Il dolore ci colpisce in tutte le sue forme, ci stringe lo stomaco in una morsa d'acciaio.
Non riesci a respirare.
Non pensi ad altro che al dolore.
Vorresti porre fine alla tua sofferenza ma non riesci a pensare ad altro.
E' un dolore talmente grande che arriva a soffocarti.
Vorresti allontanare tutti.
Non ti capiscono.
Non possono.
E allora?Cosa fai?Quando ti dicono che il tempo lenirà le tue ferite, sorridi.
E' un sorriso amaro.
Certo il tempo in questi casi è l'unico medico che può aiutarti e che prima o poi impietosito comincia a lenire le tue ferite.
Un po' alla volta.
Lentamente.
Lentissimamamente.
In modo quasi impercettibile.
Così ti chi chiedi:ma quanto dovrà passare ancora? Quanto dolore dovrò ancora scontare?
E allora ti senti come un criminale a cui hanno inflitto l'ergastolo.
E sai che l'unico modo per provare ad andare avanti è mettere da parte il dolore, anche solo per un attimo, lasciarlo lì in un cantuccio, in attesa che arrivi un po' di sollievo.
In attesa di un po' di pace per la tua povera testa che rimugina rimugina e ancora rimugina sul passato, su ciò che è stato, sui motivi che hanno provocato tanto dolore fino a che ti viene la nausea.
Già,ad un certo punto scopri un senso di nausea che non parte dallo stomaco ma dal cuore e ti immagini che si stia portando le mani alla bocca per soffocare un conato.
E allora e allora capisci che è arrivato il momento di una tregua, che è arrivato il momento di mettere da parte il dolore.
Di conviverci.
Non c'è altro da fare purtroppo.
Il dolore ti rimane appiccicato come una sanguisuga che ti succhia tutta la linfa vitale, fino a quando ormai sazio si placa.
Ma è una tregua breve.
E dopo non possiamo fare altro che preparaci a riaffrontare quella terribile sanguisuga del dolore.
Già perché per quanto ci illudiamo, per quanto speriamo, e per quanto cerchiamo a tutti i costi di crearci il nostro lieto fine non possiamo dimenticare che la sanguisuga è sempre in agguato.