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Autore: HollyMaster    03/03/2013    2 recensioni
La scena della 2x14 dove Neal scopre che Henry è suo figlio mi è piaciuta tantissimo e quindi ho pensato di continuare la loro conversazione. Spero possa piacervi!
Dal testo:
"-Di cosa dovremmo parlare ora?-
-Non lo so. Sei il primo padre che ritrovo.-"
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Neal Cassidy, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Quindi…tu sei mio padre?- Henry e Neal si affacciavano al terrazzo di quell’appartamento a Manhattan cercando ancora di adattarsi a ciò che avevano appena scoperto.
-Già.- Quello di Neal era più un sospiro che una vera e propria affermazione.
Appoggiò i gomiti sul parapetto e si sporse in avanti unendo i palmi delle mani l’uno all’altro. Era difficile trovarsi davanti un bambino di undici anni e scoprire che è tuo figlio.
-Io sono Henry.- Sorrise il bambino.
-Piacere di conoscerti, Henry. Scusa per averci messo tanto.- Neal aveva sempre odiato suo padre per averlo abbandonato, per non essere stato con lui quando ne aveva più bisogno e adesso si trovava ad essere nella stessa situazione. Ad aver abbandonato suo figlio.
-Non c’è problema. Non lo sapevi.- Era il bambino più comprensivo che avesse mai conosciuto. Di solito erano viziati e capricciosi. Lui no.
Neal allungò il braccio e circondò le spalle di quel bambino. Di suo figlio.
Fra di loro era calato il silenzio totale, l’unico suono si sottofondo era quello delle macchine che si spostavano nella strada sottostante.
Neal voleva rompere il silenzio. Voleva conoscere suo figlio meglio che poteva. -Di cosa dovremmo parlare ora?- Chiese esprimendosi come un bambino.
-Non lo so. Sei il primo padre che ritrovo.- Rispose Henry con un scrollata di spalle.
L’uomo lo guardò per qualche secondo per poi uscirsene con la domanda più banale a cui avesse potuto pensare. -Fai qualche sport?-
-No. Diciamo che non sono proprio un ragazzo da sport di gruppo.- Sul viso di Henry spuntò un sorriso. -Ma sono molto bravo a combattere con la spada.- Ora il bambino annuiva compiaciuto della sua abilità.
-Anche io alla tua età ero molto bravo a usare la spada. Facevo certe battaglie...- C’era stato un periodo durante i suoi viaggi nei diversi mondi in cui aveva dovuto imparare a cavarsela con la spada, contro nemici molto più grandi di lui e alle volte molto più forti. Ma a quel tempo era solo un ragazzino, credeva nella magia, nel lieto fine, ed era sempre riuscito a cavarsela. Poi era cresciuto e quegli adulti che non era mai riuscito a comprendere, quei nemici contro cui aveva a lungo combattuto si erano come incarnati in lui. Era diventato ciò che aveva cercato di distruggere.
-Dovresti insegnarmi allora. Per ora l’unico insegnate che ho avuto è stato il nonno.-
-Il nonno?- Tremotino, un nonno modello che gioca con il nipotino? Ma stavano parlando della stessa persona?
-Si. Il padre di Emma, il Principe Azzurro.- Adesso si che si ragionava. Evidentemente il padre di Emma era un uomo perbene, a cui interessava la propria famiglia e non che abbandonava il proprio figlio per potersi mantenere uno degli esseri più potenti al mondo. Anche Emma era stata abbandonata dai genitori, ma per diversi motivi, per poter spezzare la maledizione. Lui l’aveva abbandonata, ma non perché non l’amasse, per fare in modo che lei potesse adempiere al suo destino. Forse quella era stata la vera maledizione nella vita di Emma, la maledizione stessa di Storybrooke.
Nel pensare a lei, Neal aveva posato lo sguardo sulla donna bionda seduta al tavolo della cucina del suo appartamento. Fissava l’acchiappasogni, quello che avevano deciso di tenere, insieme. Quello che lui aveva deciso di portare sempre con se, per lei.
Henry guardava quello che aveva scoperto essere suo padre e seguiva il suo sguardo incontrando quello spaesato della madre. -Dovresti capirla se non si fida molto. Anche lei è stata abbandonata e sembra che la sua vita sia una serie infinita di soprese.- Davvero, il bambino più comprensivo che avesse mai incontrato.
-Già. Penso che se non sei nato là, scoprire la verità sul mondo delle favole sia difficile da digerire.-
-Anche per te è difficile credere in un lieto fine, vero? Tu non credi nel “per sempre felici e contenti”, giusto?- A quel piccolo Henry non sfuggiva proprio niente.
A Neal spuntò un sorriso sulle labbra nel constatare quanto fosse attento, curioso ma allo stesso tempo educato e comprensivo suo figlio.
-Quella frase, è sbagliata fin dalle prime parole.- Cominciò a spiegarli. Durante gli anni ci aveva ragionato parecchio ed era riuscito a raggiungere una sua personale teoria.
-Il “per sempre” non esiste. Sei un bambino, ma sono sicuro che lo capsici benissimo. Niente e nessuno vive per sempre. E di solito le persone tendono a evitare di capire bene ciò che dice la parola “lieto fine”. Implica una fine. E nella vita reale, nessuno ti dice quando è la fine, e così passi la vita cercando di capire se riuscirai a tenere stretta quella felicità per sempre o se ti sfuggirà dalle mani come fosse sabbia.- Ed era stato così anche con Emma. Era il loro lieto fine, ma evidentemente quella non era la fine, perché le cose si erano del tutto trasformate e quel momento non aveva avuto niente di “lieto”. Lui l’aveva persa. Aveva abbandonato l’unica persona che avesse mai amato. Non sapeva dove fosse, cosa stesse facendo, eppure il suo pensiero tornava sempre da lei, da quella bellissima ragazza bionda che stava riuscendo a tirarlo fuori dai guai, quella che era riuscita a fargli pronunciare quelle parole: “Ti amo.”
-Forse è questa la fine. Ci siamo ritrovati. Sono sicuro che questo è il nostro lieto fine.- Anche dolce. Si, alla lista dei pregi di quel piccolo bambino c’era da aggiungere anche quello.
Neal si sporse istintivamente verso di lui e lo abbracciò.
Forse aveva ragione.
Forse era la fine.
Forse sarebbero stati felici.
 
Guardava la scena dalla finestra.
I due si parlavano, sorridevano, si abbracciavano. Si erano appena conosciuti e già si volevano bene. Come aveva fatto a perdere suo figlio mentre lui riusciva ad avvicinare il proprio in meno di un secondo?
Tremotino continuava a fissare i due con invidia mentre le parole della veggente gli balenavano in mente. Ricordò anche ciò che lui aveva risposto, ciò che l’Oscuro senza cuore che era aveva detto: “Ucciderò quel bambino.”
E ora forse avrebbe mantenuto la parola e allora il loro lieto fine non sarebbe mai arrivato.
 

 
 
 
 
 
 
Buongiorno :)
Prima di tutto ci tengo a sottolineare che ero una Capitan Swan convinta e poi è arrivato Neal e allora sono un po’ entrata in confusione. Non so chi preferisco! Ahahah. Quindi lasciamo stare la parte “romantica” che in questa fanfiction non c’è nemmeno più di tanto e passiamo alla parte famigliare.
La scena in cui Neal scopre che Henry è suo figlio mi è piaciuta tantissimo e quindi ho pensato a come avessero potuto instaurare una conversazione. Ho fatto alcuni riferimenti al promo della prossima puntata dove sembra di capire che Neal conosce Hook, e quindi me lo sono immaginato come un Peter Pan o Bimbo Sperduto.
La fine poi è forse un po’ drammatica, ma spero davvero che Tremotino non faccia niente di stupido e non mi uccida il piccolo Henry.
Beh, spero vi sia piaciuto e vi ringrazio per aver letto :)
Un bacione <3
HollyMaster
   
 
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