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Autore: il sole esiste per tutti    28/02/2013    0 recensioni
"Se conoscessi la persona che ami per caso. Se ci inciampassi cadendogli quasi addosso in una chat, adesso, mentre ti prepari ad incontrarlo per la prima volta, tremeresti proprio come me." ( tratto dal primo capitolo)
L'incontro di due anime. Due cuori che si ritrovano dopo mesi a vivere finalmente il loro amore.
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1.

Capelli disordinati e “lo” gel mancante


Se conoscessi la persona che ami per caso. Se ci inciampassi cadendogli quasi addosso in una chat, adesso mentre ti prepari ad incontrarlo per la prima volta tremeresti proprio come me.  E non storcere il naso alla parola chat. Lo ammetto neanche io ci credevo e ancora adesso sono dubbiosa, non su di lui, mi fido ciecamente di Alex, ma sulle chat. La nostra non era una chat di incontri e l’ultima cosa che pensavamo era proprio di innamorarci, ma è successo e si vi starete chiedendo come, non so darvi una risposta. Credo  di essere riuscita a sfiorare la sua anima, credo che delle mille ore passata a parlare, ridere e scherzare sia riuscita a conoscerlo di più di chi ogni giorno aveva la possibilità di incontrarlo e di vederlo. All’inizio si e ci nascondevamo dietro a delle risate e futili battute, poi ci siamo aperti l’un l’altro e nonostante fra di noi c’era uno schermo e una distanza invalicabile, ho iniziato a sentirlo presente. Lui sapeva come stavo, cosa pensavo, le lacrime che si nascondevano dietro i sorrisi. Lui ha raggiunto la vera Giada, quella tenerona che non è sempre felice e solare, che sa amare e sa dare sé stessa. Non è che con gli altri sia crudele o altro, sono semplicemente la simpaticona per tutti, l’amica da cui andare per un problema e quella che apparentemente ha una vita facile. Apparentemente! I problemi più o meno gravi sono presenti nella vita di tutti e anch’io ho i miei che si racchiudono in problemi di salute più che altro. Ma stamattina, con un afa tremenda l’unico mio problema è sistemare a dovere questi capelli.

Oggi dopo mesi lo vedo e non sto più nelle pelle. Mi sono alzata prestissimo ho fatto una doccia, mi sono messa i vestiti più comodi, perché ci sarà da camminare, e che mi stessero bene e sono pronta ad incontrarlo. Ha da mesi che aspetto di vederlo, che aspetto di poterlo toccare senza che ci sia uno schermo a dividerci e proprio oggi i miei capelli decidono di non collaborare. So che li ama ricci per cui cerco di farli diventare così, ma i miei capelli mossi non sottostanno ai miei desideri e non importa quanto gel e quanta schiuma metta, sembra che facciano di testa propria. Mi rassegno e mentre mi guardo allo specchio sorrido. Sposto una ciocca dei capelli castani all’indietro, sistemo la magliettina bianca, passo un altro po’ di lucidalabbra e come un mantra mi ripeto che andrà tutto bene. Afferro al volo la borsa, guardando frettolosamente l’orologio e corro  a prendere l’autobus , pronta per il mio destino.
Sono alla fermata da tanti minuti e messaggio con lui per sapere dov’è. Quando mi rendo conto di aver dimenticato i suoi regali.
Sono un’idiota!

Lui mi dice di non preoccuparmi e che anche lui ha dimenticato qualcosa: “lo” gel. Vicino alla fermata del bus c’è un piccolo supermercato entro a comprarlo, almeno potrò dargli questo.
 
Dal finestrino sgorgo le macchine che passano, l’autobus va abbastanza veloce e spero di arrivare prima di lui. Ha da mesi che sogno e immagino  di vederlo e poterlo toccare.

Come sarà?

E se non mi piacesse? Scuoto il capo, troppo assurdo questo pensiero.

Mi mordicchio le labbra mentre l’autobus continua la sua corsa, rispondo ad un suo messaggio dove mi dice che tra qualche minuto sarà lì e l’ansia cresce.
Cosa dirò?
Cosa dirà?
 Che farò?
Che farà?
Quante domande e nessuna risposta da dare. Ho pensato a mille cose da dire e fare, ma mentre appoggio un piede sull’asfalto, mi rendo conto che sono lì, che tra un’attimo lo vedrò, e tutti i pensieri svaniscono.
Farò quello che mi sentirò e mi comporterò come verrà.
Calma Giada andrà bene, andrà bene. Mi ripeto queste parole come un mantra e mi rendo conto che non sono stata mai così nervosa in tutta la mia vita. Prendo il cellulare e trovo un suo messaggio.
È arrivato!
Ok cuore smettila di battere così forte non voglio morire di infarto proprio adesso!
Respiro.
1
2
3
Respiro lentamente mentre il telefono inizia a squillare.
“Pronto” farfuglio
“Dove sei?” lui è schietto, sembra quasi seccato e per un’attimo rimango spaesata.
“Alla fermata dell’autobus” dico
“Ci sono anch’io e tu non ci sei” risponde con un tono tagliente.
Mi guardo intorno.
Possibile che non l’abbia visto?
Mormoro qualche parola al telefono per accettarmi che l’idea di vederlo non mi abbia così rincretinito da aver sbagliato luogo. Lui mi conferma che il posto è giusto. Siamo entrambi in aeroporto.
“Ho capito. Sei dall’altra parte! Arrivo” con queste parole chiude il telefono lasciandomi sempre più interdetta.
Passano pochi attimi. Mi volto in tutte le direzioni . Dei turisti, credo americani, ridono.  Dei bambini si inseguono più avanti facendo finta di non sentire le urla di rimprovero dei genitori. Un ragazzo e una ragazza camminano mano nella mano. Una piccola folla di gente si avvicina all’entrata dell’aeroporto e proprio in quel momento lo vedo.

Il cuore perde un battito e quel sorriso che pure da dietro uno schermo mi faceva battere forte il cuore si sta avvicinando. Alex è stupendo. Ha i capelli riccissimi e neri, gellati, un paio di pantaloncini sotto il ginocchio beige e una maglietta bianca attillata che mette in risalto il suo fisico asciutto, nella mano un trolley e nell’altra il telefono. Mi guarda felice mentre viene verso di me.

Un passo.

Due passi.

Tre passi.

E poi come in un sogno è davanti a me. Siamo viso contro viso. Non ci sono monitor, non ci sono chilometri a dividerci.
Siamo lì e siamo noi.
Ci guardiamo.
Occhi negli occhi e la paura svanisce.
È lui, è Alex, di cosa mi sto preoccupando, dico a me stessa.
La voglia di abbracciarlo è troppa da contenere, mi getto su di lui. Ci ritroviamo vicini, i nostri visi sono a solo qualche centimetro di distanza. Non voglio che ci sia più distanze tra noi, dopo 1200 km adesso ci sono solo 10 centimetri che cerco di annullargli per dargli un bacio. Ma lui volta il capo e mi ritrovo a baciare la sua guancia. Lo abbraccio e lui ricambia un po’ goffamente. La paura ritorna, quella paura inspiegabile che avevo prima di vederlo mi sommerge.

Che sia stato solo un sogno? Che tutte le parole dette cedano davanti alla realtà, davanti a noi due, nello stesso luogo finalmente e vicini?
Mentre la mia mente,che fino ad adesso era in stanby, inizia a pensare  ci scambiamo qualche parola e ci avviamo verso l’autobus. Ma la mia testa è altrove l’unica cosa a cui penso è: perché non mi ha baciata?
 

  
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