Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Fuffy91    10/09/2007    1 recensioni
é la storia di una donna che, rinunciando a tutti i piaceri e alle gioie della vita, si butta a capofitto nel lavoro incessante, abbandonando amici, felicità, romanticismo e amore. Ma in un giorno di pioggia, sotto un ombrellone rosso, al binario 19 della stazione di una ignota città, tutto sembra cambiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un sospiro. Ancora un altro. Un terzo. Un quarto. Un quinto, sempre più affannoso. Il buio maschera le pareti ricoperte e decorate dai vari graffiti degli innamorati o di qualche membro di un gruppo all’insegna del punk. Corro, corro, corro sempre più veloce, stringendo la cartella da lavoro nella mano destra e l’ombrello pieghevole nell’altra. Sento i capelli svolazzarmi sulle spalle. Sono corti e di un nero pece, in contrasto con la mia pelle candida e liscia. I sospiri mi sfuggono dalle labbra rosse semidischiuse, mentre corro ancora più velocemente, senza mai stancarmi. Sono in ritardo, in un ritardo allucinante. Mi immagino già le urla del capo, che mi ripete per l’ennesima volta che sono una inguaribile ritardataria. Adoro il mio lavoro, ma odio il mio capo. Vedo l’uscita del binario numero 19. Per raggiungere lo studio giornalistico in cui lavoro, ogni mattina devo alzarmi molto presto, andare alla stazione della mia amata/ odiata città e prendere il primo treno del binario 19. Ma,nonostante i miei sforzi, arrivo sempre in enorme ritardo a lavoro, e dopo le sgridate “paterne” dell’odioso caporedattore, mi tocca anche sorbirmi le risatine beffarde e mal celate dei miei colleghi. Fortunatamente, vengo apprezzata come giornalista di cronaca, e almeno di questo, mi sento soddisfatta. Scrivere è tutta la mia vita. Ma a volte, nascondendomi dietro il mio portatile dove creo e lavoro indaffarata ed infaticabile, mi escludo al resto del mondo. Ho pochi amici, per colpa della mia timidezza insanabile. Il lavoro occupa tutta la mia giornata, compreso il tempo libero, rinunciando ai piaceri e ai divertimenti che mi offre la vita. Come andare in discoteca, viaggiare, chiacchierare senza pensieri,…trovare l’amore. Al massimo mi concedo un film al cinema e un caffè all’angolo di casa. Quindi innamorarsi e trovare il compagno ideale, risulta alquanto difficile per me. Nei miei 25 anni della mia vita, sono stata molto sfortunata in certi versi e fortunata in altri. Non dico di essere totalmente infelice, ma a volte mi sento attanagliare il cuore dal gelo della solitudine in una casa di tre piani, troppo grande per una persona sola. Si, credo proprio che il mio sogno di sposarmi, formare una famiglia e colmare così il vuoto che porto dentro da qualche anno, non si avvererà mai, almeno non così. Ho rinunciato a credere nei sogni fatti di nuvole rosa e dorate, a sperare di incontrare l’amore dietro l’angolo o di scontrarmi per caso in mezzo al corridoio dello studio o per strada ed incontrare così l’uomo ideale, come accade molto spesso nei film strappa lacrime o nei romanzetti per adolescenti. Sarebbe irreale ed impossibile. Non esiste il colpo di fulmine. Ormai mi sono illusa abbastanza. Il romanticismo mi ha abbandonato da molto e il cinismo ha preso il sopravvento sul mio carattere mite e schivo. E con questi pensieri che mi affollano la mente, con la luce dei primi raggi del sole che sono offuscati da nuvole grigiastre, ecco che sbuco fuori ,calpestando con le mie scarpe nere col tacco l’ultimo gradino della piccola scala, dal binario 19, il mio binario. Ma proprio quando con una mano mi ravvio i capelli, tintinnando con le dita affusolate gli orecchini in argento puro, che adornano le mie orecchie e mi conferiscono un aspetto elegantemente sobrio, e mi liscio abbassandomi di poco, la gonna grigia, lunga fino al ginocchio, del tallire nuovo, il tempo di avvicinarmi di poco ai binari che il treno, il mio treno, mi attraversa come un lampo, veloce, riflettendosi nei miei occhi di un verde smeraldo. Dalle mie labbra esce solo un”no” di rassegnazione. Ero così presa dai miei pensieri, che non avevo sentito neppure l’annuncio che il mio treno che stava partendo dal binario che stavo raggiungendo, seppur correndo affannosamente. Ora ero davvero infelice. Tutto stava andando storto nella mia vita. Anche il treno che prendevo puntualmente ogni mattina, era partito senza di me. Ero talmente giù di morale, che stavo quasi per piangere per il dispiacere. Ma, dopo tutto, peggio di così non poteva andare. No, poteva andare peggio. Perché ben presto, cominciò a piovere in modo torrenziale, e per non bagnarmi totalmente, cercai di aprire l’ombrellino, ma ironia della sorte, era da buttare via. Ormai la camicetta bianca era totalmente bagnata, come la gonna del tallire e i miei capelli corti e neri. In breve divenni un disastro. Sembrava che il mondo volesse cadermi a dosso. Ma ,all’improvviso, non sentii più le gocce pesanti di pioggia bagnarmi totalmente, e guardando sopra di me, vidi un ombrello ampio e rosso ricoprirmi il capo per proteggermi. Poi, sentii una voce calda e profondamente maschile, dirmi: -Tutto bene signorina? Mi volto ad ammirare al mio fianco un uomo giovane, bello, dai tratti e dalla pelle quasi esotici che mi sorrideva in modo dolce e gentile. All’improvviso, quasi senza accorgermene, due grandi lacrime fuoriescono ribelli ,rigandomi il volto arrossato per la pioggia e la disperazione del momento, dai miei grandi occhi lucidi. Vedo l’uomo misterioso sussultare visibilmente, e chiedermi con tono preoccupato, costatando: - Ma lei sta piangendo! E con gesto istintivo, mi asciuga le lacrime con una grande mano abbronzata, accarezzandomi dolcemente la guancia umida, mentre lo osservo rapita, con gli occhi ricolmi di lacrime, completamente zuppa, e le guance arrossate. - Chi mai può far piangere una donna così bella?! Si chiede quasi tra sé, ad alta voce, quel uomo bellissimo e premuroso.Bella?! Ma l’ha vista bene? Eppure le era abbastanza vicino da poterla osservare meglio. Nessuno, tranne i suoi genitori, o almeno, nessun uomo, le ha rivolto un complimento così apertamente e con uno sguardo così sincero e penetrante. A quel punto, decisi di parlargli: - Grazie…la ringrazio…io… Farfuglio, mentre sorridendo, l’uomo mi accarezza ancora la guancia, ancora vicino a me. Poi, mi dice: - Di cosa? Dell’ombrello o del complimento? Mi chiede scherzosamente, sorridendomi divertito ma non beffardo, facendomi ritornare il sorriso e sfuggire una risatina, divertita per quell’inaspettata ironia: - Di entrambi, credo. - Ah, bene. E qui di nuovo risate allegre. Mi sembra incredibile. Grazie ad uno sconosciuto che mi ha offerto il suo ombrello, mi ha detto che è bella, mi ha asciugato le lacrime e accarezzato impercettibilmente una guancia, procurandomi uno strano brivido in tutto il corpo a quel tocco, mi ha fatto ritrovare il sorriso e il buon umore in cinque minuti. - Mi dica, qual è il suo nome? Mi chiede ancora sorridendomi e scostandosi di poco da me, ed io, impacciata e riportandomi una ciocca di capelli ancora bagnati dietro l’orecchio, gli rispondo sorridendogli grata: - Se…Serena, e lei? - Serena…è davvero uno splendido nome. Forse non è proprio indicato per questa mattinata cupa e gelida ma… E mi scappa un’altra risata divertita che lo fa di nuovo sorridere e costatare di nuovo, facendomi arrossire: - Siete proprio bella quando sorridete. Dopo una pausa in cui mi guarda attentamente facendomi arrossire violentemente, con una espressione rammaricata dipinta sul bel volto, e sgranando i suoi begli occhioni color dell’ambra, mi dice: - Oh, mi perdoni. Non volevo metterla in imbarazzo. La prego di accettare le mie scuse. È che ho la bruttissima abitudine di pensare ad alta voce. Comunque, il mio nome è Fabrizio, molto piacere di conoscerla Serena. Detto questo, mi prende la mano infreddolita e ne bacia il dorso, in un gesto molto da gentiluomo, che apprezzo di buon grado, ma mi imbarazza allo stesso tempo. - Il…il piacere è mio Fabrizio. Ma, la prego, diamoci del tu, per favore. Se non le dispiace. Sussurro quasi, mentre lui mi lascia la mano diventata calda nella sua e sorridendomi compiaciuto e contento quasi delle mie parole: - Si, si certamente Serena. Stavo proprio per chiedertelo io. Ascolta…hai perso il treno come me per caso? - Si purtroppo. - Bene, perfetto. Lo guardo stralunata. Come può dire che è tutto bene e perfetto. Più lo guardo e più mi sembra un alieno. Oltre ad essere molto espressivo, sincero ed aperto, sembra anche un inguaribile ottimista. - Voglio dire…forse per te sarà un danno, come per me, d’altronde. Ma… sai che ti dico: al diavolo il lavoro, il tempo e… Avvicinandosi un po’ di più a me e stringendomi una mano, mi dice contento e sorridente, sussurrandomi con voce calda e avvolgente: - Ti andrebbe un caffè al bar fuori dalla stazione, Serena. Sai per…per conoscerci meglio. Aggiunge arrossendo lievemente, ora lui in imbarazzo. Abbasso il capo osservando le nostre mani teneramente congiunte, e prendo tempo per soppesare la sua proposta. Ma si, in fondo era solo un caffè, un incontro, un occasione, una conoscenza, una giornata senza lavoro ed incertezza, lontana da ogni preoccupazione. Quel uomo meraviglioso, dal carattere così diverso dal mio, con un nome da conte, mi sta offrendo a braccia aperte, lì, alla stazione, al binario 19, popolato solo da noi due e dalla pioggia che stava man mano diminuendo. Allora con un sorriso e con occhi ridenti, velati dalla mia frangetta, stringendo ancora di più la sua mano grande più della sua, alzando il capo fieramente, gli rispondo: - Si, accetto volentieri Fabrizio. E fu il primo “si” sentito e sincero di tutta la mia vita da adulta. Con quel “si” il volto di Fabrizio si illumina estasiato come il mio e il cielo sgombro finalmente da nuvole grigie o lattee, e illuminato solo dai raggi del sole delle 9:00 del mattino. Fu la giornata più bella della sua vita, il caffè più buono che abbia bevuto sempre con il sorriso sulle labbra, e in compagnia di un uomo splendido. Sono passati tre anni da quel lontano giorno. Io e Fabrizio ci siamo sposati, lui è diventato un grande giudice ed io una splendida caporedattrice. Abbiamo due gemellini che sono tutta la nostra gioia, Lucia e Claudio, due splendidi angioletti di due anni, belli come il sole e biondi come il padre. Grazie a lui e a loro ho ricominciato a sognare, a sperare, a vivere all’insegna della felicità, come non avrei mai pensato in tutta la mia vita. Con amore, passione, felicità, comprensione e romanticismo. Fin.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Fuffy91