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Autore: Grotesque    27/02/2013    0 recensioni
Vi narro questa storia affinchè, finchè il canto delle sirene non si fermerà,
tutti possano conoscere questa epica ed infinita battaglia.
Le spade si incrociavano, in quella morsa mortale, nella consapevolezza
che, sconfitta la lama avversaria, sarebbe caduto l'unico avversario a loro degno.
E -che diavolo!- ottenuto tutto l'oro celato dal ponte della nave avversaria.
Oro, così brillante, donne, talmente splendide e formose.
Ma soprattutto, questa storia, si dedica a tutto ciò che noi uomini
-non quei figli di pescecani che si beano delle loro ricchezze senza lottare per ottenerle!-
amiamo di più in questo mondo.
Il rum.
------------
Il raiting potrebbe alzarsi.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Belgio, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1.Some sort of Legend
 
 
                                                                                                                                                            3 Luglio 1684, Puerto Bello(1)

I raggi del sole illuminavano prepotentemente la città anche a quell'ora di mattina.
Eppure le lenzuola erano morbide e fresche, la stanza illuminata da una luce dolce e allegra,
che accarezzava dolcemente tutto ciò su cui si posava, compresa la faccia del giovane.
Questo, docile, si muoveva appena fra le bianche e sottili lenzuola; difficile dire se fosse sveglio o meno,
anche se l'espressione rilassata suggeriva che fosse ancora immerso nel mondo dei sogni.
Dei gabbiani passarono accanto alla finestra aperta, solcando il cielo azzurro e vastissimo che si congiungeva
al mare sull'orizzonte, e strappando soavemente il ragazzo dal sonno.  
Questo sbadigliò, portandosi una mano alla bocca mentre si stirava.
Una nuova, bellissima giornata, stava per cominciare.
 
Certo, l'abito era altisonante, imponente, ma chi lo indossava era un ragazzo semplice
e dolce, che tutti riconoscevano come tale.
Arrivato al porto, una figura dai capelli del color dei raggi di sole come quelli che illuminavano
Puerto Bello quella mattina; questo scaturì in lui un breve momento di imbarazzo, confermato dall'arrossarsi
delle sue gote. Ma poi prese tutto il coraggio che aveva e si avvicinò alla ragazza.

-Buenos dìas, Bella!-

Si chinò di fronte a lei e le baciò la mano.
Lei sorrise in modo radioso.

-Buones dìas, signor Carriedo!-

Lui la guardò complice, prima di rialzarsi.
Quand'erano ragazzini lui e Bella avevano passato un sacco di bei momenti, mano nella mano.
Beh, certo, non sempre soli.

-Hola, Antonio!-

Una voce amica gli si avvicnò.
-Signorina.- disse poi con tono reverente nei confronti di Bella.
Eccolo, suo cugino. Lui, Bella, e Armàndo avevano passato dei bellissimi momenti
sin da quando ne aveva memoria. 
-Scusate se vi interrompo, ma Antonio ha del lavoro da fare.-
Esordì nuovamente suo cugino.
-A partire da quello.-

Accennò con la testa al locale che offriva ospitalità ai marinari e fedeli servitori delle patria;
peccato che questo servizio fosse garantito anche durante le ore lavorative.
-Ah, capisco.- fece sorridente l'altro, intuendo che avrebbe dovuto richiamare qualche mozzo fuggito
dalla sua postazione per trovare rifugio -e alcolici- all'interno del locale.
Probabilmente il proprietario del locale avrebbe potuto dar da bere anche a dei pirati della peggior specie,
se la maggior parte della sua clientela non avesse lavorato ai servigi della corona spagnola.
Entrò, ritrovandosi immerso nella puzza di alchol e fumo -Ay, Dìos!- già di prima mattina.
Sospirò, avvicinandosi ad un tavolo attorno al quale sembrava esserci una riunione della massima
importanza e segretezza -che però sicuramente altro non era che una riunione di ubriaconi.
Ma, avvicinandosi, vide una manifesto sul tavolo. A questo punto il giovane animo spagnolo si
infiammò di curiosità, soprattutto nel vedere la scritta 'Ricercato - Vivo o morto'.
La ricompensa era altissima, ma non c'era alcuna immagine identificativa. Solo un nome...

Nel frattempo pare che i presenti si siano resi conto della sua presenza. Tutti fanno il saluto militare e iniziano a cercare scuse palusibili che giustifichino l'essere all'interno di un bar durante le ore che dovrebbero passare di guardia.
Ma il ragazzo è completamente assorto dal manifesto.

-Cos'è? Chi è...Hellcrow?-

Gli occhi dei suoi sottoposti si sgranarono, come se avesse appena chiesto una ovvietà;
per un attimo si sentì a disagio, sotto lo sguardo basito dei marinai.
Ma, dopo lo sconcerto, uno di loro prese parola, il più anziano, che stava narrando qualche sorta di storia
anche quando il giovane aveva fatto il suo ingresso nel locale.
-Beh, deve sapere signore, che questo tale è un pirata di enorme fama.
Si parla molto di questo individuo e dei suoi misfatti.-
Un'altro subentrò nella conversazione, interrompendo il più anziano:
-Pare che abbia resistito alla voce delle sirene!-
E più voci scoppiarono in diverse affermazioni, una più assurda dell'altra:
-Già! E sembra abbia sconfitto il Kraken, un gigantesco mostro marino!-
-Sì, e io ho sentito che anche Afrodite si è adagiata con lui!-

Antonio, che dapprima era stato affascinato dalla storia, solo nel guardare il mandato di cattura,
subito si era ricreduto nell'ascoltare quello che i suoi compagni avevano da dire. Che assurdità!
-Ma ragazzi! Sapete bene che quelle sono tutte leggende! Sirene? Mostri marini? Afrodite? Tutto ciò non esiste! E probabilmente non esiste neanche questo tizio.-
Concluse con un sorriso, scuotendo la testa.
-Ma io l'ho visto! L'ho visto coi miei occhi!-
Sbottò il più anziano. Antonio lo guardò confuso.
Come poteva dire di averlo visto quando lui, vicino al ritiro, era quasi cieco?
-Ne sei sicuro?- chiese Antonio, retoricamente.
Il sottoposto sembrò innervosirsi ulteriormente.
-Queste mie orecchie hanno sentito la sua voce.
E lo giuro, lo giuro sui miei figli, su mia moglie, lo giuro sul Signore!-
si interruppe per rivolgere lo sguardo verso l'alto. -La sua voce, era la voce del diavolo!-

Era calato il silenzio nel locale.
Anche il giovane era sorpreso e disorientato: quell'uomo era forse pazzo?
Di certo non avrebbe mai giurato sull'Altissimo in qualcosa in cui non credeva con fervenza.(2)
Ma in quel momento la porta del locale si aprì e la voce di Armando richiamò l'attenzione di tutti i presenti.
-Forza, scansafatiche! A lavoro!-
E Antonio si rese conto solo in quel momento di essersi lasciato trascinare da un gruppo di ubriaconi
a disertare il lavoro per ascoltare stupide leggende. Che idiota!
 
 
 
                                                                                                                                                                      4 Luglio 1684, Isla La Tortuga
Urla, fumo, alchol, depravazione.

In breve era questo che animava i festeggiamenti all'interno del rumoroso locale a Tortuga;
la confusione, le risse, la voglia di perdersi nell'alchol e nelle grazie di una bella dama e dimenticare tutto per un po'.
Oppure semplicemente per svagarsi.
E così come altri, un'uomo alto dai capelli platinati stava sorseggiando rum;
no, meglio dire che se ne stava scolando una discreta quantità.
Nel frattanto un'altro, dello stesso colore di capelli tanto simile a neve, lo guardava sorridendo.
Il loro terzo compagno si limitava a fissare il fondo del bicchiere mentre l'individuo più appariscente parlava
-in modo decisamente eccessivo- di vociferii, grandi imprese e grandi saccheggi, ridendo.
Il terzo fu quasi sollevato quando sentì la porta gracchiante che si spalancava, dei passi inconfondibili,
perchè non appena venivano uditi, il silenzio li avvolgeva.
E l'unico suono che rimaneva era quello delle suole dei famosi stivali lucidi e neri che si
avvicinava sempre di più, fino a raggiungere il bancone.

Eccolo. Seguito dai sussurri dei bucanieri che narrano la sua grandezza attraverso le sue imprese, leggendarie.
Eccolo. L'uomo che non ha paura di nulla.

Il danese prese parola, cogliendo la possibilità di essere al centro dell'attenzione: -Hey, 'Crow!-
L'altro rispose senza guardarlo in faccia e facendo dei segni al proprietario, che subito mise
a sua disposizione una bottiglia di rum. -Hey.-
Nel locale la vita riprese, tutti ricominciarono a ballare, cantare, e fare tutto ciò
che una mente sopraffatta dall'alchol suggeriva.
Iniziarono anche le risatine delle ragazze che guardavano ammirate
il capitano, che di certo aveva una buona reputazione da seduttore; e pagava bene, quando lo chiedevano.
Il sorriso beffardo dell'altro si voltò in sua direzione.
-Per quanto sia piacevole, non sono venuto qua solo per bere rum.-
Il danese ricambiò con un largo sorriso, e l'individuo più minuto, si introdusse nella conversazione.
-Vuoi le nuove, Hellcrow?-
Questo rimase in silenzio e bevve tutto d'un sorso un abbandonante bicchiere di rum.
L'altro lo prese come un assenso.
-Vediamo...-
Il tonfo del bicchiere sul balcone lo interruppe.
-Ho bisogno di informazioni di ben altra natura.-
La voce dell'inglese si fece anche più roca -difficile definire se fosse il rum oppure l'argomento-
anche più del solito.
-Mh? Hai bisogno che ti parli di qualcosa in particolare?-
Dopo poco che conversavano, l'attenzione del capitano fu attratta dal suo vice.
Una voce sbarazzina lo chiamava.

-Capitaaaano! Venga qui, credo che ci sia qualcosa che vi può interessare!-
Il pirata si spostò verso un tavolo dove si stava giocando una partita a carte, a cui Françis stava partecipando.
-Vede, il mio avversario- inclinò la testa verso l'uomo che aveva di fronte, con un sorriso che cercava di essere
affascinante -afferma di aver conosciuto il migliore corsaro di tutti i tempi! Un astro nascente!-
terminò con una risata superficiale.
-Tsk.- Fece sorridendo il capitano. -Vale a dire?- 
Miglior corsaro di tutti i tempi? Quale lieta notizia! Se avesse avuto più tempo per giocare,
avrebbe senza dubbio cercato di incontrarlo.
L'altro, un marinaio semplice e sporco, rispose con voce un poco tremante:
-Carriedo. Antonio Fernandèz Carriedo.- deglutì -Credo che sia il protetto di Don Garcìa.-

Don Garcìa...dove aveva sentito quel nome?
Ah, certo. Lui conosceva quel grasso iberico.

Ma, repentinamente, lo sguardo di Hellcrow si illuminò, come un'illuminazione.
Come una rivelazione. Il sorriso si allargò in un largo ghigno di soddisfazione.
- Françis, sai?- Il sottoposto si girò, guardandolo con aria vagamente confusa.
-Credo che dovremmo stroncare subito l'insulsa vita di quel culo spagnolo.
Anche le giovani promesse possono essere un problema, no?-

Il danese annuì.
-Per la barba di Nettuno!(3) Certo che possono essere un problema!-

Il capitano sembrò ignorare l'affermazione, avvicinandosi alle ragazze.
Sarebbero salpati la mattina dopo;
ora era meglio abbandonarsi a qualche distrazione
per non rimurginare troppo su nulla.

-Tesoro, la tua bellezza mi acceca.-

Rotta verso Puerto Bello.
 
 
 
Notina dell'autrice

Ed ecco a voi il primo capitolo! Ero troppo impaziente! >3<
Poi, data la brevità del Prologo, mi è sembrato appropriato aggiornare al più presto.
(1)= Puerto Bello, uno dei più importanti porti spagnoli nei Caraibi. No, ok, probabilmente il più importante. Per trovarne uno mi sono fatta una testa...!
(2)=Antonio dice così perchè in quel periodo in Spagna si era religiossissimi, e molto rigorosi a riguardo. Non si sarebbe mai giurato su di Dio invano. Ma l'avevate intuito, immagino. xD
(3)=Codesto piggì, come si può intuire dall'assurdo vocabolario, è colui che appare nella presentazione della fic.
Godetevelo fino in fondo(?)!
Beh, che aggiungere?
Ah, Armàndo. E' un personaggio a cui tenevo troppo. *^* Nei prossimi capitoli si avrà una descrizione più accurata di lui, che, in fin dei conti, è abbastanza importante ai fini della storia. Per favore, non disprezzatolo per il solo motivo di esistere(?).
Insomma, ho terminato, per ora.
Al prossimo capitolo!
 
  
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