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Autore: fuko chan    28/02/2013    4 recensioni
Mostri dalle sembianze quasi umane; morti acciuffati tra mille schifezze di questa razza e resi forti ma vuoti, instabili. Siamo macchine da guerra noi, vivendo senza un cuore, con un grande foro che attraversa le nostre fredde membra, la nostra falsa carne.
***
A cosa serve essere il Primera, se poi tutto manca? A cosa serve essere il più forte se poi non trovi nessuno alla tua altezza? A cosa serve vivere aggrappati a troppe speranze, se poi esse falliscono? A cosa serve uccidere, se poi nessuno ti può uccidere? A cosa serve tutto questo se poi ti resta solo la solitudine?
Coyote Stark.
Seconda classificata al contest "Chi è il mostro?" indetto da MisticSword.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Espada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Della solitudine, l’incarnazione.


 

"No! Cosa sono adesso non lo so…
sono un uomo in cerca di se stesso
No! Cosa sono adesso non lo so
sono solo il suono del mio passo..."

Hollow… Gillian, Adjuchas, Vasto Lorde…
Arrancar e infine noi Espada.


Mostri dalle sembianze quasi umane; morti acciuffati tra mille schifezze di questa razza e resi forti ma vuoti, instabili. Siamo macchine da guerra noi, vivendo senza un cuore, con un grande foro che attraversa le nostre fredde membra, la nostra falsa carne.

E-S-P-A-D-A.

Baraggan Luisenbarn, espada numero due e l’aspetto della morte che rappresenta è l’invecchiamento.

Tia Harribel, la donna espada numero tre, la quale rappresenta il sacrificio.

Ulquiorra Schiffer, espada numero quattro, egli rappresenta il nichilismo.

Nnoitra Jirga, espada numero cinque, disperazione!

Grimmjow Jaegerjaques, sesto espada e rappresenta la distruzione.

Zommari Leroux, espada numero sette, lui è l’incarnazione dell’inebriamento.

Szayel Aporro Grantz, espada numero otto, pazzia!

Aaroniero Arruruerie, nono espada e rappresenta l’avidità.

Ognuno di noi incarna un aspetto della morte. Privi di sentimenti e di cuore, colmi dei poteri da Shinigami, siamo servi di un unico padrone che governa le malsane ed illusorie terre dell’ Hueco Mundo, all’interno del grande palazzo “Las Noches”. Mostri, si… siamo considerati mostri perché il nostro unico ordine è quello di uccidere, quello di far spargere sangue nel mondo terreno per far sprofondare le tenebre sulla Terra.
Per creare  nostri simili, per far diventare fin troppe anime tutte di una stessa razza, tutti Hollow. Gente presa dall’odio, gente che ha ucciso per gelosia, avarizia; ognuna di loro legata da una catena del destino che conta le ore rimaste per tenere aggrappati quei ventuno grammi al mondo terreno. E quando il foro sul corpo del Plus comincia ad allargarsi, ecco giunta la sua ora. Se non si arriva in tempo per praticare la sepoltura dell’anima da parte di uno Shinigami, ecco che quel sottile spirito viene piano piano corroso, e la catena comincia a ritirarsi, a bruciare. Ed ecco qui, un nuovo mostro, una nuova maschera, un nuovo Hollow.
Che mangiano, che si nutrono di fin troppe anime, quali bambini, donne, uomini, anziani, per colmare il vuoto lasciato dal cuore perduto. Non ci si ferma davanti a nulla quando la fame viene a chiamare. Ed è da qui che comincia la prova, ed è da qui che comincia il grande percorso, il grande stato evolutivo…

Hollow, Menos… Arrancar.
Nonostante l’ultima evoluzione, nonostante qualcuno di noi riprenda sembianze pressochè umane, sempre mostri rimaniamo.
 
Stark Coyote, Primo Espada…
Solitudine…


Già, completamente solo.
Vuoto…
Già, i miei occhi sono vuoti, vitrei, impassibili.
Freddo…
Sì, sono ghiaccio che non riesce a sciogliersi nemmeno sotto un raggio di sole.
Morto! Io sono morto.
Quel foro al centro del mio petto brucia, arde, fa male.
Mamma, dove sei?
Mi ricordo di te; mi ricordo fin troppo bene della tua candida pelle, del tuo volto fanciullesco rigato da calde lacrime che scendevano violente ogni qual volta che lui, quello stronzo di padre, segnava la tua anima, rovinava la tua femminilità, massacrava la tua pelle riempendola di vivi lividi.
Ed io piangevo, ed io ero di nuovo solo.
Solitudine…
Vuoto…
Freddo…
Il mio cuore è inesistente, non batte, non vibra, non trema. Le emozioni di questa incivile esistenza scivolano via dalla mia pelle, cadono, muoiono… e non rinascono.
Mamma, dove sei?
Qui il cielo è grigio, qui vive la sabbia, qui tutto è morte e nulla è vita.
La mia tana, questo palazzo dell’illusione circonda troppi di noi, troppi simili; avvolge, quasi protegge questa razza che non è altro che un foro e troppi numeri.  E nonostante tutto, nonostante ho altri animali di fianco a me, sono solo.
A cosa serve essere il Primera, se poi tutto manca? A cosa serve essere il più forte se poi non trovi nessuno alla tua altezza? A cosa serve vivere aggrappati a troppe speranze, se poi esse falliscono? A cosa serve uccidere, se poi nessuno ti può uccidere? A cosa serve tutto questo se poi ti resta solo la solitudine?
Mamma! Vorrei essere un debole, vorrei poter vivere tra la gente, avere qualcuno che possa confrontarsi con me, che possa allenarsi con me, che sia vicino a me.
Solo…
Sono un lupo solitario che di notte ulula alla luna, cercando quel qualcosa che non potrà mai arrivare, cercando una persona che stia al mio fianco… al nostro fianco…
Che stia con me e Lilynette.
Odio la solitudine, Dio se odio la solitudine.
Vedo Lylinette dormire profondamente  tra i suoi corti e biondi capelli; anche se è la mia metà, anche se rappresenta una piccola metà di me, è tranquilla, serena…
Mamma… qui tutto è fermo, qua non si muove nulla e tutto tace. I miei simili sono alle prese con gli allenamenti, ma non posso star con loro. Li ucciderei, li massacrerei solo con la mia reiatsu. Non mi comprendono, non mi capiscono. Se giocassi con loro, finirei solo per ucciderli e non voglio.
Soprattutto  non voglio far ancora più male a lei, alla bionda donna che tanto ti somiglia. Il numero 3, Tia Harribel.
So che non abbiamo sentimenti, so che la nostra esistenza non è degna di provare emozioni, forti sensazioni. Ma riconosco la sua scultorea femminilità, che mi fa desiderare ardentemente il suo corpo, i suoi seni, la sua bocca.
So che non sono fatto per questo, ma ho sepolto nelle viscere un leggero ricordo di una lei.
Era la mia donna nell’anno della mia morte. La ricordo perdersi in passionali baci, in lussuriosi giochi. Mi fa venire i brividi quello straccio di pensiero che naviga sepolto sotto il mio vuoto.
Torno alla realtà scuotendo la testa, guardandomi attorno.
Completamente solo.
Mamma… cosa mi hai fatto?
Amavo il tuo volto, amavo la tua dolcezza e le tue carezze… ed ora sono qui… solo!
I miei occhi vuoti fissano uno squallido orizzonte dove non c’è nulla, se non la distruzione. Ti ho sempre voluto bene, mamma.
C’ero sempre quando lo stronzo ti picchiava, ti massacrava.
Ricordi? Allungavo la mia manina verso i tuoi capelli annusandone il forte profumo di vaniglia…
Già… non ricordo minimamente che profumo abbia la vaniglia.
Ma tu non capivi e picchiavi me, fino allo sfinimento.
Mamma… perché?
Mi hanno reso un mostro da quando il tuo coltello afferrò impavido il mio cuore e tu lì ridevi isterica, ricoperta di sangue.
La vigilia dei miei ventiquattro anni.
Il bastardo continuava a picchiarti finchè quella sera non stuprò davanti a me il tuo esausto corpo.
Mi hai chiuso gli occhi ed hai fermato il mio cuore.
E mi hai lasciato SOLO, a marcire dentro quella casa per minuti, ore, giorni, mesi… anni!
E mi hai catapultato in questa falsa realtà, in questo crudele e squallido destino.
È notte… Meglio, qui è sempre notte; fisso quella finta luna che aleggia sopra i miei capelli castani.
Ululo qualcosa; disperazione credo.
E in quella disperazione le lacrime si fanno amare e, non so come, scendono violente al triste ricordo del tuo crimine, della mia morte, del tuo fatale abbandono.
Ecco cosa rappresento, ecco cosa sono… la solitudine. Io rappresento ella, in quanto mai un’anima abbia mai fatto ritorno davanti al mio corpo; morto solo!
… Mostro…
Ti amavo mamma, in tutta la tua bellezza. Ma mi hai abbandonato qui, solo con l’altra mia metà.
Lilynette!
Oh Lilynette, mi chiedo quanto dolore tu possa poter provare sapendo che il tuo destino è chiuso qui con me, uccisi da una madre svergognata e fuori di senno.
Piango, piango fredde lacrime che intrappolo tra le mie dita che mai invecchiano.
Ora dimmi, mamma… Chi è il mostro?
Scruto la luna in cerca di spiegazioni, ma già so che l’unica risposta che avrò sarà un quieto ed irritante silenzio.
 
Coyote Stark, Primera Espada.
Della solitudine, l’incarnazione
.
 
 
Spazio d’autrice: OS partecipante al contest “Chi è il mostro?” indetto da MisticSword. La frase sopra citata appartiene alla canzone “Impressioni di Settembre”. Questi personaggi non mi appartengono ma sono proprietà di Tite Kubo, autore del famoso manga “Bleach”. Spero che la storia sia di vostro gradimento e sono ben accette critiche e commenti! A presto, Fuko chan! :D
   
 
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