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Autore: _SamanthadettaSam_    24/02/2013    5 recensioni
Maledetto, stramaledetto Alcool!
Eccomi di nuovo qua con la mia prima long sulla Jock *-*
Questa storia sono sicura che vi farà impazzire, ne sono certa^^
Buona lettura xD
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brick, Jo
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Maledetto Alcool! - Capitolo 10

Jo si era immaginata quel momento un sacco di volte da quando aveva deciso di tenersi i bambini.
Aveva cercato di prepararsi al dolore del parto.
Ma quello che stava provando in quel preciso momento, mentre la stavano portando d’urgenza in sala parto era

Molto

MOLTO

Peggio.

Le fitte le toglievano il respiro senza tregua e il suo ventre era trapassato da parte a parte. Davanti a sé aveva solo un vortice di dolore e voci irriconoscibili.
Le fitte si fermarono per un po’ e la ragazza poté riconoscere chi aveva davanti.
- Ragazzi non potete stare qui, dovete sposarvi voi quattro! –
-  Io non mi sposo sapendo che Jo sta partorendo, io non abbandono un’amica! – La voce squillante di Dakota quasi le trapanò le orecchie.
- Tesoro tranquilla, per il bambino non fa bene che ti arrabbi. –
- Sentite non ho comprato due stupidi regali di nozze e uno smoking per niente, quindi voi quattro vi dovete sposare OGGI. – In quel momento, Calamity era perfettamente d’accordo con Scott.
- Scott sta zitto! Noi da qui non ci muovi…-
- ZITTI TUTTI QUANTI! – la bionda si stupì della voce isterica che le uscì dalle labbra.
- VOI QUATTRO TORNATE A CASA, VI PREPARATE PER BENE E ANDATE DI CORSA IN CHIESA A SPOSARVI OPPURE VI RITROVERETE CON TUTTE LE OSSA ROTTE SE NON LO FATE. MUOVETEVI! – Vide chiaramente la paura impressa nei volti dei quattro sposini, che sparirono alla velocità della luce.
- E VOI DUE... – Sibilò, rivolta a Scott e Dawn.
- ASSICURATEVI CHE FACCIANO TUTTO QUELLO CHE GLI HO ORDINATO. – Disse, prima che un’altra serie di fitte la colpirono, facendola urlare.
Vide Scott prendere per mano Dawn e  trascinarla via, ma la ragazza si fermò davanti a Jo.
- Qualsiasi cosa succeda, Brick è qui con te. – Sussurrò Raggio di luna, prima che il rosso la prendesse in braccio, portandola via.
Per tutto il tempo che la ragazza aveva sbraitato, la sua mano non aveva abbandonato quella del soldato, che ormai era diventata senza forma per le strette micidiali di Calamity.
I dottori la portarono nella sala parto e l’adagiarono su un lettino. La spogliarono e le fecero indossare una camicetta verde. Dalla porta bianca entrò una dottoressa, che la costrinse ad aprire le gambe, mentre i suoi assistenti indossavano dei guanti azzurrini.
Quella situazione era molto imbarazzante per Jo, che cominciò ad osservare l’orologio, ignorando i dolori acuti al basso ventre.

6:30

Era da ormai da due ore che avvertiva quelle maledette fitte, e sapeva che il peggio doveva ancora arrivare.
Ma doveva resistere, per loro.
La dottoressa riemerse dalle sue gambe, e i suoi occhi azzurri si posarono severi su Brick.
- Lei è un parente? – Chiese la donna.
Calamity, prima che il soldato potesse risponderle, gli arpionò il braccio, in una morsa mortale.
- Lui è il padre. – Quella frase la bionda la disse con orgoglio.
Si, orgoglio.
Anche se non l’avrebbe ammesso mai ad anima viva.
La ragazza si girò per guardarlo, e il suo cuore perse un battito.
Il moro le stava sorridendo dolcemente e con amore.

Amore?!?

Non poteva essere…
Jo tralasciò quel dettaglio, e ritornò a dare attenzioni alla dottoressa, mentre lasciava la presa dal braccio della Recluta, ma non dalla sua mano.
- Adesso deve rilassarsi, signorina. Faccia dei respiri profondi, contando fino a tre. Poi spinga con tutte le sue forse. Ha capito? –
Calamity annuì con la testa, mentre cercava di rilassarsi il più possibile.
Fece dei lunghi respiri profondi, chiudendo gli occhi per rilassarsi ancora di più.
Poi, cominciò a contare.

Uno

Due

Tre!

 
***

 
Era da ormai tre ore che Jo non sentiva nient’altro che dolore. La colonna sonora di quel momento erano le sue urla che accompagnavano ogni sforzo della ragazza. Il suo corpo era completamente ricoperto di sudore e la bionda non faceva altro che spingere, spingere e spingere.
Tutte le sue forze erano concentrate in quel gesto. L’unico gesto utile per far nascere i suoi figli. Ma il dolore era sempre più acuto e travolgente. Stringeva sempre di più la mano di Brick, che provvedeva a spostarle delle ciocche dal viso e a incoraggiarla.
- Forza un ultimo sforzo, vedo la testa! – La frase della dottoressa ebbe il potere di ricaricare le energie della ragazza, che cominciò a spingere sempre più forte, ignorando il dolore sempre più forte che avvertiva.
Ad un certo punto, sentì la presa della mano del soldato farsi sempre più debole.
- Eh no Piscialletto! Tu non puoi svenire adesso! Devi restare lucido. Devi restare qui con me. –
Quella frase poteva suonare come un ordine, ma per il moro risuonò come una supplica che cercò con tutte le sue forze di non svenire. Guardò per un attimo Jo, prima di donarle un veloce bacio sulle labbra.
La ragazza rimase sbalordita del gesto della Recluta, ma non ci diede tanta importanza.
Aveva cose più importanti a cui pensare.
Qualcosa sgusciò tra le sue gambe, e il pianto di un bambino si udì nella stanza.
Vide un infermiere avvolgere quel qualcosa con un asciugamano, per poi porgerglielo.
Calamity prese tra le braccia il fagotto, che custodiva il suo bambino, di cui si vedeva solo la testolina piena di capelli scuri.
- Congratulazioni, è una bambina! –
La creaturina urlava come un ossesso, rossa in viso. Quello era lo spettacolo più bello che Jo avesse mai visto. Una bambina, la sua bambina.
Un’altra fitta al basso ventre, le fece ricordare che il suo lavoro non era ancora finito.
Diede la loro primogenita a Brick, mentre lei ricominciava a spingere. Questa volta, lo sforzo fu minore ed anche il dolore. La secondogenita uscì senza troppi problemi, ma qualcosa andò storto.

Non sentiva nessun vagito.

Alzò la testa, e vide la sua piccolina, che non respirava. La bionda entrò immediatamente nel panico, cominciando ad urlare ai dottori.
Non potevano già dichiararla morta.
All’improvviso, un terribile pensiero la colpì come un proiettile.

Sua figlia, morta prima ancora di nascere.

Quella prospettiva la fece piangere, senza neanche accorgersene. Non poteva morire.
Vide Brick correre verso i dottori, adagiare il fagottino nelle braccia di un infermiere e prendere tra le braccia la secondogenita.
- Forza amore, respira. Fallo per il tuo papà. Forza Cassie, RESPIRA! – Il soldato le stava facendo la respirazione artificiale, mentre delle lacrime rigavano anche il suo volto.
Passarono cinque orribili e lunghi minuti, nei quali l’unica cosa che si sentiva era la voce di Brick, che chiamava la figlia e le urla della primogenita.
All’improvviso, un vagito.

Cassie era viva.

La bambina fu subito pulita e avvolta in un asciugamano rosa, mentre la Recluta riprendeva tra le braccia la piccola Samantha.
La dottoressa porse la secondogenita a Jo, che si stava asciugando le lacrime di nascosto.
Nessuno doveva sapere che aveva pianto.
Prese quel dono di Dio tra le braccia, ringraziando il cielo del miracolo a cui aveva appena assistito.
Il suo sguardo si posò sul ragazzo che aveva al suo fianco, che stava cullando una Samantha già addormentata.
In quel preciso momento, una parola comparve nella sua mente, quando il soldato le rivolse un grande sorriso.

Grazie.

Angolo dell'Autrice:

Credo di avervi descritto esaurientemente questo moemnto (anche se io non l'ho ancora vissuto).
Forse sono stata un po' OOC per quanto riguarda Jo nell'ultima parte, ma credo che vada bene.
In fondo, nessuno di noi sà come potrebbe reagire una persona come lei in queste situazioni.
Questo capitolo lo dedico a tutti voi, che seguite questa storia e che ve ne siete innamorati capitolo dopo capitolo.
Grazie <3
Adesso vi lascio, spero di avervi dato una dolce buona notte.
Un bacione:^.^:

Sammy

   
 
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