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Autore: _antigone    23/02/2013    4 recensioni
Classificatasi terza al Contest "L'ultima notte" di Vitzi.
OneShot Soichiro/Sachiko sul Capodanno, e di come i due innamorati hanno passato insieme l'ultima notte.
Estratto:
«Lo sposo può baciare la sposa, ora» concesse il prete. Sachiko, lo sguardo da bambina innocente, aspettava il gran momento.
Soichiro invece si fece avanti lentamente sotto lo sguardo divertito e commosso del sacerdote, e baciò la neo moglie.
Dalle panchine gli invitati applaudirono.
«Sei felice, Soichiro?» chiese sorridendo, i loro nasi praticamente attaccati.
«Solo se lo sei tu, amore mio» le bisbigliò lui.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sachiko Yagami, Soichiro Yagami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Mary DB
Titolo: E all'improvviso la paura scomparse come scompare un fuoco d'artificio nel cielo.
Pairing: Soichiro/Sachiko
Frase: Un prigioniero dentro al carcere infinito, mi sentirei se tu non fossi nel mio cuore. -Jovanotti
Genere: Sentimentale, romantico, malinconico nella prima parte
Rating: Giallo
Avvertimenti: //
Note: Questa storia partecipa al Contest "L' ultima notte" di Vitzi.
Ho voluto scrivere questa storia sulla coppia Soichiro/Sachiko perchè volevo essere originale, e spero di esserlo stata.
Il periodo è, visto che la coppia doveva stare da sola, nel periodo in cui Sachiko è appena incinta di Light. Visto che i loro caratteri  da giovani non sono ben delineati ho voluto metterci un po' di cose "di testa mia". Che dire, le coppie di giovani sposini sono adorabili! *^*






 
 
 
 
E all'improvviso la paura scomparse come scompare un fuoco d'artificio nel cielo.
 
 
 
 


 
«Soichiro... Il capo vuole vederti» mormorò un agente della polizia. L'uomo, Soichiro, lo guardò sconsolato.
«Ha detto ancora di no, vero?»
«Non lo so, ha detto solo che vuole vederti» insistette l' altro. Lui sbuffò, aspettandosi un altro imminente rifiuto.
«Okay, allora vado... Grazie.»
Con un cenno i due poliziotti si salutarono. Soichiro entrò nell' ufficio del suo superiore.
«Yagami...»
«Sì, signore?»
«Sai perchè ti ho convocato, non è vero?»
Lui annuì: «Sì, signore. Non avete accettato nemmeno la mia ultima ed ennesima proposta, giusto?»
Il capo scosse la testa e abbbassò lo sguardo, per poi rialzarlo più raggiante che mai.
«Errato. Coraggio Yagami, prendi le tue cose e vattene. Per oggi torni a casa»
 
***
 
 
La donna fece comparire sul volto candido una smorfia di dolore, mentre si toccava, seppur delicatamente, la pancia.
Osservava il cielo nero fuori dalla finestra. L'atmosfera era silenziosa, ma nell'aria si percepiva l'eccitazione del momento.
Era la notte del trentuno dicembre. Le dieci di sera. Sospirò tristemente.
Il suo Soichiro non sarebbe tornato per festeggiare con lei, quel giorno. Eppure era il giorno perfetto per dirglielo...
Rientrò in cucina, e si fiondò con foga, anche se la tristezza albergava nel suo cuore, sulla cena.
Pollo, patatine, bistecca, un altro pezzo di pollo, un' altra manciata di patatine... L'orologio battè velocemente le undici.
Un altro sospiro rassegnato della giovane donna. Ricominciò a mangiare, rattristita e sconsolata. Non si sarebbe mai detto che quello potesse essere Capodanno.
Anche perchè per essere Capodanno, si doveva festeggiare in famiglia. E dov' era il resto della sua famiglia? Al lavoro.
Eppure, se lo aspettava. Avere un marito poliziotto non era facile, per niente. E così sopportava in silenzio.

 
***

 
«D- dice sul serio, signore?» domandò cauto e commosso Soichiro. L' interpellato annuì.
«Oh, signore, grazie mille! Davvero! - gli strinse la mano riconoscente con foga - Grazie, grazie, grazie! Oh, Sachiko sarà contenta! Sì, sì!»
«Ora si calmi, Yagami!» lo interruppe il capo. Soichiro cercò di giustificarsi; notò solo dopo il sorriso sul volto del suo superiore.
«Se continui così non riuscirai a tenere in mano nemmeno la valigetta, figliolo!»

 
***

 
Un Capodanno malinconico, ecco come sarebbe stato quel trentuno dicembre.
«Ma perchè? Perchè proprio oggi?» mormorò la donna prendendosi il viso fra le mani. Ce l' aveva messa tutta per convincere Soichiro a prendersi un giorno per Natale.
 E ora? Ora lui mancava a Capodanno.
 Perchè dipendeva da lui? Perchè per avere una cosa, ne doveva lasciare un' altra?
Semplice: lui era tutto per lei. Ormai aveva dimora fissa nel suo cuore. Sapeva che c' erano altre, tantissime donne nella medesima situazione, però non riusciva a consolarsi.
Ci voleva lui, suo marito, il suo cuore... Lo stesso Soichiro. Si alzò dalla sedia, gli occhi spenti e lucidi. Prese una bottiglia di champangne e fece per stapparla.
Le mani erano posate sull' oggetto, quando...
 
«Pronta, Sachiko?»
La voce dell' uomo la fece sorridere: stava per aprire la bottiglia, l' espressione da bambino eccitato dipinta sul volto.
«Non lo so... Tu vai!» rispose lei con un sorriso incitandolo. Soichiro stappò la bottiglia, il tappo sbattè contro il soffitto e poi piombò in testa alla donna.
«Oh- oh, scusa, Sachiko! Non volevo!» si giustificò teneramente lui, almeno per lei.
«Non preoccuparti... Piuttosto... Ora che il tappo mi ha colpito non dovrei sposarmi entro la fine dell'anno?»
L'uomo sorrise e la baciò: «E' da tempo che volevo chiedertelo... Sachiko, vuoi sposarmi?»

 
 
Si riprese, accorgendosi che tremava. Un altro, l'ennesimo, sospiro rassegnato.
Poi altri ricordi si fecero avanti nella sua mente... E lei sperava con tutto il cuore che se ne sarebbero andati... Che sarebbero spariti, dissolti nel nulla.
Ricordare le faceva male. In altri momenti magari no, ma quando si è tristi... Beh, fa male.
Lo stava provando sulla sua pelle. E il bello è che una volta che i ricordi ti attaccano tu non puoi fare niente.
Puoi solo soffrire, sperare che finisca. Sperare, continuare a credere in qualcosa, coltivare una speranza.
Oppure puoi lasciarti trapassare dai flasback; lasciarti ferire, sapend che tanto non cambierà nulla.
E Sachiko, in un attimo di sconforto, fece proprio così.
 

«Lo sposo può baciare la sposa, ora» concesse il prete. Sachiko, lo sguardo da bambina innocente, aspettava il gran momento.
Soichiro invece si fece avanti lentamente sotto lo sguardo divertito e commosso del sacerdote, e baciò la neo moglie.
Dalle panchine gli invitati applaudirono.
«Sei felice, Soichiro?» chiese sorridendo, i loro nasi praticamente attaccati.
«Solo se lo sei tu, amore mio» le bisbigliò lui.


 
Non ce la fece più: si lanciò in un pianto triste e sconsolato, mentre tutti i bei momenti si facevano vivi nella sua mente.
Peggio di lance. Peggio di qualunque strumento di tortura potesse esistere.

 
«Ta-daaa! Ecco la nostra nuova casa!»
Le forti mani si levarono dai suoi occhi, che ora si beavano di quella vista: la nuova dimora della famiglia Yagami.
«Oh tesoro... E' stupenda... Magnifica!» ammise lei, facendo sorridere l' uomo.
«Sono contento che ti piaccia, amore mio...» «Oh, sì! E quando sarà completamente arredata, sai che meraviglia!»
«Ahaha! In realtà della casa non è che mi importi molto... La mia casa è dove sei tu...» le disse.
E in cuor suo Sachiko si accorse di provare la stessa cosa.

 
 
Si riprese. Il battito cardiaco tornò normale, le lacrime, momentaneamente, si fermarono. Sorrise e si diede della stupida.
Non era la prima volta, no? E allora perchè quell' anno soffriva così tanto?
Si toccò la pancia, e immediatamente si rispose da sola.

 
***

 
«Sì!»
Soichiro Yagami si avviò verso il suo ufficio sotto gli sguardi attoniti dei colleghi, esultando ancora con gesti euforici.
«Evvai! Sono così felice... Finalmente potrò...»
«Ehi, Soichiro! Dove stai andando di bello?» esclamò un poliziotto ghignante.
Soichiro si voltò, il sorriso ancora stampato sulla faccia: «A casa»

 
***

 
Ad un tratto, sentì dei passi felpati risuonare sul viale davanti alla porta della dimora. Il rumore di chiavi, di una porta che si apre...
Sachiko sussultò e uscì dalla cucina. «S- soichiro... » sussurrò alla vista del suo uomo sulla porta di casa intento a levarsi le scarpe.
Soichiro sorrise e le si avvicinò. «S- soichiro... E il lavoro?» domandò lei titubante.
«Il capo mi ha concesso all'ultimo minuto di poter tornare a casa. Contenta?»
«Oh, Soichiro!» esclamò lei buttandosi tra le sue braccia, cominciando a piangere per la commozione.
«Come ci sei riuscito? Non è che per recuperare, dopo dovrai fare il doppio del lavoro? E se...»
Lui non la lasciò finire: la baciò con passione, e le lacrime, che ancora le rigavano il volto, si arrestarono lentamente.
«E' tutto apposto tesoro, tranquilla. Sono appena tornato! Godiamoci solamente la notte di Capodanno insieme, d'accordo?» le disse dolcemente staccandosi e prendendole delicatamente il mento.
«Perdonami caro, è solo che... Io... Io ho paura. Ho paura che ti succeda qualcosa, che succeda qualcosa di brutto a me, a te...»  disse nascondendo la testa nell' incavo del suo collo.
«Di cosa hai paura, Sachiko? Di perdermi?»
Lei annuì, ricacciando le ultime lacrime. «N- non so perchè... Ma ho questa sensazione. Oh, Soichiro...» bisbigliò.
«Sachiko... Tu non mi perderai, nè io perderò te» affermò lui  facendo alzare la testa alla moglie.
«Come fai ad esserne sicuro?»
 «Perchè io sono un poliziotto. E sai come sono: determinato e testardo. Io non mi arrendo mai, ricordi?»
Lei sorrise, quasi del tutto consolata. «Oh, andiamo tesoro, non mi credi? Io ti amo. E' per te che vivo, amore mio. Per te io... Come farei se tu non ci fossi?»
Sachiko rimase stupita da tutta quella dolcezza. In fondo, Soichiro era sempre un uomo serio, un poliziotto, una persona con ideali, scopi... Poi ci arrivò.
Era lei la sua fissazione, la sua stella da raggiungere.
Si sentì più sicura.
Lei era nel suo cuore e viceversa. Niente li avrebbe separati, niente.
«Niente ci separerà, - mormorò il marito, nemmeno l' avesse letta nel pensiero -  niente. Farò di tutto per evitarlo. Io... Mi infilerei dritto e automaticamente nel carcere se tu non ci fossi più.»
Un carcere infinito, peggio di una condanna a vita, avrebbe voluto aggiungere.
Prima di incontrarla si era sempre sentito, come dire, vuoto; poi era venuta lei.
Lei.
Fra tutte, proprio lei. Fu attratto da Sachiko praticamente subito. Era bellissima. E non se la sarebbe mai lasciata sfuggire, no.
Aveva deciso di fare il poliziotto per colmare quel vuoto. Quel vuoto che si sarebbe riempito solo dopo, una volta conosciuta quella persona che ora per lui era sua moglie.
Forse col tempo, il loro amore si sarebbe, come dire... Alleviato, come capita ai vecchietti, le dimostrazioni di affetto sarebbero diminuite, ma per ora voleva solo godersi la vita insieme a lei, sua moglie.
«Vieni» le disse prendendole la mano e portandola sul balcone. «C- cosa? Soichiro...»
Ancora una volta fu interrotta dall' uomo con un dolce bacio: «Stasera noi due balleremo, Sachiko» disse sorridendo. «Come?» replicò lei leggermente sbalordita.
«Eddai! A te piace ballare, su!» rise Soichiro tentando di comporre un ballo decente, ma con scarsi risultati.
«Sì, e ricordo anche che tu invece odi ballare!»
L' uomo la ignorò, cingendole il fianco e facendola ridere per la gioia; e sì, anche per la stranezza di quella notte, di quella notte importante.
Cominciarono con balli veloci e inventati, perlopiù, continuando poi con dei lenti di cui il poliziotto avrebbe fatto volentieri a meno.
Ma per Sachiko, la sua Sachiko, un paio di balli strappa-noia erano il minimo. Il carcere che aveva citato prima... Non era uno scherzo.
Non era la solita sciocchezzuola romantica.
No.
Lui lo avrebbe fatto veramente. Si sarebbe condannato da solo e per tutta la vita.
Così, il futuro sovrintendente pensava, rifletteva.
I balli si limitarono ad un romantico strisciamento di piedi. La testa della giovane donna era poggiata sul suo petto, e si beava il profumo dell' uomo. L' uomo della sua vita, per essere precisi.
«Adesso mi credi, Sachiko? Ci credi che io non potrei andare avanti senza di te?»
«Soichiro, io...»
«Ci credi che se lavoro in quella stazione di polizia è solo per te? Che torno a casa solo perchè so che tu mi ami? Ci credi, Sachiko?» affermò tutto d' un fiato interrompendola.
«Io... Hai ragione, amore mio... Sono stata una stupida a preoccuparmi... Il fatto è che...» disse lei deglutendo mortificata.
«Che?» la incitò con tenerezza lui.
Tentò di abbracciarla, cingendole la vita, ma a quel punto Sachiko emise un gemito di dolore.
 «Cosa c'è, tesoro?» domandò preoccupato.
 Cos' aveva la donna del suo cuore?
«Ecco, io... Soichiro... Io sono incinta!» ammise alzando d' un tratto la voce. Soichiro la lasciò lentamente. Il sudore scese sul collo caldo.
«T-tu se incinta... ? Aspetti un bambino... ?»
Sachiko sembrò piuttosto sconcertata. Non vuole un figlio o una figlia? Ho fatto male a dirglielo? Forse non è pronto? pensò.
«M-ma è fantastico! Oh, tesoro, è una notizia bellissima...» esclamò afferrandola per le gambe.
«Sei felice, Soichiro?» chiese lei sfiornadogli il naso col suo.
«Solo se lo sei tu, Sachiko. E io farò di tutto pur di farti sorridere.» rispose facendo sussultare ancora una volta la donna.
Coincidenza?  No, quello era puro e semplice romanticismo. Il romanticismo del suo uomo.
E si baciarono. Un bacio delicato, da sposini, da amanti.
Dopo un attimo però un botto li distolse da quel leggero tocco magico, e con un sorriso scorsero i fuochi d'artificio.
La donna si voltò, il marito che ancora le cingeva i finachi, quando sentì che la lasciava e si dirigeva verso la cucina.
Tornò dopo pochi secondi con due bicchieri pieni di champagne.
«Sei pronta, Sachiko?»
Lei sussultò, e pensò che Soichiro l' avesse fatto apposta. Già, ripetere quella frase non era stata una semplice coincidenza.
«Vai, caro.»
Splop!
Il tappo sbattè sul soffitto, e cadde a terra. Contemporaeamente, un altro fuco d' artificio esplose nel cielo.
Un coro di "yeeeh!" e i due coniuigi compresero che finalmente era iniziato un nuovo anno; un anno di felicità, che avrebbero vissuto in tre, non più in due.
E la tristezza scomparse in un attimo, come scomparse lentamente il fuoco d' artificio più maestoso della notte, l'ultimo, facendo da sfondo ad un altro dolce bacio dei due componenti della famiglia Yagami.
E all'improvviso la paura scomparse come scompare un fuoco d' artificio nel cielo. 







 
   
 
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