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Autore: GemmaD    02/03/2013    2 recensioni
"Dopo due istanti il taglierino era già fuori dalla ferita, era rimasta una specie di scia dopo l’impressione di dolore che lo lasciava soddisfatto. Sorrideva fra sé e sé, proprio come quando ripensava alla serata."
Zexyon e Demyx frequentano gli stessi amici, ma hanno due caratteri opposti: uno è emo e introverso, l'altro è sempre allegro. Al di là degli amici, però, nel segreto della propria stanza, tagliarsi può sempre farti stare meglio... Con un finale a sorpresa. Shonen-ai se volete vedercela
(Potete leggerla benissimo senza sapere del videogioco.)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Demyx, Zexyon
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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 “Zexyon! Ti muovi?!”

Mormorò qualcosa in assenso e si affrettò a seguire i suoi amici. Erano in giro per strada, nei pressi del pub in cui avevano deciso di andare quella sera.

“Zexy! Tutto a posto?!” ridevano alcuni, ubriachi.

“Sì, certo” disse calmo, guardandoli da sotto il ciuffo di capelli.

“Ma come fai a vederci con quella roba?!” era circa la settecentundicesima volta che glielo chiedevano nella sua vita e ribatté anche quella volta che sì, ci vedeva, con la speranza che lo lasciassero in pace.

Era pazzesco uscire con quel gruppo. Non poteva certo dire che si annoiasse o si trovasse male, ma a volte ne uscivano alcune situazioni di cui avrebbe volentieri fatto a meno. Inoltre quella sera si erano imbucati un paio di ragazzi nuovi, come capitava di frequente, e altrettanto spesso non avevano proprio la testa a posto. Insomma, era una compagnia che amava fare casino.

Per quanto riguardava Zexyon, non è che non gli piacesse combinare guai; semplicemente non aveva molta voglia di starsene seduto a guardare inerte gente che fa la stupida. Poteva sembrare triste, ma in un certo senso era come se non avesse voglia di ridere. Non è che non si sentisse allegro oppure si sentisse depresso, era che proprio non gli andava e preferiva andare avanti con la cosa a cui stava pensando.

“Zexy, hai sempre il broncio”  si lamentava la ragazza vicino a lui.

“Non è vero” bofonchiò seccato. Se avessero avuto un briciolo di spirito d’osservazione avrebbero capito da soli che le cose non stavano così, ma dal momento che aveva un ciuffo da me allora  nessuno provava a pensarci un po’ più a lungo.

“Zexy…”

“Cosa c’è?”

Erano i due ragazzi nuovi. Erano abbracciati, brilli e non facevano altro che cantare e prendere in giro gli altri ridendo. Non erano troppo fastidiosi però, e non stavano facendo niente di male. “Zexy… Hai visto che stasera piove?” Era Demyx, uno dei due. Era un ragazzo biondo, con una specie di cresta. Era quasi sempre allegro ed espansivo, cosa che gli aveva permesso di prendere piede nel gruppo.

“Sì, ho sentito in tv oggi…” rispose distrattamente, non gl’interessava molto.

“Be’, non è strano, che è giugno e piove?!” Demyx si agitò come se fosse un’offesa personale.

“E sarà anche un temporale” proseguì indifferente.

“Però sono contento” rise all’improvviso il biondo, “perché è buono l’odore di pioggia per le strade! No, Zexy-Lexy?”

“Sì, vero.” Concluse, prima che arrivasse un’altra ragazza a farli ridere.

La serata andò avanti. Demyx continuò a bere, non a livello di ubriacatura, ma almeno da compromettere la propria personalità. Zexyon si prese un bicchiere di birra in tranquillità, seduto nel suo angolo a godersi l’atmosfera, osservando i suoi amici e riflettendo. Si era davvero rilassato e aveva anche fatto la sua bella figura di fronte alle ragazze di questa serata, che adoravano gli emo.

Ad un certo punto rimasero lui e Demyx seduti sulla panca fuori dal locale. A dire il vero c’erano lì vicino altre persone, ma erano intente a chiacchierare fra di loro.
Zexyon guardava avanti a sé in silenzio, dopo essersi lisciato la maglietta a righe sotto il gilet pieno di spille dai colori sgargianti, mentre di fianco a lui Demyx continuava a stropicciarsi il viso e gli occhi stanchi.

“Aaaah, Xiggy, sai che…”

“Sbagliato, sono Lexy.” corresse.

“Zexyon!” esclamò subito. “Com’è andata, ti sei divertito?”

“Certo, non c’è male.”

“Vero? Sembrano tutti contenti, stasera… Meno male, Naminé non aveva passato delle belle vacanze” Continuò a stropicciarsi gli occhi finché non rabbrividì. “Che freddo, non è che qualcuno ha lasciato qui una giacca?”

“No” Rispose, dopo aver controllato in giro. “Be’, posso…” aveva cominciato a togliersi la propria felpa, ma si bloccò.
“No… Senti, lascia stare” aggiunse Demyx, dandogli un
a pacca sulla spalla, abbassandosi le maniche della propria maglietta a maniche lunghe. “Ce la faccio anche così.”
 


Aveva appena salutato tutti, chiuse la porta e s’infilò dentro casa. Il buio della notte e l’odore familiare lo accolsero, proprio come se fosse stato via dopo tanto tempo –e invece eccolo lì, solo un’altra serata, non era cambiato niente.

Stava ancora ripensando alla serata che aveva appena passato, niente di male, si era divertito, percorse il corridoio fino a camera sua. Poggiò a terra la sua borsa a tracolla in un angolo buio, togliendosi subito dopo gli abiti che aveva scelto con grande cura per l’uscita.

Si sentiva più libero. Nella sua stanza la luce era forte, ma sapeva bene che di fuori era buio pesto. Guardò distrattamente il suo cellulare, erano le tre di notte, ma non si sentiva così esausto dopotutto. Certo, era pure stanco alla fine della settimana, ma poteva permettersi di prepararsi per andare a dormire con tutta calma.

Dopo aver messo a posto la sua roba e sfogliato il manga che aveva in giro ultimamente, si decise a concludere e s’infilò nel bagno. Era la stanza più silenziosa, di notte, i marmi sempre lucidi anche nell’ora più tarda.

Era pensoso mentre si lavava i denti; poi smise di dirsi qualcosa nella mente e si accorse che aveva fissato per tutto il tempo della sua toeletta l’armadietto bianco. Lo trovò un po’ strano, ma doveva dirgli qualcosa, no? Lo aprì e tirò fuori le forbicine. Non erano il massimo, pensò; erano molto scomode e poco affilate. Questo voleva dire metterci troppa forza per i suoi gusti.

Si stava chiedendo con leggerezza se ne aveva voglia o no mentre usciva dal bagno e si metteva a cercare subito il taglierino. Lo tirò fuori dal suo angolo personale con un certo sollievo: in qualche modo era confortante trovarlo sempre nel solito posto. Si sedette sul letto, guardando la lama con anticipazione. Era come ricevere il bacio della buonanotte.

Prese il taglierino con la mano destra e lo passò sulla pelle liscia. Il dolore gli solleticava le dita come un’onda gioiosa sulla sabbia. La lama andava avanti e indietro, poi con forza improvvisa spinse sotto la pelle.

Il dolore era accecante, imprecò fra i denti, si maledisse, perché faceva così male? Dopo due istanti il taglierino era già fuori dalla ferita, era rimasta una specie di scia dopo l’impressione di dolore che lo lasciava soddisfatto. Sorrideva fra sé e sé, proprio come quando ripensava alla serata. Lanciò da qualche parte il taglierino e s’infilò sotto le coperte, compiaciuto come se avesse sbrigato il proprio dovere e ne avesse ricavato anche qualcosa in più.


 
“Ooooh… Prendi questa!”

Urla e risate lo attorniavano. Lui era seduto lì, immobile nell’angolo, a guardare tutto con occhi spenti. Ehi, guarda come si divertono. Sembra se la stiano proprio spassando, a lanciarsi roba nel mezzo del corridoio di una casa non loro. Be’, non era neanche la sua, per essere precisi, avrebbe anche potuto tirarsi su e andare a divertirsi in qualche modo.

Poi venne il momento che sapeva prima o poi doveva arrivare. “Oh, alzati e vieni anche tu, no?!” gli gridò una ragazza ridacchiante. Ecco, appunto.

Alzò la testa e la guardò.
 


-Ah, oggi vuoi fare qualcosa di divertente, eh?- Si disse eccitato, rigirandosi sul letto. Lo teneva fermo nella propria mano destra, sapeva solo che la punta era lì da qualche parte nel buio, ma se avvicinava la mano all’altro braccio sentiva qualcosa di acuto percorrerlo.

Sapeva che al buio era abbastanza pericoloso. La profondità, il punto dove si sarebbe tagliato… Era tutto un’incognita. Ma doveva affrontarla se anche stasera voleva andare a letto soddisfatto…

La mano che ormai non si sentiva più le dita continuò a scorrere, tornò indietro, scorse ancora con un vago solletico, sapeva di essere vicino al polso ma non troppo spostò un dito e premette. Una punta di dolore e qualcosa di freddo che penetrava nel caldo sgorgante. –No…- tirò fuori la lametta, aveva paura di essere andato troppo in profondità, sentiva solo il bruciore della ferita infetta, che dolore… Eppure sapeva di non star rischiando molto, non era andato vicino al polso. Era arrivato alle braccia e le mani, ma sulle vene non riusciva ancora a farlo, c’era ancora qualcosa che lo tratteneva, senza capire bene cosa fosse. Aveva deciso di provare al buio perché forse così sarebbe finalmente riuscito a superare questo ostacolo, era decisamente curioso, doveva esserci un motivo se tutti a quanto pare lo facevano lì, la zona era diventata misteriosa, addirittura indecifrabile, quasi fosse erogena.

Sentiva una profonda emozione, si ravviò i capelli mentre era sdraiato sul letto, forse il sangue stava gocciolando sulla coperta? Ma si sentiva benissimo... Che bella, quella notte…


 
Suonò la sveglia. La spense e rimase immobile sotto le coperte un paio di minuti; poi si drizzò a sedere, ravviandosi i capelli. Un flusso di pensieri lo invase, i ricordi del giorno prima, cosa doveva fare oggi, chi doveva vedere, che cosa gli era rimasto indietro da fare…

Fissò il pavimento con le sopracciglia aggrottate. Rimaneva lì fermo seduto sulla coperta, accumulando sempre più ritardo sulla tabella di marcia, come se quel tempo rubato fosse una macchia di nulla che lentamente dilagava nel suo tempo, ma in realtà non riusciva a pensare a qualcosa di abbastanza importante che lo spingesse ad alzarsi e muoversi.

Fissò pigro lo scorrere delle lancette. Si chiese da quando si alzava al mattino solo perché non vedeva l’ora che arrivasse il momento di tagliarsi.
 


“Zexyon! E’ tutta la mattina che stai seduto al tuo banco e non fai niente!” Demyx venne a dargli una violenta pacca sulla spalla.

“Ahi… Ciao anche a te, Demyx” salutò a denti stretti.

“Visto come sei spento? Io ho già saltato due ore e rotto un distributore automatico” ridacchiò, mentre gli altri lo applaudivano divertiti.

Zexyon sorrise piano. “Questa sì che è energia di primo mattino. Cos’è che ti fa star su?”

“E’ tutto naturale!” rise lui, scappando via e fischiettando.
 


Una piccola canzone di trionfo nella sua testa. Contemplava con un sorriso dipinto sulle labbra.

Strinse forte i lembi della ferita. Sperò che sgorgasse ancora più sangue, ma il dolore che provava dopo il taglio era ancora un po’ troppo modesto. Peccato, si disse. La sensazione era fin troppo delicata…

Prese in mano la lametta e la poggiò ancora una volta sulla pelle liscia. Questa se la sarebbe goduta fino alla fine. Premette senza tante cerimonie, sospirando, ad occhi chiusi.

Il dolore lancinante nel silenzio così vuoto di casa…

Forse era pronto a cambiare posto. Il polso era diventato un po’ troppo occupato, ma perché preoccuparsi quando aveva ancora superfici e superfici intatte di gambe, avambracci, spalle, tutto molto più facile da nascondere del polso, accidenti, e zone dove scorrevano arterie molto più importanti. A ben vedere, era solo all’inizio…

Emise un sospiro liberatorio, godendosi l’aria fresca sul sangue rappreso sulla sua pelle. Che meraviglia, sembrava il preavviso della frescura estiva, i bagni in acqua e il sollievo…

-Dove sei stata, finora?- si chiese pigramente, era da così tanto che non aveva messo mano alla lama. Si chiese perché, poi, non sembrava essere successo niente di particolarmente rilevante. Sì, era stato molto impegnato coi suoi amici, a concludere qualche impegno scolastico ancora non ultimato, qualche boss dei videogiochi da finire… Niente di che, eppure ne era rimasto lontano per così tanto… Aspetta, quanto? Un mese, forse… Forse era destino che avrebbe ripreso a tagliarsi prima o poi, era fin dall’inizio solo questione di tempo…

Il dolore era già cessato e guardò con indifferenza il proprio polso segnato. Andò in bagno a sciacquarsi il sangue con diligenza, quasi stesse lavando una pentola, e vi passò sopra l’asciugamano. La pelle era ancora fragile e fresca, come una foglia in bocciolo, ma sfortunatamente non faceva nessun male.

Sospirò. L’acqua fredda sulla pelle era stata piacevole, ma mai quanto l’aria sul sangue fresco.

Si fissò attentamente allo specchio. Si guardava con aria di sufficienza; era lui, era quello di sempre, che non aveva fatto niente di molto diverso da quello che faceva di solito. Sbadigliò. Prendersi cura dei propri oggetti, farsi del male… Dopotutto chi non faceva quotidianamente queste cose, in un modo o nell’altro, e neanche in forme così straordinarie? Non lo faceva perché pensava di avere un dolore così eccezionale e insopportabile, non pensava di avere qualcosa di speciale se faceva quella cosa, ma desiderava solo farla perché era una delle cose fra le altre che lo faceva stare bene, e praticarla  era un suo diritto come lo era seguire le altre attività.

Certo, spesso si era chiesto che cosa avrebbero pensato gli altri se l’avessero scoperto. Ma questo era il suo piccolo vizio personale, come tutti ne avevano, e niente l’avrebbe fermato…
 


Zexyon guardava in modo assente fuori dalla finestra. Il cielo era perfettamente celeste, le nuvole dalle forme perfette, era tutto sereno in quel paesaggio estivo, ma lui osservava il paesaggio con occhi inespressivi.

La stanza in cui si trovava era invasa da adolescenti urlanti, che chiacchieravano, si lanciavano roba e si prendevano in giro a vicenda. Ognuno con una piccola storia dietro, ognuno con dei diversi desideri… Ciascun mondo separato l’uno dall’altro, eppure intrecciati fra loro.

All’improvviso sentì la porta spalancarsi ed entrò Demyx, allegro e starnazzante come sempre. Rideva fragorosamente e aveva una battuta da riservare sul conto di tutti.

Demyx vide il piccolo ragazzo da solo affacciato sulla finestra e si decise subito ad andare a salutarlo per tirarlo su. Chissà perché se ne stava sempre così sulle sue, era un vero peccato! Zexyon aveva un carattere abbastanza introverso, ma da cosa era riuscito a mostrare stando nella compagnia sembrava una persona davvero intelligente e alla mano. Evidentemente era compito di Demyx fargli tirare fuori tutta la sua potenzialità inespressa!

Si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla, sorridendo solare come sempre. “Ehi, ciao Lexy, hai visto la videocamera…”

Ma Zexyon si voltò verso di lui con un’espressione completamente seria. Demyx era impreparato e ammutolì all’improvviso.

“Demyx, le ho viste” mormorò Zexyon sottovoce, guardandolo negli occhi con voce dispiaciuta. “Non avere paura, ma dimmi solo, perché lo fai?”

Demyx non si aspettava che qualcuno le avesse notate (forse era stato un momento di disattenzione?), né si aspettava che qualcuno gliene parlasse in quel momento. Attonito, ritirò lentamente la mano dalla sua spalla, si voltò e scappò via.
 
  
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