Fanfic su artisti musicali > Beatles
Ricorda la storia  |      
Autore: leo rugens    01/03/2013    24 recensioni
“Mi manca come ridi.”
“Mi manca come baci.”
“Mi manca come rompi il cazzo.”
“Tutto questo è reale o sto sognando, John?”
“Diavolo Paul, certo che è tutto vero, i sogni mica sono boiate effimere come le tette!”

ATTENTION: McLennon.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
leo rugens' stories 2013©
Disclaimer: Questa storia è stata scritta per mero diletto personale e per quello di chi vorrà leggerla.
Non si tenta in alcun modo di stravolgere il profilo dei caratteri noti.
Nessuno dei Beatles mi appartiene, in alcun modo.
Se copiate, giuro che vi prendo a sprangate.




Salve, Beatleslandia! It's kindof an honour for me being here today, really. Erano ages che volevo scrivere qualcosa in questo fandom, e ieri -finally- I got my inspiration! (mentre ero a fisioterapia, distorsione alla caviglia, proprio trasgressiva)
Non so perché la sto pubblicando, me ne pentirò amaramente, un giorno.
Non vomitate su questo schifo, nella mia bio ci sono i social dove potete contattarmi e disperarvi con me/offendermi/sclerare sulla mia bacheca etc etc.
Avrete presto notizie mie e di Winston (parentesi: Lennon era il mio amico immaginario da piccola),

Sun.


 


E se ti baciassi









 

A John, che limita i danni che faccio da chissà dove, con Elvis, tirandomi qualche accidente dietro.
Siete i (non)angeli custodi più fichi che potessi mai desiderare.

 

"If people were rain, I was drizzle and he was a hurricane.”


(John Green - Looking for Alaska)



***
 

 

“E se ti baciassi?” Sussurra John nella penombra della via, fermandosi a pochi passi dall’abitato, il vento che fruscia tranquillo fra l’erba, i vestiti impregnati di fumo, alcool, abbracci.
“Andiamo a casa Teddy Boy, sei ubriaco fradicio.” Sorride Paul, dandogli una pacca sulla spalla.



 

Posa i testi sul tavolo, George dorme sul divano, russa un poco. Ringo è uscito, “Le sigarette sono finite, porca puttana!”
John toglie gli occhiali, pulisce una lente sporca con un lembo della maglia.
Sa ancora di Liverpool, Mimi, vinili, porto, Quarrymen e casa McCartney.
Tutto quel lavoro lo sfinisce, l’America, il nuovo album, il tour.
Vuole solo fermarsi, mettere un braccio intorno alla vita di Paul e “Allora femminuccia, cosa rompiamo stasera?”
Farsi incantare dalla sua risata, immaginarlo mentre scuote il capo, divertito “Teddy Boy, sei un caso senza speranza.”
“Per questo mi vuoi bene, no?”
Un cenno affermativo e John Lennon sente il cuore in gola, il cervello esplodere, non riesce a non guardare tutta quella –a parer suo- perfezione.
Le ciglia sbattere piano, lo sguardo tranquillo, le mani strette intorno a un bicchiere di vodka.
“E se te baciassi?
“Saprei che ti sei fatto un’altra decina di canne in giardino, di nuovo.



 

John è alla fermata dell’autobus, il vento gli scompiglia il ciuffo, facendolo bestemmiare.
“Cazzo, i capelli!”
Paul appare in fondo alla strada, chitarra in spalla, quaderno sottobraccio. Ammutolisce.
“Ehi Teddy!”
Registrerebbe la sua voce ogni secondo, per lui quella è musica. Non la sala di incisione, una chitarra da cinque sterline ben accordata e qualche buon nastro.
“Come tira oggi il vento, eh? Sei tutto scarruffato!”
Annuisce, scocciato –quasi incazzato- mandando a quel paese il Maestrale, che ha disfatto un vero e proprio capolavoro.
“Tranquillo Teddy Boy, per me sei sempre bellissimo.” Scherza Paul, e lui si appoggia al palo con su affissi gli orari degli autobus.
“Come siamo dolci oggi, femminuccia. E se ti baciassi?
“Tu sei completamente matto.”




Fa freddo, si congela anche sotto due piumoni ad Amsterdam, John batte i denti, non riesce a chiudere occhio. Paul gli dà le spalle nella branda affiancata alla sua, lo vede tremare.
“Ehi femminuccia, sei sveglio?”
“S-s-ss-sì.”
“Stai diventando un ghiacciolo anche tu?”
“Mhmh.”
Allora si butta sul letto, lo abbraccia, coprendo entrambi con un paio di plaid e intrecciando le gambe con le sue.
“Meglio?” Chiede, appoggiando il mento sulla sua spalla.
“Un po’.”
Un bacio sul collo.
“Adesso?”
“Piantala Teddy Boy. Adesso chi è la checca frai due?” Ridacchia Paul, appoggiando le mani sulle dita di John, intrecciate sul suo stomaco.
“Tu, io sono l’alfa!”
E sorride, nel buio della notte, illuminando tutto per qualche istante.
E se ti baciassi, femminuccia?”
Si sente sussurrare all’orecchio McCartney e i brividi, beh, quelli sono colpa del freddo.
“Una ginocchiata nelle palle non te la leverebbe nessuno.”
“Mh, non sfidarmi.”
“Dormi Teddy Boy, è tardi.”



“Paul?” Chiama John, affacciandosi in cucina e trovandolo con un bicchiere d’acqua in mano, i capelli completamente scarruffati.
“Come stai?”
“Una merda, ho ancora l’influenza.”
“Fila a letto!”
“Sei diventato mia madre, Teddy Boy?” Ride, posando il bicchiere nel lavello e schioccandosi le dita.
E se ti baciassi?
“Darei la colpa alla febbre.”
Lennon lo ha già bloccato contro il ripiano della cucina, sfiorandogli le labbra con le dita.
“È un sì?”
Paul non risponde, si limita a strusciare il naso contro il suo, ogni respiro che sfiora la pelle bollente di John.
“Sono malato, ho la febbre.”
Ma John lo sta già baciando a metà frase, “Vaffanculo McCartney, mi farai diventare pazzo un giorno.”




John canticchia, sdraiato sul letto, disegnando qualcosa che non ha ancora una forma, scoprirà cos’è solo continuando a cancellare e rifare, tutto da capo.
“Che fai Teddy Boy?”
“Le seghe agli stecchi, femminuccia.”
“Interessante, fa’ vedere!”
Paul gli strappa il foglio di mano, osserva il disegno a sopracciglia corrugate.
“Cazzo, sei bravissimo!”
“La classe non è acqua donna, la classe non è acqua.”
“Fino a prova contraria, le palle qui le ho anche io.”
John ride, mordicchiando la matita e ghigna sornione, imprimendo ogni sensazione nel cervello.
“E se ti baciassi, Lennon?”
“Mi bacerei anche io, hai pure il coraggio di chiederlo?”




E se ti baciassi?” Paul si sveglia di soprassalto nel letto, si passa –stanco- una mano fra i capelli.
Rivede John, i suoi sorrisi, il suo maglione preferito, le sue sigarette sul tavolo. Vuole tornare indietro, ai mitici Sessanta, nessun osso dolorante e la mano di Lennon nella sua.
E se ti baciassi?
“Non puoi John, non sei più qui.”







“E se ti baciassi?”
“Non farei altro per l’eternità.”
“Sai Paul, posso aspettare quanto vuoi.”
“Fa male?”
“Morire? Un po’.”
“Mi manchi.”
“Anche tu femminuccia, sbrigati a schiattare, io e George ci annoiamo quassù!”
“Sei sempre il solito.”
“Mi manca come ridi.”
“Mi manca come baci.”
“Mi manca come rompi il cazzo.”
“Tutto questo è reale o sto sognando, John?”
Diavolo Paul, certo che è tutto vero, i sogni mica sono boiate effimere come le tette!”






E se ti baciassi adesso non sarei che aria, guance rosse,
profumo di limone, un paio di occhiali in tasca, un ricordo, il vuoto.




 


“Dormi Teddy Boy, chiudi gli occhi e sogna, sempre.”


 

***


 

  
Leggi le 24 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: leo rugens