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Autore: Supradirection    25/02/2013    4 recensioni
E se fosse lei a dover proteggere lui?
Estratto dal primo capitolo:
< Allora forse saprai spiegarmi per quale assurdo motivo mi hai assegnato una missione del genere! > Ribattei iniziando ad alzare il tono di voce. Paul, sempre mantenendo quell' espressione confusa, prese qualche foglio in mano dandoci una veloce occhiata, per poi dire:
< Scusa, ma continuo a non capire cosa non vada. >
< Cazzo spero per te che tu mi stia prendendo per il culo! >
< Linguaggio Stuart. >
< Me ne sbatto del linguaggio! Adesso tu mi dici per che cavolo di motivo io dovrei perdere il mio tempo a fare da guardia del corpo a un cantante pomposo, viziato e con la puzza sotto il naso! > Urlai infuriata.
< Vedi di darti una calmata e smettila di parlarmi con quel tono, per quanto ti consideri come una figlia, qui dentro resto comunque un tuo superiore quindi vedi di portarmi maggiore rispetto. Sono stato chiaro? >
Sbuffai, odiavo quando giocava quella carta.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1. New day, new mission

 

 

'' Cause it makes me that much stronger
Makes me work a little bit harder
It makes me that much wiser
So thanks for making me a fighter... ''
con gli occhi ancora ben serrati iniziai a tastare il pavimento alla ricerca del mio cellulare, mentre Christina Aguilera continuava a cantare indisturbata sulle note di Fighter.
'' Ohh, ohh, ohh, ohhhh, ohh-yeah ah uhhhuh Never, saw it coming
All of, your backst... ''
con un rapido e secco movimento del pollice feci azzittire la mia sveglia e con ancora un occhio serrato diedi un' occhiata all'ora sul display. Le 06:17. Con uno sbuffo mi scostai il piumone di dosso e stropicciandomi gli occhi aprii la porta e mi diressi in bagno. Dopo essermi fatta una rapida doccia, giusto per svegliarmi fuori e riattivare il cervello, mi vestii ( http://www.facebook.com/photo.php?fbid=462102633842171&set=a.426399257412509.116173.180038755381895&type=3&theater). Con i capelli ancora leggermente umidi entrai in cucina dove mi preparai una bella tazza di latte caldo. Mentre la tazza si riscaldava e girava nel microonde, mi arrampicai fino all'armadietto più alto dove, nascosti dietro una vecchia pentola, tenevo gelosamente nascosti un pacchetto dei miei biscotti preferiti. Afferrato il sacchetto e liberato il tavolo dalle bottiglie di birra, vodka e jack daniel's mi accingei a fare colazione inzuppando il biscotto di pasta frolla con scaglie di cioccolato nel latte, per poi far finire quel mix di sapori dentro la mia bocca. Una volta terminato rinascosi la confezione e posai la tazza nel lavandino che già straripava di piatti e bicchieri da lavare. < Questa sera mi sa che è il caso di lavare i piatti. > borbottai tra me e me. Prima di uscire di casa decisi di controllare se mia madre stava ancora dormendo e soprattutto in che stato era. Aprii lentamente la porta, giusto quanto bastava per dare una sbirciatina alla stanza, un forte e penetrante odore di alcol e fumo mi invase le narici, facendomi storcere il naso dal fastidio. Tre bottiglie vuote, di chissà quale alcolico, erano abbandonate ai piedi del letto insieme a dei vestiti e a della biancheria intima, sia maschile che femminile. Poco più in là vi era un posacenere pieno di mozziconi di sigaretta, alcuni ancora lievemente fumanti, e infine, sdraiata sul letto matrimoniale, c'era mia madre con accanto una figura maschile a me sconosciuta, entrambi completamente nudi e russanti dormivano un sonno profondo. Con un verso di disgusto e fastidio alla vista dell'uomo e delle pietose condizioni di mia madre, richiusi la porta. Come tutte le volte che tornava a casa in compagnia, e recentemente la cosa succedeva piuttosto frequentemente, ritornai in camera mia. Una volta entrata in quella minuscola stanza poco più grande di uno sgabuzzino, iniziai a far vagare lo sguardo tra la moltitudine di libri presenti lì dentro, alla ricerca di un grosso romanzo dalla copertina nera e oro. Una volta individuato mi feci spazio tra le pile di libri stipate tra loro un po' ovunque e facendone cadere anche qualcuna, forse era il caso di smettere di comprare così tanti libri, di questo passo sarei stata persino più rifornita della libreria pochi isolati più in là. Finalmente riuscii a prenderlo e mentre lo aprivo mi lasciai scappare una risatina pensando che la promessa di cessare l'acquisto di romanzi me la facevo praticamente tutti i giorni, per poi dimenticarla appena uscivo di casa. Quei libri erano il mio tesoro, la mia collezione, il mio orgoglio, la cosa bella in quel luogo dimenticato da Dio. Dal libro che avevo tra le mani estrassi un mazzetto di soldi piuttosto consistente e lo infilai nella borsa, non mi fidavo a lasciare i soldi a casa quando degli sconosciuti erano qui e io al lavoro, nonostante quel buco rettangolare che avevo fatto proprio al centro delle pagine fosse un eccellente nascondiglio. Afferrata la borsa e chiusa la porta della mia stanza e quella d'ingresso a chiave, abbandonai quel decadente e puzzolente appartamento nel Bronx per dirigermi verso il centro di New York a bordo di uno di quei sudici bus pubblici.

Dopo una quindicina di minuti arrivai a destinazione e, dopo una veloce fermata da Starbucks dove presi sei bei bicchieroni pieni di caffè bollente da portare via, varcai il portone di vetro e misi piedi all'interno di quel enorme e moderno edificio, meglio conosciuto come Sede principale della CIA. Superati tutti vari controlli di sicurezza presi l'ascensore fino al settimo piano. Una volta spalancate le porte camminai fino al mio ufficio, soffermandomi a salutare e a ricambiare i saluti di qualche collega e appoggiando i bicchieri sulla scrivania di Paul, Oliver, Jane, Oscar, Meredith e Kovalaski che mi ringraziarno con un ampio sorriso e qualche < Mi ci voleva proprio un caffè, grazie Olly! > Mi chiusi la porta del mio ufficio alle spalle e mi accomodai sulla sedia girevole di pelle nera da una parte della scrivania. Su di essa era poggiata una conistente pila di fogli, sicuramente la mia prossima missione, svogliatamente iniziai a sfogliarli e a leggere le parti più importanti. Ero assorta nella lettura del fascicolo, non riuscivo a credere a quello che stavo leggendo, non potevano affidare a me un caso così banale, Paul mi doveva spiegare come cavolo gli era venuto in mente di scaricarmi una missione del genere. Stavo per uscire con l' intento di parlare con Paul e chiarire una volta per tutte questa faccenda, ma qualcosa, o meglio qualcuno, mi precedette entrando nella stanza.

< Ma guarda un po' parli del diavolo ed ecco che spuntano le corna. > Dissi con tono acido.

< Ci siamo alzati con la luna storta Stuart? >

< Andava tutto alla grande, finché non ho letto quelli. > Risposi indicando i fogli sparpagliati sul mio tavolo. Egli corrugò le folte sopracciglia, lasciandosi andare in un' espressione di confusione.

< Che problema hanno scusa? > Mi domandò.

< Giusto per curiosità, le missioni le assegni sorteggiandole o le dai così a caso?! >

< Ma che vai a blaterare? Ovvio che non le dò come mi capita, dovresti saperlo come funziona. >

< Allora forse saprai spiegarmi per quale assurdo motivo mi hai assegnato una missione del genere! > Ribattei iniziando ad alzare il tono di voce. Paul, sempre mantenendo quell' espressione confusa, prese qualche foglio in mano dandoci una veloce occhiata, per poi dire:

< Scusa, ma continuo a non capire cosa non vada. >

< Cazzo spero per te che tu mi stia prendendo per il culo! >

< Linguaggio Stuart. >

< Me ne sbatto del linguaggio! Adesso tu mi dici per che cavolo di motivo io dovrei perdere il mio tempo a fare da guardia del corpo a un cantante pomposo, viziato e con la puzza sotto il naso! > Urlai infuriata.

< Vedi di darti una calmata e smettila di parlarmi con quel tono, per quanto ti consideri come una figlia, qui dentro resto comunque un tuo superiore quindi vedi di portarmi maggiore rispetto. Sono stato chiaro? >

Sbuffai, odiavo quando giocava quella carta.

< Sì. > Mormorai.

< Sì cosa? >

< Sì signore. > Dissi trafiggendolo con uno sguardo furioso.

< Bene. E per quanto rigurda la missione non voglio sentire altre lamentele o obbiezioni, tu eseguirai gli ordini altrimenti puoi anche andartene da questo edificio per sempre, sono stato abbastanza chiaro? >

< Limpido. > Ringhiai. L'uomo difronte a me si lasciò scappare un sorrisino compiaciuto prima di darmi le spalle e dirigersi verso la porta.

< Fanculo. > Sussurai, forse a voce un po' troppo alta.

< Per questa volta farò finta di non averti sentitio, buona giornata Olly. > Concluse, prima di chiudersi la porta alle spalle.

< Buona giornata sta minchia! > Dissi al nulla per poi tornare a concentrarmi sulle carte. Prima iniziavo e prima sarei riuscita a dimostrare alla CIA che quello era solo una grossa perdita di tempo.

Era da tre lunghe ed estenuanti ore che ero concentrata sui quei pezzi di carta e a organizzare un piano base d'azione. Dio quanto odiavo le missioni a lunga durata. Ma non potevano, che so, darli un'altro boyguard più grosso e cattivo o un pitbull da guardia?!? No, dovevano venire a rompere le scatole alla CIA e di conseguenza a me. Continuai a voltare le pagine del fascicolo, cercando di concentrarmi su quanto vi era scritto. Tentato omicidio del soggetto JB, identità dell'assassino ancora sconosciuta, nessuna possibile ipotesi di identità. Lessi con attenzione. Tutto qui?!? Millioni di persone rischiano di essere uccise ogni giorno, ma non per questo mandano un'agente segreto a proteggerle tutte. Come diavolo aveva fatto questo tizio a convincere la CIA a considerare il suo caso come importante?!? Domandai tra me e me. Data 17/01/2013, secondo tentato omicidio del soggetto JB. Ritrovo di un proiettile, numero di serie non identificato. Continuai a leggere. Proiettile non identificato? Questo significava solo una cosa: l'assassino era sicuramente o un sicario o un killer, erano gli unici, ad eccezione delle forze dell'ordine, ad avere una propria produzione di proiettili segreta e il tutto creava delle difficoltà nell' incriminarli. Un ora dopo avevo finalmente concluso la lettura e la prima stesura del piano. Mi passai una mano sul volto stanco, schiaffeggiandomi delicatamente le guancie. Diedi una rapida occhiata all'ora sullo schermo del mio iphone, era quasi l'una, il tempo di mangiare un boccone veloce e poi avrei potuto fare un salto a Los Angeles e iniziare a mettere in atto il mio piano, anche se un volo di tre ore non era esattamente quello che si definiva un salto. Feci scorrere una mano tra i capelli, massaggiando lentamente il cuoio capelluto per poi comporre una serie di numeri sul display del telefono e infine portarmi l'oggetto all'orecchio.

< Dave sono Olly, mi serve un volo per Los Angeles il prima possibile. >

< Guardo subito cosa riesco a trovare, dammi un minuto. >

< Okay, grazie mille. > Dissi prima di inziare a tamburellare le dita impazientemente sulla superficie in vetro della scrivania, in attesa di una risposta.

< C'é un volo fra esattamente un'ora e mezza, devo prenotare? >

< Sì, grazie Dave. >

< È solo il mio lavoro, fai buon viaggio. > Fu l'ultima cosa che sentii prima che la linea cadesse, lasciando il posto ad un lungo e fastidioso tuuutuuu.

Con un balzo mi alzai in piedi e rapidamente raccattai la mia roba, scesi fino ai sotteranei dove una serie di Range rover nere e bianche erano parcheggiate ordinatamente. Afferrai un mazzo di chiavi a caso, per poi premere il tasto d'apertura e dirigermi verso l'auto i cui fanali avevano iniziato a lampeggiare. Sbattei la borsa e il portatile sul sedile del passeggero, mettendo in seguito in moto e iniziando a guidare verso l'aereoporto.

 

Angolo autrice:

Hi everyone! Come promesso ho pubblicato il primo capitolo di una nuova FF che, come forse avrete notato se seguivate la mia vecchia FF, ha degli elementi uguali o simili alla storia che ho cancellato, solo che questa volta è sul nostro adorato Justin. Anyway questa fan fiction cercherò di portarla a termine, promesso! Bhè se passate lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate e...

I hope you like it! Al prossimo capitolo bellezze! Peace and love <3 by Michi

 
  
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