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Autore: itsjen    25/02/2013    5 recensioni
-Perché per settimane non sei uscito da questa camera? Perché non ti lasci aiutare?-
-Per farmi ripetere cosa? Che passerà? Che tra qualche anno ci riderò su? Guardami Clary- ordinò puntandosi l’indice verso il volto –Non penso sia una cosa che possa passare, e lo sai anche tu. Lo sanno tutti-
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Clalec?
 



-Magnus, ti prego, non andartene-
Clary si fermò di botto, tendendo l’orecchio verso quella che doveva essere la camera di Alec.
-Magnus, perdonami-
Istintivamente appoggiò la mano destra sulla maniglia.
Erano settimane che Alec non usciva da camera sua, e quando lo faceva, tornava all’Istituto all’alba.
Ne Jace ne Isabelle erano riusciti a convincerlo ad aprire quella maledetta porta per farsi aiutare.
Alla fine avevano raggiunto un silenzioso accordo, portandogli il cibo all’orario dei pasti, lasciando il piatto fuori dalla porta con allegato un piccolo bigliettino, l’unico modo per avere delle rassicurazioni da Alec sulla sua salute.
Ne avevano provate di tutti i colori, appostandosi ogni sera davanti alla porta nella speranza che uscisse, aspettando in silenzio la sua comparsa mentre prendeva i piatti, ma niente.
Non si sa come, Alec riusciva ad evitarli, malgrado i loro “provvedimenti estremi”, come li chiamava Jace.
-Ti prego, non andartene!- urlò di nuovo. Un urlo crudo, carico di disperazione.
E Clary non ce la fece più. Abbassò la maniglia, ma la porta, naturalmente, era chiusa a chiave.
-Alec?- bussò cercando di svegliarlo –Alec è solo un brutto sogno-
-Magnus, perdonami- singhiozzò il ragazzo.
-Alec? Alec svegliati- disse colpendo con più forza la porta.
-MAGNUS!-
In preda al panico più totale, Clary prese il suo stillo e disegno sulla porta una runa di apertura, ma non successe niente.
Lentamente, chiuse gli occhi, cercando di escludere il mondo esterno, cercando di non sentire i singhiozzi disperati di Alec, per concentrarsi.
Istintivamente, alzò lo stilo, appoggiando la punta sopra il legno antico, visualizzando nella sua mente la runa che aveva utilizzato mesi fa per liberare Jace dalla cella della Città di Ossa.
Tracciò sicura le linee, con movimenti leggeri e decisi.
La porta saltò in aria e lei si precipitò sul letto di Alec, trovandolo in una pozza di sudore e lacrime.
-Alec- gli sussurrò all’orecchio, scuotendolo per una spalla –Alec, va tutto bene-
Il ragazzo si svegliò di soprassalto, guardando con occhi spiritati l’esile figura seduta vicino a lui.
-Clary?- domandò  stupito, passandosi il dorso della mano sugli occhi per asciugarsi le lacrime –Cosa hai fatto?- aggiunse alludendo alla porta.
La ragazza, per risposta, lo abbracciò come non aveva mai fatto.
Da sopra la spalla del ragazzo si guardò intorno. Sebbene non fosse mai entrata di persona in camera sua, sapeva che Alec era un tipo disordinato, ma… non pensava così disordinato.
Magliette e jeans rigorosamente neri erano sparsi a caso sul pavimento, montagne di libri sembravano abbandonati in ogni parte libera della camera e poi fazzoletti. Tanti, tanti fazzoletti.
Un bagliore bianco le ferì gli occhi. Capì che si trattava del riflesso della luce che entrava debole dalla finestra. Seguendola si accorse di un angolo semi-nascosto dove si trovavano delle bottiglie.
Scese dal letto, avvicinandosi, e notò ciò che non avrebbe mai immaginato di poter vedere.
Alcolici.
Si voltò verso Alec, confusa e stupita.
-Perché per settimane non sei uscito da questa camera? Perché non ti lasci aiutare?-
-Per farmi ripetere cosa? Che passerà? Che tra qualche anno ci riderò su? Guardami Clary- ordinò puntandosi l’indice verso il volto –Non penso sia una cosa che possa passare, e lo sai anche tu. Lo sanno tutti-
La ragazza rimase in silenzio osservandolo attentamente.
Nonostante fosse buio, riusciva a vedere i  solchi nerastri che gli contornavano gli occhi spenti e stanchi, resi lucidi dalle lacrime che gli avevano screpolato le guance.
-Ti va di parlarne? Non dirò niente a nessuno di stanotte, ti puoi fidare- aggiunse notando l’espressione diffidente del ragazzo –Tenerti tutto dentro fa male-
-Non so cosa voglio dire- sussurrò.
-Puoi cominciare dicendomi cosa stavi sognando- gli sorrise rassicurante Clary.
-Magnus. Stavo sognando Magnus. Sognavo quella note, nel tunnel. Ultimamente la sogno sempre, quella scena. Continuo a riviverla ogni notte.. credo che impazzirò- iniziò, prendendosi la testa tra le mani.
-E’ il giorno in cui vi siete lasciati?- domandò cauta la ragazza.
-Si- confermò il Nephilim con un singhiozzo –Io… io so di aver sbagliato, davvero. Ma, andiamo, davanti a una proposta del genere tutti ci avrebbero pensato, no? Tutti avrebbero chiesto del tempo per rifletterci- si alzò barcollando dirigendosi versa la finestra –In fondo sono solo un ragazzo innamorato di uno stregone di settecento anni..-
-Magnus ha settecento anni?- chiese Clary  stupita, incapace di trattenersi.
-In realtà ne ha ottocento ma non li dimostra- rispose automaticamente Alec –Insomma, lui ha avuto centinaia di storie. Volevo solo rimanere l’unico. Volevo solo vivere la mia vita con lui senza pensare ossessivamente a chi prenderà il mio posto quando morirò-
La ragazza fece per parlare, ma lo Shadowhunters la precedé –So che è un pensiero egoista, decidere della vita degli altri solo per essere sicuri di non soffrire più, e ho capito di aver sbagliato, anche se forse potevo arrivarci prima. So di aver sbagliato a fidarmi di quell’essere che non fa altro che portare guai a tutti- ormai le parole uscivano come un fiume in piena dalla bocca di Alec. Tutto ciò che lo tormentava, tutto ciò su cui non aveva fatto altro che rimuginare in queste settimane stava finalmente venendo fuori.
-Volevo solo essere felice- riprese –Volevo solo che lui fosse felice con me così da vivere la nostra vita insieme, invecchiare insieme e morire insieme- riprese fiato come se ogni parola lo ferisse –E invece ho rovinato tutto- disse scoppiando in un pianto liberatorio.
Clary lo prese per un braccio, guidandolo verso il letto per farlo distendere. Si mise vicino a lui e lo abbracciò, aspettando che i singhiozzi soffocati di Alec si attenuassero.

Guardò la radiosveglia posta sul comodino del ragazzo: le quattro e mezza del mattino.
-Alec? Alec dormi?- sussurrò piano.
-No- rispose –Ho paura di riaddormentarmi-
-Va tutto bene Alec, ci sono qua io- lo rassicurò sorridendogli –Senti, per questi incubi, ti va se chiedo a Jace di dormire con lui. Ti può aiutare. Stare qui da solo non ti aiuterà certo a superare la cosa. E anche se tu credi di non poterla superare- aggiunse ricordandosi le parole del ragazzo –Devi comunque continuare a vivere la tua vita. Allora, ti piace questa proposta?-
-Di andare con Jace?-
-Anche con Isabelle se vuoi-
-Va bene con Jace. Glielo chiediamo insieme?-
La ragazza annuì.
Rimasero in silenzio per un po’, tanto che Alec iniziò a pensare che Clary si fosse addormentata.
-Clary?- domandò titubante.
-Si?-
-Grazie-
La ragazza sorrise timidamente al buio.
-Ora stai meglio?- domandò, girandosi in modo tale da permettere di incrociare i suoi occhi.
-Molto. Però… mi è venuta in mente una cosa in questi giorni, una cosa che prima non ho detto-
-Sarebbe?-
-Ti metterei in imbarazzo se te lo dicessi -
-Dai, voglio sapere-
-Okay.. E se non fossi solo gay? Forse potrei essere bisessuale- iniziò il ragazzo titubante, analizzando il viso di Clary per vedere come reagiva. Dal momento che da parte della ragazza non c’era nessun turbamento, riprese –Insomma, solo perché non mi sono innamorato di una ragazza non vuol dire che devo essere per forza gay-
-Alec- iniziò Clary –Perché ti stai facendo questo?-
-Perché devo tentare- rispose, avvicinandosi con il volto a quello di Clary.
-Alec…- il debole tentativo di protesta si spense non appena le loro labbra di unirono.
Con sua grande sorpresa, la ragazza non oppose resistenza, ne cercò di allontanare lo Shadowhunters.
Semplicemente, si lasciò andare.
Fu Alec a staccarsi da lei, come se fosse stato colpito da uno schiaffo.
-Non funziona- disse più a se stesso che a lei, allontanandosi –Non funziona-
-Oh, Alec- iniziò Clary –Perché stai cercando di cambiare quello che sei?-
-E se non sapessi cosa sono?- domandò il ragazzo.
-Tu sei Alec- rispose la ragazza –E a noi piaci per quello che sei-
-Ha ragione- concordarono due voci familiari.
I due ragazzi si voltarono sorpresi verso la porta, trovando sulla soglia Jace e Isabelle.
-Siete stati qui fuori per tutto questo tempo?- domandò stupita la ragazza.
-Non proprio, ma ho visto abbastanza- rispose rivolto ad Alec –E se non sapessi che tu sei il ragazzo più gay del mondo non te la farei passare liscia-
Nel buio della stanza, le guance di Alec presero fuoco.
-Ti ci voleva Clary per farti aprire la porta èh?- disse Isabelle.
-Tecnicamente me l’ha fatta saltare in aria- precisò.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e strinse il fratello in un abbraccio soffocante, a cui si aggiunse Jace.
Clary guardava quella scena compiaciuta, mentre con una mano si asciugò una lacrima solitaria che le stava attraversando il viso.
Quando l’abbraccio si sciolse, fu quest’ultima la prima a notare il viso di Jace.
-Jace, stai piangendo?- chiese sorpresa.
-No- rispose sbrigativo.
Alec si alzò a sedere, così da guardarlo negli occhi.
-Voglio ricordarmi questo momento- scherzò.
Jace, per risposta, lo riabbracciò.
-Avevo giurato che nessuno avrebbe mai potuto farti del male- gli sussurrò all’orecchio –E invece…- lasciò la frase in sospeso, non sapendo come continuare. –Ti voglio bene, Alexander- concluse serio.
Sorpreso da quella confessione, Alec studiò la faccia stupita di Isabelle e quella compiaciuta di Clary.
Tutti sapevano che Jace non era tipo da smancerie e cose del genere.
Ma quelle tre parole avevano avuto il potere di far aprire gli occhi ad Alec, facendogli capire che non era solo lui l’unico che soffriva, ma che con lui soffrivano tutte le persone che amava.
E capì finalmente di non essere solo.
Perché tutte quelli presenti in quella camera gli avevano dimostrato in tutte queste settimane che gli volevano bene, che avrebbero fatto di tutto pur di vederlo sorridere di nuovo.
Così sorrise, guardando negli occhi la sorella, passando poi a Clary. Infine, strinse di più l’abbraccio con il suo parabatai.
-Ti voglio bene anche io, Jace-
  

  
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