Titolo:
Legata ad un sogno.
Autore
(su Efp e sul forum): Vitzi –
Dafne_18;
Pairing: Trunks/Marron;
Genere:
Angst/Malinconico/Drammatico;
Rating:
Giallo;
Avvertimenti:
//
Note autore (se
ce ne sono): Eccomi qui con una
nuova Marron/Trunks. Devo dire che è parecchio strana, ma mi è
uscita di getto. E non ci crederete mai, non ero nemmeno depressa!
Ok, la smetto, vi lascio alla lettura, in realtà ci tenevo a
sottolineare il rapporto tra Goten e Marron come amici. Se avete
voglia di lasciare una recensione ne sarei parecchio felice. Grazie
per l'attenzione e buona lettura! ^^
Introduzione:
Questa OS partecipa al contest
“Datemi un sogno in cui vivere, perché la realtà mi sta uccidendo.”
di Edelvais.
Ho cercato di inserire il titolo del contest nella storia, credo di
esserci riuscita abbastanza. Marron/Trunks fortemente malinconica e
anche depressa. Ho voluto far risaltare il rapporto Goten-Marron
perché li trovo due fantastici amici. ♥
Legata
ad un sogno.
Le
lacrime inondavano il cuscino, non riusciva a smettere di pensare a
quello che era successo. Quasi come in un sogno, quasi come in un
brutto incubo.
«Trunks non lasciarmi!», aveva gridato fra le
lacrime, l'aveva gridato perché non sapeva che altro fare.
Come
poteva lui abbandonarla così, come poteva anche solo pensare di
lasciarla con un fardello così pesante? Si toccò la pancia, dove si
intravedeva appena un piccolo rigonfiamento.
Altre lacrime
corsero lungo il suo viso, sembravano così frettolose di scendere e
così disperate.
«Perché?» strillò Marron stringendo il
cuscino con entrambe le mani.
Era stato orribile vedere Trunks
cadere davanti ai suoi occhi, guardarla sorridente per poi lasciarsi
andare senza forze. Eppure doveva saperlo, doveva aspettarsi una
reazione del genere, era ovvio che avrebbe provato ad attaccarlo. Era
ancora tutto così confuso e buio, niente le era chiaro, se non che
il suo Trunks non l'avrebbe mai più riabbracciata.
«Dannazione!
Sei proprio uno stronzo, Goten!» esclamò sorridente la ragazza
dalle buffissime trecce bionde.
«Cosa sono queste offese? Credi
sul serio che se continui così qualcuno vorrà sposarti?» provocò
il ragazzo moro in sua compagnia, alzando lo sguardo verso il cielo e
sfiorandosi la punta del naso con un dito.
Marron lo colpì al
petto con un debole pugno e lui, stando al gioco, fece finta di
accusarlo. Si piegò in due, gridando verso il cielo «Perché devo
morire proprio qui, perché?», facendo in questo modo scoppiare in
una ilare risata la bionda al suo fianco.
«Se non stai lontano
dalla mia donna potrei sul serio prendere in considerazione la
possibilità di ucciderti.» disse una voce ben nota ai due,
prendendo Marron per un braccio e avvicinandola a sé.
La ragazza
non oppose resistenza, anzi si accoccolò all'uomo sorridente.
Goten
guardò il migliore amico di traverso, poi entrambi scoppiarono a
ridere. Marron sorrise raggiante: quella era di sicuro una delle
giornate migliori per uscire insieme.
Il bagno era sporco di
sangue, ne era ricoperta la porta e la vasca da bagno non faceva
eccezione. Marron prese uno straccio e, ricacciando indietro le
lacrime, si mise a strofinare il lavandino. Sapeva che in realtà
quel sangue non era altro che un'illusione, però non riusciva a
smettere di muovere le mani. Cercava di cancellare il dolore, così,
mettendoci più forza del previsto, sentì essa abbandonarla,
facendola cadere a terra come un peso morto. Sul pavimento freddo, si
portò le mani al viso e scoppiò a piangere come una bambina: non
c'era altro da fare.
«Quindi cinema?» aveva chiesto Goten,
avendo appena finito il suo cono gelato.
Marron annuì,
stringendo la mano di Trunks «Però il film lo scelgo io!».
I
due ragazzi si guardarono rassegnati e si avviarono verso il cinema
della città. Satan City accoglieva tutti i tipi di persone, era
risaputo che ella non era altro che la città natale del famoso
Mister Satan. Purtroppo egli era deceduto molti anni prima, come
molte altre persone della sua età, d'altronde. Nella città era
considerato un idolo, se possibile ancora più di prima.
Forse fu
per questo che, quando Trunks vide la statua dell'idolo della città
distrutta, capì che qualcosa stava andando storto. Purtroppo molto
più storto del previsto.
Attorno alla statua decapitata c'erano
una decina di persone, alcune attrezzate di macchina fotografica,
altre di telecamera.
Ora, c'è da pensare che, abituati com'erano
i tre giovani ragazzi, ormai adulti, alle catastrofi della vita,
andarono subito a pensare al peggio del peggio.
«Che è
successo?» chiese Goten ad una signora della sua età circa, armata
di macchina fotografica.
Era paonazza, i capelli neri appiccati al
volto «Co-cosa? C-chi siete?» chiese, indietreggiando.
Marron,
che guardava la scena da lontano, era rimasta allibita
dall'espressione di Goten. Sembrava che i due stessero avendo una
conversazione molto seria. Corse così verso di lui, strattonando il
neo-marito per un braccio.
«Che ti ha detto?» chiese con
espressione rilassata, nonostante all'interno stesse esplodendo dalla
preoccupazione e, forse, anche per la curiosità.
L'uomo, sulla
quarantina, sussurrò piano «Sembra che qualcuno abbia offeso la
memoria di Mister Satan...»
Uscendo dal bagno, si chiuse la
porta alle spalle. Si era detta di smettere di piangere e pensare al
peggio, di sicuro le cose si sarebbero risolte. Un'altra esplosione,
al di fuori della città, probabilmente solo nella sua mente.
«Scusa,
perché non pulite il soffitto?» chiese una donna anziana, anche lei
in camice bianco.
Marron si rese conto che parlava con lei solo
troppo tardi, si limitò a passarle di fronte, senza badare
all'averla colpita con una spallata abbastanza forte da farle perdere
l'equilibrio. Quelle persone pensavano solo a loro stesse, pensavano
solo alla loro salute. Com'era finita in un posto del genere?
«Tsk!»
sibilò a denti stretti, toccandosi di nuovo la pancia.
Entrò
nella stanza che le era stata assegnata e pensò di rimettersi a
letto, quando una luce accecante la fece tremare. Cadde a terra
strillando.
«E quindi? Non sarebbe la prima volta, si sa che
non tutti hanno sempre lo stesso pensiero.» disse Trunks guardando
l'amico con sguardo interrogativo.
Marron si limitò a scuotere la
testa, fu Goten a completare il discorso «Majin Bu si è infuriato,
non riescono a fermarlo. Sta devastando la città.»
Trunks e
Marron si guardarono, come in preda al panico. Non era la prima volta
che accadeva, ma
adesso la situazione sembrava più seria del
previsto.
«Goten, sta' con Marron. Io vado a prendere una cosa a
casa e torno. Se vi va fate un giro da Majin Bu, ma non
avvicinatevi!».
«Come sta?» chiese un uomo anziano
sull'ottantina, avvicinandosi ad un'affascinante dottoressa.
Lei
si schiarì la voce e lo guardò con occhi vuoti «Sta peggiorando.
Non resisterà ancora per molto, la sua mente è debole.».
Il
vecchio annuì a malincuore e si avvicinò alla piccola stanza
d'ospedale.
Marron si alzò di scatto, sentendo un forte dolore
alla schiena. Era lo stesso dolore che aveva provato poco tempo
prima, lo stesso dolore e anche la stessa luce. Il raggio di Majin Bu
che l'aveva colpita facendole perdere i sensi. Si guardò le mani,
ferite e coperte di sangue, gli occhi le pizzicavano e la vista era
sempre più annebbiata. Ancora lacrime, ancora.
Non riusciva a fermarle, il ricordo le faceva troppo male.
I
due ragazzi erano corsi al centro della città, dove molti edifici
erano stati distrutti e incendiati. Facevano fatica a credere che
Majin Bu, il loro caro amico, avesse potuto causare tutto quello.
Eppure lui era lì, con le mani strette a pugno, fermo al centro di
un palazzo di cui ormai erano rimasti solo quattro miseri muri. Alzò
un braccio e scagliò un altro colpo: un raggio di luce gialla
proprio verso i due ragazzi. Goten, ormai fuori allenamento, era ben
sicuro che non sarebbe riuscito a deviarlo, ma nonostante tutto si
mise davanti a Marron. Dopotutto il suo migliore amico non lo avrebbe
mai perdonato se lei si fosse ferita.
La ragazza riuscì solo a
vedere gli occhi del mostro, perché ormai era un vero e proprio
mostro. Quegli occhi così colmi di rabbia e di sofferenza la fecero
tremare di paura, ma anche intenerire. Solo dei mostri peggiori di
lui potevano aver ferito i suoi sentimenti in quel modo.
«Marron?»
chiese l'anziano, aiutando la bionda ad alzarsi.
Lei lo guardò
negli occhi, e vide un misto di dolcezza e paura «Che ci fai qui?».
Il vecchio le passò una mano fra i capelli sorridendo come solo
lui sapeva fare «Sono venuto a trovarti e ti ho portato questo.» le
mise fra le mani un oggetto, così importante per lei che lo rimise
nelle mani del proprietario.
«Tieni lontano da me
quell'assassina!» furono le sole parole che le uscirono di
bocca.
Quando riaprì gli occhi davanti a lei c'era Trunks. Le
stava dando un bacio sulla fronte, mentre intorno a lui la città era
distrutta. Goten era a terra, sporco di sangue, ma ancora in grado di
sorridere.
«Non ti preoccupare tesoro, adesso cerco di farlo
ragionare.» disse il lilla, i capelli spettinati, completamente
ricoperto di polvere grigia e densa. Fra le mani teneva la spada,
quella spada che gli era stata data in dono da un essere di un altro
pianeta. La spada con cui aveva spesso sconfitto anche i nemici più
potenti. Il suo sguardo questa volta, però, era spento e non fiero
come un tempo. I suoi occhi erano scuri, era come se andasse incontro
alla morte. «Non andare Trunks! Non lasciarmi sola!» strillò,
toccando la piccola protuberanza sulla propria pancia. Il ragazzo
mise una mano sulla sua sorridente e corse verso il mostro.
«Ehi
ehi, ok. Calmati, guarda. La metto qui.» disse il vecchio,
appoggiando l'arma su un comodino. «Stai bene?»
Lei annuì e si
lasciò mettere sul letto. L'anziano le passò un fazzoletto bagnato
sulla fronte, nonostante non ci fosse febbre. «Adesso calmati, che
ti succede?»
Marron si morse la lingua involontariamente,
qualcosa le diceva che non poteva fidarsi, come era già successo
altre volte.
«Ehi Marry, sono io, fidati. Che succede?»
Guardando quegli occhi scuri così sinceri, la donna non poté
fare altro che parlare «Majin Bu. Sto rivivendo tutto, ma
fortunatamente è solo un sogno, no? Trunks sta bene, è a casa con
nostra figlia. Quindi non c'è da preoccuparsi, non appena mi
rimetteranno uscirò da qui e li riabbraccerò. Stai tranquillo.»
Marron guardava la scena in silenzio, Majin Bu non voleva
saperne di ascoltare pazientemente. Si era invece messo a lanciare
colpi a caso, tentando di colpire chissà chi. Trunks era fuori
allenamento senza ombra di dubbio, l'unica speranza sarebbe stata la
fusione, ma i due non si erano allenati a sufficienza e sarebbe stato
impossibile riuscire nell'impresa. Marron sapeva che Trunks non aveva
nessuna possibilità, ma quando lo vide cadere a terra lontano dalla
sua spada, non poté fare a meno di strillare il suo nome. Lui la
guardò un attimo, sapeva che avrebbe dovuto combattere per lei,
sapeva che doveva farlo per la loro figlia. Come mai questa volta
sembrava un'impresa così impossibile? Goten stava strisciando
lentamente verso la donna in lacrime, avvicinò la mano alla sua e la
strinse con forza «Lui è un eroe, non ci abbandonerebbe mai, fidati
Marry.»
La ragazza non lo ascoltava, mentre fra le lacrime
gridava di nuovo il nome del neo-marito.
Il vecchio guardò
la coetanea con occhi malinconici «Non è a casa, non avete una
figlia.».
Lei mosse la bocca come per dire qualcosa, ma niente
usciva da essa. Aveva gli occhi confusi e lo sguardo perso.
«Goten,
cosa dici? Ci siamo sposati da poco, abbiamo appena comprato la casa,
non può essere che...»
Il vecchio le alzò una mano e gliela
mostrò, quando la donna la vide sobbalzò. Era una mano vecchia e
raggrinzita, la mano di una donna anziana.
«Che succede?»
chiese guardando l'amico con sincera curiosità.
Lui piegò la
testa da un lato e la guardò nei profondi occhi azzurri, ormai
celati da un velo grigio.
«Trunks è morto.»
Il lilla
capì di essere al limite quasi subito, sapeva che l'avversario che
aveva davanti era diventato ancora più forte. Sputò sangue, mentre
con la mano tentava di avvicinarsi alla tanto agognata spada. Majin
Bu lo guardava con gli occhi spiritati di chi non ha più una fede o
un dio, gli occhi di chi combatte per il solo gusto di farlo. Per
veder soffrire altre persone Bu avrebbe fatto di tutto, per questo
quando sentì l'urlo straziante di Marron, capì cosa fare. Prese la
spada che Trunks stava disperatamente tentando di raggiungere, e con
un colpo secco lo infilzò.
«Trunks!» strillò Marron,
dimenandosi nel letto.
Il vecchio Goten tentò di fermarla, non
era la prima volta che l'amica si trovava in condizioni del genere.
Era passato tanto tempo dall'ultima volta che l'aveva vista
sorridere. Se si era recato lì quel giorno era perché le dottoresse
gli avevano detto che non le sarebbe rimasto molto da vivere. Si
morse la lingua, mentre gli occhi si riempivano piano piano di
lacrime.
«Tranquilla Marron, ok? Trunks... -, la voce gli mancò
per un attimo, doveva mentirle, doveva vederla sorridere ancora una
volta - … è a casa che ti aspetta...»
Gli occhi della donna
passarono da confusi a sereni «Mi hai mentito?» chiese, come se si
fosse tolta un grande peso.
Il vecchio annuì, mordendosi il
labbro talmente forte da farlo sanguinare.
«Mi ha detto di
portarti la sua spada.»
Marron gridò di dolore, mentre fra
le lacrime correva verso il marito. Era a terra e continuava a
sputare sangue, la spada era ben visibile nel suo petto lacerato. Bu
si era reso conto di quello che era appena successo e si guardava le
mani confuso. Gli occhi erano tornati quelli di un tempo, sembrava
tornato come sempre. Si avvicinò al Trunks morente, lo sguardo perso
e triste. Lentamente poggiò una mano sul suo torace, dopo aver
rimosso la spada, tentò di curarlo.
Goten era al suo fianco e
stava sollevando Trunks «Ce la farai amico.» sussurrò. Marron gli
strinse la mano e insieme sperarono in un miracolo, guardando Majin
Bu con occhi colmi di gratitudine.
Dopo qualche mese il pianto di
una bambina usciva da un ospedale; dopo un altro mese lei imparava a
camminare, sotto la guida del padre e della madre; dopo alcuni anni
la famiglia diventava sempre più grande, finché due anziani
circondati da nipotini si ritrovarono a guardare sorridenti foto del
passato.
Marron sorrise, piccole lacrime le bagnavano il
volto, guardò Goten e lentamente lo ringraziò dal profondo del
cuore. Grazie a lui, nella sua mente un nuovo futuro era stato
riscritto. Quando chiuse gli occhi abbandonò quella forza che le
permetteva ancora di restare in vita. Sapeva la verità, sapeva che
suo marito era morto in un incidente stradale in cui era stata
coinvolta anche lei. Stavano andando al cinema, proprio dopo la luna
di miele. Una donna li ha trovati e soccorsi, ma per Trunks era già
troppo tardi, aveva il petto perforato da parecchie schegge di vetro.
Lei era sopravvissuta, ma aveva perso il bambino, o meglio la
bambina. La luce che continuava a vedere, quella che secondo lei
Majin Bu aveva generato, non erano altro che i fari dell'altra
macchina. La spada che si era, in un certo senso, rivolta contro il
suo stesso padrone, non era nient'altro che l'auto di suo marito. Da
quel giorno era stata rinchiusa in quell'ospedale psichiatrico perché
non voleva affrontare la realtà. Aveva creato un diversivo per
vivere, voleva credere che suo marito fosse morto come un eroe per
difendere il paese. Da quel giorno la vita per lei era legata ad un
sogno. Da quel giorno Goten non l'aveva mai abbandonata, perché
diceva che se Trunks se ne fosse andato, allora sarebbe toccato a lui
il compito di proteggerla. E l'aveva fatto. L'aveva protetta dalla
realtà che i medici continuavano a ripeterle, l'aveva chiusa in un
sogno solo loro. E finalmente le aveva regalato il lieto fine tanto
agognato.
Goten guardò la migliore amica spegnersi con un sorriso
sulle labbra e non poté fare a meno di sorridere, sentendo in
lontananza il pianto di quella bambina e vedendo, per un attimo, una
famiglia felice.