XII
Touch my tears with your lips
Brian si
guardava intorno smarrito: la stazione di King Cross era molto dispersiva e
trovare il treno di Cassie sarebbe stata una vera impresa.
Rimase
impalato di fronte al tabellone degli orari, cercando di capire quale treno
potesse essere quello che Cassie doveva prendere e raggiungere il binario,
ignaro di essere arrivato prima di lei. La ragazza, infatti, era rimasta
imbottigliata nel traffico e non aveva ancora raggiunto la stazione. Quando
mise piede nel trionfale altrio, però, riconobbe subito l’enorme chioma
ricciola che, come avevano avuto modo di comprendere durante i pedinamenti, era
tutto tranne che mimetica (a meno che non si fossero trovati nel quartiere afro
della città).
Terrorizzata
all’idea di un altro confronto fece per tornare indietro, ma nel cercare di
essere rapida la sua borsa cadde per terra e fu in quel momento che Brian la
notò.
«Cassie?!»
gridò, passando inosservato a tutto il resto dei passanti per la stazione
tranne che a lei, che stava correndo in direzione dell’uscita con lo stile di
un profugo clandestino con la polizia alle calcagna.
«Hai visto che bel vestito, quello?» indicò Cleo sfiorando con l’indice
la vetrina, tirando Eric a sé per il lembo della giacca.
Freddie se n’era andato con la scusa che Mary avrebbe di sicuro voluto
salutare Cassie e che si sarebbero trovati tutti alla stazione e Cleo aveva
pensato che presentarsi da sola non sarebbe stato carino.
«Sì, è carino. Lo vuoi?»
«Eric, capisco che non ti manchino i soldi, ma
non puoi comprarmi con dei regali che fra l’altro non accetterei mai.»
-Solo perché c’è Freddie di mezzo, ormai sono a
un punto di non ritorno. Continuo solo a sperare.-
«Dolce come sempre, bambolina» asserì il
ragazzo, cercando timidamente di raggiungere il fianco della rossa, su cui
trovò già appoggiata un’altra mano: Freddie.
Ma da dove era uscito?
«Ciao dolcezze!» disse sardonico Mercury, con un
pacchetto stretto nella mano libera, lasciando tutti senza parole «Tesoro, l’ho
preso per te.» concluse.
«Per rimanere in tema… Cos’è?»
«Lo vedrai stasera» sussurrò lui, baciando la
sua amante dietro l’orecchio.
Eric, nonostante avesse tentato di mantenere un
comportamento decente durante quell’incontro, sentì crescere delle sensazioni
poco piacevoli e strinse Cleo a sé:
«Speravo venissi a cena con me… Dopo un pomeriggio come questo» ammiccò,
solo per far credere al suo rivale che fosse accaduto qualcosa di importante,
di carnale.
Eppure non aveva mai avuto l’occasione di posare
le mani sul corpo nudo ed eccitato della ragazza che tanto desiderava, mentre
quella specie di scimmia spelacchiata di Freddie ne aveva la possibilità,
secondo i suoi calcoli, quando voleva.
Cleo, dal canto suo, era intenta a pensare a
cosa l’avrebbe portata a dare una vera e propria chance a Eric, un’idea mai
valutata seriamente; per un attimo immaginò di perdere Freddie e si sentì
avvolta dallo sconforto.
Superata
l’uscita, Cassie fu costretta a fermarsi a causa del fiato corto e il
chitarrista ne approfittò per raggiungerla.
«Cassie,
cos’è questa storia della partenza? Per cortesia, vogliamo ragionarci sopra?»
«Non mi
sembra proprio il tipo di cose su cui si può ragionare!» rispose lei di tutto
punto.
«Lo vuoi
capire che andartene non risolverà niente?»
«Occhio non
vede… cuore non duole.» concluse lei, mentre cercava di riprendere fiato.
Lo sguardo di
Brian fu a quel punto attirato da una voce che giungeva da poco lontano da lì.
«Non ne posso più di voi due!» sbottò Cleo, muovendo le mani in uno
spasmo di nervosismo «Mi sono veramente rotta le palle di stare fra due fuochi,
è insopportabile!»
I due uomini, che per un attimo si guardarono,
non si aspettavano una reazione del genere.
Sembrava, o era sembrato, che Cleo fosse
compiaciuta all’idea di essere contesa duramente da due uomini, ma in realtà
non la entusiasmava più di tanto, era solamente terrorizzata dal poterli
ferire, di rimanere sola.
«Sì, va bene tesoro, ma non ti agitare, ci
stanno guardando tutti… E non perché siamo meravigliosi» Mercury strinse la
mano della ragazza, che la tirò via bruscamente,
«A me è sempre parso che le attenzioni ti
piacessero, o sbaglio? È questo il motivo per cui non riesci a stare con una
donna sola, ma devi scopartene due contemporaneamente?»
Eric cercò di intromettersi.
«Sentite, voi due, ora non è il caso.»
«No!» quasi urlò Freddie, arrivato a un punto di
non ritorno, «Tutto questo sta succedendo perché tu non sei abbastanza forte da
scegliere fra me ed Eric, continui a scivolarmi via come una saponetta, vai
avanti con il tuo modo di fare indifferente. Cosa devo fare per stare con te?
Ammazzare il mio rivale perché tu non riesci a deciderti?»
Un vasto pubblico stava assistendo alla scena, e nella platea erano
compresi Brian e Cassie che avevano messo da parte la loro faida per
concentrarsi su qualcosa di divertente, per
una volta.
Cleo voltò le spalle ai suoi pretendenti e
attraversò la strada, mordendosi un labbro, con gli occhi lucidi e pieni di
lacrime. Proprio per questo non vide la macchina, che, nonostante cercò di
frenare e deviare, la prese in pieno, scaraventandola qualche metro più avanti.
Cassie sgranò gli occhi: fu questione di un secondo, sapeva di non
poter gestire il tempo, sapeva che nell’esatto istante in cui avesse realizzato
che quella ragazza in aria che volteggiava violentemente, in quell'attimo, in
quel piccolo secondo prima di cadere sulla strada, in una posizione
orribilmente scomposta, era Cleo, sarebbe già stato troppo tardi.
E successe tutto così velocemente, in effetti.
Il brusio confuso e distratto dei passanti si fermò in un attimo, come
se un maestro d’orchestra avesse improvvisamente fermato le proprie bacchette.
Solo che, in quel caso, il maestro era Cleo e
fece azzittire tutti con un urlo strozzato, spezzato, disperato, appena prima
di cadere sull’asfalto. Cadde con la guancia sinistra sull'asfalto, un
braccio vicino alla testa e l’altro lungo il corpo.
Cassie guardò la scena inorridita, sentiva il bisogno impellente di
vomitare, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu stringere il braccio di Brian,
che era diventato all'istante una statua di sale e poi scattò inconsciamente
verso la sagoma stesa a terra.
Le usciva un rivolo di sangue dalle labbra
schiuse, le percorreva la guancia, per finire poi sull’asfalto, dove si stava
lentamente creando una macchia di sangue.
Freddie le corse accanto, ma ogni passo gli
sembrava enormemente lento, nonostante raggiunse il corpo dopo pochi secondi.
Non ebbe il coraggio di pronunciare parola
alcuna, si limitò a stringere la mano graffiata e livida della rossa, che
sembrava respirare, ma probabilmente era solo un brutto scherzo della speranza
del cantante.
Eric si era affrettato a chiamare un’ambulanza,
urlava disperato nel ricevitore, mentre l’operatore dall’altra parte del capo
cercava di tranquillizzarlo.
«Ti prego, ti prego…» riusciva a singhiozzare
Mercury, non disse più nulla nel momento in cui notò il pacchetto con
all’interno quel che voleva regalare alla sua futura fidanzata.
Era qualche metro più in là, ammaccato e
rovinato.
Tutto quel che pensò di fare fu alzarsi in piedi
e andarlo a prendere, per stringerlo fra le mani.
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Devo chiedere umilmente perdono. Il capitolo era pronto da una vita e mi sono completamente dimenticata di aggiornare la storia. MEA CULPA.
Saluti da me e la collega MrB, comunque!
-Snafu.