Kurt Hummel aveva sempre cercato di andare avanti nella sua vita, di non curarsi di tutto ciò che la genta diceva di lui, di semplicemente essere se stesso in qualunque caso. Lo aveva promesso a se stesso. Lo aveva promesso a sua madre. Per nulla al mondo sarebbe venuto meno alla parola data.
Ma queste promesse erano difficili da mantenere per lui. Essere l'unico gay dichiarato al McKinley High lo metteva automaticamente nella posizione di essere il ragazzo maltrattato e preso di mira dai bulli e per bulli si intende la fantomatica squadra di football capitaneggiata da Dave Karofsky. 
Lui e Kurt si conoscevano dall'asilo ma il loro rapporto non è mai stato dei migliori, Dave già da piccolo dimostrava di essere un tormentatore degno dei migliori generali tedeschi fascisti.
In ogni caso, della squadra faceva anche parte Finn Hudson, il fratellastro di Kurt, ma il loro rapporto era si molto forte ma purtroppo quando si trattava di luoghi pubblici, Finn sembrava quasi non conoscere Kurt. Non perchè non gli volesse bene, anzi lo considerava quasi come un fratello vero, però la sua reputazione e la sua sicurezza sarebbero state messe a dura prova se avesse cercato di aiutare Kurt in qualsiasi modo andando contro la volontà di Dave. 

Il liceo è una spietata giungla: è selvaggia, cupa, brusca e crudele. E come ogni giungla che si rispetti, c'è una precisa scala sociale da rispettare. I popolari, categoria che vedeva come comandanti, ovviamente, la squadra di football e in primis il famigerato Dave Karofsky, a loro seguivano subito dopo le cheerleader e poi la squadra di nuoto e calcio. Poi subito dopo c'erano i cervelloni, abbastanza ben voluti da tutti perchè erano così gentili (o meglio, erano costretti) a passare i compiti ai piani alti della "catena alimentare scolastica". Poi c'era la banda, la squadra di scacchi, gli emo e il Glee Club. E alla fine c'era il disadattato della scuola, il gay represso che tutti evitavano come la peste. Esatto, Kurt.
In fondo a lui non dispiaceva starsene per conto suo, ogni tanto era bello avere qualche momento per pensare a se stesso, ma Kurt ne aveva fin troppo. L'unico momento che preferiva della giornata era quando poteva entrare in quell'aula riscaldata, dipinta di rosso dove avevano luogo gli incontri del Glee Club. Era la cosa che amava di più al mondo: cantare. In quell'aula lui poteva essere chiunque egli volesse essere. Poteva vestirsi da Lady Gaga senza che qualcuno lo sbattesse contro gli armadietti. Poteva indossare una spilla a forma di ippopotamo senza che qualcuno lo chiamasse "frocio". Poteva... poteva essere Kurt.

Ma con la fine dei ogni lezione del Glee, così finiva la pace di Kurt. Veniva rimandato subito indietro in quell'inferno vivente che era la sua vita.
Cosa aveva fatto di male? Perchè non poteva semplicemente essere se stesso? Perchè gli altri non capivano la filosofia del "vivi e lascia vivere"? Tutto era così complicato.

In fondo Kurt non chiedeva nulla di più se non un po' di pace... E l'amore. Oh, Kurt desiderava tantissimo l'amore. Non aveva mai baciato nessuno, nemmeno una ragazza. Non aveva ancora testato il sapore delle labbra di nessun altro ma moriva dalla voglia di farlo. Tutto ciò che voleva era qualcuno da stringere forte al petto per sentirne il calore, qualcuno che lo stringesse a sua volta e passasse le sue dita nei suoi capelli sussurrando impetuose parole d'amore. Era chiedere troppo?