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Autore: thatsmylastsong    04/03/2013    1 recensioni
Sin da quando era bambina, Miley è sempre stata trasferita da un collegio all'altro e da una famiglia all'altra, essendo orfana di entrambi i genitori.
L'ultima occasione che ha di dimostrare a se stessa e agli altri che è degna di fiducia, si presenta quando l'ultimo affido, avendo 17 anni, viene collocato in una famiglia molto speciale: i Jonas.
Le cose non andranno come previsto e tutto ciò scatenerà rabbia, scetticismo e... qualcosa di più?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- To build a home



 


"Hey, va tutto bene?" chiese la ragazza.
"Come? Ah, sì certo. Stavo solo pensando ad una cosa che mi ha detto questa mattina un mio professore... niente di che. Allora, ti stavo dicendo che...".
"Nono, aspetta, ho perso il filo. Joe, tempo fa, mi disse che sei stato con ben tre ragazze nel giro di neanche un anno e ora tu mi stai dicendo che sei stato solo con due? Voi Jonas mi confondete".
"Il mio caro fratello non ha idea di quel che dice. Sì, sono stato con due ragazze e una di queste, ovvero Anne, è la mia attuale fidanzata. Soddisfatta? Ora sai tutto a proposito della mia vita sentimentale".
"Quasi tutto, vuoi dire. Joe mi parlò anche di un'altra ragazza. Oddio... il suo nome è... Miley?".
Sentendo questo nome, a Nick si contorsero la budella.
"Cambiamo argomento, ti va?".
"In realtà no" rispose la ragazza seduta di fronte a Nick, con aria furba.
Il ragazzo sorrise amaramente.
"Devi imparare a leggere tra le righe, Caroline. Il mio 'ti va?' stava per 'fine della discussione'".
"Già, ma anche tu devi imparare a farlo, perché sai, il mio 'in realtà no' stava per... 'in realtà no'. Andiamo, parlami di lei".
"Perché dovrei?".
"Perché appena l'ho nominata ti si è accessa una luce negli occhi che ti si è spenta nel momento esatto in cui ho pronunciato l'ultima lettere del suo nome".
Mentre il ragazzo veniva messo con le spalle al muro, è meglio fare chiarezza sull'identità della sua amica. Caroline Bennett è un'amica d'infanzia di Joe, che da qualche anno a questa parte, legò anche con Nick, diventando ottimi amici.
In questo momento, i due si trovavano in un ristorante nei pressi di New Heaven.
Quella notte era più pesta del solito, proprio come l'umore del giovane Jonas.
Il ragazzo scosse la testa per poi riprendere a mangiare.
"Io e lei... insieme diventavamo due sanguinari autolesionisti. Io me ne andavo, lei mi allontava. Insomma, stare assieme non faceva del bene ad entrambi".
Caroline lo guardò teneramente.
"Questo a me sembra l'inizio di un amore epico, piuttosto che la fine".
"Non sai di che parli".
"Ma davvero? Quindi, mi sbaglio? Tu non la ami?".
Blocco.
Gelo.
Bivio.
La domanda che sta tormentando il cuore del giovane da troppo tempo, fu tirata in ballo nuovamente.
"Io amo Anne".
"Bravo, faremo una festa. Nick, non ti ho chiesto se ami Anne... ti ho chiesto se ami Miley".
"Lo vuoi davvero sapere?".
"Naturalmente!" esclamò la ragazza, sinceramente interessata.
"No, non la amo. Ora finisci la tua zuppa".
"Catherine e Heathcliff".
"... Chi?" chiese il ragazzo, seriamente scocciato.
"Catherine e Heathcliff, i protagonisti di uno dei miei libri preferiti, ovvero 'Cime tempestose', hai presente? Il titolo originale è 'Wuthering Heights'. Non dirmi che non ne hai mai sentito parlare".
"Sì, ma non capisco che cosa centrti questo romanzo con me e Miley".
"Elementare, Jonas. Catherine, non vuole ammettere i suoi sentimenti per l'amore della sua vita, che sarebbe Heathcliff. Si respingono a vicenda, si feriscono, si creano ferite su ferite anche incolpevolmente, ma alla fine... erano destinati, capisci?".
"Qui non si tratta di non ammettere un sentimento, ma di non provarlo".
"Già, anche Catherine era stupidamente remissiva riguardo alla sua volontà".
"Bene, ora basta, sono stanco di sentire parlare di lei. Perché non la pianti e mi lasci gustare in pace questo dannatissimo cibo?".
"Perchè hai ancora il suo fantasma negli occhi!".
"Piantala di psicanalizzarmi, in modo del tutto errato, per giunta. Io e lei ci siamo già detto addio un sacco di volte. Ora io ed Anne siamo felici e questa è l'unica cosa che conta. ... Care? Ti sei incantata?".
"Oh, scusa. Mi sono fermata a 'ci siamo già detti addio un sacco di volte'".
"Cosa c'è che ti disturba questa volta?" chiese Nick, pieno di sarcasmo.
"Beh, non trovi anche tu che questa frase non abbia senso? Un addio, quello con la 'A' maiuscolo si dice solo una volta. Insomma, vi siete mai detti veramente... addio?".
"Non ce n'è bisogno. Sappiamo entrambi che è tutto finito".
"Quindi... ve lo siete già detto esplicitamente".
"Beh... no, ma...".
"Non dire altro, Nicky, ho capito. Tu sei partito dal tetto".
"Io sono partito da cosa?" chiese lui, più disorientato che mai".
"Ti spiego: per costruire una casa si parte dalle fondamenta, ovvero dalla base, non dal tetto, che di per sè è inconsistente. Tu però sei partito dal tetto, cercando di costruire la tua relazione con Anne. Sì, insomma, tu sei qui, mentre che senti la mancanza di Miley, con un addio che è più un 'appena ci rivedremo chissà cosa accadrà'. Questo significa partire dal tetto, ovvero, partire dalla fine, senza base solida".
"Potrei dirti che hai ragione, ma poi dovrei suicidarmi".
"Non inscenare una commedia greca. L'unica cosa da fare è andare da lei e dirle addio. Per sempre. Solo così potrai seriamente prendere in considerazione un futuro assieme ad Anne".
"Caroline, io non so' nemmeno dove sia Miley in questo momento. Ha lasciato Harvard e onestamente potrebbe essere ovunque".
"Questo vuol dire che la cercheremo insieme. Dopo starai meglio e anche lei, credimi".
"Care... so' che è la cosa giusta da fare e che quando siamo vicini ci facciamo male. Allora perché il solo pensiero di chiudere per sempre con lei mi terrorizza?".
"Sono due le cose... o è dipendenza da dolore o è amore e tu una l'hai già esclusa. Giusto?".
"Sì, giusto".





 

*



 

"Nick, puoi venire un momento?".
"Certo. Ho fatto qualcosa che non va, professore?".
"Nono, anzi. Volevo complimentarmi con te sia per l'ammissione ad Harvard, sia per il tema che hai scritto. E' di una bellezza rara. Davvero i miei più vivi complimenti".
"Grazie per entrambe le cose" disse il ragazzo, con aria gioisa.
"Figurati, figliolo. E, se non sono troppo invadente... chi è la ragazza di cui hai scritto?".
"E' Anne, signore. La mia fidanzata".
Il professor Medina scrutò attentamente il ragazzo.
"Ne sei sicuro?".
"Più che sicuro. Perché ha dei dubbi?".
"No, beh, è che... a volte mi capita di osservarvi durante l'intervallo o la pausa pranzo e... non lo so. La guardi in una maniera diversa".
"Non capisco".
"Nick, sarò molto onesto: non la guardi nello stesso modo in cui ne scrivi".
"Vuole insinuare che io stia mentendo?".
"No, ma nel tuo tema, tu parli di questa ragazza con una tale passione e con un tale amore che...".
"Posso andare?" chiese il ragazzo, sfinito.
"Ma certo. Scusa se ti ho trattenuto ulteriormente".
"Si figuri".

Quando Nick, la mattina prima della cena con Caroline, uscì dall'aula, si chiese quale fosse esattamente la propria soglia del dolore e soprattutto, se l'avesse già oltrepassata.







Saaaaaaalve a tutti! Per la prima volta dedicato il capitolo interamente al riccio (uuuuh, che acume). 
Spero vivamente che con questa nuova prospettiva io non vi abbia deluso, perciò, spero che mi facciate sapere il vostro parere.
Un bacione e auguro a tutti voi una serena settimana, El.


 

  
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