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Autore: Jooles    27/02/2013    3 recensioni
“Rin, riportami gli occhiali! Mi sono stufato delle tue prepotenze!”, gli urlò dietro Yukio, rincorrendo il fratellone tra i fornelli della cucina; non solo per la 'eternesima' volta gli aveva strappato gli occhiali dal naso credendosi simpatico, ma lo aveva persino condotto nel suo habitat naturale, la cucina, dove meglio sapeva destreggiarsi.
[Rin|Yukio; no incest]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rin Okumura, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhiali rubati & l'Eternesima volta


 








“No!”.
Di nuovo. Stava iniziando seriamente a diventare alquanto seccante.
Esiste un detto popolare, secondo cui il gioco è bello solamente nel caso in cui non duri molto.
Yukio ricordò che assomigliasse a qualcosa di simile, rimanendo in ogni caso alquanto incerto sull’ultima parte. Il senso rimaneva comunque quello e, prima o poi, con qualunque mezzo a sua disposizione, avrebbe dovuto inculcare quel concetto nella mente di quel pestifero di suo fratello.
“Rin, riportami gli occhiali! Mi sono stufato delle tue prepotenze!”, gli urlò dietro Yukio, rincorrendo il fratellone tra i fornelli della cucina; non solo per la eternesima volta gli aveva strappato gli occhiali dal naso credendosi simpatico, ma lo aveva persino condotto nel suo habitat naturale, la cucina, dove meglio sapeva destreggiarsi.
Certo, come se le grane non venissero mai da sole, pensò Yukio, ormai demotivato a far fronte alle marachelle del fratello.
“La piccola talpa non può leggere i suoi libroni senza occhiali, bleeeeeeeeh!”, lo schernì, con tanto di linguaccia annessa.
“E tu saresti anche il più grande dei due!”, disse Yukio, tentando di far breccia attraverso i sensi di colpa. Ma almeno che non si fosse trattata di una critica alla sua cucina, Rin non avrebbe nemmeno ascoltato quello che il fratellino aveva da dirgli.
“Ehi, ehi, bambini, andate a correre fuori, c’è una bellissima giornata,” tentò di rabbonirli Shiro, appena entrato in cucina.
Yukio non trattenne un sospiro di sollievo alla vista del vecchio.
“Papà, Rin mi ha preso gli occhiali… di nuovo!”. Yukio pensò che ora sì, che quel diavolo di un fratello sarebbe stato nei guai! Padre lo avrebbe sgridato di sicuro…
“Rin, ti prego, restituisci gli occhiali a tuo fratello e uscite dalla cucina, prima che combiniate qualche danno.”
Certo. Lo avrebbe sgridato. Sicuro.
Rin afferrò l’occasione del mancato rimprovero per correre con potenza di gambe verso l’uscita della chiesetta, inspirando profondamente la piacevolmente calda aria di metà aprile.
Yukio alle calcagna, si bloccò quando vide il fratello fermo in mezzo al viale, il braccio teso in avanti e la mano reggente una stanghetta dei suoi occhiali. Si avvicinò con fare furtivo, quasi si aspettasse un’imboscata da un momento all’altro.
“Tieni, prendili. Non mi sta bene quando inizi a piangere,” disse semplicemente, afferrando la manina del fratello nella sua e posandovi sopra gli occhiali.
Yukio lo fissò, poi alzò lo sguardo al cielo per reprimere un sottile velo di lacrime che aveva iniziato a fare capolino: non si sarebbe mostrato debole per una sciocchezza del genere. Infatti, come a voler dimostrare al fratellone che lui non era una femminuccia, disse –
“Non stavo piangendo!”, strappandogli gli occhiali che tenevano ancora entrambi in mano, per poi posizionarli con cura nell’incavo tra l’orecchio e la testa.
“Sì, sì, come no,” lo schernì Rin, mostrando un sorrisone divertito. Con un’ultima pernacchia, superò il fratellino e iniziò a saltellare per rientrare dalla cucina.
 
 
“Dammeli subito!”, disse timidamente Yukio.
Il ragazzino sbuffò provocante, sventolando con il braccio teso all’altezza del suo mento degli occhiali da vista.
“Vieni a prenderli!”, lo sbeffeggiò, piegando in uno scatto il suo braccio all’indietro, lanciando gli occhiali ad un compagno.
Yukio corse in avanti verso il bambino ciccione che li aveva appena afferrati, fermandosi di colpo quando li vide atterrare tra le mani di un altro ragazzino, secco e allampanato, il naso adunco. Yukio dunque si mosse verso di lui, pregando quei teppistelli di restituirgli ciò che era suo.
“Smettila di lagnarti!”, gli urlò quello che si atteggiava a capo banda. Poi si avvicinò al moretto ormai sull’orlo delle lacrime, assestandogli un calcio in petto che fece impattare dolorosamente il sedere di Yukio al suolo.
La scena provocò un’ondata di grasse risate da parte dei piccoli banditelli, che iniziarono a intonare un coretto improvvisato di parole poco piacevoli nei confronti di uno dei due gemelli Okumura.
Yukio si nascose allora il volto con l’avambraccio, iniziando a singhiozzare, ormai miseramente rassegnato all’idea di essere diventato il passatempo pomeridiano di quei ragazzini. Non si accorse però, troppo intento a far colare lacrime, che quei monelli avevano da poco smesso di sghignazzare felici e un suono di passi affrettati che si allontanava incuriosì Yukio a tal punto da doversi asciugare le ultime lacrime per poter osservare meglio la scena.
Di fronte a lui, un bimbo della sua stessa altezza e fattezze rideva glorioso, una piccola ferita sanguinante sul labbro, i capelli scompigliati, ma gli occhi guizzanti felicità resi leggermente più grandi dalle lenti che indossava.
Yukio stentò un timido ghigno, afferrando gli occhiali dal volto del bambino, per poi indossarli lui stesso.
“Quegli idioti, non conoscono nemmeno l’arte di rubare occhiali!”, enunciò fintamente indignato Rin.
Yukio lo osservò ammirato, orgoglioso in quell’occasione che quel rompiscatole fosse suo fratello; ma triste, quando la vergogna di essere stato protetto, ancora, superò la contentezza di essersi liberato di quei pianta grane.
“Graz…” tentò di dire, ma Rin aveva già iniziato a parlargli sopra.
“Idioti! Davvero credevano che gli avrei lasciato prendere senza lottare il mio passatempo preferito?”. Rin si diede un buffetto sul naso con un dito, atteggiandosi a superiore.
Yukio lo guardò con maggiore ammirazione, non importandogli granché del fatto che probabilmente, tra neanche mezz’ora, avrebbe rincorso Rin per la chiesa, urlando di restituirgli i suoi occhiali.

















Note dell'autrice

Questa cosa mi è venuta di getto; ero lì, impelacata nella continuazione di una storia per un contest quando, bloccata (ovviamente), ho deciso di staccare un attimino la spina. Il risultato è una piccola one-shot su due personaggi che mi stanno abbastanza a cuore, su di un manga/anime che ho amato davvero, ma sul quale non mi ero mai cimentata nella scrittura!
Gli scherzi di un momento di blocco dello scrittore eh? (scrittore? quale scrittore? SQS?).

Ribadendo che questa è la primissima volta che scrivo su questo fandom, di solito non stacco mai il sedere da quello di Naruto, vi prego di essere clementi *-*. Tiratemi anche i pomodori se volete (perché poi i poveri pomodori? Uno tira quello che ha sotto mano!), io corro nel mio seminterrato della vergogna u.u.

Un immenso grazie a coloro che vorranno lasciare un seppure minuscolo commento.

Au revoir. ^^

  
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