Film > Altro - Horror
Ricorda la storia  |       
Autore: artemisia reight    28/02/2013    0 recensioni
[Funny Games]
la storia è tratta dal film del 2007 Funny Games U.S. ma in questo caso la vittima e l'assassino si innamorano...
Genere: Horror, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

“Esme!” grida mia madre proprio nel momento in cui il mio sogno si faceva più interessante. Non è proprio mia madre, in realtà è mia zia e ha dovuto accettarmi visto che i miei sono morti in un incidente quando io avevo appena un anno. Era l’unica parente che mi rimaneva a mi hanno affibbiato a lei senza troppi complimenti. È ormai chiaro come il sole che non sono il massimo delle sue aspirazioni future e quindici anni dopo, mi tratta ancora quasi fossi un estraneo. “Arrivo mamma!” le rispondo, stiracchiandomi. Tutte le bambine della mia età facevano bigliettini scarabocchiati dedicati alle loro madri, così Anne, mia zia, ha deciso che sarebbe stato praticamente uguale se avessi cominciato a chiamare anche lei in quel modo. Ovviamente è tutta un’altra cosa, perché lei non si comporta affatto come una madre, anzi è una ‘ragazza’ di quarant’anni spensierata che pensa solo a feste e flirt. Sta con mio zio da quasi cinque anni, ma nonostante si amino, lei non riesce a rinunciare a qualche scappatella ogni tanto. Per loro praticamente è una cosa normale e io non l’ho (quasi) mai giudicata per le sue abitudini. Ciò che davvero mi infastidisce, è il fatto che, trovandosi una bimba piccolissima di cui prendersi cura, non se ne sia rallegrata e non abbia rinunciato alla sua vita di eccessi. Non che io pretenda qualcosa da lei, semplicemente so per certo che io non mi sarei mai comportata così se fossi stata al suo posto. La sorella di Cam, mio zio, ha un figlio di ventidue anni che è nel periodo in cui tutto ciò che conta è ribellarsi, per questo litiga sempre con la madre e Cam ha deciso che poteva vivere nella nostra già minuscola casetta affinché non ci siano altri conflitti con i suoi genitori per un po’. Si chiama Nathaniel e crede di essere al centro del mondo. Il massimo del suo contributo in casa è girovagare senza reale meta e dirmi che non sarò mai interessante perché non mi curo abbastanza, come se mi interessasse il suo parere! Lo odio, ma sono costretta a vivere sotto il suo stesso tetto almeno finché non raggiungo la maggiore età.                                                                                                                                                                     “Si può sapere quante volte ti devo chiamare? Devo dirti una cosa importante!” sbraita Anne non appena scendo in cucina. “Ha chiamato Ginny e ha detto che ho la manicure alle nove, quindi tornerò per le undici. Cam e Nathaniel fanno una partitina a golf nel campo qui a fianco e oggi tocca a te preparare il pranzo.” comincia ad elencare “ah, e già che ci sono ti compro uno smalto rosa splendido che ho visto l’altro giorno. Con la mia carnagione quel colore non va bene, ma sono sicura che con la tua, così scura, sarà perfetto!”. Non è cattiva con me, anche se mi tratta più come una sua amica. Per me ormai va bene così e sono abituata alle sue fissazioni. Una di queste è proprio il fatto che il pranzo bisogna prepararlo a rotazione, ogni giorno una persona diversa. È carina come idea perché così la cucina di ognuno di noi ha un sapore diverso che la contraddistingue e i compiti sono ben suddivisi, ma per lei è una vera e propria mania e se qualcuno salta il turno per qualche motivo lei non gli parla per settimane intere. Inutile dire che il suo turno non lo salta mai. “Perché continui a metterti quei pantaloni? Sembri una balena!” “’giorno Nathaniel!” prima gli rispondevo a tono, ma ormai ho scoperto che questo non fa che aumentare il suo divertimento, così ora lo ignoro e questo ha quasi dimezzato le sue provocazioni giornaliere. “Andiamo zio?” lo chiama, ignorando Anne che si agita perché salteranno la colazione. Io mangio in fretta le uova e il bacon e torno in camera mia a cambiarmi pantaloni. Ovviamente lui non lo sa, ma sono sempre stata attenta al mio fisico e i suoi commenti, anche se fatti solo per infastidirmi, mi condizionano. Quando torno giù sono andati già via tutti e io vado in cucina a preparare il pranzo. Opto per una semplice insalata mista con le mie spezie preferite e un po’ di pollo piccante. Proprio mentre sto per aggiungere l’olio, suonano alla porta e io mi rovescio quel liquido giallastro sulla camicetta. Imprecando, vado ad aprire. Un ragazzo dai capelli ricci e gli occhi verdi mi fa un cenno dall’altra parte della porta a vetri. Aggrotto le sopracciglia, ma lui non si scompone. “Buongiorno!” esclama, sorridente “Sono Tom, un amico dei vicini. Volevo sapere se avevate qualche uovo da prestarci”. “Ma certo!” rispondo con entusiasmo, accorgendomi che gli sto involontariamente facendo il verso. Lo faccio entrare e mi dirigo al frigo. Prendo quattro uova e le incarto dentro un giornale che sono sicura Cam abbia già letto. “Ecco fatto” gliele porgo con delicatezza. “Grazie!” dice contento, dirigendosi fuori. Un tonfo sordo lo accompagna. “Cavolo, che sbadato!” esclama, guardando per terra con amarezza “Le ho fatte cascare, mi dispiace tanto!”. “Uhm, purtroppo erano le ultime quattro che avevamo” lo informo, stringendomi nelle spalle e domandandomi con che cosa diavolo farò colazione domani mattina. “Questo sì che è un problema…” mormora amareggiato “D’accordo, non importa, grazie lo stesso!”. Se ne va e io lo saluto con un cenno energico della mano. Che tipo strano! Un abbaiare improvviso mi fa voltare la testa mentre pulisco per terra e torno in cucina. Dina, la barboncina di Anne. La riempie di vestitini e fiocchetti ma non capisce che è solo un cane odioso e isterico. Una volta ho provato a darle da magiare la nutella sperando che potesse liberarmi da quello strazio assordante, ma lei si è leccata i baffi e si è messa sotto i miei piedi per averne ancora. Stupido cagnaccio dal fegato di ferro! La porta di ingresso sbatte con violenza. “E’ permesso?” domanda una voce sconosciuta che si è evidentemente autoinvitata in casa. Corro all’ingresso per vedere cosa sia successo e mi ritrovo il tizio di prima tremante insieme ad un altro ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri. Mm... “Scusaci” dice quest’ultimo “mi sono ricordato all’ultimo momento che avete un cane e Tom ha davvero il terrore dei cani, per questo sono venuto a cercarlo e l’ho trovato bianco come un lenzuolo. Quella bestiolina sa il fatto suo!” aggiunge, indicando Dina che li osserva da fuori con i canini scoperti. In quello stato non è né tenera né rassicurante, ma è comunque grande quanto un pallone da basket. “Oh, andiamo. In fondo pesa solo due chili!” sdrammatizzo, facendo notare quanto poco possa fare a due persone alte un metro e ottanta come quei due.  “No,no” mi interrompe il biondo “non sottovalutare le capacità dei più piccoli. A proposito, io sono Jerry”. Mi porge la mano e io la stringo incerta. “Esme” mi presento, sorridendo. “Sai Esme, credo proprio che… Oh mio dio, quel set è favoloso!” si dirige verso il set di mazze da golf di Cam alle mie spalle con aria rapita. Ne estrae una e la guarda quasi fosse fatta d’oro. So che quegli ammassi di ferraglia costano davvero tanto e a quanto ne so credo che siano le migliori in circolazione, ma non gli ho mai dato peso in quel modo. Solo in quel momento mi rendo conto che entrambi sono vestiti con camicia e pantaloni bianchi e sembrano davvero pronti per una partita. “Posso provarla?” mi domanda Jerry, quasi fosse un bisogno vitale. “Ma certo!”mi stringo nelle spalle, in fondo cosa me ne frega? Prende una pallina e si dirige fuori. Il cane lo segue, continuando a ringhiare. “E’ davvero un appassionato di golf” mi spiega Tom “lo siamo entrambi”. Annuisco, fingendo interesse. All’improvviso Dina smette il suo abbaiare furioso e io tiro un sospiro di sollievo, deve aver trovato qualcosa da sgranocchiare. Per fortuna, altrimenti avrei dovuto farla stare buona per farli andar via e dio solo sa quanta poca voglia abbia di toccarla, in fondo mi ha già morso tre volte! Jerry ritorna dal prato dietro casa nostra sorridente e soddisfatto. “Grazie tante per avermi concesso di provarla. E’ davvero fantastica” aggiunge, rivolgendosi a Tom. Poso la mazza e mi volto verso di loro. “Non c’è di che” rispondo “bene, credo proprio che il cane abbia trovato qualcosa di meglio da fare che tormentarvi, perciò potete andare”. Entrambi annuiscono, ma li vedo indugiare sulla porta. Non sembrano proprio volersene andare. “Andate” mi avvicino, aprendogli la porta “posso assicurarvi che quando Dina trova qualche giocattolo non lo molla più, non vi farà del male!”. Ma dai loro sguardi capisco che non è il cane il problema, non vogliono proprio andarsene. 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Altro - Horror / Vai alla pagina dell'autore: artemisia reight