Seduta sul letto, stesa a guardare il soffitto, leggere, sfogliare una rivista, decidere cosa mettere domani.... Niente...non fanno altro che allungare il tempo. Controllo il cellulare: nessun messaggio, nessuna chiamata persa. Sono passati solo due minuti dall'ultima volta che ho guardato l'orologio. Perchè?

Fammi sapere dove sei o che cosa fai... Non sopporto quest'attesa... Appanno il vetro e scrivo il mio nome...A che scopo? Forse non so come mi chiamo? Già, l'ho dimenticato...

Mi alzo dal letto, è inutile stare a scaldarlo. In cucina però l'atmosfera non è migliore. Lo sguardo perso fuori dalla finestra, penso a cosa ho fatto di male al Grande Demone Celeste per meritarmi questo tormento. Aprò il frigorifero e prendo una lattina di birra.

Mi siedo al tavolo, quel tavolo fatto da Nana al quale ci siamo seduti tante volte. Perchè non vieni? Le gocce scivolano sul vetro. Un lampo e un tuono.Guardo ancora il cellulare: altre tre minuti sono passati. Bevo un sorso dalla lattina e il liquido scivola giù fresco nella gola.

Mi sento come Cenerentola che aspetta che il suo principe le riporti la scarpetta. Rannicchio le mie gambe e vi appoggio il mento, guardo le goccioline che scivolano sulla lattina. Un rumore. Scatto in piedi, aprò la finestra e mi affacciò sperando di vederti, ma niente. Torno seduta.

Vado in camera di Nana, so che non dovrei farlo, ma l'impazienza è troppa. Mi appoggio alla porta e la osservo in ogni suo angolo. Gli abiti di Vivienne Westwood che tanto adora, il letto nel quale abbiamo dormito io e lei tante volte. Mi si stringe il cuore. La sua chitarra là in un angolo. Mi manca il respiro.

Persa nei pensieri, non mi rendo conto di nulla. Corro verso la porta, mi sembra di aver sentito bussare. Speranzosa la apro, ma davanti a me c'è solo il muro dall'altra parte. Mi rattristo, non avrei mai pensato di essere così.

Mi siedo di nuovo al tavolo, prendo la lattina in mano, sto per bere quando sento un rumore da fuori. Lascio cadere la lattina. Mi affaccio di nuovo alla finestra e finalmente la vedo! La Mercedes nera 4x4!

L'agitazione mi assale, il cuore batte come un tamburo seguendo i tuoi passi che lenti, come se volessi farmi impazzire, salgono i gradini che ci separano. Fai più in fretta. Non resisto più!

Guardo la porta, gli occhi spalancati dall'emozione. Li sento. I tuoi passi si avvicinano, risuonano per tutto il pianerottolo e mi annunciano il tuo arrivo.

Suoni il campanello.

Scatto in piedi e corro verso la porta. La birra è ormai sparsa per il pavimento, ma non mi importa. Apro la porta. Takumi. Sei qui finalmente! Abbraccio il mio principe egoista e capriccioso. Un bacio.