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Autore: Natsuki Nagoya    02/03/2013    4 recensioni
[Lc5]
Sato e Yumeji abbandonano gli Lc5.
Miku è sconvolto e non sa come vivere lontano da Sato.
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Miku lasciò cadere la sigaretta a terra, senza parole.
Aki, il batterista degli Lc5, era corso da lui, sconvolto, con una brutta notizia. Era entrato nella casa del ragazzo senza lasciargli il tempo di aprire completamente la porta e si era buttato nel divano del soggiorno, tremando. I due si erano guardati negli occhi a lungo, mentre Miku cercava di tranquillizzare inutilmente l’amico.
Poi, la notizia. Inaspettata, come un temporale in estate.
Miku, che fin’ora era rimasto inginocchiato davanti all’amico, si lasciò cadere all’indietro, confuso.
Sato e Yumeji abbandonavano la band.
Non poteva crederci. Non ora, non adesso che avevano raggiunto il loro sogno ed erano finalmente famosi.
Corse velocemente verso il kotatsu dove aveva lasciato il cellulare e digitò il numero di Sato, il suo Sato, ma non era raggiungibile.
Provò allora con Yumeji ma il telefono suonò a vuoto.
Tutto intorno a lui diventò buio.
Si scambiò una rapida occhiata con Aki, che capì al volo.
Si alzò in piedi, e infilandosi la giacca corse fuori dall’abitazione.

Sfrecciava con la macchina nelle strade notturne della città.
In testa, soltanto la voce di Sato. Come poteva abbandonare la band? Come poteva abbandonare lui?  
Fermo ad un incrocio, Miku notò un ragazzo che attraversava la strada e sorrise. Con i lunghi capelli biondi, assomigliava a Bou. Bou... anche lui aveva abbandonato la band e Miku non aveva ancora superato quel dolore. Di punto in bianco, così dal nulla, come Sato e Yumeji... era forse colpa sua?
Ricordò le parole della loro prima canzone insieme...

Sabishii aitai yo koe ga kikitai *
(Mi sento solo, mi manchi, voglio sentire la tua voce)
Nigirishimerareta mama no keitai
(Continuo a stringere il mio telefono)


Girò l’angolo e parcheggiò la macchina davanti la casa del ragazzo.
Scese velocemente, nemmeno il tempo di respirare ed era già davanti la porta. Guardò attentamente il campanello, indeciso se suonarlo o meno, terrorizzato all’idea di sentire conferme da parte del ragazzo ma allo stesso tempo tormentato dal desiderio di rivederlo.
Alla fine suonò.
Rimase in attesa, muovendo in continuazione le mani, il respiro irregolare.
Poi Sato apparse e Miku rimase senza fiato.
I capelli biondi spettinati, gli occhi castani che fissavano i suoi. Ormai conosceva a memoria ogni centimetro del suo corpo ma mai gli era sembrato così bello.
Sato lo avvicinò a sè con forza, baciandolo, e lo trascinò in casa.
Miku chiuse la porta alle sue spalle e bloccò il ragazzo tra il muro e il suo corpo, sentendolo vicino come non mai. Si baciarono per un’infinità di tempo incalcolabile, la lingua che esplorava ogni centimetro della bocca dell’altro, le mani che scivolavano sotto i loro vestiti.
Che cosa stava succedendo? Miku si bloccò all’improvviso. Come poteva spiegare una cosa simile? Come poteva spiegare il fatto che Sato voleva abbandonare la band senza spiegazioni ma l’aveva preso in quel modo come se niente fosse?
Si allontanò da lui, prima di essere travolto dai propri sentimenti.
Sato lo guardava, confuso.
“Che succede?” chiese tranquillo, preoccupato dalla reazione del proprio ragazzo.
Miku si sentì morire.
“Che cazzo stai facendo!?” urlò, sbattendo i pugni contro il muro.
Sato si spostò, incurante della reazione del compagno, e si sedette sul divano, facendo cenno a Miku di raggiungerlo. Rimase in silenzio per una decina di minuti, le mani davanti al viso mentre cercava le parole giuste per parlare.
Quel silenzio stava distruggendo il cantante. Continuava a guardare il biondo in ansia, il respiro irregolare, tormentato dal desiderio di prenderlo a pugni o farlo suo senza lasciargli il tempo di ammettere la verità.
Non voleva sapere. Non voleva sentire, non da lui.
“Mi hanno offerto un contratto di lavoro in America.” - Sato alzò gli occhi verso l’uomo che amava, sicuro di sé.
Il tempo si era fermato, per entrambi.
Miku conosceva bene il sogno del proprio ragazzo. Diventare un famoso bassista all’estero, essere ricordato da qualcuno che abitava fuori dal proprio paese. Ma erano diventati famosi, insieme. Questo non gli bastava?
“E Yumeji?”
Sato fece cenno con la testa di non sapere e prese una bottiglia di birra dal tavolino di fronte a loro.
“Perché non me l’hai detto?!” sbottò Miku, irritato dalla calma del ragazzo. “Non sono più importante per te? E che ne sarà della band?!”
Il biondo non rispose e guardò il ragazzo negli occhi, lasciando cadere una piccola lacrima, che scese giù, fino al mento.
Miku la seguì con gli occhi, e si avvicinò, leccandogli la guancia.
Quel silenzio lo stava uccidendo.
Toccò leggermente le sue labbra e lo baciò, delicatamente, ricordando il loro primo bacio, proprio su quel divano.

Tsurai yo kanashii yo anata ni furetai
(Fa male, sono triste, voglio toccarti)


Sato allungò una mano verso di lui e lo abbracciò forte. Continuarono a baciarsi per qualche minuto, tra singhiozzi e sospiri, finchè Miku prese l’iniziativa e si stese su di lui.
Iniziò ad accarezzarlo, baciarlo, morderlo, prima l’orecchio, poi il collo, sempre più giù. Si spogliarono, mentre Sato cercava inutilmente di ribaltare la situazione. Miku si muoveva velocemente e non gli lasciava il tempo di reagire. Si perse nel silenzio del mondo, nei sospiri della sua voce, mentre entrambi si lasciavano abbandonare alla disperazione, consapevoli che quella sarebbe stata la loro ultima volta.
Sato si aggrappò ai capelli di Miku, mentre gemeva e sentiva la sua mano farsi spazio nei boxer. In pochi secondi raggiunse la sua meta e iniziò a muovere velocemente la mano, mentre il biondo allargava le gambe e si lasciò andare a un gemito imbarazzante.
Poco dopo il ragazzo si avvicinò con la bocca. Sato iniziò a sussurrare il suo nome ma non era la propria voce che voleva sentire. Con un gesto rapido portò Miku sotto di sé e gli sfilò i boxer, prendendo il suo membro con la bocca. Il moro iniziò ad ansimare e a sussurrare il nome del proprio amante. Sato si muoveva velocemente, con la lingua, con le mani, e Miku desiderava soltanto restare con lui, in questo modo, per sempre.

Eien toka yume miteta kedo
(Al tuo fianco ho sognato l’eternità)


Miku allargò le gambe lentamente e Sato entrò dentro di lui, facendo riecheggiare nell’aria un grido straziante. Non era abituato a tutto questo, di solito la situazione era capovolta, ma era troppo preso dal proprio compagno per pensare. Il contatto con i loro corpi, le loro mani intrecciate, la voce di Sato che si univa alla sua in un desiderio disperato di voler rimanere per sempre insieme...
Vennero insieme, ansimando profondamente.
Sato si accasciò su Miku, che lo strinse forte, iniziando a intonare una canzone.

Omoide ni suru nante dekinai yo
(Non posso dimenticarti)
Katte na anata dakedo suki da yo
(Sono egoista ma ti amo)
Tonoshikatta ano koro ga hanarenai
(Questi giorni pieni di felicità non mi lasceranno)


Accarezzò i capelli del biondo, finchè non si addormentarono entrambi.


Tre settimane dopo gli Lc5 erano riuniti all’aeroporto di Tokyo, per salutare Sato.
Tutto intorno a Miku era nero. Era inghiottito dall’oscurità più profonda e non aveva nessuna possibilità di risalire. Nessuna possibilità di rimanere in contatto con Sato. I cellulari giapponesi non funzionavano fuori dal Giappone, e viceversa. Sarebbero stati lontani, ognuno immerso nel proprio mondo, nei propri impegni... divisi.
Miku non poteva sopportare una vita senza Sato, senza i suoi occhi, le sue mani, la sua voce. Avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa per lui ma il ragazzo non gli aveva permesso di partire insieme e questo lo tormentava. “Tu devi rimanere in Giappone e cantare!” aveva detto.
Ma che senso aveva cantare quando dentro di te ti sentivi vuoto?
Yumeji era partito qualche giorno prima, senza dare spiegazioni, probabilmente anche lui per un contratto di lavoro... ma non parlò con nessuno. Aki e Reo erano sconvolti quanto Miku.

Kizukeba  watashu no ibasho nante doko ni mo nakatte ne
(Prima che me ne rendessi conto non avevo più un posto in cui tornare)


Sato salutò tutti, lasciando Miku per ultimo.
I due si guardarono sorridendo per un po’, si erano preparati a quel momento. Miku gli diede un colpo sulla spalla, poi lo attirò a sé e lo baciò davanti a tutti. Tutti quegli anni passati a nascondere la loro relazione a chiunque, per evitare scoop, quei giorni passati a nascondersi nei camerini dopo le prove per stare da soli... tutto ormai era finito.
Sato si allontanò da lui al secondo annuncio del suo volo. Alzò la propria mano sinistra verso il compagno e indicò l’anello, felice.
“Ti amo” sussurrò piangendo.
Miku lo riprese a sé, disperatamente, e lo baciò per un’ultima volta. Un bacio salato, pieno di lacrime, come il primo bacio di tanti anni fa. Poi lo allontanò da sé, ricambiando la sua dichiarazione.
Sato prese le valigie e si allontanò, senza voltarsi indietro nemmeno una volta.

Hanarete iku anata wo oikakerarezu ni
(Non ho potuto seguirti dopo che te ne sei andato..)

Miku salutò i propri amici e salì in macchina, da solo.
Sapeva cosa fare. Lo sapeva fin da quando aveva scoperto della partenza di Sato.
Sfrecciò veloce lungo le vie della città, la testa piena di ricordi, la vista offuscata dalle lacrime. Continuava a premere sull’acceleratore, non gli importava di perdere il controllo della macchina.

Konna omoi wo idaite ikiteku nara
(Se devo passare tutta la mia vita con questo dolore)
Koi nante shirazu ni sugoshitakatta
(preferivo non scoprire cosa fosse l’amore)


Si fermò davanti la propria abitazione.
Scese dalla macchina lentamente, lasciandola aperta, la musica alta che si sentiva fin dentro casa.
“Story”, una delle canzoni che preferiva cantare. Ascoltò attentamente il basso di Sato.
Salì i grandini uno per uno, ogni passo sempre più pesante, ogni respiro sempre più difficile.
Gli mancava l’aria.
Si avvicinò in cucina, buia a causa delle finestre chiuse, buia come il suo cuore. 
Prese un coltello, lo avvicinò al braccio e chiuse gli occhi, terrorizzato.  
Pensò a tutta la sua vita: al liceo che aveva tanto odiato, ai suoi primi colleghi di lavoro, i membri degli An Cafe. Pensò a Bou, a cui tanto aveva voluto bene prima di vederlo sparire come Sato e Yumeji. Sorrise, un sorriso amaro. Aveva già vissuto tutto questo, l’amarezza e il dolore nel veder sciogliere la propria band. Ma poi aveva conosciuto Sato e insieme ad altri ragazzi aveva formato gli Lc5. Ed era rinato. Era guarito dalla depressione. Si era innamorato e anche gli An Cafe erano tornati in scena. La sua vita era finalmente perfetta... per quale motivo aveva perso tutto di nuovo?
Focalizzò i suoi ultimi pensieri su Sato, sul loro primo incontro, i capelli sempre in disordine che tanto amava. La prima volta che ammise di amarlo... e poi più nulla, il vuoto.
Un movimento veloce.
Un tonfo a terra.

“Ti amo... Sato.”

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* Loveless (Lc5, 2010)

Questa volta devo assolutamente lasciare un messaggio personale alla fine della storia, anche se ammetto che è una cosa che non mi piace XD 
Questo racconto è nato così, per caso, come sfogo. Proprio poche ore fa ho scoperto che gli Lc5 si scioglieranno, proprio a causa di impegni di lavoro di Sato e Yumeji. Ho pianto davvero tanto, è una band che seguo fin dal debutto e la mia mente ha pensato a questa cosa.
Voglio specificare che Miku e Sato non stanno assolutamente insieme... (o almeno, non che si sappia pubblicamente XD) 
E' il mio primo racconto basato su una "coppia" omosessuale, quindi siate buoni (>_____<)
  
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