Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Ricorda la storia  |      
Autore: kajie    28/02/2013    4 recensioni
« Bill staccò una mano dal collo del fratello e andò a posarla su quella che il biondo teneva sulla sua guancia, intrecciando poi le loro piccole dita. -Tomi.- Sussurrò sulle sue labbra prima di staccarsene. Entrambi riaprirono lentamente gli occhi e si guardarono, osservandosi senza saper cosa dire. Qualcosa dentro di loro girava vorticosamente confondendoli, rendendoli schiavi di una sensazione che non conoscevano ma che collegavano al contatto appena avuto, a quell'affetto che provavano. Qualcosa a cui non sapevano dare un nome, ma che ben presto lo avrebbe avuto. Il tempo avrebbe fatto il suo corso. »
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incest
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Is it a Promise?
Banner: Nephilim.
Rating: PG13.
Beta: †ODIN'S NEMESIS†
Avvisi: AU, OOC, Twincest
Genere:  One shot, Romantico, Fantasy, Fluff.
Riassunto: « Bill staccò un braccio dal collo del fratello e andò a posarla su quella che il biondo teneva sulla sua guancia, intrecciando poi le loro piccole dita. -Tomi.- Sussurrò sulle sue labbra prima di staccarsene. Entrambi riaprirono lentamente gli occhi e si guardarono, osservandosi senza saper cosa dire. Qualcosa dentro di loro girava vorticosamente confondendoli, rendendoli schiavi di una sensazione che non conoscevano ma che collegavano al contatto appena avuto, a quell'affetto che provavano. Qualcosa a cui non sapevano dare un nome, ma che ben presto lo avrebbe avuto. Il tempo avrebbe fatto il suo corso »
 
Disclaimers: Non possiedo nè i Kaulitz nè i Tokio Hotel, tutto ciò che ho scritto non è reale e non è a scopo di lucro.


Is it a Promise?

 
 
 
 
Tom sbadigliò portandosi una mano davanti alla bocca per non farsi vedere dalla madre, seduta a soli due posti di distanza da lui. Si inumidì le labbra secche e leggermente screpolate mentre il prete celebrava le nozze di un suo cugino più grande, che non conosceva nemmeno bene; di certo non era valsa come scusa per Simone la quale aveva costretto lui e il suo gemello, Bill, ad andare con lei e suo padre Jorg. Al suo fianco il fratello guardava con gli occhi che brillavano dalla gioia quei due giovani sposi mano nella mano, che si guardavano ripetendo le loro promesse di matrimonio. -Billi, che fai?- Domandò Tom spostandosi i rasta biondi da davanti al viso, osservando il gemello che si era sporto tra le teste delle loro due zie, Margaret e Brigitta, sedute davanti per osservare meglio la scena davanti a loro.
Il moro agito una piccola manina davanti al suo volto zittendolo, lanciandogli poi uno sguardo come per dirgli: se non stai zitto, ti picchio!, che ovviamente fece congelare il rasta sul posto. Tom fece ricadere le spalle verso il basso e incrociò le braccia al petto, spostò più volte lo sguardo dovunque in quella chiesa in stile gotico. I nastri bianchi ricadevano lungo le colonne di pietra, come il resto di quel luogo - cosa che permetteva di mantenerlo così fresco. Ai lati dei banchi vi erano mazzi di gladioli bianchi dai fusti lunghi, i cui petali sfumavano sulle punte in un candido rosa e, su altri ancora, vi erano macchie di un rosa più scuro proprio posti al centro di essi, all'interno dei quali un leggero giallino li colorava e donava una sensazione ancora più gradevole alla vista, oltre al dolce profumo che emanavano e che aveva aromatizzato l'intera chiesa. Le vetrate colorate da cui entravano i raggi del sole, illuminando i muri e le persone riscaldandole appena, e le candele poste per terra, ai bordi dei muri, avevano creato una scia di luce dove altrimenti sarebbe stato buio. Bill, mentre il fratello prestava poca attenzione alla cerimonia, osservava come il vestito della sposa, rigorosamente bianco, ricadeva sul suo corpo magro fasciandole il busto e nascondendole le gambe, mentre la pelle latticina splendeva ai raggi del sole. Invece lo sposo nel suo completo nero risaltava contro di lei, erano gli opposti che si completavano, che si riunivano per formare un solo essere. L'uomo mise l'anello all'anulare della ragazza che si portò una mano alla bocca per trattenere un singhiozzo e, alla fine, quando il prete annunciò che erano marito e moglie si gettò tra le braccia dello sposo e lo baciò con passione, lasciando ricadere lacrime di gioia che fecero spuntare sul volto del piccolo Bill un meraviglioso sorriso. Gli applausi e i singhiozzi si innalzarono nella chiesa, mentre altre lacrime scendevano su numerosi visi, la musica del pianista tornò a riscaldare i cuori delle persone presenti accompagnando un nuovo bacio della nuova coppia felice e in seguito i loro passi fuori dalla chiesa. -Ora possiamo andarcene?- Domandò Tom alzandosi mentre anche la gente prendeva ad uscire da quel luogo. Simone scosse la testa sollevando gli occhi e rise appena, prendendo la mano tesa del figlio minore, tornando poi a guardare un rasta proteso a braccia aperte verso quelle del padre, per essere preso in braccio.
-No, tesoro. Ora c'è il ricevimento.- Spiegò la madre mentre Jorg prendeva in braccio Tom.
-Ma perchè? Io voglio andare a casa.- Piagnucolò quest'ultimo mettendo su un adorabile muso, che fece ridere Bill che guardava quella scena in silenzio.
-Te l'ha appena detto la mamma, dobbiamo andare al ricevimento.- Ripeté il padre dei gemelli accarezzandogli i rasta e tirandogliene qualcuno piano. Quello sfumò rumorosamente posando il gomito sulla spalla del padre per sorreggersi la testa. -Questo non è giusto!- Esclamò mentre il padre lo portava fuori e lui guardava l'altare ormai vuoto. -Che seccatura i matrimoni.- Disse infine, osservando dal basso in fratello che saltellava felice mano nella mano con la madre.
 
 
 
 
* * *
 
 
 
Bill scansò il piatto in cui giaceva forse metà di quella che era stata la sua terza fetta di torta, si posò le mani sulla pancia e singhiozzò, arrossendo allo sguardo divertito di Simone. Osservò il fratello che stava divorando la sua fetta, aveva il labbro superiore completamente ricoperto di glassa e con la lingua tentò di ripulirsi, con il solo risultato di spargere quella delizia. Il moro ridacchiò e afferrò il proprio tovagliolo, pulendo il fratello che lo ringraziò tornando poi a mangiare. -Tomi, andiamo a fare un giro?- Domandò mentre quello si stava per gustare l'ennesimo boccone di dolce, che rimase fermo a pochi centimetri dalla sua bocca. Il rasta abbandonò la forchetta nel piatto e posando le mani sul tavolo spinse all'indietro la sedia per poi scendere; Bill lo imitò e avvertendo i loro genitori che andavano a perlustrare intorno uscirono dalla sala dove si stava svolgendo il pranzo. Il ristorante scelto non era molto distante dalla chiesetta in cui era stato svolto il matrimonio e, cosa migliore, era in aperta campagna, dovunque i gemelli si girassero vedevano solo verde. -Dove andiamo?- Chiese il bambino più piccolo prendendo per mano l'altro che si portò un ditino alla bocca pensando, poi scrollò le spalle, non ne aveva idea. -Facciamo i giovani esploratori, scegli una direzione.- Riuscì solamente a proporre, ma destando comunque un sorriso sul volto del moro che in breve indicò un boschetto alla loro sinistra. Si avvicinarono e vi entrarono, tenendosi saldamente stretti per la mano.
I gemelli spalancarono gli occhi vedendo quell'immenso prato colorato di rosso, che splendeva sotto i raggi luminosi del sole. -Che bello, sembra un giardino come quelli delle fiabe.- Urlettò Bill battendo le mani e saltellando affianco al fratello che annuiva e ridacchiava per come si agitava. -E' un giardino magico, il nostro giardino magico. Abbiamo scoperto un giardino magico.- Continuò a mormorare il moro aggrappandosi alla maglia del biondo che rise più forte. -E' solo un prato.- Disse Tom scuotendo la testa. Gli prese la mano e iniziarono a camminare lungo quel prato finché non raggiunsero una collinetta e il rasta osservò il fratello che, timoroso, la guardava; gli strinse maggiormente la mano e si lanciò giù tirandoselo dietro. Bill urlò dalla paura e si aggrappò a lui, nascondendo il volto contro il suo petto ma quando sentì i fiori addolcire i loro movimenti sul terreno, facendoli rotolare come se fossero su un materasso, rise insieme al fratello. Continuarono a rotolare per terra, calpestando con i loro corpicini quei delicati fiori che si piegavano verso il basso; alla fine della collinetta il moro si ritrovò sopra il corpo del fratello, ridendo entrambi per quello che avevano appena fatto. Tom allungò una mano e levò via alcune foglioline verdi rimaste impigliate tra i capelli del fratello, poi gli sistemò qualche ciocca dietro l'orecchio e Bill arrossì senza sapere il perchè, sentendo uno strano calore irradiarsi sul suo candido viso, mentre osservava come il gemello maggiore gli sistemava accuratamente i capelli e teneva la lingua tra le labbra, corrugando la fronte per concentrarsi. Il rasta rise notando il suo rossore e gli pizzicò uno zigomo facendolo squittire; capovolse le posizioni, senza ascoltare il lamento del moro che tentava di liberarsi dalla sua presa dandogli dei piccoli pugnetti sull'addome. -Cattivo, per una volta volevo stare io sopra.- Pigolò Bill facendo tremare il labbro inferiore e utilizzando gli occhi da cerbiatto che aveva. Tom gonfiò le guance sembrando un pesce palla e brontolò, non sapeva resistergli se faceva a quel modo, era il suo punto debole. Lasciò la presa e il moro sfruttò la situazione rivoltando nuovamente le posizione, mettendosi a cavalcioni sul fratello e battendo le mani vittorioso. -Sono il re di Tomi.- Gridò alzando le braccia verso il cielo cosa che provocò l'alzarsi appena della sua maglia scoprendo la sua pancia piatta. Il gemello a quelle parole assottigliò gli occhi e, vedendo tanta pelle scoperta, ebbe un'idea; si morse il labbro inferiore per non ridere e posò entrambe le mani sui fianchi del fratello, iniziando a fargli il solletico. Bill spalancò gli occhi e scoppiò a ridere, tentò più volte di farlo smettere pregandolo anche, ma con pochi risultati.
-Ammetti che sono io il re.- Affermò Tom senza smettere, ma quello scosse la testa continuando a ridere cercando di abbassare la propria maglia. -Mai.- Sussurrò tra una risata e l'altra con gli occhi socchiusi e le guance rosse dallo sforzo. -E allora non smetto.- Esclamò il rasta mantenendo fede alle parole appena dette; quando poi il moro si gettò su di lui sopra di lui ridendogli all'orecchio la smise, circondandogli il collo con le braccia e sorridendo. -Va bene, sei il mio re... ma io il tuo.- Mormorò Bill tentando di riprendere fiato e di regolarizzarlo, posando il capo sulla sua spalla. Tom rise felice ed assentì, concordando con quello che aveva detto, per poi prendere ad accarezzargli le spalle le quali ancora tremavano dai risolini che ogni tanto attraversavano il suo corpo. Stettero in silenzio a lungo, ascoltando l'uno il battito del cuore dell'altro che battevanno lentamente contro la loro cassa toracica. -Sai Tomi...- Iniziò a dire Bill giocherellando con un suo rasta, sollevò gli occhi su quelli del fratello.- La mamma mi ha detto una cosa brutta.- Mormorò avendo la completa attenzione del fratello. Il vento si alzò facendo disperdere gli odori di tutti quei papaveri che li circondavano, il frusciare delle foglie che diventò un leggero mormorio simile a delle persone che parlavano e, in lontananza oltre il boschetto che avevano attraversato, la musica del ricevimento arrivava alle loro orecchie. -Cosa?- Chiese ovviamente Tom curioso della risposta. Il gemello si sollevò un po', posando il mento sul suo petto e soffiò contro il suo volto, facendolo sorridere leggermente. -Le ho chiesto come mai due persone si sposano e lei mi ha detto che, quando due persone si vogliono tanto, ma tanto tanto bene lo fanno. Quando vogliono vivere per tutta la vita insieme a farsi le coccole e a far crescere, ogni giorno, sempre di più il loro affetto.- Disse arricciando le labbra e sbattendo le lunghe ciglia. Il rasta inarcò un sopracciglio riflettendo sulle parole del fratello, senza trovarci niente di così brutto. -E allora?- Infatti domandò poco dopo. Il moro si spostò da davanti agli occhi il ciuffo e un sospirò tremulo scappò dalle sue labbra. -Allora io le ho detto come noi due, perchè io voglio tanto bene al mio Tomi e voglio sempre coccolarlo ed essere coccolato.- Mormorò ancora, mentre un'espressione sempre più triste andavo a cancellare il sorriso che prima Bill aveva sul volto. -Tu non avresti detto lo stesso?- Chiese mordendosi un labbro nervoso. Il rasta annuì con il capo. -Certo, ma cosa c'è di brutto?- Esclamò ancora più confuso di prima. Il moro sbatté le palpebre intrappolando tra le ciglia le lacrime che sentiva premere, non voleva ancora piangere. -Ha detto che non è uguale, perchè visto che siamo fratelli il nostro volere bene non è uguale a due persone grandi e che non sono imparentate. Anche le nostre coccole sono diverse, che gli adulti si danno tanti bacetti che noi non possiamo darci e altre cose che non mi ha voluto dire.- Rispose tutto d'un fiato, lasciando scorrere alla fine della frase le lacrime, che andarono a bagnare la maglia del fratello. Premette il viso contro l'incavo del suo collo singhiozzando. -Quindi non staremo per sempre insieme e io non voglio che il mio Tomi mi lasci.- Ammise arrossendo ma non se ne curò, preferii contare tutte quelle lacrime che scappano dai suoi occhi.
-Bill, non piangere.- Tentò di rassicurarlo il fratello percependo ormai il collo umido. Sollevò il volto del moro e gli asciugò le lacrime con il pollice, sorridendogli per rassicurarlo, ma quello non stese le labbra verso l'altro, anzi, continuò a tenerle verso giù. -Non ti lascerò mai, come posso lasciare il mio Billi?- Domandò retoricamente sporgendosi per baciargli la punta del naso. Quello tirò un sospirò e scrollò le spalle. -Ma la mamma ha detto...- Mormorò senza finire la frase, sentendo altre lacrime pronte a scappare. -Ma mamma niente, io non ti lascerò mai. Staremo per sempre insieme.- Esclamò serio Tom, puntando i suoi occhi ambrati in quelli identici, se non più tristi, del gemello. -E ti farò le coccole come quelle degli adulti, perchè io ti voglio tanto tanto tanto bene.- Esclamò ancora facendolo ripoggiare al suo petto per baciargli piano quelle scie umide che avevano rigato le sue guance. Il moro si rilassò sotto le labbra soffici e calde del fratello e squittì nuovamente quando gli prese il volto tra le mani per arrivare con la bocca più vicino ai suoi occhi, baciando anch'essi. Bill arrossì. -Davvero? Per sempre insieme?- Chiese al rasta, riaprendo gli occhi e osservandolo. Questo sorrise e assentì, baciandogli la punta del naso. Il moro corrugò la fronte quando poi notò l'aria pensosa del fratello, il quale si era perso come era solito fare nei suoi pensieri. Gli accarezzò con i polpastrelli la base del collo e quello tremò, tornando a fissarlo. -A cosa pensi, Tomi?- Domandò curioso, sollevando le gambe e agitandole in aria. Il rasta prese a giocare con una ciocca corta dei suoi capelli neri e si inumidì le labbra. -Alle coccole, come sono quelle degli adulti? I baci in che senso sono diversi? Io ti do sempre tanti bacetti.- Ammise arrossendo appena visto che il colore bronzeo della sua pelle faceva notare molto di meno quel rossore sulle sue gote, a differenza che su quelle di Bill. Il gemello sbatté le palpebre più volte aprendo e richiudendo la bocca, come un pesce. Si misero entrambi a parlare e il moro, poco dopo, si tirò su mettendosi seduto sulle gambe del biondo che si tirò su mettendosi a sua volta seduto. -Bhe, forse come oggi il cugino Otto e la sua fidanzata, che si baciavano sulla bocca e come fanno anche mamma e papà.- Suppose Bill corrugando la fronte, cercando di ricordare le coccole che aveva visto farsi i loro genitori, oppure alla tv.
-Quindi devo darti i bacetti sulla bocca?- Domandò Tom mordendosi il labbro inferiore, prendendo poi a giocare con le dita della mano sinistra del fratello, che assentì alla sua domanda. -Sarà il nostro primo bacio come quello degli adulti.- Continuò alzando la testa e guardando il moro, completamente rosso in viso. -Mi vergogno.- Pigolò in un sussurro Bill sentendosi completamente stupido, in fondo era stato lui a dire che le voleva quelle coccole e si era sentito importante quando il fratello aveva detto che voleva dargliele. -Se vuoi non lo faccio.- Lo rassicurò il biondo accarezzandogli la guancia e lui si spinse contro quella carezza, sospirando felice a quel calore. -No, lo voglio... ma mi vergogno.- Mormorò guardandolo attraverso le lunghe ciglia. Il suo cuore lo sentiva esplodere solo al pensiero, voleva tanto eppure si vergognava ancora di più. Tom arricciò le labbra e poi rise debolmente. -Chiudi gli occhi allora.- Propose e Bill spalancò la bocca per ribattere ma la richiuse pensando che, in effetti, forse sarebbe stato meglio. Annuì e chiuse lentamente gli occhi vedendo prima, un ultima volta, il fratello che si stava avvicinando lentamente al suo volto. I loro visi furono vicini come sempre, non era di certo la prima volta che si scambiavano qualche bacio ma di solito era sulla guancia o sulla fronte, ora sentivano l'uno il respiro caldo dell'altro sbattere contro le proprie labbra. Tom fermò la mano sulla sua guancia, accarezzandogli solo lo zigomo con il pollice e poi osservò come i capelli del fratello: sottili e morbidi incorniciavano perfettamente il suo viso, il rossore sulle guance era tremendamente simile a quello delle labbra che, in quel momento, splendevano davanti ai suoi occhi; alla fine prese coraggio perchè, per quanto si fosse dimostrato coraggioso davanti al moro, anche lui si vergognava di quel gesto - era pur un bambino di sette anni. Il vento si agitò nuovamente scompigliando i capelli di entrambi, proveniente dalle spalle del rasta che sentì come due mani posarsi sulla sua schiena e spingerlo. Posò la bocca su quella del fratello che, appena lo percepii sulle proprie labbra, gli circondò il collo con le braccia e stese le labbra verso l'alto, soffocando un mugugno di felicità in gola. L'altro gli avvolse la vita con l'altro braccio sorridendo a sua volta, entrambi con il volto rosso dall'imbarazzo e le labbra perfettamente unite. Bill piegò appena la testa per sistemarle meglio e si strinse ancora di più al petto del fratello che non lo bloccò, ma stette fermo ad ogni sua mossa per poi copiarla. I rasta dorati di Tom si sollevarono andando a coprire i loro volti per colpa di quel vento che sembrava non voler cessare, sembrava anzi voler spingere sempre più contro quei due corpi che, a loro volta, sembravano non volersi staccare. Inspirarono l'uno l'odore dell'altro che ormai si era mischiato a quello dei fiori sui quali erano caduti e stavano seduti. Bill staccò un braccio dal collo del fratello e andò a posarla su quella che il biondo teneva sulla sua guancia, intrecciando poi le loro piccole dita. -Tomi.- Sussurrò sulle sue labbra prima di staccarsene. Entrambi riaprirono lentamente gli occhi e si guardarono, osservandosi senza saper cosa dire. Qualcosa dentro di loro girava vorticosamente confondendoli, rendendoli schiavi di una sensazione che non conoscevano ma che collegavano al contatto appena avuto, a quell'affetto che provavano.
Qualcosa a cui non sapevano dare un nome, ma che ben presto lo avrebbe avuto. Il tempo avrebbe fatto il suo corso.
-E' stato strano, ma bello.- Pigolò per primo il biondo che strinse maggiormente la mano del gemello con la sua. Bill annuì sorridendo imbarazzato, abbassando poi lo sguardo. -Non ti è piaciuto tanto, vero?- Domandò Tom guardandolo triste, forse aveva sbagliato qualcosa e il fratello ci era rimasto male. -No, è stato bellissimo.- Esclamò Bill a voce alta per paura che il rasta confondesse cosa sentiva dentro. -Io l'avevo detto che questo giardino magico ci avrebbe resi strani.- Esclamò Tom ridendo e abbracciando il fratello, nascondendo l'uno il volto nell'incavo del collo dell'altro. -Questo è il nostro giardino magico.- Sussurrò il moro baciandogli piano la mascella e quello tremò appena, spiandolo con la coda dell'occhio. -Bill? Tom? Dove siete finiti?- Urlò in lontananza la voce di Simone ed entrambi i gemelli voltarono al testa verso l'inizio della collinetta, trovando la madre imbronciata che li guarda da lassù con le mani sui fianchi. -Eccovi, brutti monelli.- Disse inarcando un sopracciglio e loro risero trovandolo buffa. Simone sospirò e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, senza riuscire a non sorridere al suono delle loro risate gioiose.
-Amore, li hai trovati?- Chiese la voce di Jorg che poco dopo la raggiunge, apparendo anche ai suoi figli. -Certo, eccoli lì.- Rispose lei indicandoglieli. Si erano di nuovo stesi tra i fiori e stavano ridendo senza un vero perchè. L'uomo si passò una mano davanti al volto e sorrise come aveva fatto la moglie, poi la guardò e le cinse la vita. -Forza ragazzi, andiamo a casa.- Urlò Jorg e quelli annuirono e si alzarono, prendendosi per mano iniziando a risalire la collinetta. -Tomi, io però voglio tornare qui al nostro giardino magico.- Pigolò Bill a metà strada e a bassa voce, sperando che i genitori non li sentissero. Il rasta voltò la testa e l'osservò, sentendo la stessa sua voglia, lo stesso desiderio. -Torneremo.- Mormorò sorridendo radioso. -Ti ci porterò.- Disse poi dondolando le loro mani avanti e indietro. -Davvero, Tomi?- Domandò il moro fermandosi di colpo con gli occhi che brillavano dalla felicità. -E' una promessa?- Sussurrò avvicinandosi e stringendo tra le dita la sua maglia, arricciandola appena. Il rasta alzò gli occhi verso i genitori che erano intenti a parlare tra loro e si sporse verso il volto del fratello posando sulla sua bocca un leggero bacio che lo fece arrossire. -Sì.- Mormorò annuendo tirandosi dietro un Bill che sorrideva come un ebete. -Forza ragazzi, non volete tornare a casa?- Domandò Simone piegandosi in avanti e posando le mani sulle proprie gambe guardandoli sorridente. -Sì.- Urlò il moro felice prendendo a correre superando il gemello, tirando quella volta lui Tom il quale tentava di mantenere il suo passo sorridendo di nascosto a quella reazione, sapeva che quel “sì” era riferito a ben altro.
 
 
 
 
~ ~ ~
.Tredici anni dopo.
 
 
 
 
-Tomi dai, sai che sono imbranato. Rischio di inciampare se continui a tenermi le mani sugli occhi.- Sentenziò un Bill ormai ventenne, molto più alto e sicuramente più bello di quel bambino con i capelli sparati all'aria e un ciuffo che gli copriva il volto. Anzi, al posto di quella acconciatura dei lunghi rasta neri e bianchi ricadevano lungo il suo volto, superando le sue spalle. -E poi dove siamo? Hai guidato per ore.- Sbuffò continuando a camminare, sentendo il terreno soffice sotto i suoi stivali. -Uff, tra poco lo vedrai.- Sussurrò Tom al suo orecchio, poggiandosi contro la sua schiena e baciandogli poi la tempia. Il moro sospirò e annuì calmandosi, lasciandosi portare dal gemello chissà dove; sapeva solamente che era una sorpresa. L'ex biondo, perchè ormai aveva dei cornrows neri, sorrise osservando il volto imbronciato del fratello e si morse il labbro inferiore per non ridere. Socchiuse gli occhi quando uscirono da quel boschetto buio e il sole li illuminò accecandolo, sbatté le palpebre e l'odore di quei vecchi fiori lo invase come la prima volta, provocando uno strano mugolio da parte di Bill. Il moro stranamente riconosceva quell'odore strano che era arrivato al suo naso, gli ricordava qualcosa ma non riusciva a collegarlo esattamente a quale ricordo. Tom continuò a camminare fino a che non arrivarono a quella collinetta, fece girare il fratello tra le sue braccia obbligandolo a tenere gli occhi chiusi e osservò la fine della discesina, gli sembrava così piccola ora. -Ti fidi del tuo Tomi, no?- Chiese al fratello, questa volta sussurrando la domanda sulle sue labbra e, senza aspettare la sua risposta, lo baciò con passione facendo congiungere le loro bocche. L'ennesimo passo in avanti e poi il nulla, Bill perse l'equilibrio e spalancò gli occhi, cadendo all'indietro e portando con sé Tom che continuava a baciarlo. Il moro chiuse istintivamente gli occhi stringendosi alla felpa del fratello con le mani e tentò di urlare contro la bocca dell'altro, che però non cedette e sorrise. Ancora una volta una sensazione soffice attutì la caduta e Bill spalancò nuovamente gli occhi, rivedendo nella sua mente un vecchio giardino pieno di papaveri e lui e il suo gemello, piccoli, che si davano il loro primo bacio. Abbassò le palpebre capendo finalmente e sorrise nel bacio, cingendogli il collo mentre i fiori si spezzavano sotto di loro, sollevando il loro profumo nell'aria e impregnando i loro vestiti. Quando finalmente arrivarono alla fine della discesa, Tom aumentò la presa sul corpo del fratello e gli dischiuse le labbra insinuando la sua lingua dentro quella bocca umida e calda. Senza farsi aspettare la lingua di Bill andò incontro a quella del gemello intrecciandosi gelosamente, facendo proprio l'uno il sapore dell'altro; il moro piegò la testa per approfondire quel contatto. Succhiò il labbro inferiore dell'ex rasta, giocando con i loro piercing e facendoli tintinnare infantilmente, riuscendo a prendere le redini di quel bacio. Finalmente quel calore nei loro stomaci, quel vortice di pensieri e sensazioni creatosi quando le loro bocche per la prima volta si era unite, aveva un nome ed era amore. Tom intrecciò le dita nei capelli del gemello sistemandosi tra le sue gambe, mentre quello gliele stringeva attorno alla vita e aprirono nello stesso istante gli occhi.
-Tu... sei pazzo.- Cinguettò Bill sorridendogli e baciandogli con più tenerezza le labbra gonfie e rosse. Quello scrollò le spalle consapevole che ogni volta che faceva qualcosa, il moro lo definiva un pazzo e fece sfregare i loro nasi, per poi sostenersi per non pesargli troppo. -Hai mantenuto la promessa.- Mormorò poi il moro arrossendo, ricordandosi quanto fosse stato dolce quel giorno di tredici anni fa in cui glielo aveva promesso e quanto ora amasse quel ragazzo steso sopra di lui, ovvero suo fratello. Se quel giorno non avesse fatto quella semplice domanda a loro madre loro non si sarebbero mai baciati e mai sarebbe sbocciato quel semplice sentimento in loro; in fondo, ringraziavano entrambi con tutto il cuore quel santissimo giorno.
-Le promesse sono promesse, e io mantengo sempre le mie.- Esclamò Tom sollevando la testa e inarcando un sopracciglio, guardandolo più che eloquente. -Billi...- Lo chiamò con il suo soprannome e al moro brillarono gli occhi sorridendo, prestandogli ovviamente tutta la sua attenzione. -Ti amo.- Sussurrò sporgendosi di nuovo e lambendo le labbra sensuali del suo fratellino, tenendo i loro sguardi incatenati. -Oh Tomi, anche io ti amo tanto.- pigolò l'altro abbracciandolo ancora più stretto e ricambiando il bacio, donandone altri due, finché non divennero troppi da contare per entrambi. Si sentivano solo i loro respiri affannati e lo schiocco dei loro baci, mentre lo sfregare dei vestiti diventava più insistente tanto da assomigliare a quello delle foglie. -Ti amerò per sempre.- Cinguettò ancora, sospirando tremulo e felice.
-E' una promessa?- Chiese questa volta Tom guardandolo dritto negli occhi, massaggiando con i polpastrelli il suo cuoio capelluto e mordendosi il labbro inferiore nervosamente. Bill osservò gli occhi del proprio ragazzo, perchè in fondo sì, stavano insieme, e si sciolse davanti a quella paura del gemello. Adorava vederlo mostrargli le sue paure. -E' una promessa.- Rispose prendendogli il volto tra le mani e baciando quella bocca che adorava assaggiare, facendo stendere le proprie labbra e quelle di Tom verso l'alto in un sorriso mentre i profumi del loro giardino magico li circondavano, racchiudendoli nel loro mondo, nel loro ricordo, ma sopratutto nelle loro dolci promesse di eterno amore.
 
 
 
fine.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: kajie