. -
- Tuo fratello? -
- Si gioca nella squadra maschile che mio padre allena. -
- Aspetta, tu sei la figlia del mister Carl Alexandre? - Le chiese meravigliata.
- In persona! Piacere Lexie. - Le disse lei porgendogli la mano.
- E la sorella di Duncan? - Domandò ancora la ragazza sempre più incredula.
- Si. - Affermò Lexie ancora con la mano sospesa.
- O mio Dio! Io sono Leslie, Leslie O'neill. - Le disse la mora stringendogli la mano con uno sguardo pieno di ammirazione.
Lexie aveva sentito parlare molto della ragazza, ma da vicino non l'aveva riconosciuta. Sapeva che faceva parte della squadra ma proprio non aveva abbinato l'immagine di quella ragazza vista spesso in tv e in nazionale, a quella che le stava davanti. Adorava il suo modo di giocare sempre così propositivo e combattivo e da quando era comparsa sullo scenario si questo sport che tanto amava, aveva desiderato conoscerla.
- Non ci credo ancora che tu sia qui. Con le altre ormai credevamo che tu fossi solo una leggenda. Sono quasi sei mesi che il nostro allenatore ci dice che presto sarebbe arrivata una vera promessa della pallavolo. Ma non pensavamo che ti facesse fare un provino dato che ti ha elogiata così tanto. -
Lexie sorrise mentre Leslie le parlava. Era tutta agitata, sembrava quasi emozionata. Non si rendeva minimamente conto che quella a dover avere un certo timore reverenziale dovrebbe essere stata lei dato che veniva da un campionato di serie inferiore e che aveva saputo solo da pochi attimi che sarebbe diventata una professionista.
- Mio padre voleva che entrassi in squadra per meriti e non per fama. Non gli sono mai piaciuti i raccomandati e neanche a me. Sono abituata a sudarmi ogni successo, ogni obiettivo, ogni sfida che mi si presenta davanti. - Le spiegò Lexie.
- Si certo è giusto. Comunque sei brava davvero per avere diciotto anni. -
- Parli tu che sei in nazionale da quando ne avevi diciannove? -
- Vedrai che presto ci sarai anche tu se continui come oggi. Pensavo che dato che tuo padre e tuo fratello sono alzatori anche tu lo fossi. Pensa che Adrianna, la nostra alzatrice titolare, era davvero in ansia, pensava di essere messa in panchina.  -
- No io sono opposto. Ho provato da alzatrice in realtà agli esordi, ma il mio tocco di palla non è dei più puliti. -
Risero insieme Leslie e Lexie mentre si perdevano in chiacchere da pallavoliste. Si sentitono subito a loro agio, come se si conoscessero da tempo invece che da sole due ore.
- Lexie sei là dentro? - Le interruppe una voce maschile.
- Si! - Rispose Lexie immediatamente riconoscendo il fratello.
- Sempre tra le prime vero? - Continuò lui.
Leslie e Lexie si guardarono intorno e si resero conto di essere rimaste le uniche negli spogliatoi. Raccolsero le loro cose e uscirono in fretta.
Duncan era in divisa da allenamento e la stava guardando con ansia.
- Allora? - Le domandò subito come se non potesse attendere un attimo di più.
- Allora cosa? - Giocò un pò Lexie.
- Mi spieghi dove cavolo hai il cellulare? -
Lexie frugò subito nella tasca della felpa e lo trovò immediatamente. Lo guardò e si rese conto che non l'aveva riacceso.
- Insomma? -
- Insomma cosa Duncan? -
- Ce l'hai fatta allora! - Esclamò il fratello abbracciandola. - E brava la mia sorellina! - Continuò sollevandola
- Così mi stritoli. Mettimi giù. - Reclamò Lexie. Il fratello eseguì e lei si rimise il cellulare in tasca acceso stavolta. Prima di riprenderlo un attimo dopo per controllare i messaggi, tutti del fratello, che stavano arrivando.
- Oh, si scusa. - Si scostò Duncan dandogli una gomitata e guardandola con così tanta fierezza che Lexie si sentì improvvisamente tanto orgogliosa di se stessa.
Leslie li guardava e pensava che erano davvero carini. Lei non aveva ne fratelli ne sorelle, anche se le sarebbe piaciuto. Sua madre e suo padre si erano separati quando ancora era piccola e nessuno dei due si era realmente impegnato per costruirsi una famiglia, tanto che entrambi, attualmente, erano single. Per scelta dicevano. Per mancanza di opportunità pensava Leslie. Ormai comunque si era abituata a vivera da sola, era andata via di casa a soli sedici anni per inseguire il suo sogno.
- Che imbranata. - Commentò Lexie avvicinandosi alla ragazza che stavava guardando lei e suo fratello comportarsi come due cretini.
- Leslie, Duncan, Duncan, Leaslie. - Li presentò infine Lexie indicando prima l'uno poi l'altro.
- Leslie. - Chiamò Duncan avvicinando la mano alla ragazza vicino alla sorella.
- Duncan. - La strinse energicamente Leaslie.
I due giovani si fissarono a lungo e Duncan sorrise pensando che la nuova compagna di squadra di sua sorella era davvero carina. Ma era cosciente anche che la sua cara sorellina non gli avrebbe mai permesso di frequentarla data la fama da sciupafemmine che si era conquistato negli anni. Certo girare di città in città per giocare a pallavolo, non lo aveva aiutato affatto. Adesso però sperava di restare in questa squadra a lungo o comunque abbastanza da iniziare a pensare più seriamente ad una relazione più impegnativa con il genere femminile. Il suo contratto quinquennale in questo lo avrebbe aiutato, sperava. Ancora però non aveva avuto modo di parlare alla sorella, sua confidente da una vita, di questa svolta.
Leslie abbassò lo sguardo e si perse nel contatto che la sua mano stretta a quella di Duncan le procurava, rendendosi conto che il fratello della sua nuova compagna di squadra era ancora più bello visto da vicino anzichè dagli spalti da dove era abituata a vederlo da un anno a questa parte la domenica pomeriggio.
- Sei davvero bravo a giocare sai? - Si fece coraggio Leslie
- Anche tu. Anzi molto più di me. La tua fama ti precede. - Commentò il ragazzo toccandosi la nuca chiaramente imbarazzato.
- Duncan che stai facendo? - A Lexie sembrò di riconoscere la stessa voce che aveva sentito poco prima di entrare in palestra. Un ragazzo moro e con la stessa divisa del fratello si stava avvicinando al gruppetto che avevano formato fuori dallo spogliatoio.
- Arrivo Dylan. Salutavo mia sorella. -
- Ciao io sono Lexie. - Si presentò porgendogli la mano.
- Tua sorella è solita urtare la gente quando corre con le cuffie alle orecchie, sai Duncan? - La prense in giro la bella visione che Lexie si trovò di fronte.
- Immagino. -  Sorrise Duncan rivolgendosi all'amico e poi spostando lo sguardo su Lexie che aspettava ancora con la mano alzata che Dylan la stringesse.
- Ti ho già chiesto scusa due volte. - Sbuffò Lexie nascondendo la mano dietro la schiena.
- Attento a come parli con lei. E' un diavoletto. - Intervenne Duncan usando il soprannome che secondo Lexie poteva usare solo il padre, indisponendola verso i due compagni di squadra più di quanto non lo fosse dopo la battutaccia di Dylan.
- Fatti gli affari tuoi Duncan. - Rispose Lexie stizzita.
- Stavo solo giocando Lexie. -
- Si anch'io. Comunque piacere io sono Dylan. - Si presentò il ragazzo accorrendo in difesa del compagno.
- Sì, l'avevo capito. - Lexie guardò la mano che Dylan gli porse e la strinse energicamente sorridendo. Non era affatto arrabbiata. Gli piaceva che il fratello pensasse sempre che lei fosse così suscettibile, così riusciva a risparmiarsi qualcuna delle sue battute taglienti.
Era davvero un bel ragazzo Dylan, si ritrovò a pensare. Alto più del fratello, capelli castani, occhi chiari, fisico atletico da pallavolista. Le piaceva più di quanto avrebbe dato a vedere e più di quanto dovrebbe dato che quest'anno non avrebbe certo avuto tempo da perdere dietro ad un ragazzo. Aveva un sorriso semplice e uno sguardo dolce ma malizioso allo stesso tempo che la intrigava molto.
Dylan sorrise pensando che Lexie doveva essere un gran peperino dato come aveva fatto rientrare nei ranghi il fratello con una sola risposta. Le piacevano le ragazze così, quelle toste che sapevano il fatto suo. E poi, diciamocelo pure, era proprio un gran bell'esponente del genere femminile.
- Dylan ti ho mandato a recuperare mio figlio non a perderti anche tu l'inizio dell'allenamento. - Il padre di Lexie e Duncan comparve mentre Dylan e la ragazza aveva ancora la mano l'una nell'altra ed entrambi, riconoscendo la voce dell'uomo, la ritirarono immediatamente.
- Ciao papà. - Lo salutò lei subito dopo.
- Lexie. Congratulazioni piccola. - Le disse Carl baciando la figlia sulla fronte. - Sei stata brava tesoro. Tuo fratello non stava più nella pelle se non veniva da te. - Aggiunse.
Lexie sorrise felice guardando il fratello e si allungò per fargli un pizzicotto sulla pancia.
Leslie nel frattempo non riusciva a togliere gli occhi da Duncan che ogni tanto la osserva per vedere se ancora lo stava guardando. Il loro scambio di sguardi stava diventando un gioco a cui entrambi non avrebbero voluto rinunciare facilmente.
- Ce ne andiamo subito papy. So che non vuoi nessuno agli allenamenti perciò io e Leslie usciamo subito di scena. - Commentò Lexie facendo per andarsene.
- Si. Certo. Scusi mister Alexandre. Ce ne andiamo subito. - Si riscosse Leslie seguendo anche se di malavoglia Lexie.
- Buon allenamento allora. - Disse Lexie beandosi dello sguardo di Dylan un'ultima volta prima di uscire dalla palestra.
Era felice. Felice perchè pensava di aver trovato una nuova amica. Felice perchè sapeva di aver reso orgogliosi il fratello e il padre. Felice perchè aveva conosciuto un bel ragazzo. Felice perchè il suo sogno si stava finalmente avverrando ripagandola di tutti gli sforzi e i sacrifici che aveva fatto nel corso degli anni.



Okkey. Eccoci infondo. Spero tanto che vi sia piaciuta. A me, quando ho scoperto questa storia, che come vi dicevo in parte è ispirata alla realtà, mi si è riempito il cuore. Adesso spetta a voi deciderne la sorte.
Veniamo al gergo tecnico, per così dire: quando Lexie e Leslie parlano di ruoli. Dunque l'opposto o fuorimano è quello che occupa nel campo sempre la parte (banda della rete) destra mentre lo schiacciatore o ala, sempre quella sinistra; comunque sono entrambi coloro che concludono l'azione quando sono in prima linea, cioè sotto rete, e che si occupano della difesa e della ricezione quando sono in seconda linea. Non so se mi sono spiegata bene, nel caso ci fosse qualcosa che qualcuna di voi mi volesse chiedere, sono a disposizione.
Ho detto tutto, aspetto i vostri commenti. Bacione gigante.

;-)


   
 
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