Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ganymede    26/02/2013    7 recensioni
Topher "Toffoletta" Dukes scopre un nuovo mondo, quando, giunto dalla lontana Boston, mette piede nella californiana, griffatissima, prestigiosissima e misteriosissima Wefanie High School. A far rimpiangere al povero occhialuto protagonista le sedute di psicoterapia con la dottoressa Dingles, contribuiranno Nikki Hortense, un'estrosa cheerleader esperta di arti marziali, tre genietti delle scienze, una stravagante appassionata di teatro e lui... Ashley Betterton, bello e impossibile. Ben presto Topher si renderà conto di essere solo una pedina nella scacchiera di un'umbratile organizzazione segreta... Misteri, gelosie, insidie, pericoli, piani malefici ed intrighi di corte: a metà strada fra commedia e tragedia, tra realtà e paradosso, tra epica e love story hollywoodiana, c'è "Mocassini Club"!
Genere: Commedia, Romantico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

“E

 così sarebbe questa la sede del Mocassini Club?” osserva Stella Santini, emettendo un fischio decisamente poco femminile. “Che lusso, ragazzi!”
Le sue volgari infradito di plastica arancione calpestano con un certo compiacimento la moquette verde scuro, punteggiata di iris, fiordalisi, margherite e nontiscordardimé: il magnifico tappeto di fiori benedetto dal leggiadro incedere di generazioni e generazioni di Reginette, il serico prato su cui i piedi di illustri rampolli, cinti da mocassini di pregiatissimo camoscio, hanno mosso i primi passi verso la Gloria Eterna. C’è qualcosa di sbagliato nella presenza di Stella sul quel suolo sacro. La sua vista suscita nei membri del Club un senso paralizzante di incredulità e raccapriccio, come se avessero appena visto uno scarafaggio risalire la lustra vasca da bagno di una suite del Plaza. Qualcosa è morto dentro di loro, ora che il loro tempio è stato così indegnamente profanato.
“Che cosa ci fai tu qui?” boccheggia Nikki, talmente sopraffatta dallo stupore da non riuscire a trovare un insulto adeguato. “E’ da tempo che cerco di stanarvi e finalmente la mia pazienza è stata ripagata!” esclama Stella, con una risata da iena. “Siete stati scoperti. E’ finita. Tutta la scuola ormai è stata informata. L’organizzazione mafiosa che vi piace chiamare ‘Mocassini Club’ ha i giorni contati.”
“Tu farnetichi. Non esiste nessun Mocassini Club” bluffa Ashley, a denti stretti.
“Oh, ti prego, non fingere con me, carino” ribatte Stella. “So tutto, vi dico. Voi Betterton e la vostra cerchia di figli di papà avete tenuto in mano la scuola per secoli, ma adesso è finita! Sono giorni che io e i miei alleati teniamo sott’occhio la scuola, con la speranza di cogliervi in flagrante, e finalmente ci siamo riusciti!”
“Ma come…?”
“E’ previsto uno sciame di meteoriti fra pochi minuti, e l’Associazione degli Amici degli Astri ha ottenuto un permesso speciale per accedere agli edifici scolastici di notte. Immaginate la mia sorpresa quando Astrea Lippershey mi ha telefonato in piena notte per dirmi che la luce dell’Ufficio della Preside era accesa!”
“Spregevole, sudicia cagna...” sibila Nikki, mentre Ashley e Jude Essex le impediscono a fatica di fiondarsi su di lei. “LA PAGHERAI!”   “Sarete voi a pagare, temo!” ribatte Stella, ridendole in faccia. “Chi vi coprirà adesso? Chi ci sarà a proteggervi ora che Canfield è fuori gioco? Credete forse che la nuova Preside avrà pietà di voi, piccoli, viziati parassiti della società?”
Le domande retoriche di Stella sono appena udibili, inghiottite dalle urla sanguinarie di Nikki e dai cori di insulti intonati da Mia, Gloria e le altre cheer-leader.
“Pensate che l’incorruttibile Xanthippe Canfield potrà mai prendere le vostre difese? Per di più sapendo che avete signoreggiato indisturbati per generazioni, calpestando i diritti dei vostri stessi compagni?”
“Risparmiaci le prediche da rappresentante di classe” interviene Blanche Chemel, la cui imponente chioma di ricci scuri sembra ancora più voluminosa, come gonfiata dall’indignazione. “Come hai fatto a sapere del Club?”
“Ho i miei informatori” si limita a dire Stella, sorniona. Il suo lucida-labbra da quattro soldi alla ciliegia scintilla in modo quasi sovrannaturale sul suo sorriso malefico. “Un uccellino ha parlato.”
Anonymous. Chi altri se no? Per quanto odi ammetterlo, sapevo che Anonymous ci avrebbe tradito. Improvvisamente mi sento svuotato da qualsiasi emozione. Paura, rabbia, delusione e incredulità sono troppi sentimenti da provare in una volta sola.
“Dicci chiaramente cosa vuoi” incalza Ashley.
Non so come Stella possa anche solo riuscire a guardarlo negli occhi, così splendente nel suo aristocratico sdegno. “Cosa voglio?” gli fa eco lei, masticando rumorosamente la sua chewing-gum, che sospetto sia la stessa da anni. “Giustizia, naturalmente! Domani stesso anche la Preside Canfield saprà delle vostre secolari malefatte e allora potrete considerarvi fortunati se verrete confinati nell’Accademia Militare di Manglefags! Pare si trovi su un’isola sperduta: è impossibile fuggire! ”
 “TU… VACCA!” irrompe Nikki, le braccia che cercano disperatamente di superare le spalle possenti di Jude Essex, con il chiaro obbiettivo di cavarle gli occhi con le dita. “Non puoi essere venuta fin qui solo per dirci che ha intenzione di spifferare tutto alla Preside” osserva Ashley, aiutando il resto della squadra di pallanuoto a trattenere la furia omicida della Reginetta. “Sei venuta per trattare.”
“Mmm… fammi pensare” risponde lei, fingendosi meditabonda. “Magari potrei pensare ad altri modi per risolvere la questione” butta lì, dopo aver fatto scoppiare l’enorme bolla rosa pallido della sua gomma da masticare.
“E cioè?” sbottano le gemelle Hines, all’unisono.
“Sapete, gli studenti della Wefanie… coloro che voi avete sempre considerato ‘Perdenti’ o ‘Sfigati’… be’, vedete, sono parecchio indispettiti. Non hanno reagito molto bene quando hanno saputo dei vostri privilegi, sapete. E hanno sete di vendetta. Sono stati derisi, umiliati e calpestati dai vostri mocassini per troppo tempo. E non sono parole mie, queste:  cito testualmente. Questa mattina abbiamo convocato un raduno nella Biblioteca Betterton per confrontarci e discutere sul da farsi…”
“Ecco perché la mensa era deserta, a pranzo!” sussurra Edith Endicott all’orecchio di Patricia Fulton.
“… e qualcuno ha persino proposto di combattere…” prosegue Stella, mentre sul suo volto si allarga ancora una volta un sorriso ruminante. 
“Combattere?” ripete Ashley, aggrottando le sopracciglia.
“Sì, una guerra” chiarisce Stella, senza smettere di sorridere, trattenendo la chewing-gum esangue tra le file di denti aguzzi come tenaglie. “Uno scontro aperto. Senza coinvolgere gli adulti o le autorità. Un regolamento di conti tra ragazzi.”
Il silenzio cala nuovamente nell’Ufficio del Preside. Persino Nikki, il fiato corto, ha smesso di inveire per ascoltare.
“In palio ci sarebbe il dominio sulla Wefanie, naturalmente. Se voi Mocassiniani doveste vincere, noi Sfigati ci accontenteremo solo di un risarcimento simbolico e non vi denunceremmo alla Preside. Ma se voi doveste perdere, sarete costretti a sottostare alla nostra volontà.”
“Sta mentendo!” strilla Nikki, e non posso che concordare. Deve esserci qualcosa sotto. Deve esserci.
“Consideratela come una dimostrazione di onestà” continua Stella, in un tono che vorrebbe essere suadente. “A noi Sfigati non piacciono i sotterfugi. Preferiamo attaccare apertamente piuttosto che agire nell’ombra, come avete sempre fatto voi Mocassiniani.”
“Come possiamo fidarci della tua parola?” obbietta Ashley, senza staccare lo sguardo dagli occhietti cattivi di Stella. I suoi scadenti orecchini a spirale oscillano senza sosta, come a volerlo ipnotizzare. “Capisco. Temi una fregatura, eh, Betterton?” arguisce Stella. “Vediamo se ti convincerai della mia buona fede dopo che ti avrò presentato i miei amici.” Le porte dell’Ufficio si spalancano ancora una volta per lasciar emergere dalle ombre del corridoio un corteo decisamente poco à la page. L’apparizione mette a dura prova i nervi già compromessi dei membri più sensibili del Club, come Patricia Fulton, che sviene per l’ennesima volta, per riprendere conoscenza solo dopo l’aerosol di Chanel 5° somministratole da Edith.
“Vi presento la comandante delle truppe degli Sfigati, nonché presidentessa del Club dell’Orgoglio Femminile, Zenobia Hernandez” annuncia Stella, facendo cenno a una ragazza dai lunghi capelli scuri,  la mascella pronunciata e lo sguardo feroce, puntato sui tacchi altri delle presenti: ai suoi occhi, i laccetti delle loro mary jane, stretti attorno alle caviglie, sono le catene imposte alla donna dalla tirannia del maschio.
 “A seguire, l’imponente Zebedee Brawn, che rappresenta l’Orchestra scolastica”  miagola Stella, sorridendo provocante a Bull Dozer Brawn, ancora più alto e nerboruto di quanto ricordassi. “Nessuno suona il trombone come lui…”
 In cima a quella minacciosa montagna di muscoli, i suoi occhi minuscoli sono tutti per Stella, adoranti.
“A rappresentanza dei Secchioni e di tutti i circoli scientifici c’è Bill Boffin, per tre volte vincitore delle Olimpiadi di Algebra, e, come portavoce dell’Highlights, mia sorella Holly, che è qui anche in veste di presidentessa del Club dei Topi di Biblioteca.”
Nel riconoscere due dei miei colleghi redattori abbasso vigliaccamente il capo.    “Curioso! Nelle schiere dei Mocassiniani riconosco nientemeno che Barnabas Babcock, il capo-redattore dell’Highlights!” osserva Stella, deliziata dalla scoperta. “Bill, Holly, immagino che non vediate l’ora di vendicarvi del vostro superiore! Oltre ad essere un insopportabile pallone gonfiato, per tutto questo tempo è stato dalla parte del nemico! Come sono quei mocassini, Barnie? Comodi, vero?”
“Bastantemente ergonomici, esecrabile peripatetica la cui scarpinata ricorda quella di una marzaiola” la apostrofa Barnabas, imperturbabile. “Ti sollecito ad impratichirti pure nell’osculum infame sulla mia persona, ma d’altronde è sconveniente indugiare oltre in contumelie anodine giacché per te inintelligibili.”
Stella, che non ha capito una sola sillaba (come, del resto, la maggior parte dei presenti) decide di proseguire come se nulla fosse con le presentazioni: “A ricordarvi di come brucerete nelle fiamme dell’inferno per le vostre azioni, Peter Pufendorf, capo-seminarista della Compagnia della Santissima Croce… mentre il leader del Club degli Ambientalisti, Barry Jackall, vi farà pagare cara ogni vostra pelliccia di visone.” 
E indica un tipetto grassoccio dai vaporosi capelli biondi, con un pesante rosario d’argento attorno al collo, e, per contrasto, un ragazzo dinoccolato, il volto affilato e un’espressione torva che ricorda quella di un gipeto (assunta forse per solidarietà, visto che si tratta di un uccello in via d’estinzione).
“Ultimo ma non ultimo, Gary Gale, presidente dei Fanatici del Fantasy” conclude Stella, mentre Gary, alto e con il viso assediato dall’acne, saluta con aria smarrita il pubblico, decisamente ostile, del Mocassini Club. “Hai dimenticato di dire che ho vinto più volte il titolo di Grande Re dei Giochi di Ruolo e che ho pubblicato due poesie in Sindarin, Na tinúviel e In memmin leng” puntualizza Gary, orgoglioso, per poi esibirsi in una risatina suina che strappa a Mia e a Gloria un grido d’orrore. Pensandoci, però, non so se a spaventarle tanto sia stata la sua risata da Orchetto, la gobba degna di Gollum o la t-shirt di Dangeons&Dragons. Angelica e Herman, intanto, si piegano in due dalle risate.
“Spero proprio che questa sfilata di fenomeni da baraccone sia finita” commenta Nikki, scoprendo i denti, minacciosa.
“Sì, mia cara Shirley Temple, questi sono i rappresentati al completo delle nostre forze ribelli” risponde Stella, senza vacillare, poi si rivolge ad Ashley: “Allora… che ne pensi, Betterton?”
Ashley, per tutta risposta, si volta verso i suoi compagni à la page.
“Alzi la mano chi è a favore della guerra.”
“Alzi il drink, vorrai dire” lo corregge Stella, con una risatina malevola.
Jude Essex, Irvin Walpole, Aleksandr Ustinov, Paul Peck, Misha Minkowski e Simon Selkirk scagliano immediatamente le braccia muscolose in alto,  afferrando al volo l’invito di Ashley, come la palla durante una partita di pallanuoto. Subito dopo si levano anche le mani delle cheer-leader, e quella di Herman, che fa tintinnare compiaciuto i cubetti di ghiaccio del suo Martini: “Alla vostra salute, Sfigati!”
Poi è il turno di Blanche Chemel e Barnabas Babcock. E delle gemelle Hines. E delle sorelle Mancini.
A poco a poco il Mocassini Club si trasforma in un’onda anomala di mani alzate, scintillanti di anelli e braccialetti preziosi.
Tra la folla il mio braccio esitante passa inosservato.  “Nikki?” “Non mi fido, Ashley…” sbotta lei, in tono mortifero. “Ma mi sembra che non abbiamo altra scelta.”
Il sorriso di Stella si allarga, se possibile, ancora di più. “E poi non c’è occasione migliore di una guerra per spaccare la faccia  a quella serpe” prosegue Nikki.
“Allora siamo d’accordo?” incalza Stella, porgendo la mano ad Ashley. Lui le rivolge uno sguardo di puro disprezzo, poi, lentamente, le stringe mano. Le sue orrende unghia finte affondano nella pelle candida di Ashley.  “Ci vediamo sul campo di battaglia” conclude Stella. “Domani. A mezzanotte. Corridoio principale.”
 “Conterò i minuti” sibila Ashley.
“Andiamo, amici miei, togliamo il disturbo” ingiunge Stella. “Ah, dimenticavo, Betterton…  fammi sapere qual crema per le mani usi. Sono morbidissime.” Qualcuno dei suoi alleati ridacchia di gusto.
“A presto, Mani di Seta!”
E con uno starnazzare d’oca richiude alle sue spalle la porta dell’Ufficio della Preside, inghiottita dalle tenebre da cui è venuta.
Ancora per qualche istante il silenzio è interrotto solo dal pat pat delle sue infradito sul marmo del corridoio. Poi un mormorio di cocente indignazione si leva come nebbia dal Mocassini Club.
“Non ci posso credere!”
“…Quella vipera!”
“E’ la fine!”
“Non sa con chi ha a che fare!”
Ma avete visto le sue scarpe?!
“Dobbiamo pensare ad un piano” prende il comando Nikki.
Io rimango in disparte, ancora scosso, e sono l’unico ad accorgersi dello scricchiolio esitante della porta, che si schiude nuovamente per lasciare entrare Anonymous, il fiato corto e la fronte imperlata di sudore. “Topher! Mi dispiace… giuro che non sono stato io a dirglielo!” si affanna, con aria mortificata. “Appena ho saputo sono corso qui a cercarti… io davvero non ho detto niente! Mi credi? Vero?”
Nikki mi salva dall’imbarazzo di dover rispondere di no. “Sparisci, pustola, se non vuoi che ti prenda come ostaggio” ruggisce lei. “Vieni, Fatina, abbiamo bisogno di te per elaborare una strategia…”
Mi mette un braccio attorno al collo e la seguo, lasciando Anonymous solo e ansante.

Ora si appresta un evento luttuoso,
vento di guerra soffia senza riposo…
Gli Déi tremeranno sui troni dorati,
quando i Titani saran ridestati…

No, devo aver saltato un verso.
Ora si appresta un evento luttuoso,
vento di guerra soffia senza riposo…
E poi? Come continuava?
Accidenti, odio quando non ricordo le profezie che mi riguardano. Poi con tutta questa confusione è praticamente impossibile concentrarsi. Non che mi capiti poi tanto spesso, di dover tenere a mente vaticini sul mio conto, pensandoci.
Señorita Niqui” esordisce Esperanza, affacciandosi sull’uscio del salone da ballo di Villa Hortense. “Son las cincoes l’ora della tua taza de tequila.
“Non adesso, ‘Speranza” la zittisce Nikki, fulminandola con lo sguardo. “Sto cercando di addestrare le mie milizie.”
Poi si rivolge alla moltitudine del Mocassini Club, con un piglio severo e autorevole: “Come sapete la Wefanie High School non è più il luogo sicuro di una volta. La nostra sede è stata orrendamente violata, perciò vi ho accolti in casa mia, quest’oggi, per preparaci al meglio alla battaglia. Il tempo a nostra disposizione è ridotto. Mancano ormai poche ore, ma non c’è ragione di disperare. Devo chiedere a ciascuno di voi di mantenere la calma e rimanere concentrati sull’obbiettivo: la totale disfatta degli Sfigati!”
Il Mocassini Club scoppia in un fragoroso applauso, amplificato dall’eco.
Della Pantomachia saran questi gli albori,
è questo l’inizio di inumani dolori…

E’ evidente che si riferisce alla battaglia…
Per tempi più neri tenetevi pronti,
perché i vivi tra voi vorran essere morti…

 Questa non è esattamente una rima… ma non importa. In ogni caso gli unici versi che ricordo non sono granché d’aiuto.
“Ma che cosa intendono esattamente per ‘guerra’, poi?” la voce gracchiante di Gloria si insinua tra i miei pensieri, già poco coerenti. “Che intendono fare? Starnutirci addosso?”
“Non hai visto i brufoli che hanno sulla faccia?” la rimbecca Mia, rabbrividendo al sol pensiero. “Sono delle bombe di pus ad orologeria!”
“Oh, io credo ci sia molto di più da temere dell’acne, ragazze” risponde Nikki, con aria grave. “Non dobbiamo sottovalutare il nemico. Potranno anche avere un aspetto ridicolo, e mancare del tutto di senso dello stile, ma non ci avrebbero mosso guerra se non avessero degli assi nella manica slabbrata dei loro orrendi maglioncini infeltriti.” “E noi? Ce li abbiamo degli assi nella manica?” domanda Angelica.
“Oh, Angelica. Sei arrivata” osserva Nikki, con un sorriso tirato. “Cominciavamo a temere che tu ed Herman vi foste persi.”
Qualcuno deve aver invertito i segnali stradali, ma siamo riusciti a trovare comunque l’indirizzo, grazie” ribatte Herman. “In ogni caso, sì, abbiamo anche noi i noi le nostre risorse” prosegue Nikki, in tono pratico. “Innanzitutto i nostri amati Wefanie White Whales. Contro i nostri campioni di pallanuoto quei mostriciattoli rachitici hanno di che temere…” “Io ho contattato anche gli Alexandria Alligators” annuncia compiaciuta Angelica. “La squadra di pallanuoto dell’Alexandria University, non so se hai già avuto modo di conoscerli…”
“Non in senso biblico come li conosci tu, ma li conosco abbastanza bene” obbietta Nikki.  “Combatteranno per noi, immagino?”
“Saranno felici di prestarci i loro prorompenti muscoli” risponde Angelica, con un luccichio libidinoso negli occhi. “D’altronde sono veterani del Club, non vorrebbero mai che la loro vecchia scuola cadesse in mano ai Perdenti.”
“Bene” la liquida Nikki, tornando a rivolgersi alla folla. “Naturalmente non possiamo aspettarci che i nostri prodi atleti combattano da soli contro le forze del male… e dei malvestiti. Mi aspetto che le mie cheer-leader diano il meglio di loro: molte delle nostre coreografie si riveleranno utilissime in combattimento. In più la mia colf Esperanza è a vostra disposizione per un corso accelerato di capoeira, mentre in collegamento Skype dalla Cina, troverete il mio life-coach To-Poun, ben felice di iniziarvi alla sacra arte del kung-fu. Sono certa che con il loro aiuto vi farete tutti onore in battaglia. Ma prima, sarà meglio cominciare con un po’ di teoria…” Detto questo tira fuori una lunga bacchetta e aziona il proiettore, che di colpo investe di luce un enorme pannello bianco appena disceso dal soffitto affrescato.
“Riuscite tutti a vedere? Sì? Ecco, questo è un classico esemplare di Secchione. E’ bene imparare a riconoscere i loro punti deboli, visto che, disgraziatamente, avremo presto a che fare con loro.” “A dire il vero quello è la foto di un macaco” le sussurro all’orecchio.
“Ops, che sbadata!” trilla Nikki. “Prossima diapositiva, ‘Speranza!”
Sullo schermo appare ora il disegno di un Secchione, rappresentato nella stessa posa dell’Uomo Vitruviano e completamente nudo, se non per una foglia di fico a coprirgli le pudenda e due calzini bianchi di spugna ai piedi.
Patricia Fulton trattiene a stento un conato di vomito, mentre le gemelle Hines si coprono il viso con le mani. “Lo so, sono immagini crude” ammette Nikki, solidale. “Ma dobbiamo essere pronti al peggio.”
Poi punta la bacchetta sugli occhiali dello Sfigato.
“La vista dello Sfigato è notoriamente debole. Dopo le lunghe nottate trascorse sui libri, queste meschine creature vivono ormai in un perenne stato di semi-cecità. Perciò tenete bene a mente: senza i loro occhiali sono perduti. E naturalmente, anche gli inalatori sono strumenti fondamentali per la loro sopravvivenza.
Altra pecca è la schiena ricurva” e qui sposta la bacchetta sulla spina dorsale, “che compromette seriamente il loro equilibrio. Come potete vedere gli arti sono gracili, inadatti a qualsivoglia attività fisica, ad eccezione delle gambe, che, dopo secoli di fughe disperate dalla violenza dei bulli, risultano agili e scattanti come quelle di conigli spaventati. Vi consiglio, dunque, di puntare alle braccia, affaticate dal peso di tutti i dizionari, i libroni e le enciclopedie che hanno dovuto sostenere. Data l’evidente inadeguatezza fisica, tendono a muoversi in gruppo ed evitano lo scontro diretto. Ma possono comunque essere pericolosi: sono capaci di stordirvi con noiosi,  interminabili e inconcludenti discorsi intellettuali, e gli scacchi li hanno resi abili strateghi.”
Patricia, terrorizzata, è costretta a lasciare la stanza, in preda ad una crisi isterica.
“Ma il vero tallone d’Achille del Secchione medio è il suo cuore” dichiara Nikki, indicando sul modello anatomico un punto molto più a sinistra del dovuto.
“Niente è più facile da carpire che il cuore di uno Sfigato” sentenzia, sfarfallando le ciglia folte, a mo’ di dimostrazione pratica delle sue doti di seduttrice. “Bastano poche moine o uno sguardo languido per ottenere da loro qualsiasi cosa desideriate.”
“Non sarà necessario che voi ragazze usiate le vostre armi di seduzione…  li spazzeremo via” assicura Aleksandr Ustinov,  con uno sguardo d’intesa a Misha Minkowski. “Anche senza l’aiuto degli Alexandria Alligators.”
“Non ne dubito, ragazzi, so bene quanto siate forti e coraggiosi, ma non dobbiamo dimenticare che i Secchioni adorano trafficare con aggeggi tecnologi, e hanno la scienza dalla loro parte… Fatina, una volta non mi avevi detto  che quel tipo - Gunther Bishop, credo - aveva scoperto un  nuovo tipo di metallo ultra-resistente nei sotterranei della scuola?”
“Ehm… sì, il guntherio” balbetto, imbarazzato, sentendo puntati su di me gli sguardi incuriositi di tutti i presenti. “Pare… pare che il terreno sotto la scuola ne sia pieno.”
“E’ probabile che abbiano sfruttato questa scoperta per armarsi contro di noi… o per fabbricarsi elmetti e corazze protettive. Sicuramente avranno a loro disposizione tecnologie sofisticate…”
“Chi ci assicura che Topher Dukes non abbia fatto la spia per l’Infradito Club sin dall’inizio?” sbotta Angelica, guardandomi malevola. “Non dimentichiamoci che su di lui pendono ancora delle gravi accuse.” “Qualsiasi processo è sospeso” si affretta a dichiarare Ashley, con aria definitiva. “Garantisco l’assoluta lealtà di Topher al Mocassini Club.”
Angelica e Herman si rannuvolano, non facendo alcuno sforzo per nascondere il loro disappunto, come se avessero appena appreso della posticipazione della Settimana della Moda a data da destinarsi. “Per quanto possa essere difficile a credersi” riprende Nikki, riservando loro un sorrisetto compiaciuto, “Dovremo batterci con avversari ben più pericolosi dei comuni Secchioni. Mi riferisco al cosiddetto Club dell’Orgoglio Femminile…”
“Quelle iene in gonnella!” commenta Irvin Walpole, astioso. I suoi compagni di squadra sghignazzano apertamente, facendolo arrossire. “Mi sa che qualcuno è andato in bianco…” azzarda Paul Peck, guadagnandosi un’occhiataccia. “La tua è una definizione calzante, Irvin” commenta Nikki. “Ma, a quanto so, loro preferiscono farsi chiamare ‘Amazzoni’ e non senza ragione: sono tutte campionesse di tiro con l’arco. E’ soprattutto da loro che dobbiamo guardarci…”
Club dell’Orgoglio Femminile” rimugina Mia. “Della Vergogna Femminile, se mai. Io non sarei affatto orgogliosa se mi conciassi a quel modo. Non credo che la Hernandez abbia mai visto un piega-ciglia in vita sua…”
“Io non credo abbia mai visto una striscia per ceretta, se è per questo. E forse neanche uno specchietto da borsa…” le fa eco Gloria, le labbra contratte dalla riprovazione. “Dio solo sa quanto ne avrebbe bisogno.”
Adoro sentirvi irridere i nostri nemici: potrei ascoltarvi per ore” riprende la parola Nikki. “Ma cerchiamo di rimanere concentrati. Le Amazzoni, a quanto so, sono tutte accoppiate tra loro…”
“Uuh… la cosa si fa eccitante!” sogghigna Aleksandr Ustinov.
“... il che è un altro fattore che possiamo utilizzare a nostro vantaggio. Se ne colpiamo una, anche la sua compagna sarà automaticamente fuori gioco. Una volta caduta Diana Gouges, cadrà anche Zenobia Hernandez… e così via. Vi ho preparato un pratico schema delle loro relazioni saffiche, in modo che possiate memorizzarle: ci sono la Hernandez e la Gouges, poi Olympia Sheppard e Ippolita Kinney, Voltairine Wittig e Callisto Firestone…” “Ma basteranno un corso accelerato di kung-fu e capoeira per tenergli testa?” obbietta Blanche Chemel, preoccupata.
“Probabilmente no” risponde Nikki. “Per questo dovremo far ricorso all’armeria di nonna Hortense.”
Mia e Gloria trattengono rumorosamente il fiato. “Judith Hortense! Che possa riposare à la page.” “Che possa riposare à la page” risponde in coro il resto del Mocassini Club, chinando il capo in segno di rispetto per quella  leggendaria Reginetta del passato.
 “Che ne facciamo della Santini?” domanda poi Ashley, al termine del doveroso minuto di silenzio. “E’ lei la responsabile di tutto questo.”
“Oh, nessuno dovrà preoccuparsi di lei” risponde Nikki, con un terribile, gelido sorriso. “Stella Santini è mia. La punizione per la sua arroganza sarà esemplare. Questa notte tutti voi vedrete Stella Santini strisciare, baciare le mie Louboutin e supplicare pietà.”
“Oh, davvero?  Hai un nuovo paio di Loubutin?” si interessa Gloria, battendo le mani dall’entusiasmo.

“Cos’è che stiamo facendo, esattamente?” “Te l’ho detto, Fatina, ci servono delle armi” mormora Nikki, guardandosi in torno con aria circospetta.
“E da quando il tuo armadietto è una santabarbara?”
Siamo di nuovo a scuola. Il silenzio, nei corridoi bui, non è mai stato così opprimente, come se sapesse già che nel giro di pochissime ore verrà squarciato da grida di guerra e urla belluine.
“2… 11… 17… ” scandisce Nikki, trafficando con il lucchetto “…e… 55!” “Hai cambiato la combinazione? Non era 90-60-90?” L’armadietto si apre con il consueto, sgradevole cigolio, ma, una volta spalancato, non c’è nessuna traccia dei soliti scaffali stipati di riviste, cosmetici e accessori d’emergenza. Al loro posto, la luce dorata di un lampadario di cristallo in miniatura e le fiamme di un piccolo camino illuminano l’ingresso di un accogliente salottino rococò, arredato con poltroncine e pouf damascati, una toeletta istoriata, in profumato legno di canfora, e un paravento cinese dalle suntuose decorazioni floreali. Non mi sforzo neanche di apparire stupito di fronte a questo ennesimo passaggio segreto. Mi sono convinto ormai da tempo che la Wefanie debba essere una specie di succursale americana di Hogwarts. “Benvenuto nel Budoir della Reginetta, Fatina!” “Grazie tante, ma perché vengo a sapere solo adesso della sua esistenza?”
“Oh, be’, è mancata l’occasione” butta lì Nikki. “E’ da un bel po’ che non mi concedo del sano relax nel mio salottino privato… ma questo non è il momento adatto per prendersela comoda.”
Si dirige in fretta verso un grande quadro appeso alla parete foderata di seta rosa antico. Circondato dal lussureggiante fogliame d’oro della sua cornice, il ritratto di una donna ci osserva con aria regale. “E’ tua nonna, vero?” domando, inutilmente: gli stessi occhi verdi di Nikki brillano sul volto dipinto di Judith, autorevole ed elegante, con i lunghi capelli argentei raccolti da una tiara di smeraldi e il collo di cigno cinto di perle.
“Era una donna straordinaria” ricorda, accarezzandola con lo sguardo. “E’ da lei che ho imparato tutto quello che so.”
Le prendo la mano e mi sorride, arrossendo leggermente. “Pago un artista perché venga qui ogni giorno a dipingerle addosso un abito diverso” confessa, senza staccare gli occhi dal quadro. “Voglio che continui ad essere à la page, anche adesso che non c’è più…”
E’ la cosa più dolce che abbia mai sentito, e anche la più morbosa. “Non credo ci sia mai stata una Reginetta più amata e venerata di lei. D’altronde, ha compiuto l’estremo sacrificio per il bene del Mocassini Club…”
“L’estremo sacrificio…?” “E’ andata a letto…” comincia Nikki, con voce tremante “… è andata a letto con un Secchione.”
Quale atroce martirio.
“Il Secchione-capo, Ernst Olofsson” puntualizza poi. “Sai, Fatina, non è la prima volta che gli Sfigati si ribellano al nostro dominio. E’ già successo, tanto tempo fa, alla fine degli anni ’50, durante la presidenza di Jason Betterton. Ernst Olofsson, il leader del Club delle Scienze,  scoprì il segreto del Mocassini Club e minacciò di scatenare una rivolta. Mia nonna dovette fare appello a tutto il suo coraggio, ma alla fine lo sedusse, e la guerra fu scongiurata.
“Ernst era follemente innamorato di lei. Avrebbe fatto qualunque cosa per renderla felice. Così nonna Judith pensò di sfruttare l’ingegno del suo amante per proteggere il Club da eventuali insurrezioni future. Si fece fabbricare delle armi speciali, che lasciò in eredità alle generazioni di Mocassiniani a venire. Delle armi che da allora, fino ad oggi, non hanno mai visto la battaglia.”
Nikki tira fuori dalla borsetta la Chiave di Wanessa Wefanie, che apre tutte le serrature della scuola, e la inserisce in una fessura nascosta tra le foglie dorate della cornice. Con uno scatto, il quadro si stacca dal muro, scoprendo una profonda nicchia buia. Nikki si affretta ad esaminare il contenuto, ma il passaggio è troppo stretto perché anch’io riesca a vedere alcunché. “Fatina, ti dispiace metter su un po’ di tè mentre tiro fuori gli armamenti? Troverai tutto l’occorrente su quella consolle Luigi XIV dietro di te” propone, la voce appena udibile in tutto quel frugare. “Miscela ‘Principessa Sissi’ per me, grazie... con un goccio di rum.”
Annuisco e compio il rituale meccanicamente, osservando come ipnotizzato il fuoco del camino, che,  sibilando, schizza di riflessi rosso sangue la corazza panciuta del bollitore. Poi, come un sospiro, un nugolo di minuscole bollicine si levano dal fondo metallico e si lasciano trascinare in superficie, fino a scoppiare. Nel ribollire dei miei pensieri risale a galla anche il ricordo della lite furibonda con Bennet. Possibile che non sia stato solo un incubo? Le parole che gli ho urlato solo ieri ora mi sembrano estranee, come doppiate in un’altra lingua, sconosciuta e minacciosa. Non posso essere stato veramente io a parlargli in quel modo.
Non so più quante volte ho provato a chiamarlo, ma il telefono è staccato. Forse anche lui ha saputo del Mocassini Club. Come se non l’avessi deluso già abbastanza…
Lancio uno sguardo in tralice a Nikki, di cui riesco a vedere solo il sedere ondeggiante (coperto dalle piume di struzzo del suo suntuoso abito Chanel), mentre si affanna a rovistare tra i cimeli di nonna Judith.
Forse dovrei ritentare e chiamarlo. Ma la voce registrata della segreteria sa essere accogliente quasi quanto una porta sbattuta in faccia… E se invece rispondesse, questa volta?
Riuscirei a sopportare quello  che avrebbe da dirmi? “Uff! Ecco fatto!” sospira Nikki, riemergendo dalla penombra dell’arsenale, con le braccia cariche di quel che si direbbero gioielli e monili, più che armi di guerra.
Leggermente trafelata, sparge il ricco tesoro sul divano e si abbandona su una poltroncina, mentre riempio fino all’orlo due tazzine di pregiata porcellana cinese. Il mio fiore di tè, a contatto con l’acqua bollente, prende coraggio e si schiude in una fiamma viola acceso. 
“Delizioso, non è vero?” commenta Nikki. “Maria Antonietta ne andava matta. L’Imperatore della Cina le regalava fiori di tè continuamente. Altro che il solito bouquet…”
“Già, ci sapeva fare” borbotto, abbandonandomi su un pouf. “Quali sono le armi in dotazione, allora?”
“Oh, sì, eccole!” squittisce, eccitata. “Queste qui sono la copia esatta delle stelle di diamanti e perle con cui la principessa Sissi si acconciava i capelli. Sostengono bene la chioma, e all’occorrenza sono ottimi shuriken da scagliare contro il nemico…”
“Preziose” mormoro, senza staccare le labbra dall’orlo della mia tazzina. “In tutti i sensi.”
“… invece questi sono guanti ricoperti di brillanti: bellissimi da vedere indosso ma dolorosissimi sulle gengive quando rivestono un pugno chiuso! Poi abbiamo anche una serie di borsette borchiate, che andrebbero considerate come una reinterpretazione chic della tradizionale mazza chiodata…”
“Quella blu si adatta benissimo all’incarnato di Herman Northangle…” ironizzo, pur non avendo mai avuto così poca voglia di ridere.
“Perfettamente d’accordo, Fatina” sogghigna Nikki. “Per i maschietti ci sono anche armi più virili, però. Questo papillon, per esempio… sembra un normale farfallino di seta, vero? E invece ha due lame nascoste: ottimo travestimento per uno shuriken. Poi ci sono anche scudi richiudibili che possono raggiungere le dimensioni di un copri-bottone, smoking ignifughi…”
“E quegli anelli?” domando, con un altro sorso.
Cerco di concentrarmi il più possibile, ma l’occhio cade continuamente sul bozzo nella tasca dei miei pantaloni: il mio cellulare, sempre così maledettamente silenzioso, più pesante di un macigno.
“Oh, quelli sono esattamente identici all’anello di Lucrezia Borgia. Gli smeraldi sono cavi, in realtà: all’interno c’è una varietà di arsenico altamente letale…” spiega Nikki, in tono solenne, “…da usare nel caso qualcuno di noi finisca in mani nemiche, sia contro di loro che per darsi la morte, senza dubbio preferibile alla prigionia… e c’è anche la versione maschile: due gemelli pieni di veleno da appuntare alle maniche della camicia…
Le perle di questi collier, invece, se lanciate, secernono un gas soporifero: l’ideale per sorprendere il nemico o per una fuga d’effetto...”
Ripongo la fragile tazzina sul suo piattino. Forse con troppa veemenza.
Che cosa starà facendo adesso?
Sarà tornato da Stella? Vorrà combattere contro… di me? “Da qualche parte dovrebbero esserci delle granate.... e della cipria esplosiva” rimugina Nikki, sforzandosi di ricordare. “E se non sbaglio, nonna Judith aveva menzionato anche dei rossetti-laser…”
Bennet non lo farebbe mai.
Forse proprio in questo momento starà cercando di far ragionare Stella… e di convincere gli altri a non combattere. “Fatina, stai bene?” domanda improvvisamente Nikki, lanciando sul divano, imprudentemente, la bomba a mano (a forma di boccetta di profumo) che stava soppesando.
“Sì… sto bene, perché me lo chiedi?”
“Non mentire, Topher” persevera Nikki, tendendo l’arco del sopracciglio e puntando su di me il suo sguardo dardeggiante. “Sei preoccupato per la battaglia, non è vero?” E’ inutile provarci. Impossibile nasconderle qualcosa.
“E’ colpa mia” mi arrendo, annegando lo sguardo nelle profondità brune del mio tè. “Cosa?” “La battaglia... Stella… è tutta colpa mia.” “Fatina, sai che non è vero.”
“Sì, invece… perché credi che Stella Santini abbia fatto tutto questo? Mi odia, Nikki. Non sopporta di aver perso Bennet…”
E la capisco.
Ora che credo di conoscere la risposta, avrei preferito non essermi mai chiesto cosa dovesse aver provato.
“Ascolta, Fatina” prosegue Nikki, accorata. “ So che sei preoccupato. So che mi sbagliavo su Stella, e che è molto più pericolosa di quanto pensassi. Uno dei miei peggiori incubi si è avverato nel momento stesso in cui ho visto quella… futura shampista sulla soglia del nostro amatissimo Club. Ma non ci arrenderemo, Fatina. Combatteremo fino alla fine, e trionferemo. Fatina, io giuro, quant’è vero che mi chiamo Nicole Hortense, che ti porterò la testa di Stella su un piatto d’argento, fumante e con una mela in bocca...”
“Nikki, non capisci…  qui parliamo di armi… e guerre! La situazione è totalmente fuori controllo…” gemo, passandomi le mani tra i capelli. “Da quanto sono arrivato in questa scuola nulla è più come prima! Adesso stiamo… state preparando una battaglia! Una battaglia, Nikki! Ho combinato tanti guai, ma non sono mai stato un casus belli! Vi ho messo tutti in pericolo… ti ho messo in pericolo! E per cosa? Perché non ho saputo scegliere… perché non ho…”
“Fatina, il Mocassini Club ha regnato indisturbato per secoli! Per quanto sia seccante, era inevitabile che prima o poi il suo potere venisse messo alla prova! Sei spaventato, lo capisco… ho paura anch’io. Ma questa notte farò tutto ciò che è in mio potere per riportare tutto esattamente come prima, per far sì che il sacrificio di mia nonna non sia stato vano…”
“… solo colpa mia…” “Fatina, l’unica cosa che conta, adesso, è sconfiggere una volta per tutte i Secchioni… tu non hai nulla da rimproverarti” mi interrompe, avvicinandosi. Non chiedevo altro: nascondo il viso nell’incavo profumato del sua scollatura, e lei prende ad accarezza dolcemente i capelli. “Il tuo è il tipico complesso di Elena... è normale. Ma non devi sentirti in colpa. A me basta che tu sia al sicuro. Per me è importante che tu faccia esattamente quello che fa Elena di Troia: rimanere al sicuro e continuare a risplendere in tutta la tua commovente bellezza...”
Non so davvero come ci riesca. Persino in questo momento, ora che le sorti del Mocassini Club pesano sulle sue spalle, lei riesce a trovare le parole giuste per rubarmi un sorriso, anche se per poco.
“Vedrai, presto sarà tutto finito” aggiunge lei, stringendomi più forte a sé. “Tornerò presto qui da te, e sarà già tutto finito.”
Il calore del suo abbraccio, il suo inebriante profumo di rosa, le soffici piume del suo vestito… A volte mi sembra di non riuscire a dimostrarle quanto le voglia bene...
“Aspetta…” sbotto, sollevando lo sguardo. “Hai detto ‘tornerò presto qui da te’? Non vorrai dire che…”
“Sì, Fatina, nessuno conosce la combinazione del Budoir. Non avrai nulla da temere qui…”
“E invece sì! Ho tutto da temere!” esclamo, infervorandomi. “Tu sarai lì fuori! A batterti con Amazzoni e chissà chi altro ancora…  e non voglio neanche pensare a quali diavolerie avrà escogitato quella psicopatica di Stella! Come puoi pensare che accetti di restare qui, buono, a sorseggiare una tazza di tè, mentre lì fuori scoppia l’Apocalisse?!”
“Fatina, non essere irragionevole…”
Tu sei irragionevole!” obietto, scattando in piedi. “Sono una frana, è vero: non ho i muscoli dei giocatori di pallanuoto… non conosco le tue Mosse Mistiche di kung-fu… ma non rimarrò qui fermo ad aspettare! Non potrei mai rimanere qui, rintanato in un angolo, col mio orsacchiotto, senza poter fare altro che pregare che non ti accada nulla di male…”
E Bennet, poi?
Se ci sarà anche lui, devo trovarlo. Devo spiegargli… Non posso permettere che gli succeda qualcosa…
“Io non posso. Non posso stare qui! Hai capito?!”
Non accade molto spesso che riesca ad ammutolire Nikki.
Mi guarda dal basso, ancora seduta trai cuscini, con i suoi grandi occhi verdi,  sbarrati e umidi. Sembra stia lottando con se stessa per non piangere.
Distolgo lo sguardo, accaldato, il fiato corto dalla collera.
“Va bene”  cede Nikki, calma. Il suo tono non è conciliante, né esasperato. “Lo capisco.”
“Grazie” rispondo, in modo ancora un po’ troppo brusco, rimettendomi seduto e ingollando un lungo sorso di tè, ormai gelido.
Nikki invece si alza, senza proferire parola, e si dirige verso l’arsenale ancora aperto. Prende qualcosa che produce un tintinnio argentino, e poi richiude dolcemente il ritratto, con un ultimo sguardo d’intesa con Judith.
“Vorrei che indossassi questa, sotto i vestiti” mi dice, con una leggera esitazione. “Per favore.”
“Cos’è?” domando, cercando di nascondere l’imbarazzo per il mio scatto d’ira.
“Una cotta di maglia” spiega lei, facendo colare sulle mie mani una lucente e fredda cascata di perle. “Filo d’argento e perle di Britannia. Giulio Cesare in persona la commissionò per vestire la statua di Venere.”
“Nikki…”
“Sì, lo so, è modellata per un corpo femminile” riconosce, osservandola meglio. “Ma tu sei così magro… ti proteggerà…”
“Nikki…”
“Voglio che tu la metta, Topher” dichiara. L’espressione dura sul suo volto non ammette repliche. “La metterò.”
“E voglio anche che tu mi faccia una promessa.”
“Ti ascolto.”
“Scenderai in battaglia, non te lo impedirò” ribadisce, gli occhi fieri che mandano lampi. “Ma se le cose dovessero mettersi male… se per qualche motivo io non dovessi più essere in grado di proteggerti…” “Ti prego, Nikki, non dirmi…”
“Ascoltami, Topher, è importante. Se per qualche motivo io non dovessi più essere in grado di proteggerti… tu dovrai tornare qui. Lascia perdere tutto e torna qui, intesi?  Devi tornare qui, al sicuro. Promettimelo.”
Il suo viso è una maschera di granito.
“Te lo prometto.”
Nikki si abbandona ad un sospiro e mi getta le braccia intorno al collo, mentre la stringo forte attorno al suo vitino di vespa.
“Farai tremare tutti, vedrai, Nikki. Tua nonna sarebbe fiera di te” le sussurro, il viso smarrito trai suoi ricci dorati. “E con questo abito sei più bella che mai.”
“Grazie, Fatina” gorgheggia lei. Non posso vederla, ma la sento sorridere, mentre le sue mani mi accarezzano la schiena.
“Ma sei sicura che non ti ostacolerà nei movimenti?” domando, senza sciogliere l’abbraccio. “Non è esattamente l’abbigliamento adatto per un combattimento…” “Vestiti bene ovunque tu vada” recita Nikki, ridendo. “La vita è troppo breve per passare inosservati.
 “Scommetto che questa non è una citazione di To-Poun…”
“No, infatti.”
“Fammi indovinare… Coco Chanel?”
“No… Paris Hilton.”  

Immersi nella luce della luna, un centinaio di mocassini e tacchi alti marciano come un piede solo lungo il corridoio principale della Wefanie High School. Solo pochi secondi di attesa, e il gigantesco orologio della scuola batte i fatidici dodici rintocchi. “Avete tutti le vostre armi?” si informa Ashley, teso.
Noi non abbiamo ricevuto uno straccio di arma” protesta Angelica, che per l’occasione indossa un boa decisamente intimidatorio. “Già, niente di niente” le fa eco Herman, imbronciato. “Ops… mi rincresce” si scusa Nikki. “Evidentemente non ci sono abbastanza armi per tutti… ma sei sempre stata brava a sputare veleno a grandi distanze, vero, Angie? Una volta ti ho visto schizzare fino a tre metri. Quanto a te, Herman, puoi sempre fingerti morto, dopotutto.”
“Nikki…” mormora Ashley, con un’occhiata di rimprovero.
“Oh… d’accordo” borbotta Nikki, lanciando loro addosso l’armamentario: “Prendete!” Intanto un inquietante rumore di marcia comincia a levarsi dal parco.
Le truppe nemiche si stanno avvicinando. “Sono già qui!” squittisce Patricia Fulton, rintanandosi tra le altre cheer-leader, tutte inguainate in sinuosi abiti-armatura, fatti interamente di squame d’oro.
“Nikki…” le bisbiglio, dopo averla raggiunta. “Ci ho riflettuto e penso che dovrei…”
“Cosa c’è, Fatina? Non ti convince la tua camicia? Ho scelto quella con gli uccellini che ti piacciono tanto… sono tutte specie europee: gli uccelli tropicali fanno troppo casa di riposo in Florida… quelle orreur!”
“No, la camicia è perfetta… la corazza di perle, piuttosto, pizzica un po’ troppo” ribatto. “Ma non è questo il punto… ho deciso di…”
“Scusami, Fatina, sono un tantino impegnata ora… ho pagato dieci ghost-writer per il mio discorso di incoraggiamento: devo incitare le mie truppe, adesso.”
“Ascolta…”
“Magnifici membri del Mocassini Club! Figli di Dior! E’ giunto il momento di combattere!” comincia, in tono grave, ergendosi di fronte allo schieramento. Il suo abito di piume freme al vento impetuoso della rivoluzione. “Dopo aver vissuto per secoli come ratti, zampettando nelle fogne dell’autocommiserazione e dell’alienazione, gli Sfigati hanno unito le forze e hanno invaso la nostra scuola. Hanno sfidato il nostro potere. Confutato il nostro sacro diritto al comando.
Questa notte, miei sudditi e amici, le schiere celesti di tutti i Presidenti e di tutte le Reginette del passato ci guardano e vegliano su di noi. E’ per la nostra gloriosa storia che dobbiamo combattere, ma soprattutto per un nuovo, dorato futuro! Come dice sempre il mio life-coach To-Poun: siate rapidi come il vento, maestosi come la foresta, avidi come il fuoco, incrollabili come la montagna!”
“NIKKI! NIKKI! NIKKI!” inneggiano, decisamente esaltati, i giocatori di pallanuoto (ad eccezione di Herman) e le cheer-leader (ad eccezione di Angelica). “NIKKI! NIKKI!” “Giusto: il mio nome è Nikki, un nome che significa “vittoria”!” prosegue lei, scaldandosi. “Considerate dunque il mio nome come una promessa! Vi prometto solennemente che, qualunque cosa accada, e con qualsiasi mezzo, la vostra Reginetta vi guiderà verso la vittoria! Insieme spazzeremo via i rivoltanti rivoltosi! Insieme riconquisteremo ciò che ci spetta di diritto! Insieme ci riprenderemo la Wefanie!” A queste parole il motto del Mocassini Club esplode come mille bottiglie di champagne appena stappate: “Kallistoi kai aristoi! Kallistoi kai aristoi!” Proprio in quel momento, le porte dell’ingresso si spalancano, spinte da due figure irriconoscibili: basse di statura, hanno entrambe il volto nascosto da elmetti argentati, con guizzanti riflessi bluastri. Nikki ci aveva visto giusto: sono elmetti di guntherio.
Al pensiero di Gunther, Rowland… e Anonymous, mi si stringe lo stomaco. Annunciate da assordanti squilli di tromba, subito dopo, fanno la loro comparsa d’effetto, dall’alto di imponenti cavalli palomino, le sei Amazzoni, con archi e scudi a mezzaluna. Ma più delle loro cavalcature, a stupire è la loro tenuta di guerra: sono completamente  nude, se non per l’elmo, da cui fuoriescono fulgide chiome ondeggianti, che non riescono a coprire del tutto i seni ben torniti. Le Mocassiniane rimangono a bocca aperta, e i ragazzi fanno fatica a tenere a freno la tempesta ormonale scatenata da tale inaspettata visione. Roger McRory e Boniface Brybe, degli Alexandria Alligators, azzardano un ululato d’apprezzamento. “Accidenti! Perché non ci ho pensato anch’io, ai cavalli?” mugugna Gloria, invidiosa. “Il topless sarebbe stato molto meglio a noi” aggiunge Mia, abbassandosi la scollatura, già parecchio generosa.
Intanto, dietro la fila delle discinte e minacciose Amazzoni a cavallo, marciano le schiere, apparentemente senza fine, dei Secchioni, tutti muniti di sfavillanti elmi e scudi di guntherio. Neanche loro sembrano del tutto indifferenti alla vista delle loro alleate, e devono ripulirsi continuamente l’armatura dalle copiose colate di bava.
Mi sollevo sulle punte dei piedi, cercando di scorgere i capelli biondi di Bennet.  Ma così conciati, con elmetto sulla testa e sneakers ai piedi, è impossibile distinguere uno dall’altro:  un esercito di cloni di Marvin il Marziano.
Nella confusione, riesco a captare solo alcuni brandelli degli incitamenti di Zenobia Hernandez, che troneggia altera sul suo destriero.
“… la diversità è la nostra forza! Questa notte non sconfiggeremo soltanto dei ragazzini viziati! Questa notte ci batteremo contro l’omologazione, l’arroganza e la prevaricazione!” arringa l’Amazzone. “Ricordate: i tiranni esistono solo perché esistono dei sudditi! Bene, compagne, da oggi smettiamo di essere sudditi! Da oggi siamo donne libere!”
“… e uomini liberi” aggiunge qualcuno, timidamente. “Parla sempre al femminile…”
“E uomini liberi!” ripete Zenobia, ma con minore convinzione. “Oggi, amiche mie, scriveremo la storia! Oggi sfideremo le forze dell’oppressione! POTRANNO TOGLIERCI LE NOSTRE BORSE DI STUDIO… MA NON CI TOGLIERANNO MAI LA LIBERTA’!” Le truppe degli Sfigati rispondono con ardore, battendo le armi contro gli scudi. “Brava! Bella e brava!” si arrischia qualcuno. “Ehm… Nikki” ritento, nel frattempo, cercando di non fissare troppo le Amazzoni, ma soprattutto le punte affilate delle loro lance e gli zoccoli scalpitanti dei cavalli. “Ci ho riflettuto e credo che dovrei parlare con Stella…”
Nikki si volta lentamente verso di me e mi guarda con un’espressione indecifrabile.
“Questa follia è andata avanti già per troppo tempo” continuo, un po’ esitante. “E’ evidente che Stella ha una questione irrisolta con me… penso di dover almeno provare a parlarle e a farla ragionare. Non capisco perché non ci abbia pensato prima… forse perché mi fa un po’ paura…  ma devo farlo…”
Nikki continua a guardarmi con occhi vitrei.
“Allora, tu che ne pensi?” incalzo, un po’ intimidito dal suo volto di sfinge.
“Penso che sia una buona idea…” si esprime finalmente Nikki.
“Ah, bene…”
“… peccato che non si sia presentata.”
I miei occhi setacciano in fretta la formazione nemica. Sforzandomi non poco, riesco a individuare alcuni dei generali Secchioni,  ma Stella brilla per la sua assenza.
Intanto, Zenobia Hernandez, che sembrerebbe aver assunto il comando in sua vece,  incita il destriero e si stacca dalla schiera Rivoltosa. Automaticamente Nikki, con passo solenne, la raggiunge a metà strada.
L’Amazzone smonta da cavallo e le due avversarie si stringono rapidamente la mano, scambiandosi sguardi truci.
“Dov’è Stella?” latra Nikki.
“Non è qui” risponde l’altra, lapidaria. “Lo vedo” replica Nikki. “Pensavo fosse lei a guidarvi.”
“Ha affidato a me il comando delle truppe” ringhia Zenobia. “E’ tutto quello che hai bisogno di sapere, Mocassiniana.”
“Non posso darle tutti i torti, se ha deciso di rimanersene a casa” commenta Nikki, il bel volto contratto dall’odio. “Sa bene che quando l’avrò tra le grinfie per lei sarà finita.”
Zenobia mostra i denti, i roventi occhi neri fissi sui suoi, di un verde quasi fosforescente, come quelli di un gatto.
“Il Club del Teatro ha deciso di mantenersi neutrale” sibila poi la regina delle Amazzoni, con una punta di disgusto nella voce. “Chiunque acceda al Teatro della scuola avrà diritto d’asilo, ma se le battaglia dovesse spingersi anche lì, allora anche i filodrammatici entreranno in guerra, contro entrambi gli schieramenti.” “Niente armi a teatro” riassume Nikki. “Tanto vi faremo capitombolare ancora prima che riusciate a vedere la fine del corridoio. Faremo del vostro sangue il nostro red carpet!”
“Questo è da vedere” abbaia  Zenobia, rimontando a cavallo. “Patetica serva del Patriarcato!”
Le due leader si rivolgono le spalle, la lunga coda color crema del palomino frusta l’aria, sfiorando appena il turbinio di ricci biondi di Nikki.
La Reginetta torna ai posti di combattimento, gli occhi ridotti a fessure e la bocca carnosa stretta dall’indignazione.
Al suo segnale, i copri-bottone dei pallanuotisti in prima linea, con un sonoro click, si aprono in ampi scudi d’oro. Subito i tiratori di scherma, tra i Mocassiniani, sguainano fioretti e sciabole, e intanto le cheer-leader cominciano la loro coreografia parenetica: “Datemi una M! Datemi una O! Datemi una C! Datemi due S! Datemi una I! Datemi una N! Datemi una I! M-O-C-A-S-S-I-N-I! Datemi una C! Datemi una L! Datemi una U! Datemi una B! C-L-U-B! M-O-C-A-S-S-I-N-I C-L-U-B!”
Contemporaneamente molti Secchioni asmatici si concedono un lungo respiro d’incoraggiamento dall’inalatore, mentre le Amazzoni incoccano le  frecce alate e tendono gli archi, con uno scricchiolio sinistro. “ALL’ATTACCO, PERDENTI! OGGI FINALMENTE SAREMO VINCITORI!” L’urlo marziale di Zenobia attraversa come un’aquila in volo tutto il corridoio, cozzando a mezz’aria con il grido bellicoso di Nikki: “ABBIA INIZIO LA DERATTIZZAZIONE!”
Ma ancora più assordanti, nella mia testa, sono le parole funeste della profezia.
Della Pantomachia son questi gli albori.
E’ questo l’inizio di inumani dolori…
   


Qualsiasi riferimento a sciami di meteoriti e a femministe a seno scoperto è puramente casuale. Dico sul serio, l'avevo deciso secoli fa e messo per iscritto sui miei appunti ormai ingialliti! :D I miei poteri profetici cominciano a spaventarmi!
In ogni caso, strane coincidenze a parte, spero che questo pacifico, nuovo capitolo sia stato di vostro gradimento. Grazie mille a tutti voi che continuate a seguire, leggere e recensire Mocassini Club! *___*
Un grosso bacio esplosivo :*


Esperanza, la fuerza de la pasiòn è la prima mini spin-off formato telenovela, incentrata sull'avventurosa giovinezza di Esperanza Vivas, la vulcanica colf di Villa Hortense. Passioni infuocate, amori proibiti e torbidi intrighi sullo sfondo di una caliente e insidiosa Buenos Aires...


Nelle puntate precedenti di
"Esperanza, la fuerza de la pasion"...
Esperanza Vivas e il suo amato Agapito Amador, entrambi originari di Buenos Aires, pur amandosi follemente, non possono sposarsi: Agapito infatti è già fidanzato con sua cugina Mercedes, da cui ha una figlia, Violeta. Dopo molte tribolazioni, tuttavia, Esperanza e il suo amato riescono a coronare il loro sogno d'amore. Vengono però ostacolati dal perfido Don Porfirio, innamorato pazzo di Esperanza. Rifugiatisi in Florida, i due possono finalmente a convolare a nozze. Dopo aver nascosto la morte accidentale del professor Orion Adichermatos, minaccioso ammiratore di Esperanza, e a seguito di un viaggio nel tempo dal quale la nostra eroina torna con tre figli avuti dall'eroe greco Diomede (Metrocle, Patostene e Agape), Esperanza e il suo amato Agapito possono finalmente vivere felici e prosperi. Poco dopo, però, una volta scoperta la propria sterilità e aver conosciuto la verità sulla paternità dei ragazzi, Agapito abbandona sua moglie e, ubriaco, cede alle
avances di Jolanda, un'estranea incontrata in un bar, per poi sparire nel nulla. Esperanza viene a sapere dal notiziario tv del misterioso suicidio del marito, che ha ingerito un peperoncino letale noto come "Fallo del Diavolo". Nemmeno il magico rosario d'oro di sua nonna Guadalupe può riportare in vita l'amato (la figlia Agape ha esaurito tutta la magia del rosario per ottenere il potere di far piovere caramelle a suo piacimento.) Così, rassegnata, dopo la totale distruzione della sua casa a seguito di un terribile terremoto, Esperanza, pur di garantire ai suoi figli un padre e un tetto sulla testa, accetta di sposare il suo corteggiatore Caleb Calfuray e di diventare socia nella sua impresa di onoranze funebri. Qui la donna conosce e stringe amicizia con l'infida Jolanda.

Epsiodio 22 - V de Violeta

Jolanda invita Esperanza a trascorrere con lei un pomeriggio di shopping. Una volta salite in macchina, però, Jolanda tira fuori una pistola ed Esperanza capisce che la donna è intenzionata a rapirla. Jolanda parte a tutta velocità, per fermarsi soltanto nel bel mezzo del deserto. Esperanza è terrorizzata e a nulla valgono le sue preghiere, poichè la donna dichiara di volerla uccidere e le rivela il suo segreto: il suo vero nome in realtà non è Jolanda, ma Violeta ed è la figlia avuta da Agapito con la sua ex-moglie Mercedes. Dopo la fuga di Agapito ed Esperanza da Buenos Aires, Violeta era stata cresciuta dal perfido Don Porfirio, il quale le aveva insegnato ad odiare suo padre per averla abbandonata. Don Porfirio, deciso a uccidere Agapito per avere per sè l'amata Esperanza, ha ordinato a Violeta, una volta cresciuta, di cambiare il suo nome in Jolanda e di sedurre suo padre Agapito, per poi rivelargli, solo dopo una notte di fuoco, la sua vera identità. Orripilato dall'incesto appena compiuto incosapevolmente, Agapito si è così suicidato, ingerendo il Fallo del Diavolo.
Esperanza ascolta shockata e incredula il terribile racconto di Violeta, che prosegue la sua confessione: aver indotto il padre al suicidio non è sufficiente per lei, perché la sua sete di vendetta si sarà placata solo quando anche la donna che le ha portato via suo padre sarà morta, cioè Esperanza.

Episodio 23 - A oscuras
Esperanza, ancora rinchiusa nell'auto della sua figliastra psicopatica e armata di pistola, sa di essere in gravissimo pericolo. Si guarda intorno alla disperata ricerca di una via di fuga, ma si trova nel bel mezzo del deserto californiano. In lontanza, però, riesce a vedere degli edifici recintati e capisce che quella è la sua sola possibilità di salvezza. Riesce a distrarre Violeta, indicando il cielo e affermando di aver appena visto volare un asino munito di sombrero. Violeta, mentalmente instabile, si volta subito a guardare e Esperanza ne approfitta per darsela a gambe. Scoperto l'imbroglio, Violeta la insegue e fa partire un colpo di pistola che, miracolosamente, manca Esperanza per un soffio. Dopo una corsa estenuante, Esperanza riesce a raggiungere l'edificio visto precedentemente, che scopre essere uno strano laboratorio. Cercando di sfuggire a Violeta, trova rifugio in un luogo buio e angusto, sperando di riuscire a sopravvivere alla furia assassina della sua figliastra.

Episodio 24 - Odisea del espacio
Esperanza non sa di essersi rifugiata in un'astronave, in quello che è un laboratorio segreto della NASA. Nell'ambiente angusto in cui si trova, la donna preme inavvertitamente il pulsante d'accensione e il missile aerospaziale, con all'interno Esperanza, viene sparato in orbita. Quando la donna si accorge dell'accaduto, è ormai troppo tardi: si trova nell'immensa solitudine dello spazio siderale. Passano settimane e la Terra si fa sempre più lontana, mentre Esperanza cerca di non impazzire, mangiando cibo in polvere e bevendo acqua ricavata dalla sua urina filtrata. Inaspettatamente, l'astronave di Esperanza viene attaccata da un enorme veliero di pirati spaziali che la portano sul lontanissimo pianeta Gorgonia. Gli abitanti del pianeta, molto simili agli esseri umani, sono stati assediati e schiavizzati dagli Xingi, malefici scimmioni alieni provenienti dal pianeta satellite Xinge.

Continuarà...


Le curiosità prive d'interesse

x Manglefags, l'Accademia Militare di cui Xanthippe Canfield è stata Preside per lungo tempo, ha un nome piuttosto feroce e omofobo: letteralmente, "Squarta-checche" o, se preferite, "Strazia-finocchi".

x Il nome di Xanthippe Canfield è un ovvio riferimento alla scorbutica (o vituperata) Santippe, moglie di Socrate. I suoi detrattori la dipingevano come una donna irascibile e, a volte, persino violenta. Mi sembrava il nome giusto per la moglie del Preside Canfield, ligia al dovere e alla disciplina, al contrario del suo placido e permissivo consorte.


Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License.
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ganymede