Avvisi: Fic ad alto
contenuto melassoso, si consiglia la lettura ad un pubblico che ami i dolci.
Altro avviso:Schifosamente OOC.
Ancora un altro:Non conosco KH, ma come resistere a due occhioni azzurri
che ti chiedono una AxelXRoxas? Provateci voi, se ci riuscite.
Un altro:Si ringrazia Chiara per la consulenza
Ultimo, ma non meno importante: Questa è per te, dannata Kitsune.
Fattela piacere. Ti voglio bene.
You
are a “Nobody”, but you’re my Nobody.
Isn’t this like being Someone?
Roxas si fermava sempre a guardare quei piccoli cuori di gommapiuma che
vendevano al negozio.
Appoggiarsi col viso alla vetrina, le mani ai lati e il naso schiacciato contro
il vetro, era un’abitudine che aveva da prima di essere un Nobody.
Poi, da quando aveva perso il cuore, quello che era un semplice vizietto, era
diventato una vera e propria mania.
Non passava giorno che il ragazzino si fermasse di fronte al negozio.
Dapprima, lo sorpassava, senza lanciare neanche uno sguardo ai cuori rossi che
decoravano l’ambiente.
Poi, retrocedeva, titubante.
Si appoggiava al muro, dalla parte opposta della strada.
Guardingo, scrutava attentamente dall’una e dall’altra parte, come ad
assicurarsi che non ci fosse nessuno – ma proprio nessuno-nessuno – che
conoscesse.
Infine, quando aveva appurato di essere solo, si avvicinava di qualche passo, di
altrettanti retrocedeva, dicendosi che era una cosa stupida ed infantile.
Tuttavia, finiva sempre per ritrovarsi col naso attaccato alla vetrina, a
fissare i simboli di plastica che rappresentavano ciò che aveva perso.
Naturalmente, però, nessuno – ma proprio nessuno-nessuno – doveva sapere di
quella sua fissazione.
In fondo, si diceva, non sono altro che stupidi cuori di gommapiuma.
Però la sera, prima di dormire, si diceva che anche uno di quei giocattoli gli
sarebbe bastato, in attesa di un cuore vero.
«Ehi, Roxas!»
Il Nobody si voltò, aggrottando appena le sopracciglia di fronte al saluto di
Axel.
Era di fronte alla vetrina, proprio con le mani attaccate, quando quel gigante
dai capelli rossi era arrivato a rovinare tutto.
E Roxas lo sapeva bene che nessuno – ma proprio nessuno-nessuno – doveva
vederlo in quell’atteggiamento stupido e infantile. Neanche Axel.
Era, però, troppo vicino al vetro, perché l’Ottavo non si avvicinasse a sua
volta alla vetrina, fissandone il contenuto.
Col braccio comodamente appoggiato al cristallo, un sogghigno sul volto e il
divertimento negli occhi verdi, Axel studiava il contenuto del negozio.
«Che roba è?»
Roxas aggrottò le sopracciglia, alzando appena lo sguardo; le mani ancora
ancorate sul vetro.
«Sono cuori.»
«Ah.»
«Finti. Mi pare logico.» aggiunse, con un sospiro, lasciando ricadere le mani
lungo i fianchi.
Axel gli lanciò appena un’occhiata, poi entrò nel negozio.
Quando ne uscì, lanciò a Roxas uno di quei cuori di gommapiuma.
Non era molto grande, entrava benissimo in una mano, ma era soffice. E caldo.
«Tieni, và.» sorrise «Così almeno hai un cuore anche tu.»
Il Nobody lo studiò, dapprima sorpreso, poi un po’ crucciato.
«Ma è finto.» constatò.
«Ma è tuo. Puoi anche buttarlo, se vuoi.»
I giorni seguenti, Roxas non andò più a fissare la vetrina.
Il suo sguardo era diretto verso quel piccolo cuore di gomma che aveva gettato,
quasi con disprezzo, sul comodino.
Ogni volta che lo guardava, chissà perché, sentiva un piccolo dolorino al
petto.
Ma non poteva essere il cuore, non lo aveva.
Nessun Nobody lo aveva.
Però faceva male, e continuò a farlo, finché il cuore di gommapiuma non fu
messo al proprio posto, ovvero nelle mani di Roxas che, stringendolo e
premendolo contro il proprio petto, riuscì finalmente a dormire tranquillo.
Però nessuno - ma proprio nessuno-nessuno - doveva saperlo.
Neanche Axel.
No, forse lui sì.