Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: Japo17    02/03/2013    2 recensioni
Il protagonista di questa storia è un ragazzo tredicenne, che insieme alla sua migliore amica si ritrovano ad affrontare ciò che realmente sono...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Accarezzo delicatamente le foglie di un rampicante, facendole passare in mezzo alle dita sentendo la freschezza della rugiada. Saranno circa le 2:00. Un'altro incubo. Mi chiedo se mi debba far controllare da uno psicologo. Questo giardino è l'unico posto dove mi senta me stesso. È un punto di riferimento.

 Quando non ricordo più chi sono, quando ho un incubo, quando voglio riflettere, esco fuori, mi siedo sull'erba fresca, chiudo gli occhi e aspetto che l'odore delle piante mi avvolga. Quando sono qui capisco chi sono, o almeno mi faccio un'idea. Sono un naturalista col pollice verde, ecco cosa sono.

 Tuttavia, non mi serve altro. Uno sbadiglio, poi Jony, il mio cane, si affaccia e fa un lamento. Mi vuole dentro. Allora torno nel letto.
La sveglia suona, apro gli occhi, mi metto seduto e incomincio a vestirmi.
<>. Mio padre, l'unica persona che mi comprende in questo mondo. È un botanico.
 
Scendo e faccio colazione.
 << Sicuro che non vuoi un passaggio?>>
<< No, papà, devi lavorare>>
<< Hai ragione, l'agenzia vuole altre scoperte, altrimenti sarà costretta ad intervenire con le mutazioni genetiche>>
<>
<>.

Mio padre cerca sempre nuovi accoppiamenti tra piante e ortaggi, per crearne di nuovi, ma a volte la natura è rigida e può essere modellata solo con altri mezzi. Mi avvio a scuola.

 Prima però passo da Dalila. È la mia migliore amica. È la mia stessa altezza, capelli neri come l'ebano e occhi verdi, quasi come i miei, ma i miei occhi sono più scuri dei suoi, pelle chiara. Labbra sottili e naso alla francese.   Fisico abbastanza attraente. È semplice come ragazza, non si trucca e non porta molti accessori. È davvero un bella ragazza, ma io provo nulla verso di lei, e lei neanche verso me. Abbiamo entrambi 13 anni.

È appena uscita, mi fa uno dei sorrisi più caldi che può e io provo a fare lo stesso, ma a quanto pare la mio sorriso è buffo, perché lei adesso ridacchia. Ci incamminiamo senza dire niente, lungo il tragitto per il liceo: Galileo Galilei.

Entriamo passando per il giardino, a me piace molto e le piante sono ben curate. Saliamo le scale e troviamo la classe piena. A quanto pare siamo gli ultimi. Saluto qualcuno, ma poi il cuore ha un sussulto quando passo vicino Matteo, soprannominato in vari modi: il Bullo, il Feroce, il Sanguinario. Io sono un metro e settanta e lui sarà un metro e novanta.

Appena mi vede fa un sorriso scaltro, e poi dice: <>. La mossa più intelligente da fare, vista la sua forza, maggiore alla mia, è sfotterlo sull'intelligenza. << Sai almeno cos'è l'Oleandro?>>. La sua faccia diventa un grugno, e poi dice: << Hei, tu! Chi ti credi di essere, eh? Pensi di essere intelligente?>>
<>. Mi sta per mollare un pugno quando un suo amico lo blocca. Adesso la sua faccia è calma. <>

 Non me l'aveva mai detto, l'avevo sentito dire a qualcuno, ma mai a me. Le lezioni vanno come sempre. Ogni tanto chiacchiero con Dalila. Il suo passatempo è fare piccoli giochi di magia.

 Passa pomeriggi interi a provare e inventare giochi di magia con qualsiasi tipo di oggetto. Io le domando sempre come fa, e lei mi dice ridendo: << Sono i trucchi del mestiere>>.

A volte mi confessa che non sa come ci riesce, ma io non ci conto molto. Una volta mi mise in mano un dado bello grosso. Prima lo controllai da cima a fondo, per vedere se era truccato. Poi mi disse di unire le mani. Si concentrò, guardando le mie mani. Sudava, e si vedevano le tempie battere come tamburi. Poi mi chiese: << Puoi... Puoi aprire le mani?>>. Con l'eccitazione che percorreva il mio stomaco aprii le mani, e con la bocca aperta, vidi che non c'era più.
<>. Lei intanto rideva, ancora più eccitata di me.<< Ma... Ma... Come hai fatto?!>>
<>
<>
<< Ti giuro che non lo so!>>.
<< Certo, certo...>>
<>.

 La discussione finì lì. La lezione che aspettavo era quella di scienze, poiché stiamo studiando le piante. Alcuni trovano ridicola la mia passione, ma io la trovo particolare. Penso che derivi da mio padre, ma sono contento di questo. Inoltre aspetto la lezione di scienze per il professore, il professor Abate.

 È strano, è come se lui già sapesse tutto di me. A volte mi fissa, cerca di scrutare nei miei occhi, quasi volesse leggermi. La stessa cosa la pensa Dalila, che avverte le stesse cose. Beh, allora penso che sia così con tutti. O forse no... Comunque appena entra mi sorride, e poi incomincia a spiegare, e anche quando Dalila mi chiama per distrarsi un po', io la scaccio via con un gesto e continuo a farmi trasportare dalla lezione.

 Suonata la campanella, il professore dice:<>. Arrivati alla porta dice: << Ci vediamo Del Fiore, ci vediamo Orefice>>. Io e Dalila ci scambiamo un'occhiata e poi usciamo.  Perfetto, è finita la scuola, e a quest'ora Matteo mi starà cercando. Non ho voglia di nascondermi, ma avverto che anche Dalila è preoccupata. Però in fondo, può darsi che Matteo stesse scherzando.

<>
Non voglio sembrare un debole quindi dico: << E chi si preoccupa.>>
Uscendo fuori, lui e una banda di altri ragazzi, ci indicano e iniziano a correre. Io mantengo la calma, ma Dalila, con la sua iperattività riscontrata quando era piccola, mi prende la mano e incomincia a correre.

 Andiamo nel vicolo opposto a dove si trovano loro. Inutile buttarsi tra la folla, nessuno ha il coraggio di mettersi contro di loro. Non ci siamo mai avventurati in quei vicoli. Nella mia testa sorgeva la possibilità di trovarsi in trappola, e fu quando vidi un muro di recinzione che l'idea si realizzò. Li sentivo correre. Eravamo in trappola, come topi, ansimiamo e abbiamo paura. Proviamo a scalare, ma a quanto pare siamo della frane. Eccoli. Sono là, davanti a noi.

<< Ciao Leandro, come va?! Sappi che non avrai più tanta voglia di fare lo sbruffone con me.
 Mi trattengo sto zitto, il che lo fa arrabbiare ancora di più.
<< Che succede se faccio male alla tua ragazza?!>> la sola idea che le facciano del male mi fa battere le tempie, ma è quando l'afferrano che sento una leggera stretta allo stomaco.

 Dalila si dimena come un toro e si capisce che loro sono un po' straniti della sua ribellione. Dalila non è una femminuccia. Adesso loro la spingono, la tirano, poi lei apre gli occhi, mi guarda e vedo nei suoi occhi una richiesta d'aiuto. Adesso basta. Non posso più accettare.

D'istinto fisso il terreno, mentre la stretta allo stomaco aumenta. Nella mia mente mi chiedo cosa sto facendo, ma qualcuno o qualcosa mi dice che funzionerà. Adesso la stretta allo stomaco fa malissimo, ma mi trattengo in piedi.

 Dal terreno escono furiosamente delle radici, che con forza si piantano nel terreno. In seguito crescono dei fusti dal centro di queste radici, che si stanno arrotolando alle caviglie della banda.

 Adesso tutti, compresa Dalila, guardano immobili quello che accade. I fusti continuano a salire e diventano legno, fino alla vita e poi ancora si avvinghiano alle braccia. Sono diventati dei salami.

 La mia rabbia non si vuole fermare, perciò continuo e dai fusti spuntano grandi spine. La banda incomincia ad urlare come animali. Senza forza cado a terra e svengo, senza neanche guardare l’effetto dell’avvenimento. E’ un sogno, pensavo. Tra poco la sveglia suonerà e... ricomincerò... da capo.

 Riesco a sentire vari grugniti, rumori di vestiti che si strappano e Dalila urlare. Poi tutto confuso e sfocato.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Japo17