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Autore: Ceci Princessofbooks    02/03/2013    1 recensioni
Vi sono storie che rifiutano di morire, e si slanciano al di là del tempo. Vi sono voci che non si rassegnano a spegnersi, occhi ancora avidi di guardare, sognare, vivere. Vi sono racconti, istanti di esistenze lontane, che premono la mente per tornare a respirare: questo è il mio tentativo di permetterglielo. Una raccolta di racconti, che osserva con altri sguardi i protagonisti della Storia e del Mito. Perché gli spiriti grandi possono ancora parlarci, per rivelarci la loro anima.
(Dal Secondo capitolo): "Il vecchio sedeva sotto la quercia, al limitare del bosco.
Fiaccole ardevano intorno alla radura, sussultando come spiriti d'ambra; accanto a lui, i tratti chiari e pesanti del guerriero balenavano tra le ombre, nello scintillio opaco delle armi. Come il vecchio, la sua tunica era grezza e scura, ma il girocollo di bronzo rifulgeva,un serpente di luce. Accanto a lui aspettava il suo allievo, e i suoi occhi grigi, l'impronta degli dei che il vecchio aveva riconosciuto tanti anni prima, bruciavano di eccitazione."
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Giovane Falco


Il vecchio sedeva sotto la quercia, al limitare del bosco.
Fiaccole ardevano intorno alla radura, sussultando come spiriti d'ambra; accanto a lui, i tratti chiari e pesanti del guerriero balenavano tra le ombre, nello scintillio opaco delle armi. Come il vecchio, la sua tunica era grezza e scura, ma il girocollo di bronzo rifulgeva,un serpente di luce. Accanto a lui aspettava il suo allievo, e i suoi occhi grigi, l'impronta degli dei che il vecchio aveva riconosciuto tanti anni prima, bruciavano di eccitazione.
Il vecchio sapeva che le loro tre figure erano quanto di più diverso, di più vario e casuale potesse combinarsi: eppure non era così, non per le leggi tramate nella terra e negli alberi, non per il cuore segreto del bosco, non per quei poteri che aveva trascorso una vita ad ascoltare. Il vecchio sapeva che i loro volti, le linee stesse dei loro profili appartenevano a quel luogo, come le intricate spirali che i fabbri sbalzavano sugli scudi, intrecciando dei e uomini, eroi e fiere. Ma questa volta, un'altra figura invadeva l'incastro, una quarta figura di marmo e di lucido oro che nasceva da orli troppo diritti, sagome troppo pure per la foresta. Perché quell'uomo veniva da un mondo di orizzonti netti e bianche città, di soli nudi e drappeggi precisi. Il mondo che aveva guidato fin lì, sbaragliando le genti degli alberi e delle nebbie.
La quarta creatura avanzò verso il vecchio, il pettorale istoriato che catturava le luci dei fuochi, il naso aquilino sotto lo sguardo di limpido azzurro. Più indietro, due guardie tremavano di freddo e di disagio.
Quando si fermò di fronte a lui, il vecchio non si alzò: restò immobile, la barba nodosa e striata come corteccia, le mani magre poggiate sulle ginocchia. Molti avrebbero corso il rischio di essere fustigati, per un affronto simile; ma non lui, che conosceva i nomi nascosti degli uomini e delle rocce; non lui, che era ormai l'unico portale tra l'invasore e l'anima del suo popolo.
-Salve a te, Caomh, druido della tribù dei Dorotrigi. Ti reco i miei omaggi, e insieme quelli del popolo della grande Roma. Il mio nome è...-.
-So già qual è il tuo nome, Giovane Falco- lo interruppe il vecchio -l'ho sentito gridare da molti guerrieri atterriti, invocare da molti prigionieri disperati, sussurrare nei racconti intorno ai fuochi: il nome di un condottiero invincibile, del capo dei romani che ci hanno sconfitto.-.
A quelle parole il suo allievo sussultò, ma serrò le labbra: un druido deve essere in grado di sostenere lo sguardo della verità, anche quando è torbida e buia. L'uomo davanti a lui non sorrise, continuando a cercare il suo volto nei suoi occhi non c'era superbia, né vergogna. -Esatto, è così. Immagino dunque che tu sappia anche perché abbiamo combinato questo incontro, e perché abbia chiesto di parlarti.-
Il vecchio socchiuse le palpebre, come se tentasse di discernere un punto lontano; per un attimo, nelle sue iridi brillarono i riflessi di altri fuochi. -Sì, lo so. I tuoi messi sono arrivati stamani, e i miei esploratori ieri notte. Mi hanno detto che il giovane falco aveva vinto, ma aveva impedito il saccheggio del villaggio; mi hanno detto che il capo era stato catturato, ma che se avessimo accettato due condizioni i nostri dei e le nostre case sarebbero state risparmiate. La prima condizione era che cedessimo gli ostaggi e accettassimo il dominio della tua Roma- il druido sollevò lentamente il viso -la seconda, che io ti rivelassi i segreti della nostra saggezza.-
Il giovane uomo si infiammò improvvisamente; il volto di sale e argento, imperscrutabile come una maschera dei loro teatri, si animò, rivelando i piani nervosi e pallidi di un giovane predatore. -Esatto, vecchio. Ho piegato la testa dei vostri signori, ho svelato gli inganni dei vostri strateghi, ho riempito i carri dei vostri tesori; ma nessuno, né soldato né donna né guerriero, ha saputo portarmi la vostra conoscenza.-
Il vecchio si chinò, i lunghi capelli che biancheggiavano nel buio:-E sai che noi non abbiamo pergamene con cui sigillare le nostre parole, né templi in cui imprigionare i nostri riti; né inchiostri con cui incatenare i nostri spiriti.-
Il comandante rise, una risata acuminata e lucente come i suoi occhi:-Allora i miei generali sbagliavano: non siete i bifolchi illetterati che mi avevano descritto.-
-Conosco i rotoli sottili e le bianche arcate della vostra Alessandria- rispose il druido -ho visto i corridoi straripanti del vostro museo, e salito i gradini assolati del vostro Campidoglio; ho conosciuto i canti dei vostri sacerdoti, e i passi silenziosi delle vostre vestali.-
Il comandante sorrise, sedendosi di fronte al vecchio, le gambe incrociate: -Quando hai ammirato i tesori del nostro popolo? Credevo che nessuno della tua gente si fosse mai spinto tanto a Sud.-
Il vecchio sollevò il mento, e il suo volto fu per istante un intrico di linee antiche, solenne e vivo come l'albero che lo sosteneva:-Vi sono altri modi di vedere che con gli occhi, Giovane Falco.-
-è per questo che sono venuto da te- proseguì l'altro – proprio per questi enigmi con cui il tuo popolo tormenta il mio- si tese in avanti, lo sguardo limpido ricolmo delle torce -ho sentito storie oscure, storie incredibili: voci di feste di fiamma e di vento, in cui mandrie bianche saltano muggendo tra i fuochi, di danze segrete con creature dalle ali dorate, di raduni di saggi all'ombra di pietre immani. Voci di una saggezza che non somiglia alla nostra, né alla magia volgare dei caldei, ma che viene sussurrata agli eletti dalle querce e dagli ontani.-
Il vecchio rimase per un momento in silenzio. -Sei attento, Giovane Falco- cominciò -e sai osservare con più umiltà dei tuoi compagni, con più superbia dei nostri capi. Ma se hai già scoperto tanto, perché hai voluto incontrare me?-
Il comandante non esitò:-Perché le voci degli uomini deformano gli eventi, e la paura intorbida quanto la dimenticanza. Ho appreso molto, ma molto, lo so, è fasullo.-
Il vecchio lo guardò:-E allora cosa vuoi da me?-.
Il romano sorrise di nuovo, e il suo volto fu il muso di un lupo, di un'aquila, di un re. -La verità. Insegnami i segreti della tua gente, la sapienza di questa terra e di questo cielo, i nomi delle forze che fremono sotto i miei piedi e sussurrano nelle mie orecchie.-
Il vecchio sospirò, senza abbandonare lo sguardo del soldato; inaspettatamente, scoppiò in una risata. -Così è vero- mormorò, più a se stesso che agli altri – così è questo il modo in cui si compie. Oh, Cerridwen dalla triplice luna, l'avevi predetto...-
-Chi?- intervenne il comandante.
Il vecchi scosse la testa, cambiando i bagliori, confondendo le ombre:-Uno spirito, un respiro, una dea. Mi aveva predetto che un giovane falco sarebbe giunto dal Sud e avrebbe incatenato le nostre mani, ma salvato la nostra sapienza.-
Il comandante si tese in avanti, le dita che si contraevano sulle ginocchia:-Allora lasciami avere ciò che voglio. Fallo, e ne sarai ricompensato.
-Come?- ribatté il vecchio.
Lo sguardo di fronte a lui non vacillò:-Con la fama, druido. Se affiderai a me il tuo sapere, non morirà mai. Le tue parole saranno eterne, come il marmo e il bronzo della mia gente, e continueranno a vivere anche quando il tuo corpo non sarà che terra e radici e i tuoi boschi si saranno consumati in cenere. Con me, il mondo non dimenticherà mai il vostro passaggio.-
Per qualche attimo, il vecchio non parlò; poi scoppiò in una nuova risata, un breve riso di foglie e torrenti -Giovane Falco, ti pongo una domanda: sei davvero convinto che il mio popolo non conosca il modo di dare l'eternità ai nostri pensieri, i segni con cui si imprigionano le parole sulle pelli e le rocce?-.
Il romano si irrigidì, e un fremito, il fantasma del ragazzo orgoglioso e acuto che doveva essere stato, gli illividì il viso; poi comprese, e i suoi occhi tornarono semplicemente curiosi. -Dunque è così. Sapete scrivere.-.
-Non tutti- rispose il vecchio – non nel modo che immagini. Soprattutto, per nel modo in cui le usate voi. Per noi le parole sono anche alberi, e forze arcane e frammenti di dei, incisi nella nostra anima come la linfa segreta di una quercia.-
-Ma allora perché non ne avete approfittato?- chiese il comandante -perché non avete raccolto in qualche modo il vostro sapere?-.
-Il vecchio scrollò ancora il capo:-Tenterò di spiegartelo, Giovane Falco, perché le voci del bosco mi hanno detto che saranno le tue ali ad adombrare e sorvegliare il mondo: non abbiamo mai scritto, perché per noi quei segni sono fessure su mondi dimenticati, preghiere a spiriti intrecciati alla terra, armi che racchiudono il potere del fuoco e del mare. Strumenti meravigliosi e terribili, tanto da non avere il coraggio di usarli.-
-Ma perché non usarle per salvare la vostra conoscenza?- replicò il romano -Perché non usarle per vincerci, se racchiudono tanta forza?-
-Perché significherebbe stravolgere la grande danza del mondo- rispose il vecchio- mutare lo scorrere delle spire del serpente: non dobbiamo alterare la spirale del tempo, ma custodirla, anche se non ci è più benevola; anche se ci inghiottirà tra le sue nebbie.-
-E il vostro sapere? Non vi tormenta il fatto che morirà con voi?-
-Il mondo e le sue leggi non sono davvero nascosti; altri popoli, altri uomini ne comprenderanno la trama, anche se le daranno nomi diversi.-
Il comandante rimase silenzioso, fissando il vecchio con il suo implacabile sguardo di rapace:-Sembra quasi che non ti importi sapere che la tua gente è stata sconfitta, che il tuo mondo è ormai in rovina, che presto qui giungeranno uomini e donne simili a me: e invaderanno i vostri sentieri, abbatteranno i vostri boschi, li riempiranno di campi e terre e templi.- Le sue parole erano dure, ma non crudeli; non c'era spazio per il compiacimento in quella curiosità, il vecchio lo sentì. Per questo rispose la verità.
-Il tempo è come l'oceano- cominciò – le sue onde smuovono creature e sabbia e conchiglie, e le sollevano fino alla schiuma, fino al bianco disco del sole; e lì brillano per un istante, splendenti come oro, e di nuovo ripiombano nelle ombre profonde del mare. Noi mortali siamo questo: schegge di luce che bruciano un momento e svaniscono in un respiro, per ritornare al prossimo ciclo, in un'altra forma, sotto un altro cielo. Ora voi correte in alto, lungo un arco di scintille, e volate sull'orlo della grandezza. Approfittatene, questo è il vostro turno nella ruota d'argento; ma non dimenticate che ciò che sale deve discendere, e ciò che è sepolto germina di nuovo.-
Improvvisamente, il vento scosse la piccola radura, portando una bruna fragranza di muschio e di bosco, infrangendosi in cento sussurri di fate.
Il comandante represse un brivido e si raccolse un poco nel mantello, contro la notte, contro gli sguardi silenti degli alberi.
-Ma se non ti importa che la tua sapienza si perda- replicò infine, quando poté fidarsi nuovamente della sua voce-Se vuoi rifiutare la mia offerta, perché hai accettato di vedermi?-.
-Io non ho mai detto di voler rifiutare il tuo accordo- replicò il vecchio; per qualche motivo, come per lo schiudersi di una crisalide, mentre parlavano la sua figura era diventata più levigata, più antica, più simile alla grande quercia alle sue spalle. E ora irradiava forza, e potere.
Il comandante serrò le labbra. -Allora cosa stai proponendo, Caomh, druido dei Durotrigi?-.
-Un altro patto, Giovane Falco- replicò il vecchio -un altro scambio. Io ti darò la conoscenza che desideri: ti rivelerò le voci dei boschi e delle fonti, la lingua nascosta delle pietre, le danze vertiginose delle stelle e degli astri; ti donerò tutti i frammenti di sapienza che in tanti anni, più di quanti siano di solito concessi agli uomini, ho raccolto lungo il mio cammino. Ma in cambio, tu non dovrai farne parola con nessuno, né riportarlo sui rotoli, né inciderlo sulla roccia- si tese in avanti, la voce profonda e netta come un sole d'autunno -dovrai serbarli nella tua memoria: lasciare che le mie parole ti affondino nel sangue e ti cambino lo spirito, perché tra noi ciò che si impara deve imprimersi nella carne, e mutare anche l'anima; è troppo facile altrimenti giudicare e scegliere ciò che si scopre, se sfiora solo i nostri occhi scivolando su una pergamena.-
Il comandante socchiuse le palpebre: -Perché mi offri tutto questo? Perché concedere solo a me questo dono? Se non parlerò, i miei compagni e la mia gente continueranno a considerarvi dei rozzi cialtroni, poco più che bestie selvatiche.-
Il vecchio scosse di nuovo la testa candida, e un'espressione indefinibile, sospesa tra il sorriso e il pianto, tremò sul suo viso:-Ciò che sappiamo è troppo pericoloso per un intero popolo, e non tutti saprebbero mescolare la propria mente con visioni tanto differenti e tanto lontane. Ma tu sei abbastanza forte e abbastanza fiero da riuscirvi; e sebbene tu stesso non lo sappia, ormai cammini da tempo sull'arco d'oro della grandezza. In te vedo molte cose, Giovane Falco: molte vite, molte morti, molti destini; tante tenebre gelide, tanti giorni fulgidi. I miei dei mi hanno dischiuso il futuro perché io potessi riconoscerti; e forse darti un sentiero con cui affrontare la tua trama difficile-.
Il comandante si protese a sua volta, cercando lo sguardo del vecchio; per un attimo, vi scorse riflessi di altre esistenze, di altri futuri: un uomo grande e biondo incatenato ad un carro d'oro gli occhi di una donna dalla pelle d'ambra e la bocca ambiziosa; il porpora di un mantello e di cento pugnali insanguinati. Il soldato si ritrasse, batté per un momento le palpebre; bastò perché quelle visioni svanissero, e non rimanesse che il chiaro argento degli occhi del vecchio. -Che cosa sai davvero, druido?- sussurrò a quel volto di corteccia, ai suoi compagni immobili, alla notte barbara racchiusa su di loro.
-Solo schegge gettate dagli dei- rispose – ma diverse da quelle che hanno raccolto i tuoi antenati-.
-E saresti disposto a rivelarmele- chiese il romano.
Il vecchio non abbassò il volto:-Se giuri su ciò che per te è davvero sacro che non ne parlerai con altri, allora sì. Non sono io a poter negare le briglie a chi ora cavalca la ruota d'argento.-
Il comandante restò in silenzio, con l'espressione di guardinga eccitazione con cui attendeva l'inizio di una battaglia, o di una partita d'azzardo; poi sorrise, e lanciò i suoi dadi. -D'accordo, druido. Accetto la tua proposta.-
Il vecchio chinò il capo; senza rumore, col passo agile degli animali della foresta, il guerriero e il suo apprendista scomparvero fra le ombre degli alberi. Con un gesto, il romano congedò anche la sua scorta.
Nessuno conobbe le parole che si scambiarono, alla luce inquieta delle fiaccole, il vecchio del popolo antico e il giovane falco dei conquistatori; si sa solo che molti segreti vennero svelati, molte forze risvegliate, molti spiriti invocati dalla terra e dalle stelle del cielo; fino a quando la luce del Nord tinse di rosso e pallido oro la radura, e il comandante si alzò per tornare al suo campo, perfettamente identico alla sera trascorsa, incommensurabilmente diverso. Di lì a pochi mesi, avrebbe sottomesso alla propria patria tutta la Gallia, e ne avrebbe abbattuto il campione; di lì a pochi anni, avrebbe annientato i suoi nemici, e sarebbe divenuto il signore di Roma. Mentre lo osservava allontanarsi, il vecchio ripensò al suo nome.
Giulio Cesare.
Lentamente, il serpente del tempo si mosse.

   
 
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