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Autore: Bale    26/02/2013    1 recensioni
"Sentiva ancora il respiro di Katherine sulla pelle.
Non aveva neanche fatto la doccia, come per paura di lavare via quei ricordi, quelle sensazioni.
Non voleva dimenticare, non poteva lasciare che lei uscisse completamente dalla sua vita"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tutta la Verità



-Chi è Katherine?-

Erano seduti in un grazioso locale poco lontano dal Colosseo.

Olga era di fronte a lui e lo osservava con aria indagatrice.

Noah era confuso. Non sapeva bene come doveva sentirsi. Era tutto così strano, così inaspettato.

Dopo aver atteso invano una risposta alla sua domanda, Olga prese il menu e cominciò ad analizzarlo con attenzione.

-E’ quasi ora di pranzo in effetti-   disse poi sbirciando l’orologio.

Noah non la sentì. Guardava fuori e quella assurda situazione gli ricordava troppo quello che aveva passato con Katherine.

Il tavolino di un bar li aveva uniti e allo stesso tempo divisi per così tanto tempo e lui, da allora, faticava a starsene seduto in un locale senza pensare a lei.

-Era la mia ragazza-   rispose all’improvviso.

Olga alzò gli occhi dal menu. Sembrava sorpresa.

-O forse dovrei definirla amante-   proseguì in preda ad un attacco di sincerità   -Non so bene cosa fosse quello che c’era tra noi. Non lo so più-

Chinò lo sguardo sulle sue mani che teneva giunte in grembo.

Olga lasciò andare definitivamente il menu e posò i gomiti sul tavolo sporgendosi verso di lui con aria interessata.

-Io ero innamorato, di questo ne sono sicuro-   continuò lui imperterrito senza riuscire a guardarla in viso   -Ma sono anche sicuro di averla odiata per quello che mi ha fatto.

-Cosa è successo tra voi due?-   chiese lei dopo essersi schiarita la voce.

Sembrava rapita da quel racconto così come era stata rapita dalla storia che Noah aveva raccontato nel suo libro “Nuvole e Caffè”.

-Abbiamo avuto una storia, ma un bel giorno lei mi ha confessato di avere già un fidanzato. Si sarebbero sposati poco dopo-

Olga non ebbe alcuna reazione. Continuò a guardarlo interessata. Lui proseguì.

-Non ci siamo più visti per un anno intero. Lei si è sposata, io ho scritto altri libri. Un bel giorno, però, si è presentata alla mia porta e io ci sono ricascato-

-La amavi ancora?-   chiese Olga appoggiando il mento sulle mani strette a pugni.

Noah scosse la testa e sospirò. Riportò lo sguardo fuori, ai passanti che camminavano sul marciapiede e ai turisti che scattavano foto a destra e a manca.

-No-   rispose infine   -Avevo solo bisogno di sentirla muovere i piedi per riscaldarli mentre dormiva accanto a me. Avevo bisogno di un suo bacio, di un suo abbraccio. Avevo bisogno di fare l’amore con lei. L’ho fatto per  me stesso, per egoismo-

Sospirò di nuovo.

-No, non l’ho fatto per lei-   mormorò dopo diversi istanti di silenzio scuotendo la testa.

-Ti ha mai detto perché?-   chiese Olga senza smettere di guardarlo   -Perché è venuta da te anche se era sposata e aveva un marito?-

-Non ho mai voluto saperlo e lei non ha mai voluto dirmelo. La mattina dopo mi sono svegliato e lei non c’era più. Mi sono sentito quasi sollevato-

Una cameriera si avvicinò al loro tavolo con carta e penna pronta per l’ordinazione.

Olga le chiese di attendere ancora qualche minuto.

Lei si allontanò quasi infastidita.

-Un mese dopo lo ha rifatto. E’ venuta a casa mia e io ho ceduto ancora-

Olga riportò i gomiti sul tavolo e riprese ad osservarlo con attenzione, come per studiare ogni sua espressione. Non voleva perdersi neanche una parola di quel racconto.

-E’ successo altre volte, ma dopo un po’ ho avuto finalmente il coraggio di dire basta-

Olga sorrise. Era quasi soddisfatta del suo comportamento. Aveva decisamente fatto la cosa giusta quando aveva deciso di mandarla al diavolo. Non si può mica tenere il piede in due staffe insomma.

Noah si zittì di nuovo. Non portò lo sguardo fuori, ma continuò a guardare le sue mani contorcersi.

Avrebbe tanto voluto uscire da lì e fuggire via lontano. Scappare, correre a perdifiato fino a non poterne più. Una volta lo aveva fatto fare al protagonista del suo libro: lo aveva fatto correre per ore, in stile Forrest Gump. Quel personaggio da lui inventato, però, alla fine non si era affatto sentito meglio. Era ritornato ben presto alla vita di sempre e soprattutto aveva commesso di nuovo gli stessi errori come se da quella pazzia non avesse imparato niente. Soltanto in quel momento Noah si rese conto di quanto fossero autobiografici i suoi libri.

Olga rispettò il suo silenzio. Continuò a guardarlo, ma senza obbligarlo a proseguire il racconto.

Chiamò la cameriera e ordinò due panini. Decise da sola, senza chiedere a Noah cosa volesse. Non voleva distoglierlo da quei ricordi che, seppur dolorosi, erano parte integrante della sua vita e del suo essere.

-Poco più di un mese fa è tornata da me. Erano passate poche settimane dal nostro ultimo incontro-

Noah riprese il racconto non appena la cameriera si fu allontanata. Finalmente trovò il coraggio di alzare lo sguardo e di guardare Olga. Gli sembrava bella nonostante i suoi lineamenti duri e ben poco rassicuranti.

Era davvero un controsenso: si stava aprendo e confidando con la persona più ostile e fredda che avesse mai conosciuto.

Sospirò e decise di proseguire. Parlare gli stava facendo bene. Ad ogni parola si sentiva un po’ più leggero.

-Mi ha detto di essere incinta e che il bambino probabilmente era mio-

Olga spalancò la bocca, mostrando per la prima volta i suoi sentimenti.

Per tutto il tempo aveva ascoltato il racconto senza reagire, ma dopo l’ultima frase non era proprio riuscita a trattenersi.

Noah tacque di nuovo, ma non smise di guardarla.

Sentì uno strano calore sulla pelle, come un abbraccio. Si sentiva inspiegabilmente al sicuro.

-L’ho mandata via, le ho detto che non volevo saperne-   proseguì con la voce rotta dal dolore   -Eppure durante la notte non ho fatto altro che pensare a quella creaturina. Mio figlio-

Olga sorrise. Noah le faceva tenerezza.

-Due settimane dopo ho trovato un suo messaggio in segreteria. Diceva che aveva perso il bambino. Un aborto spontaneo-

Noah chinò di nuovo la testa, mentre Olga allungava una mano per toccargli un braccio. Prese ad accarezzarlo delicatamente, mentre lo guardava con compassione.

Era il loro primo contatto fisico, ma ad entrambi parve così naturale, come se si conoscessero da anni.

-Prima della mia partenza per Roma è tornata da me dopo molto tempo. Non la sentivo dal giorno in cui ho ascoltato il suo messaggio registrato sulla mia segreteria, non la vedevo da quando mi aveva annunciato la sua gravidanza-

Olga lasciò andare il suo braccio per fare spazio sul tavolo.

La cameriera aveva portato i loro panini caldi e fumanti, ma sicuramente loro li avrebbero lasciati lì fino a farli diventare freddi e umidi.

-Abbiamo parlato del bambino che non abbiamo mai avuto e abbiamo fatto l’amore-   concluse Noah quando furono rimasti di nuovo soli.

Non disse nient’altro. Riportò lo sguardo fuori, oltre la vetrina del bar poco lontana da loro.

Olga rimase incantata dal vapore che si sollevava lento dai panini e che si disperdeva nell’aria. Avrebbe voluto farlo anche lei: fluttuare via lontano, disperdersi e confondersi con tutto il resto.

Avrebbe anche voluto alzarsi per abbracciare Noah, ma naturalmente non lo fece.


   
 
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