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Autore: FeBookworm    01/03/2013    6 recensioni
Farò rigirare Victor Hugo nella tomba parte 2! :D
”Mi dispiace, Enjolras. Me l’avevi detto di non fare sciocchezze.”
Lui alzò un attimo lo sguardo dalla sua ferita per fissarlo su di lei. Di certo quelli non erano più gli occhi da Rivoluzione che lui aveva conosciuto.
“Risparmia il fiato. Tu devi vivere, Eponine.”
Lei gli donò un sorriso stanco, quasi scoraggiato:”E per cosa, Enjolras? Per chi? Lui non mi ama e non mi amerà mai.”
Il ragazzo strinse i pugni. Possibile che lei non riuscisse a capire? Non tutto il mondo gira intorno a Marius.
“Per il mondo che sognavi di vedere, Eponine. Il tuo ideale di libertà vale molto di più del tuo sfrenato amore per Marius.”
[...]
Enjolras sentì come se gli fosse scoppiato qualcosa all’interno del petto.
E lui sapeva cosa.
Era la libertà di amare che nasceva in lui. La più bella e potente di tutte.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'Autrice:

Ciao a tutte!^^
Sono tornata con una nuova storia tratta da LesMis.
Non ne vado molto fiera, non mi convincono alcuni passaggi...ma allo stesso tempo non potrei scriverla diversamente da così, perdonatemi.
Spero vi piaccia!^^

ps: la canzone alla fine del capitolo è "There's a world" tratta dal musical Next to Normal :D

-Fé-



Non se la ricordava così.
Proprio no.
Se pensava a lei, non gli veniva in mente l’immagine che gli si parava davanti in quel momento. Una ragazza fragile, cresciuta troppo in fretta. Un corpo sottile, debole, vittima di tutti i mali che la povertà si portava dietro. Una donna col cuore spezzato da un amore non ricambiato.
Se ne stava lì, ai piedi della barricata, cercando di vivere ancora per qualche ora, forse nella speranza che lui andasse a salutarla per sempre.
Della ragazza determinata, con gli occhi che emanavano fiamme quando discutevano, era rimasto ben poco.
Della ragazza che lui aveva conosciuto era rimasta solamente un’ombra vaga…
 
 
Quando Marius entrò nel Café, aveva un’aria troppo soddisfatta per i suoi gusti. Appoggiato alla parete con le braccia conserte, Enjolras studiò la sua insolita ilarità.
Les Amis si scambiarono un’occhiata e Grandaire gli chiese:”Marius, come mai così di buon umore?”
“Vi ho portato una nuova recluta!” disse tutto entusiasta.
Enjolras alzò un sopracciglio non appena vide dietro di lui una figura di donna.
Eponine tirò fuori la testa dal suo nascondiglio dietro le spalle di Marius e gli parve la creatura più timida e fragile che avesse mai visto.
Non sapeva quanto si sbagliava.
“Una donna? Questo non è posto per lei, Marius. La Rivoluzione non è uno scherzo” sbittò il capo de Les Amis.
Eponine lo fulminò con lo sguardo, fuoriuscì dal suo nascondiglio e lo fronteggiò:”La Rivoluzione non è roba da donne? Tu non lotti forse per la libertà di tutto il popolo? Beh, ti svelo un segreto: ci siamo anche noi tra il popolo. Voglio anch’io un mondo dove il popolo non debba più soffrire e dove i ricchi smettano di essere sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Voglio anch’io un mondo dove il popolo possa dire la sua!”
Enjolras si staccò dalla parete e si avvicinò a lei. Erano a un palmo di distanza e, per guardarla negli occhi, dovette abbassare la testa.
Occhi pieni di fuoco.
Erano quegli gli occhi che stava aspettando.
Occhi da Rivoluzione.
Enjolras le fece un sorriso sghembo:”Benvenuta tra noi.”
 
 
Enjolras la vide tossire e sporcarsi la mano di sangue.
Ah no, Eponine. Non osare morire.
Lasciò il suo posto vicino a Gavroche e Grandaire, anticipando Marius al suo capezzale.
“Eponine…dove?” le chiese.
Lei gli mostrò la ferita in mezzo al petto:”Mi dispiace, Enjolras. Me l’avevi detto di non fare sciocchezze.”
Lui alzò un attimo lo sguardo dalla sua ferita per fissarlo su di lei. Di certo quelli non erano più gli occhi da Rivoluzione che lui aveva conosciuto.
“Risparmia il fiato. Tu devi vivere, Eponine.”
Lei gli donò un sorriso stanco, quasi scoraggiato:”E per cosa, Enjolras? Per chi? Lui non mi ama e non mi amerà mai.”
Il ragazzo strinse i pugni. Possibile che lei non riuscisse a capire? Non tutto il mondo gira intorno a Marius.
“Per il mondo che sognavi di vedere, Eponine. Il tuo ideale di libertà vale molto di più del tuo sfrenato amore per Marius.”
Il ragazzo continuò ad analizzare la ferita. Il proiettile non era entrato troppo in profondità, per fortuna. Aveva però perso molto sangue e bisognava chiuderle la ferita al più presto.
Eppure…
Come mai il proiettile a quella distanza così ravvicinata non l’aveva attraversata da parte a parte?
Fu allora che la notò. Una piccola scatoletta argentata, un po’ ammaccata dal colpo del proiettile.
Allora mi hai dato retta, Eponine…
 
 
“Eponine, svegliati è quasi ora di…” disse severo Enjolras entrando nella camere che Les Amis le avevano dato. L’immagine che vide però non gli piacque affatto. Eponine, vestita da uomo, stava cercando di nascondere i suoi lunghi capelli dentro un cappello.
“Che diamine stai facendo?” le disse con voce arrabbiata.
Lei si voltò verso di lui, ma tenne lo sguardo basso:”Voglio partecipare anch’io alla battaglia.”
“Ah no, mia cara. Tu rimarrai dentro il Café ad assistere i feriti.”
“Ma io voglio stare nella mischia per…” ma non finì mai la frase. Sapeva, Eponine, che lui era severo, ma non cattivo. Altrimenti non si comporterebbe in modo così protettivo con lei e Gavroche. Eppure aveva paura di lui lo stesso.
“Per Marius, non è vero? Cosa vuoi fare, eh? Morire per lui?” le urlò contro.
Lei rimase in silenzio, non volendo farlo arrabbiare ancora di più. Con la testa china aspettò che si calmasse.
Enjolras sospirò:”Niente ti farà cambiare idea, vero? No, certo che no. Ma almeno lo sai usare un fucile?”
Eponine scosse la testa.
Il ragazzo sospirò di nuovo e, mettendosi una mano tra i capelli, decise il da farsi.
“Appena sei pronta, scendi. Ti farò vedere come fare. Mettiti questa all’altezza del cuore” le disse, lanciandole un portasigarette.
“Ma io non fumo, Enjolras.”
“Nemmeno io. Era di mio padre. Lo salvò da morte certa a Waterloo. Spero faccia lo stesso con te, Eponine.”
Prima di uscire dalla stanza, le disse piano:”Non fare sciocchezze, Eponine. Pensa anche a Gavroche.”
No. Enjolras non era cattivo
Aveva solamente un enorme peso sulle sue spalle.
 
 
Enjolras la portò dentro il Café, la stese sul tavolo e iniziò a curarle la ferita. Aveva mandato il piccolo Gavroche a domandare alla donne del quartiere qualche straccio, dell’acqua calda..Qualsiasi cosa potesse servirgli per curarla.
Eponine lo osservava. I capelli ricci scomposti che gli ricadevano sui suoi profondi occhi blu. Muoveva le mani sporche del suo sangue freneticamente e, nonostante la stanchezza, continuava a curarla, a salvarla.
Di tanto in tanto le sussurrava:”Stai andando bene, Eponine. Coraggio, devi vivere. Maledizione devi vivere!”
Il mattino seguente Gavroche le raccontò che Enjolras aveva passato tutta la notte al suo fianco, posandole di tanto in tanto un panno bagnato sulla fronte per farle passare la febbre. Non aveva mai ceduto al sonno o alla tentazione di farsi dare il cambio. Era sempre rimasto lì a sussurrarle:”Devi vivere, Eponine. Coraggio, se passerai stanotte, vivrai.”
La rivoluzione andò avanti, ma né lei né Gavroche seppero mai chi di loro sopravvisse. Enjolras li aveva obbligati ad andarsene, poiché troppo deboli e solamente d’impiccio.
Gavroche l’aveva odiato i primi tempi per quella scelta, ma lei l’aveva capito.
Loro dovevano vivere.
 
 
 
Cinque anni dopo…
Eponine camminava per le strade di Parigi. In cinque anni le cose non erano cambiate molto, ma almeno non morivano più di fame.
Entrò nella sua locanda, Les Amis de L’ABC.
Un omaggio a quei giovani rivoluzionari.
Chissà che fine hanno fatto…pensò, iniziando a lavorare. Gavroche scese di fretta le scale urlandone:” ‘Ponine! ‘Ponine, vieni fuori sulla strada. E’ vivo!”
Il giovanotto prese la sorella per un braccio e la portò di nuovo fuori tra le strade di Parigi.
“Gaurdalo, ‘Ponine. Riconoscerei quella camminata altera e fiera dappertutto.”
La ragazza vide un uomo avvicinarsi alla locanda. Aveva le spalle larghe, un fisico asciutto. Camminava come se non gli importasse del mondo attorno a lui.
Se non fosse stato per i suoi profondi occhi blu non l’avrebbe riconosciuto.
Uno sguardo severe, ma non cattivo. Lo sguardo di un uomo con il passato di un leader.
L’uomo si fermò davanti a loro, osservando il nome della locanda.
“Era da tanto tempo che non lo sentivo più. Les Amis de l’ABC…”
“Enjolras!!!” urlarono i due “piccoli” Thénardier. Eponine lo abbacciò di slancio, ma si allontanò subito, imbarazzata da quel gesto così spontaneo.
“Vuoi entrare?” gli chiese Gavroche.
“Molto volentieri. Ho molta fame in effetti.”
 
 
“Nessuno ci ha mai detto che cosa accadde quel giorno sulle barricate” gli disse Eponine, versandogli altro vino.
“Non c’è molto da dire. A parte me, solo Marius è sopravvissuto. Beh ci siete anche voi due, ovviamente.”
“Come hai fatto a salvarti?” gli chiese, mentre metteva una coperta sulle spalle di Gavroche, ormai profondamente addormentato.
Enjolras sospirò:”Mi catturarono mentre stavo cercando di salvare Grandaire. Lo uccisero a sangue freddo, io invece fui portato da Javert. Disse che era rimasto molto colpito da me, dal mio carisma. Mi offrì una via d’uscita. Mi propose di arruolarmi tra le guardie del re, di combattere con loro. Ancora mi domando perché accettai. Io dovevo morire per la Francia, Eponine. Ma non l’ho fatto. Ho scelto la vita e mi sento un traditore.”
Lei gli sorrise dolcemente:”Sai come ti chiamano qui a Parigi? Il nuovo Lamarque. Non ti chiamano mai per nome, ma sempre e solo così, per questo non sapevamo che fossi vivo. E’ giusto così, Enjolras. Non hai tradito i tuoi ideali di libertà, stai solo lottando per essa in un altro modo.”
Enjolras le prese le sue piccole mani tra le sue grandi.
“Eponine…”
Maledizione, quant’era difficile! Sapeva incantare i suoi soldati con i suoi discorsi sulla libertà, ma non riusciva ad aprire il suo cuore a lei.
Eponine però lo bloccò:”Aspetta, devo dirti prima io una cosa.”
Enjolras si zittì di colpo e la fissò con i suoi profondi occhi blu:”Ti ascolto.”
“Non ti ho mai ringraziato per avermi salvata. Tu…Gavroche mi ha raccontato quello che hai fatto quella notte. Ti devo la vita, Enjolras.”
“Dovevi vivere, Eponine. Non mi sarei mai perdonato il fatto di averti uccisa, seppur indirettamente.”
“Ma perché? Continuavi a dirmelo, ma non me l’hai mai spiegato…”
“Tu eri l’esempio di ciò che volevo fare. Contagiare il popolo con il mio ideale di libertà, portarlo alla Rivoluzione e vederlo credere in essa. I tuoi occhi mi dicevano questo tutte le volte che li incrociavo. Solo quando ho rischiato di perderti, ho capito che non potevo costringere un intero popolo alla morte.”
“Perdermi?”
Enjolras le fece un sorriso sghembo e le accarezzò i capelli:”Avrei amato te, Eponine. Se non ci fosse stata prima la Francia, avrei amato te.”
Eponine gli si avvicinò sempre di più:”Eadesso che non c’è più la Francia?”
Il giovane prese il suo viso tra le mani e la baciò.
Enjolras sentì come se gli fosse scoppiato qualcosa all’interno del petto.
E lui sapeva cosa.
Era la libertà di amare che nasceva in lui. La più bella e potente di tutte.
Adesso, con loro due di nuovo insieme, poteva nascere un mondo nuovo. Un mondo dove splende sempre il sole e dove tutti possono essere liberi.
 
 
There’s a worl where the sun shines each day
There’s a world out there
You’ll see there’s a world where we can be free

   
 
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