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Autore: Jaredsveins    25/02/2013    2 recensioni
Avevo fatto lo stesso incubo, di nuovo. Entravo in una stanza d’ospedale e la trovavo senza vita sopra un lettino spoglio, talmente triste da non essere degno di portare il suo corpo sopra. Poi mio fratello Shannon veniva da me e diceva ‘mi dispiace Jared.’ e mi abbracciava.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The sky was crying, like me.


Mi svegliai di soprassalto e sospirai di sollievo non appena mi voltai alla mia destra.

Era girata su un fianco, il suo respiro era assorto nel sonno e i capelli castani le cadevano davanti al viso, solleticandole appena il naso. Le labbra erano schiuse e lasciavano intravedere i denti, mentre il resto del corpo era rannicchiato contro il mio.

Avevo fatto lo stesso incubo, di nuovo.

Entravo in una stanza d’ospedale e la trovavo senza vita, sopra un lettino spoglio, talmente tanto da non essere degno di portare il suo corpo sopra. Poi mio fratello Shannon veniva da me e diceva ‘mi dispiace Jared’, e mi abbracciava.

Ormai quelle immagini mi tormentavano da un mese intero..ero addirittura andato da una psicologa che mi facesse, almeno un minimo, capire il significato di quell’incubo. Mi disse ‘succede di fare gli stessi sogni per alcune notti, avviene quando siamo spaventati di qualcosa’. E beh, aveva ragione, perché la mia paura più grande era proprio perderla.

Sentii il suo naso strofinare contro la mia spalla nuda e mi riscossi dai miei pensieri, voltandomi verso lei che mi guardava assonnata. “Mhh..buongiorno.” Farfugliò.

Io risi divertito e le baciai il naso dolcemente e poi le labbra, girandomi su un fianco e avvolgendola in un caldo abbraccio. “Buongiorno piccola. Hai dormito bene?”

Lei annuì piano e si accoccolò contro me, mi faceva una tenerezza immensa. “Tu?”

“Bene..più o meno.” Feci una smorfia e spostai lo sguardo sul soffitto.

“Che succede?”

“Ancora quell’incubo..”

Si mise su un gomito e mi guardò divertita, pizzicandomi il naso con le dita. “Ancora? Anzi sono anni che si aggiungono alla mia vita, stupido!”

“Si, ma non ogni notte.” Sbottai e mi alzai di scatto, sedendomi sul bordo del letto. Adesso mi ero innervosito, non sopportavo quando doveva prendere le cose con superficialità, soprattutto se mi facevano stare male (e se riguardavano lei).

“Lo so Jared, ma cavolo..stai facendo venire l’ansia anche a me, quando sappiamo che non significa un bel niente! Sei troppo paranoico..”

Mi girai e la fulminai con lo sguardo, alzandomi in piedi e strinsi forte i pugni. “Allora, se sai che sono così, lasciami in pace Andrea. Poi mi passerà.”

Andava avanti così da quando quel sogno aveva iniziato a tormentarmi: io mi confidavo e lei ci scherzava su. Nessun giorno escluso, ogni mattina c’era sempre una discussione.

“Poi mi passerà? Jared, è da un mese che va avanti questa schifosissima storia! Se fossi dovuta morire, non sarei più qui da un pezzo! Ok?!” Si alzò dal letto e prese dei vestiti puliti.

Io la guardai aggrottando le sopracciglia e inclinai il capo verso sinistra, confuso. “Che fai?”

“Mi preparo per uscire.” Una breve pausa. “Da sola.” Marcò le ultime parole con una tale freddezza che quasi mi raggelai sul posto, si era arrabbiata e non poco.

“Smettila di fare così adesso, non comportarti da bambina.” Sbuffai e non pensai a quel che dissi subito dopo. “Mi chiedo come diavolo faccia a starti ancora dietro.”

Il rumore della sua risata riempii la camera da letto, le sue parole arrivarono dritte al cuore. “Forse perché mi ami, no? Mi dici sempre così..allora devo dubitarne?”

Sbarrai gli occhi e mi misi di fronte a lei, prendendola per i fianchi così da attirarla a me. “Sai benissimo che ti amo da morire Andrea..”

Ed era vero.

Ci eravamo conosciuti nel 2011, durante uno dei tanti concerti del mio tour, era l’addetta alle luci insieme ad altri cinque o sei ragazzi. Ricordo che iniziammo a pizzicarci fin dal primo momento, io la prendevo in giro e lei faceva lo stesso con me. Poi era giunto il momento di iniziare con il concerto, tutto filò liscio e mi congratulai con lei alla fine dello show. La invitai a bere qualcosa nella mia camera d’albergo e accettò, ricordo che la malizia era già leggibile nei suoi occhi. Quello sguardo mi aveva subito conquistato, aveva scalfito qualcosa nella mia mente e, sapevo, che non sarebbe più riuscito ad andare via. Quando entrammo in camera e urtammo contro qualcosa, con le nostre labbra incollate tra loro, sentii che era diverso. Sentii qualcosa nel mio stomaco, delle fitte piacevoli e amiche di vecchia data farsi vive: emozioni. Quella notte con lei fu sensazionale, non per il sesso..non solo per quello. Dopo parlammo per ore intere, lei si aprii con me e io lo feci con lei, nonostante la conoscessi da nemmeno un giorno. Avevo capito subito che avrei potuto fidarmi. E da quel giorno continuammo a sentirci e vederci, fino a quando non la invitai a seguirci in tour, fu sempre con me a ogni data fino a che, un giorno, non mi baciò dopo una lunghissima chiacchierata e mi confessò di essersi innamorata di me. Quando me lo disse, ricordo che le sorrisi e sussurrai ‘anche io’. Ero felicissimo e innamorato, dopo ben 8 anni di sofferenze lei sembrava esser venuta per salvarmi, e lo aveva fatto benissimo. Questa era la nostra storia, tutto era filato liscio fino all’inizio del 2013..poi, però, quell’incubo aveva iniziato a tormentarmi e, giunti alla fine di Febbraio, non mi aveva lasciato ancora andare.

“Jared, non basta più un semplice ti amo..” Mi riportò alla terra e la sentii sussurrare, la voce vicina al pianto. “Non mi basta più, perché ti vedo sempre ansioso, sempre sull’attenti..sempre preoccupato. Non mi lasci più uscire da sola perché hai paura che possa succedermi qualcosa di grave e, se me lo lasci fare, mi chiami ogni cinque minuti. Io capisco la tua preoccupazione, ma è troppo adesso..devi cercare di tranquillizzarti. Secondo me fai ancora questo sogno perché ci pensi in continuazione e ti lasci condizionare.”

“No..questo sogno mi perseguita.” Scossi il capo e la guardai negli occhi. “Non capisci.”

“E’ impossibile capirti!” I suoi occhi si fecero improvvisamente lucidi e, quando mi diede un pugno sul il petto, mi colse di sorpresa. “Io soffro vedendoti così, i tuoi occhi sono assenti..tu sei assente! Certe volte a letto è come se non ci fossi, come se la tua testa fosse da un’altra parte e so dove: a questo sogno schifoso. Non mi importa nulla..può succedermi la qualunque Jared, ma odio vederti in questo stato! C’è gente che pagherebbe milioni anche solo per poter vedere il tuo sorriso un secondo e, io che ne ho l’opportunità, non posso godermelo perché ti lasci condizionare da delle immagini durante le notti. Smettila!” Adesso era scoppiata a piangere.

Io rimasi senza parole ascoltando le sue e, per la prima volta, non seppi cosa risponderle.

“Jared, amore..” Le sue labbra furono sulle mie dolcemente, mentre mi prese il viso con le lacrime che le rigavano ancora il viso. “Te ne prego, mettilo da parte questo sogno. Io sono qui, sono viva e sarò sempre con te. In un futuro ci sposeremo e avremo anche dei figli se vorrai, ok? Sono qui, con te.”

Quelle poche e semplici frasi mi fecero già sorridere come un idiota. Non uno di quei sorrisi che si fanno tanto per cambiare espressione, no. Uno di quei sorrisi ebeti e innamorati che si rivolgono solo alla persona che ami, uno di quei sorrisi persi nella felicità di amare qualcuno con tutti se stessi.

“Fai una cosa per me, se mi ami davvero.” Mi prese le mani e intrecciò le mie dita alle sue. “Io vado a lavoro adesso, ma devo fare delle commissioni prima. Lascio il cellulare a casa e vado da sola. Tu non devi assolutamente seguirmi, ok?”

La guardai subito allarmato e negai velocemente con il capo. “Sei impazzita?”

“No, sono seria.” Mi lasciò un dolce bacio sulle labbra e andò in bagno.

Io mi sedetti sul letto e mi presi la testa tra le mani, sospirando e chiudendo gli occhi. Era come se mi avesse chiesto di fregarmene, io avevo bisogno di saperla al sicuro. Come avrei fatto con tutta quell’ansia che mi portavo dentro? Mi stesi sul letto e iniziai a mordermi il labbro inferiore nervosamente, cercando in tutti i modi di non esplodere in un pianto isterico.

“Jay..io vado allora.” Me la ritrovai accanto, che mi sorrideva. “Ci vediamo all’una appena torno a casa. Ok?”

“Certo..posso accompagnarti alla porta almeno?”

Rise e mi tirò annuendo. “Questo te lo concedo.”

La presi per mano e la portai al piano di sotto, mentre nel tragitto afferrò saldamente le carte che le stavano scappando dalle mani, poiché una era occupata dalla mia. Appena fummo davanti la porta, l’avvolsi in un abbraccio e la strinsi fortissimo a me, baciandola sulle labbra. Non fu un bacio del tipo ‘si, ci vediamo più tardi.’ No..fu un bacio che racchiudeva tutto quel che sentivo. Era un bacio disperato.

Infatti le misi le mani tra i capelli e premetti le labbra sulle sue, stringendoglieli tra le mie dita forti. La trattenni contro me, sentendo gli occhi inumidirsi e li chiusi subito. Era un bacio disperato perché sapevo quanto fosse assurda quella situazione, sapevo che sarebbe tornata a casa sana e salva, ma quell’incubo era sempre pronto per mettermi all’erta e, semmai le fosse successa qualcosa per davvero, non sapevo come avrei reagito.

Si staccò piano da me e mi guardò, sorridendomi tranquilla. “Ciao amore, a più tardi.” Mi spinse delicatamente via e mi diede un altro bacio, per poi chiudersi la porta alle spalle.

Sopirai, andando a sedermi sul divano e guardai l’orologio che segnava le 9.52 in punto.

 
Passarono diversi minuti, minuti che ai miei occhi sembravano solamente lentissime e, fottute, interminabili ore. I miei pensieri erano fissi su di lei, al suo cellulare al piano di sopra, alle sue parole e alla sua serenità sul volto. Aveva ragione, ero troppo paranoico e ossessionato, tutto sarebbe andato bene e lei sarebbe tornata a casa sana e salva, come ogni giorno. Presi a fissare l’orologio e mi accorsi che erano passati solo due minuti, due minuti e io mi ero già fatto quei pensieri. Poi un urlo e uno schianto.

Sbarrai all’istante gli occhi e me ne fregai di essere solo con una maglietta e i boxer addosso, quindi aprii la porta.

Il tempo si fermò, il mio cuore aveva iniziato a martellare fortissimo nel petto e le lacrime avevano inevitabilmente iniziato a scendere.

Il corpo di Andrea giaceva sull’asfalto freddo, un gruppo di persone si era radunato attorno a lei e chiamavano aiuto, altre armeggiavano con il cellulare per chiamare un’ambulanza. Una pozza di sangue era ben visibile attorno la sua testa.

L’avevano investita.

Improvvisamente mi ripresi e corsi da lei, in lacrime. Mi inginocchiai per terra e la presi tra le braccia, scuotendola per le spalle e chiamando il suo nome con disperazione, urlando e singhiozzando, pregando dentro me. “Andrea, Andrea..Andrea!” Le mani si impregnarono subito del suo sangue e quella visione mi fece urlare di più.

I suoi occhi erano socchiusi, le labbra schiuse e screpolate, il volto già più pallido..quelle guance non erano più rosee come erano sempre state. Il sorriso non era visibile sul suo bellissimo volto, ormai spento e scalfito da alcune schegge di vetro. “J-Jar..”

La fermai sul nascere e la strinsi fortissimo a me piangendo. “Tu non morirai, andrà tutto bene..me lo hai promesso, Andrea! Me lo hai promesso!”

La gente attorno a noi era sconvolta.

“T-ti..ti amo Jared.” Sussurrò con voce lieve, mentre con la mano mi stringeva forte la maglietta.

“Ti amo anche io e non devi lasciarmi, hai capito?” La strinsi fortissimo a me e non rispose, non sentii nemmeno più il rumore del suo respiro debole arrivarmi alle orecchie, non sentii nemmeno un gemito, un ansito, un lamento..non sentii più nulla. Iniziai a tremare mentre mandai poco il capo indietro, per scrutare il suo.

Gli occhi si erano chiusi del tutto questa volta, le labbra erano ancora schiuse e il volto più pallido di qualche istante prima. Il suo corpo giaceva ormai sul mio, con le braccia lungo i fianchi.

Iniziai ad urlare, a piangere e la baciai ripetutamente sulle labbra, come se quello potesse farla tornare da me. “Amore mio, svegliati..non lasciarmi da solo.” Piansi più forte e iniziai a tremare, mentre la gente si avvicinava a me e cercava di farmi calmare. Ma quello mi fece disperare ancora di più. Mi alzai in piedi con il suo corpo tra le braccia e guardai il cielo, lo guardai con odio e urlai. “Restituiscimi l’amore della mia vita, bastardo!” La gola iniziò a bruciarmi e subito dopo iniziò a piovere. Mi inginocchiai per terra, stringendomi contro il suo corpo ormai senza vita e scivolai poi sull’asfalto freddo, piangendo lei. Piangendo l’amore della mia vita, che adesso non ci sarebbe mai più stato, mentre la pioggia mi colpiva.

Il cielo stava piangendo, come me.
  
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