Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: Cohava    01/03/2013    0 recensioni
Pensate com'è scrivere a notte fonda, in silenzio e in segreto. Pensate se questo è il limite tra sogno, realtà e follia. Pensate di dare la stura alle vostre più oscure fantasie.
"Amava tutto questo, amava il biancore della carta su cui appena osava deporre tre parole, purezza macchiata di sgarbati segni neri."
" Il solo suono del suo respiro affannato
era sentore, nel buio della notte, dell’ evento: righe di scrittura la prendevano"
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E scriveva, esausta, nella notte.
La sua scrivania immersa nel buio, una chiazza di luce gialla.
Assorbiva il piacere clandestino di gesti silenziosi, ascoltando il respiro inudibile di sogni
che altri sognava.
Senza età, questo era.
Senza età nel silenzio nella notte.
Godette la vista, covandole con lo sguardo, di pagine e pagine coperte dalla sua scrittura nera e fitta. Righe su righe su righe, uscite dalla sua penna. Amava tutto questo, amava il biancore della carta su cui appena osava deporre tre parole, purezza macchiata di sgarbati segni neri. E poi le righe moltiplicavano il suo pensiero, e ricoprivano il bianco come un’onda, trasfigurandolo per sempre.
Poter trasformare dei fogli in un’estensione di se stessa.
Sorrise alle proprie parole, ed esse fremettero. Battè le palpebre, pensando di essersi ingannata –sublime stanchezza di scrivere a notte fonda! Non c’è intimità più grande tra sé e i propri pensieri.
Ma non si era sbagliata. Le righe fremettero di nuovo.
Ad una ad una, le lettere si scollarono dalla carta con un rumore lieve, forse immaginario, come un adesivo che si stacca, sottile strato di colla. Agganciate l’una all’altra da una grafia maldestra, si snodarono in una linea irregolare, irreale, ma così vera e così talmente sua! Poteva toccarla, poteva sentirla. Fogli intonsi, più non mi servite, pensò nel delirio di un mondo silenzioso. Sveglia di notte, pensi di essere sola sul pianeta con il cervello e il cuore, custode dell’universo. Siate bianchi e intatti, il mondo conserva le mie frasi: esse sono qui, e la loro presenza spezza e deforma la mia realtà, la trasforma secondo i miei voleri.
Perché quelle linee serpeggianti si avvolgevano, sinuose, alle sue caviglie. Risalivano la carne delle gambe: poteva sentire la carezza dell’inchiostro.
E le irregolarità della calligrafia, minuscole asperità che tentavano la pelle, non facevano che rendere il tutto più vero.
Nugoli di parole sul viso, sulle labbra –in bocca il sapore nero.
Frasi insinuanti acquisivano un’altra valenza, scivolando sornione lungo la coscia arresa, verso palpitanti pieghe di pelle.
Verso l’interno da dove uscivano.
Sulle palpebre a premere piano, fresche come i sogni.
Tra i capelli, confondendosi tra le ciocche scure, carezzevoli come mai lo sono davvero i pensieri.
Nelle orecchie, attenuando gli ultimi
scricchiolii della notte.
Tra le dita, complemento delle sue mani affusolate.
E a decine, centinaia, migliaia, si affollavano tra le gambe, nello spazio mai conquistato.
Spasimante, le agognava: da sempre colmavano il suo vuoto.
Si arrese. Il solo suono del suo respiro affannato
era sentore, nel buio della notte, dell’ evento: righe di scrittura la prendevano
illuminate dalla luce gialla di una lampada da tavolo.
Si arrese, allargando mani e piedi.
Gettando la testa all’indietro si accasciò contro lo schienale della sedia.
Si arrese, e fu sua.

 
 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: Cohava