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Autore: lur    02/03/2013    3 recensioni
la storia di Ran e Shinichi, con tutti i loro amici e nemici, dall'inizio. parto dal primo episodio presentato nel primo volume del manga. mantengo i dialoghi pressoché invariati, aggiungo pensieri e introspezione psicologica, trascrivo gli atteggiamenti e le azioni come sono presentati nel manga originale, talvolta integrando con le differenze che si riscontrano nell'anime. non inserisco disegni. la dedico a tutti coloro che hanno perso qualche puntata dell'anime o qualche volume del manga, e mi scuso con chi odia gli spoiler. quando ne ho avuto bisogno, nessuno mi ha dato l'opportunità di leggere integralmente la storia, ho dovuto aspettare mesi, voglio provare a concedere questa opportunità agli altri. ripeto che solo i dialoghi sono pedestremente copiati dal manga. buona lettura, e grazie se passerete!
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Tropical Land

 

 

Il parco dei divertimenti era affollatissimo, i bambini schiamazzavano gioiosi con i palloncini in mano come solo i piccoli sanno essere, i genitori li guardavano divertiti, contenti di potersi riposare dopo una settimana di duro lavoro. Tra le musiche di sottofondo delle giostre e le urla dei clienti scalpitanti, i due studenti del Teitan vivevano il loro appuntamento.

«devi sapere che Holmes è talmente geniale che la prima volta che incontra Watson, il suo futuro assistente, con una stretta di mano capisce che è un medico e che è stato in Afghanistan.. così – disse il ragazzo, infervorato dal suo racconto, stringendo la mano alla prima signorina che si trovò alla sua destra, incurante della reazione dell’amica – tu sei una ginnasta, vero? » le chiese infine, con aria professionale.

«co-come lo sai? » gli chiese di rimando la sconosciuta, sconvolta.

«chi è? Lo conosci? » le domandò un’altra ragazza, probabilmente sua amica.

«no, ma.. » la prima era senza parole.

Ran si guardava intorno frenetica, posando lo sguardo ora sull’abile investigatore, ora su quella ragazza mai vista prima, ora di nuovo sull’amico d’infanzia, con mille domande in testa e nemmeno mezza risposta.

«ha i calli alle mani! – ruppe il silenzio Shinichi, esponendo fieramente il ragionamento, le deduzioni che l’avevano portato ad indovinare lo sport praticato da quella ragazza – una ragazza così giovane può esserseli fatti solo con le parallele! » portò le mani dietro la nuca, come a dire “caso chiuso, sono un dannato genio!”

«anche con il tennis.. » intervenne Ran, confusa

«beh – confessò – a idre il vero, poco fa il vento le ha alzato la gonna e le ho visto le gambe – continuò, quasi non accorgendosi del rossore che aveva ormai colorato le gote della ragazza usata come cavia per dimostrare le proprie abilità – che hanno i tipici lividi da parallele.. per un detective è fondamentale essere sempre attento.. » aggiunse un ghigno, che la ragazza non seppe se interpretare come misera scusa per aver guardato così vergognosamente le gambe della tizia mai vista prima, che probabilmente frequentava l’università: sembrava molto più grande di loro, e questo aumentava esponenzialmente l’imbarazzo della karateka per il comportamento del compagno; o come virile soddisfazione per il bel vedere.

«che pagliacciata.. avevi capito tutto prima ancora di stringerle la mano, imbroglione! » disse, seriamente stizzita.. avrebbe mai iniziato a prenderla sul serio?

«ehi, bello! Lascia in pace la mia amica! » l’urlo proveniva da molto vicino. Un ragazzo alto, moro, probabilmente un altro studente universitario, circondato dalle braccia di un’avvenente ragazza dai capelli corvini,  lo stava rimproverando aspramente : come si permetteva?

«ah, state insieme.. ? – chiese, scusandosi per la gaffe – volete sedervi vicini? Vi cediamo il posto.. » offrì, per farsi perdonare

«non importa, grazie.. – rispose prontamente la biondina al fianco della ginnasta – meglio lasciarli soli. »

Shinichi si voltò a guardare la coppia che l’aveva rimbrottato, e si trovò di fronte i due ragazzi, avvinghiati, che si baciavano appassionatamente. Arrossì, e non poté fare a meno di immaginare una scena del tutto simile, con protagonisti diversi. Lui e Ran, l’uno in smoking, l’altra coperta da un elegante abito da sera. Immaginò di posare le mani sulle sue spalle, guardarla in quei profondi occhi dal colore indescrivibile: azzurri, violetti, di una delicatezza e un’intensità indicibili.. gli avevano rubato il cuore. Immaginò di non sentire più la terra sotto i piedi né i rumori del mondo intorno a sé, di vedere solo la sua bella e dirle, dolcemente “Ran.. è da tanto che vorrei..” e sentire, in dolce sincronia col battito accelerato dei loro cuori, la ragazza sussurrare di rimando “Shinichi, anche io..” e suggellare quel magico momento con un bacio lieve, delicato, che facilmente avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di simile a ciò cui aveva assistito, certo meno volgare e più privato, con qualche nota di romanticismo in più. Lui e lei.. insieme..

«presto, tocca a noi! »  la voce dell’amica lo riscosse dal sogno ad occhi aperti, riportandolo alla realtà.. al suo racconto su Holmes!

«e poi.. Holmes ha fatto.. »

«via! Ci siamo prima noi! » un uomo robusto, dall’età indefinibile, scostò bruscamente i passeggeri che seguivano la giovane coppia di liceali, incurante delle regole di precedenza. Era completamente vestito di nero e indossava un cappello a cilindro basso. Era elegante, eppure nel suo portamento c’era qualcosa di sinistro.. non lo notò.

«capisci? Sicuramente perché Conan Doyle voleva dire che Holmes è un tipo.. »
«BASTAAA! – gli urlò contro Ran: non ne poteva davvero più – SMETTILA CON QUESTI HOLMES E CONAN DOYLE! FANATICO! » tentò di recuperare la calma. Le ci volle un momento. Appena ci fu riuscita, aggiunse :

«io non vedevo l’ora.. di venire qui con te! Come fai a non accorgerti dei miei sentimenti? » “come fai a non vedere cosa provo? Forse tu non provi le stesse cose? Eppure sei un detective famoso  in tutto il paese.. una cosa così banale ed evidente ti riesce incomprensibile? O forse non ti interessa? ..”

«R-Ran.. » la scena del bacio fece capolino, come un fulmine a ciel sereno. I loro visi che si avvicinavano,lentamente, i loro occhi che si chiudevano, le bocche che si sfioravano delicatamente, come bussando dolcemente su una porta chiusa, piena di misteri; le loro lingue che si univano in una danza piena di emozioni, le mani che, trepidanti, si intrecciavano a trattenere l’uno la testa dell’altra il più vicino possibile, per non lasciare che quella felicità svanisse.. Non si rese nemmeno conto di essere arrossito. Era davvero quello il momento di dirle tutto? Il giubbotto verde che indossava gli teneva fin troppo caldo.

«be’, ecco, veramente, anch’io.. » iniziò, col cuore in gola e il cervello a mille, tentando di controllare l’istinto di scappare via, di trattenere la sudorazione delle mani, il tremolio della voce..

«ih ih ih! »
«eh? »

«scemo! Cosa fai, arrossisci? Ti stavo prendendo in giro! » lo schernì la karateka, ridendo a squarciagola, additandolo come farebbe un bambino davanti a un divertente spettacolo di burattini, per porre l’attenzione della mamma su quel particolare momento

«se ti lasci fregare così non sei un granché come detective. » gli strofinò una mano sui capelli, scompigliandoli. Tutto l’imbarazzo del giovane si manifestò attraverso il rossore delle guance e un’espressione truce sul volto. Si era fatto prendere in giro. Aveva fatto la figura dello scemo.. con lei!

«si parte! » annunciò il macchinista

«però.. è vero che non vedevo l’ora di venire qui con te! » gli rivolse un sorriso timido, ma sincero, che gli sciolse l’anima

«eh? » ma non fecero in tempo a concludere la conversazione. Lei gli prese la mano, per farsi forza: aveva accettato di salire sul “treno dei misteri” solo per fare un favore a lui, solo per vederlo felice.. personalmente avrebbe senz’altro preferito una tranquilla ruota panoramica, al posto di quelle montagne russe mozzafiato. Strinse i denti. Strinse la mano di Shinichi. Si sentì completa.

«AAAAAAH! » i passeggeri della giostra formarono un coro di urla «WOOOOO… AAAH! » alcuni tremavano di paura, altri erano immobilizzati dalla stessa emozione e si stringevano con forza al vicino o alle sbarre di protezione, altri erano calmi e si godevano il giretto. Come Shinichi.

All’improvviso sentì una goccia d’acqua raggiungere veloce la sua fronte. “cos’è? Acqua?” l’assaggiò. Era salata. «uh? » si voltò di scatto e non vide nulla, nell’oscurità della galleria in cui il treno si era immesso “ah! Cos’è questa cosa calda?.. è buio, non vedo niente! Cos’è? Che succede?”. Il treno impiegò pochi millesimi di secondo a tornare alla luce del sole e lì vide. Vide solo una colonna di sangue nero che fuoriusciva da un collo, un corpo senza testa aveva sostituito lo studente che aveva incontrato poco prima. Nulla poté trattenere l’espressione di sgomento che gli si dipinse in volto. La ragazza seduta al fianco del cadavere, la ragazza di quello sfortunato ragazzo, quasi svenne alla vista di ciò che rimaneva del fidanzato. L’uomo vestito di nero mutò l’espressione apatica che lo aveva caratterizzato prima in stupore sincero. Era la prima volta che si trovava di fronte ad un omicidio.. che l’Organizzazione non avesse programmato.

Non appena il treno si fu fermato le urla dei testimoni si propagarono come uno tsunami.

«un incidente! »
«presto, un’ambulanza! »
«chiamate anche la polizia! »

Shinichi scese immediatamente dalla giostra, impostando il cervello su “investigazione”

«perché, Kishida.. » fu l’unica cosa che la ragazza riuscì a pronunciare, prima di lasciarsi cadere sull’asfalto freddo, prendersi la testa tra le mani e scoppiare in un pietoso pianto.

«è terribile.. » commentò la ginnasta.

«Shinichi.. » Ran si rifugiò dietro l’amico detective, aggrappandosi con forza alla sua giacca.

«vieni, amico.. » l’uomo vestito di nero tentò di defilarsi.

«tsk.. un tipo sfortunato.. » commentò il compare, posizionandosi il cappello davanti al viso, in modo da nasconderlo.

«fermi! – urlò Shinichi a tutti i presenti – questo non è un incidente! È un omicidio! E l’assassino.. era con la vittima sull’ottovolante.. è uno di noi sette! »

 

«S-Shinichi.. » Ran, tremante, le lacrime agli occhi dallo spavento, aggrappata al braccio del suo migliore amico, tentava di convincerlo a lasciar perdere, a smettere di ficcanasare nei casi di dovere della polizia, a tornare a casa, con lei, al sicuro.. ma lui, con un semplice, rapidissimo sguardo determinato ai grandi occhi che tanto amava, le fece capire, senza parlare, che ormai non avrebbe più potuto smettere di pensare a quel caso prima di averlo risolto, neanche volendo, che ormai era diventata una sfida personale col proprio intelletto, che ormai la verità gli apparteneva, doveva solo farla emergere ed esporla. Non era ancora ora di andare via.

«pfui.. non ho voglia di giocare! » quell’uomo arcigno, completamente vestito di nero, fremeva per andarsene dal luogo del delitto, se solo non fosse salito su quel maledetto trenino..

«largo! Polizia! » l’ispettore Megure irruppe nella galleria da cui il treno era partito, facendosi largo tra la folla di curiosi e sospetti che circondavano le scena del crimine.

«uh, rogne.. » ribadì il concetto, sottovoce, quello strano tizio.. la polizia lo metteva sotto pressione? Anche l’amico, al suo fianco, aveva abbassato ulteriormente la visiera del cappello..

«ooh! Ma sei tu, Kudo! »  anche Juzo era contento di vederlo, almeno non avrebbe fatto una figura misera

«ah! L’ispettore Megure! » lo riconobbe Shinichi, e un grande sorriso si stampò sui visi di entrambi: la loro collaborazione aveva sempre portato alla soluzione del caso, in un modo o nell’altro.

«cosa, Kudo?! » ora non poté trattenersi dal pronunciare ad alta voce quel cognome, così denso di significato, tanto da farlo sentire a tutto il circondario. Il suo stupore era quasi pari alla sua agitazione, che stava esponenzialmente crescendo, con lo scorrere dei secondi.

Un coro esterrefatto iniziò a commentare la scena,che si faceva ogni minuto più interessante:

«ohh! È il famoso studente detective Shinichi Kudo?! » urlò uno, eccitato
«quello che ha risolto uno dopo l’altro i casi più misteriosi? » continuò il vicino
«il salvatore della polizia giapponese! » esclamò un altro

«venite a vedere! È Kudo! È proprio lui! » la folla già nutrita aumentava e iniziarono gli spintoni per vedere meglio. Chi ebbe la peggio, sconsolato dal non poter assistere in prima fila a quello spettacolo straordinario, provò a schernirlo, convinto che questo avrebbe potuto lenire l’ego di quell’intraprendente giovanotto

«facci vedere cosa sai fare! »

Ran si era asciugata le lacrime che minacciavano di scenderle dagli occhi, ma non si staccava dal braccio di Shinichi, dalla sua schiena rassicurante, dal suo sguardo fiero.. uno sguardo altezzoso in apparenza, davanti a quello stuolo di curiosi e ammiratori, ma indagatore, che in pochi attimi aveva già scrutato in profondità i significati dei comportamenti che aveva notato intorno a sé, ed era pronto a cominciare seriamente l’indagine, più partecipe che mai.

«allora, vediamo un po’, Kudo – intervenne l’ispettore, a dirla tutta un po’ seccato dal successo del giovane studente – l’ottovolante non presenta tracce di incidenti o di rottura.. e, per quanto ne sappiamo, è probabile che si tratti di suicidio»

«è così, ispettore – lo contraddisse, pragmatico, l’investigatore privato – è chiaramente un caso di omicidio»

«escludendo te e Ran, i sospetti rimangono cinque! » propose, iniziando finalmente a dargli retta

«in prima fila c’erano le amiche della vittima: l’indiziata “A” e l’indiziata “B”; in terza fila, accanto alla vittima “C”, amica nonché sua fidanzata. In fondo, dietro la vittima, i due uomini in nero, “D” ed “E”. dal momento che tutti erano bloccati dalla barra di sicurezza, l’unica in gradi di commettere il delitto è la donna che era seduta al fianco della vittima.. »

«ehi, datevi una mossa! » intervenne l’amico dell’uomo vestito di nero

«ehi, ehi.. » tentò di calmarlo il compare, ancora agitato

«non abbiamo tempo da perdere mentre giochi a fare il detective » proseguì quello, incurante

Per sfortuna del detective liceale, capitò che quest’ultimo e l’uomo impaziente incrociassero i loro sguardi per un attimo, un attimo fatale: Shinichi vide nitidamente gli occhi glaciali di quell’uomo alto, dai capelli lunghi e chiarissimi, argentei,  quasi bianchi, non più nascosti sotto il cappello, nonostante la frangia sporgente. I suoi pensieri si fecero all’improvviso scoordinati e si staccarono per un istante dall’indagine

“che sguardo inquietante! Lo sguardo di uno spietato assassino! Chi è quest’uomo?!”

«ispettore! – la voce di un agente di polizia lo riscosse – guardi, in questa borsa.. » lasciò la frase in sospeso, mostrandone il contenuto: un coltellaccio insanguinato, avvolto in un panno. La proprietaria della borsetta, al suo fianco, cominciò a disperarsi, temendo per il proprio destino

«oh, no.. non ne so niente! Non sono stata io! Io.. io.. » e scoppiò a piangere, in ginocchio sul pavimento freddo e sporco, incurante degli sguardi curiosi della folla, di quelli indagatori del detective, di quelli inquisitori dell’ispettore e dei poliziotti, di quelli apparentemente delusi delle amiche, dietro di lei..

«A-Aiko.. perché lo hai fatto?! » le chiese, sconvolta, la ginnasta.

«non è vero! Non sono stata io! »

«pensavo che tu e Nishida andaste d’accordo.. » intervenne l’altra

«perché.. » riprese la prima, col pianto quasi esaurito sulle gote e gli occhi ancora lucidi per il pianto-

«bene! È stata lei a farlo fuori! Forza, ispettore, ci lasci andare adesso! » l’uomo dagli occhi di ghiaccio era al limite dell’irritazione, e della sopportazione

«peccato.. l’assassino è saltato fuori subito.. » la folla era delusissima, ma Kudo continuava a pensare, manteneva l’espressione tipica di quando era in atto un ragionamento fino e contorto, che solo la sua capace oratoria sarebbe stata in grado di esplicare chiaramente a chiunque. Il mento appoggiato pesantemente sulla mano destra, chiusa quasi a pugno, con l’indice in sporgenza. La stessa che, da piccolo, aveva assunto durante tutta la durata della ricerca della merenda che la piccola Ran aveva perso a scuola, la prima volta che si era resa conto di amarlo.

«lo sapevo che era lei la colpevole.. »

«tutto per una stupida lite tra amanti.. le donne sono pericolose » la folla continuava con l’incessante chiacchiericcio, come se si fosse trattato di un banale telefilm poliziesco da prima serata della domenica.

All’improvviso ricordò l’indizio fondamentale che l’avrebbe condotto alla verità: quella goccia d’acqua che si era scaraventata sul suo viso durante la corsa, nel tunnel buio

«portatela alla centrale! » sbraitò l’ispettore

«oh, no.. » tentò ancora la ragazza

«aspetti, ispettore.. non è lei l’assassino – lo spettacolo vero stava per iniziare e nessuno voleva perderselo – l’assassino.. sei tu! » gridò, impetuoso, puntando l’indice affusolato contro la ginnasta da poco incontrata

«che?! – fu l’unica risposta che la ragazza, sbalordita, riuscì a dargli. Le ci volle un momento per riprendersi dallo shock, ma alla fine parlò – ma cosa dici?! Non hai visto il coltello nella borsa di Aiko?! »
«non si taglia la testa di un uomo con un coltello – le rispose, calmo – con la forza di una donna, poi.. oltretutto, se fosse lei l’assassina, avrebbe avuto tutto il tempo di liberarsene! Non l’avrebbe avvolto nella tela e messo nella borse per nasconderlo.. non sei stata tu a metterlo? »

«non dire sciocchezze! Io ero seduta due file davanti alla vittima! Come avrei potuto tagliargli la testa? e poi l’hai detto anche tu.. la forza di una donna.. »

«è vero – le concesse – con la forza di una donna è impossibile.. però, usando la velocità dell’ottovolante e la corda di un pianoforte o un filo d’ acciaio, è possibile!

Il volto della ragazza si mutò in un’espressione di puro shock

«signori della polizia, mi date una mano? » chiese, cortese, il giovanissimo detective

«bene – affermò, una volta che la giostra fu allestita per la dimostrazione della dinamica dell’omicidio – io sono l’assassino e l’ispettore la vittima. Se metto qualcosa tipo una borsa dietro la schiena – proseguì, accompagnando le parole ai gesti – e blocco la sbarra.. ecco, guardate! C’è spazio! È facile sfilarsi – concluse, compiendo quella manovra con agilità e senza il minimo sforzo – poi mi basta prendere un filo, che da un lato ho chiuso ad anello e dall’altra fissato a un gancio, poi, tenendomi alla barra con i piedi, mi allungo all’indietro, e passo l’anello attorno al collo della vittima – circondò il collo dell’ispettore con la corda, per la dimostrazione – ovviamente nel buio del tunnel, e per finire basta attaccare il gancio alle rotaie – lasciò cadere il leggero gancio, che si conficcò senza difficoltà tra due assi del binario di partenza – ci pensa la velocità dell’ottovolante a far saltare via la testa.. »
«è una menzogna! Non hai prove! » lo aggredì la sospettata, con le mani chiuse in due pugni e le lacrime che le sgorgavano dagli occhi

«dimmi una cosa, allora.. la collana di perle che avevi prima di salire, dov’è finita?! – non attese una risposta – secondo me avevi scambiato il filo con una corda di pianoforte e avevi nascosto il gancio nella borsa. Per di più, tu sei una ginnasta! Una ragazza normale forse no, ma tu hai abbastanza senso dell’equilibrio per muoverti, anche sull’ottovolante! »

«adesso basta! – intervenne l’amica occhialuta della ragazza, che fino a quel momento aveva osservato la scena in silenzio, attonita – che mi dici di quei due, allora? Non avrebbero forse potuto fare la stessa cosa, visto che erano seduti dietro?  »chiese, furiosa, in segno di sfida, puntando l’indice contro i due uomini vestiti di nero, che se ne stavano il più possibile in disparte

«quei due sono sospetti – ammise – ma non c’entrano! Non si chi siano, ma l’arrivo della polizia sembra averli messi in grande agitazione! Se fossero loro i colpevoli, avrebbero previsto che sarebbe arrivata! Sì – aggiunse, confermando a se stesso le proprie deduzioni – il colpevole sapeva che la vittima sarebbe morta, per questo prima di ucciderla ha pianto. Usciti dal tunnel, dalla scoperta della morte della vittima fino a qui ci sono solo due, tre secondi di tempo.. ovvero, solo l’assassino poteva piangere copiose lacrime sull’ottovolante»

«vuoi dire che tu hai visto Hitomi piangere sull’ottovolante? Sei in grado di provarlo?! » tornò ad accusarlo l’amica

«le tracce sul suo volto sono la prova – le rispose, calmo – se non si è sull’ottovolante in corsa, le lacrime non scorrono all’indietro.. » concluse, sapendo di aver vinto sulla coscienza della donna

«è.. è tutta.. è tutta colpa sua! – la ragazza scoppiò in lacrime, davanti a tutti i presenti – non doveva buttarmi via così! »
«Hi.. Hitomi.. tu stavi con Kishida? » chiese la sua strenua difensora, delusa, confusa e stupita ad un tempo

«certo! Stavamo insieme all’università, molto prima di conoscervi! E poi Aiko.. mi ha mollato per una come lei e così.. così.. qui dove abbiamo avuto il primo appuntamento.. con la collana che mi ha regalato.. facendo incolpare Aiko.. LO VOLEVO UCCIDERE! »

{Nella sua borsa fu trovata una gran quantità di sonnifero: probabilmente voleva suicidarsi poco dopo}

{due ore dopo, nel tunnel, fu trovata anche la collana usata come arma}

{Il filo era proprio la corda di un piano, e le perle, quasi tutte sfilate, risplendendo fioche alla luce del tramonto, sembravano grosse lacrime}

 

 

 

Ran continuava a singhiozzare, cercando di coprirsi il viso con la mano destra, per limitare la caduta di quelle deboli cascate, turbate da un così penoso avvenimento.. “povera ragazza.. ha perso il ragazzo per un’altra donna, e il dolore che ha provato è stato talmente atroce, che non è più riuscita a permettergli di vivere.. non voleva più vivere nemmeno lei.. povera Aiko.. aver perso il fidanzato in un modo così tremendo.. se perdessi Shinichi anch’io starei male da morire.. ma sarei in grado di pensare ad un’alternativa del genere? Sarei disposta a lasciarlo andare per la sua felicità? Riuscirei ad iniziare una nuova vita senza di lui?.... aaah!! Ma che ci penso a fare? Devo smetterla di torturarmi: Shinichi non mi farebbe mai soffrire. Non mi lascerebbe mai. Ha iniziato a proteggermi in prima elementare e non ha più smesso.. non devo preoccuparmi”

«dai, smetti di piangere.. » le rivolse un sorriso forzato.. capiva che uno spettacolo di quella sorta all’inizio fosse sconvolgente, e sapeva quanto la sua amica fosse sensibile ed emotiva.. “ma accidenti! Proprio oggi? Stavamo così bene!” il suo pensiero volò agli istanti in cui aveva immaginato di baciare Ran.. a quando lei gli aveva confessato di essere agitata, ma felice, per quell’appuntamento; a quando gli aveva preso la mano.. desiderava stringerla a sé, tranquillizzarla con dolci carezze, tenerla al sicuro tra le braccia, rassicurarla: lui non l’avrebbe lasciata mai.. non avrebbe permesso mai a nessuno di farla soffrire, poteva starne certa.. eppure non ci riuscì. Era troppo timido, lei era sull’orlo di una crisi e lui voleva solo smorzare i toni, riportare i loro animi alla serenità di poche ore prima..

«come fai ad essere così impassibile.. » gli chiese, con voce atona, irritata e turbata.

«ci sono abituato.. cadaveri a pezzi e cose del genere.. » provò a buttarla sul ridere, sfoderando un gran sorriso, che però, incredibilmente, non smosse la karateka dall’emozione di tristezza che le stringeva il cuore in una morsa

«che orrore! » gli urlò contro.. “perché al mondo non può essere tutto come il tuo sorriso? Dolce, protettivo, sicuro, un ricordo indelebile..”  a questi pensieri i girò di scatto, nonostante il rossore che le invase le guance potesse essere preso per una reazione cutanea al pianto prolungato e al fresco della serata

«su, ormai è passato.. dai.. –   una mano verso di lei, per sfiorarle la spalla, far sì che si girasse, guardarla negli occhi, in quei due grandi occhi che voleva per sé da tanto tempo, per abbracciarla, rassicurarla.. ma rinunciò – capita spesso.. » le si parò davanti, tentando un approccio diverso “ma che cavolo le dico?! Già è disperata! così la terrorizzo e buonanotte!”

«non cose così! » sbraitò

“appunto” pensò, sconsolato

Notò l’uomo robusto, vestito di nero, che aveva visto come sospetto sull’ottovolante, voltarsi continuamente, furtivo e, senza riuscire a sedare l’istinto di detective, decise di seguirlo senza nemmeno accorgersene

«scusami, Ran! Va’ verso casa.. » le disse, iniziando ad incamminarsi, salutandola con un cenno

«eh? » smise subito di piangere. “dove vai?”

«io ti raggiungo subito! » le sorrise, svoltando l’angolo

«Shi.. Shinichi.. » “se ne va” “non so perché, ma ho il presentimento che non lo incontrerò mai più!”

{un brutto presentimento..}

 

 

«scusi il ritardo, signor presidente.. » si giustificò, con aria molto poco spiacente, l’omaccione, appoggiato con un braccio al muro

«h.. ho rispettato tutti i patti, sono solo! » rispose l’interlocutore, agitato. Era un uomo di media statura, pelato, con due spessi baffi sul labbro superiore e un paio di occhiali scuri dalle lenti spesse sul naso. Teneva tra le braccia una valigetta ventiquattr’ore grigio scura, chiusa ermeticamente

«certo, lo sappiamo – rispose il primo, beffardo – abbiamo controllato dall’ottovolante.. »

«presto, la roba.. » lo sollecitò, sudando freddo

«calma.. prima i soldi.. » un sorriso spietato gli attraversò il viso

«ecco! – quasi urlò, per l’agitazione, aprendo di scatto la valigetta e mostrandone il contenuto, assumenso un’espressione sempre più grave – questi penso bastino!

“wow.. – pensò il liceale, appostato dietro l’angolo, spiando lo scambio, pronto ad intervenire se maice ne fosse stato bisogno – sono almeno 100 milioni di yen..”

«bene, affare fatto! » gli rispose l’uomo vestito di nero, prendendogli rapidamente di mano la valigetta

«presto, la pellicola! » pregò l’uomo, congiungendo le mani per enfatizzare la drammaticità della situazione in cui si trovava

«oplà! Le prove del traffico d’armi della tua stimata ditta.. il crimine si paga! »

“ehi, ehi, non ci credo..” non potendo intervenire l’investigatore di Tokyo, aveva preso la macchina fotografica usa e getta che portava sempre con sé e aveva iniziato a riprendere a raffica ogni azione, ogni movimento dei due loschi individui

«rispetto a quello che fa la vostra organizzazione, quello che facciamo noi..

«se fossi in te non direi altro, disse l’esattore, voltandosi per non essere visto dalla sua vittima mentre estraeva la pistola, pronto a spedirlo all’altro mondo

«taci, sciacallo! » ora che aveva le prove in mano, non aveva più niente da perdere e il presidente di lasciò andare ad uno sfogo liberatorio, senza naturalmente avvedersi di ciò che pochi passi dinanzi a lui stava accadendo.

Shinichi nel frattempo continuava imperterrito a scattare fotografie, finché qualcuno non spuntò dietro di lui, con una mazza in mano.

«adesso hai finito di – iniziò, prendendo slancio con le braccia per colpirlo – giocare al detective! » con un colpo secco e potente lo colpì alla nuca, e il ragazzo cadde per terra

«ehi, ma.. » il ricattatore guardò la scena, attonito: che stava succedendo?

«ti sei fatto seguire.. » gli rispose il nuovo arrivato, laconico

«lo facciamo fuori? »

«no, non  con la pistola! È ancora pieno di sbirri per il delitto di prima.. è meglio questa – suggerì, tirando fuori un piccolo contenitore ed estraendole un piccolo oggetto che somigliava ad un farmaco – è la nuova sostanza che l’organizzazione ha creato.. uh uh uh – rise, chinandosi per afferrare Shinichi per i capelli, tirargli su la testa in modo che la potesse ingerire la sostanza – nel cadavere non lascia tracce.. consente il delitto perfetto! Sugli umani non è ancora stata provata, però.. »

«muoviti, andiamo! » lo sollecitò il compagno più distratto, agitato

«sì.. addio.. super detective! »

E corse via, diretto chissà dove, libero da ogni affanno.

  
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