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Autore: DauntlessBadWolf    03/03/2013    4 recensioni
'Il Titanic veniva chiamato la nave dei sogni e lo era, lo era per davvero'.
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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{Mentre leggete la fic vi consiglio di ascoltare my heart will go on}

Il Titanic veniva chiamata la nave dei sogni e lo era.
Lo era per davvero.

Sono passati già 84 anni da allora, ma mi ricordo tutto, come se fosse accaduto ieri.
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‘Fermo, non lo fare!’

Una voce si stava avvicinando a me, era quella di un ragazzo, giovane, vigoroso, sembrava preoccupato.

‘Indietro!
Non faccia lei un altro passo!’
‘Avanti mi dia la mano, l’aiuto a tornare a bordo!’
‘No!
Rimanga li dov’è.
Dico sul serio.
Mi butto!’
‘Non lo farà’

Nonostante non ci conoscessimo, quel ragazzo, che sembrava appartenere alla terza classe, mi voleva salvare.

‘Per favore, allunghi la mano.
Non vorrà commettere una simile sciocchezza?
Mi chiamo Alfred, Alfred Jones’
‘Arthur Henry Kirland’

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Quel ragazzo…
Quel ragazzo mi aveva salvato…da me stesso.

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‘Dammi la mano.
Chiudi gli occhi.
Adesso vieni su, aggrappati alla ringhiera, tieni gli occhi chiusi, non sbirciare.’

A me non restava altro che seguire gli ordini di Alfred e fidarmi ciecamente di lui.

‘Non sbircio!’
‘Ti fidi di me?’

Mi chiese lui.

‘Mi fido di te’.

Risposi io, sicuro.

‘Va bene, apri gli occhi’.

Aprì gli occhi e mi ritrovai davanti uno spettacolo mozzafiato, il mare, vedevo il mare, il sole tramontare, sentivo il vento che mi smuoveva i capelli, mi sentivo vivo.
Sono passati tanti anni da quel momento, ma ancora io sento quella brezza accarezzarmi, sento ancora le sue mani stringermi…sento ancora la sua voce echeggiare dentro la mia testa, alcune volte penso di essere matto, ma poi realizzo che ero solamente innamorato.

Innamorato di qualcuno così diverso, ma allo stesso tempo, così uguale a me.

‘Sto volando, Alfred.’
‘Vola via con me’.

Le sue mani si intrecciavano con le mie, le accarezzava,  le stringeva, come se avesse avuto paura di perdermi, come se avessi potuto volare via senza di lui e lasciarlo, da solo, su quella nave.
Ci guardammo per qualche istante negli occhi, sui nostri visi si dipinsero dei sorrisi, sembravamo due bambini, continuando a tenere il suo sguardo fisso su di me si avvicinò per poi baciarmi come avrebbe fatto il più tenero fra gli amanti.
Difficilmente si può dimenticare una cosa del genere.


Quella…fu l’ultima volta che il Titanic vide la luce.
La nave dei sogni stava per incontrare il suo atroce destino, un Iceberg.

Per quanto abbia tentato di cancellare il ricordo di quella terribile notte non ci sono riuscito, le grida della gente che tentava di salvarsi le sento ogni notte…ogni notte rivivo quell’interminabile dolore.
Ricordo perfettamente di come abbiano messo in salvo noi della prima classe mentre lasciavano morire tutti gli altri.
Io, però, non volevo imbarcarmi senza di lui…no, sarei morto, ma almeno l’avrei fatto con qualcuno che amavo veramente.

La nave stava ormai affondando, le scialuppe di salvataggio si era allontanate per evitare di essere risucchiate insieme alla nave dei sogni.
Io ero con Alfred, riuscimmo a rimanere a galla.

Dovevamo sopravvivere finché non sarebbero venuti a salvarci.

Faceva freddo, stavo congelando, Alfred mi aveva messo sopra un pezzo di legno che, purtroppo, non riusciva a reggere entrambi, così, lui, fu costretto a rimanere in acqua, in quel acqua gelida che sarebbe stata la sua tomba.

‘Ti amo Alfred.’
‘No, Arthur, non dire addio, tu morirai quando sarai vecchio, nel tuo bel lettino al calduccio, ma non qui, non così, non ora.
Sono stato chiaro?
Devi promettermi che sopravvivrai, me lo prometti Arthur?’
‘Te lo prometto.’

Le scialuppe arrivarono, ma arrivarono troppo tardi, Alfred era morto…era morto congelato.
Avrei voluto morire con lui, ma non potevo infrangere la promessa che gli avevo fatto.

Sbarcai in America, ero riuscito a completare il viaggio, non l’avevo fatto solo per me, ma anche per Alfred, avevo portato a termine il viaggio per entrambi.
In quella terra nessuno mi conosceva, li potevo essere chi volevo.

‘Mi scusi signore, come si chiama?’
‘Arthur…Arthur Jones’.
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Ogni notte rivivo il Titanic…avevo promesso ad Alfred che ci saremo rincontrati su quella nave, e così è stato.
Quella notte chiusi gli occhi per l’ultima volta.

Entrai nel salone delle feste, mi guardai intorno, ovunque mi giravo vedevo persone sorridenti e felici che mi applaudivano, era tornato sul Titanic, era tornato per restare.
Mi avvicinai alla gradinata che era dominata da una figura maschile.
Quelle spalle…l’avrei riconosciuto fra mille, era Alfred.
Lui si girò piano verso di me, mi guardò, prima serio e poi sfoggiò uno dei suoi soliti sorrisi che riuscivano a inondarti di gioia.
Alfred non era morto, era solamente tornato sul Titanic per aspettarmi.
Allungai una mano verso di lui, quasi come per assicurarmi che non fosse il sogno di un povero vecchio che vive nei ricordi,lo guardavo, lo rimiravo, era proprio lui, era il MIO Alfred!
Si avvicinò a me, continuando a sorridere, senza proferire parola, sembrava un angelo, strinse la mia mano, proprio come sul ponte quel giorno, era la stessa stretta, aveva paura di perdermi di nuovo, aveva paura che potessi volare via senza di lui per la seconda volta.
Eravamo così vicini, così tanto che potevo sentire il suo respiro sul collo.
Eravamo così vicini da poterci rubare un bacio a vicenda.

Ogni notte rivivo il Titanic, ma quella notte io ero il Titanic.

Il Titanic veniva chiamata la nave dei sogni e lo era…lo era per davvero.
   
 
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