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Autore: Free air    04/03/2013    2 recensioni
"C’era qualcosa di estremamente surreale, magico, nel sentire sotto i suoi polpastrelli le linee quasi impercettibili del marchio che lo accompagnava fin da bambino. Blaine sapeva (era una delle prime cose che tutti imparavano da piccoli) che si trattava di una piccola porzione di codice genetico, di un’estensione del suo DNA. Eppure era molto di più: quelle linee intrecciate che lui conosceva ormai a memoria erano la certezza che c’era qualcuno, al mondo, nato solo per poter stare con lui. Qualcuno che, sul polso, aveva il suo dna. E a volte, quella certezza bastava per arrivare alla fine di una brutta giornata." SoulmatesAU
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Love like you mean it”

 

Capitolo 1. To wear love on your sleeve

 

Blaine Anderson era pieno di insicurezze.

Nonostante si sforzasse di sfoggiare il suo sorriso più smagliante in ogni occasione, di offrire aiuto a chiunque ne necessitasse, e di essere il figlio che i suoi genitori avrebbero potuto ammirare, c’erano momenti in cui la sua instabilità si faceva sentire, prepotente, quasi una sfida a far rimanere intatta quell’armatura che con tanta difficoltà aveva costruito intorno a se stesso.

Quella stessa armatura che riportava una piccola crepa, ogni volta che a cena, dall’altro lato del tavolo, i suoi occhi incontravano lo sguardo deluso di suo padre. O ancora quando, pur circondato da decine di persone, capiva che nessuna era, davvero, lì per lui. O quando si ritrovava, per l’ennesima volta, a guardare allo specchio le piccole cicatrici sbiadite sparse sul suo corpo, segni indelebili di una ferita che non si sarebbe mai rimarginata.

Eppure, Blaine Anderson aveva una sicurezza. Ogni volta che la vita minacciava di peggiorare, ogni volta che sentiva lacrime affiorare ai suoi occhi, ogni volta che aveva bisogno di un punto fermo, non doveva far altro che portare una mano sul suo polso destro.

C’era qualcosa di estremamente surreale, magico, nel sentire sotto i suoi polpastrelli le linee quasi impercettibili del marchio che lo accompagnava fin da bambino. Blaine sapeva (era una delle prime cose che tutti imparavano da piccoli) che si trattava di una piccola porzione di codice genetico, di un’estensione del suo dna. Eppure era molto di più: quelle linee intrecciate che lui conosceva ormai a memoria erano la certezza che c’era qualcuno, al mondo, nato solo per poter stare con lui. Qualcuno che, sul polso, aveva il suo dna. E a volte, quella certezza bastava per arrivare alla fine di una brutta giornata.

*******

I suoi genitori erano stati chiari: nonostante fosse una procedura inusuale e sconsigliata, Blaine avrebbe raggiunto la sua anima gemella appena dopo essersi diplomato. Era con quella consapevolezza che Blaine aveva affrontato il suo ultimo anno di scuola, cercando di ignorare le spinte contro gli armadietti, le granite e le futili liti tra i suoi amici nel glee club.

-Ma sei sicuro di essere pronto? Voglio dire, c’è il college e tutto il resto e così non sarai davvero libero di scegliere…-

Tina non faceva che preoccuparsi per lui. Quando suo padre l’aveva costretto a trasferirsi per concludere il suo ultimo anno nella scuola pubblica di Lima, Blaine non era stato entusiasta. Il suo passato parlava da solo, e alla Dalton aveva finalmente trovato un po’ di pace: ma suo padre non aveva esitato a sostenere che il contatto con “il mondo reale” avrebbe solo fatto bene al ragazzo, che si stava “rammollendo”. Nonostante tutte le nuove difficoltà che la vita al McKinley aveva portato, però, Blaine era quasi sicuro di aver trovato un’ottima amica.

-Non c’è molto che io possa fare, in ogni caso. E comunque, anche se non conosco ancora la sua identità, so che lui si trova a New York, ed è lì che andrò. Ci sono molti college tra cui scegliere!-

Tina sospirò, squadrando i libri nel suo armadietto.

-Vorrei che tu fossi stato fortunato quanto me. Non credo sarei riuscita ad andare avanti senza conoscere l’identità della persona con cui dovrò passare il resto della mia vita.-

Blaine si limitò ad una scrollata di spalle –Mi basta sapere che esista.-

*******

In realtà, non era tutto così semplice. C’erano tanti tipi di anime gemelle, tutti con storie diverse, non tutti con il loro lieto fine. Blaine non era stato tra i più fortunati.

Alla nascita, ogni individuo presentava sul polso destro l’inconfondibile (seppure non molto esteso) codice genetico di un altro individuo. Quella persona era destinata a dividere la vita con lui. Quando il più giovane della coppia compiva ventun’anni, le due metà sarebbero state unite per sempre.

L’incontro con la propria anima gemella era qualcosa di leggendario, un momento sul quale, nel corso dei secoli, si erano scritte canzoni e poesie. I marchi sui polsi sarebbero diventati all’improvviso “vivi”: un lieve pizzicore, qualche brivido, sintomi che sarebbero scomparsi solo nell’istante in cui le due persone avessero sovrapposto i loro marchi, pelle contro pelle.

Blaine non era stato mai stato testimone di un incontro, ma Tina gli aveva raccontato il suo così tante volte e con così tanti dettagli che, ormai, gli sembrava di esser stato presente quando era avvenuto.

L’anima gemella di Tina era un certo Mike Chang, e al momento era lo studente brillante di una scuola di danza.

Blaine trascorreva molto del suo tempo libero ad immaginare la sua anima gemella. Odiava il fatto che i suoi genitori potessero decidere così liberamente del suo futuro. C’erano svariati motivi se la maggior parte delle famiglie aspettava la maggiore età prima di permettere alle anime gemelle di unirsi: gli anni del college erano molto importanti nella formazione delle persone,  e Blaine non poteva fare a meno di sentirsi ancora più indesiderato del solito quando pensava che i suoi genitori stavano praticamente per cacciarlo di casa.  Aveva ormai rinunciato ad un incontro epico e poetico, e si era rassegnato all’aridità che sarebbe stato il loro: una volta diplomato, i suoi genitori l’avrebbero trascinato nel centro del ministero addetto più vicino, dove uno scan del suo marchio avrebbe individuato quella persona che era ormai l’unico spiraglio di speranza nella sua vita.

Sapeva che si sarebbe trattato di un ragazzo, era una consapevolezza che il marchio stesso si portava dietro. E sapeva anche che sarebbe stato più grande di lui, anche se non di quanto.

Nei suoi sogni, non aveva tratti troppo definiti. Era semplicemente qualcuno che l’avrebbe amato incondizionatamente e in ogni modo possibile. Qualcuno che non si sarebbe mai stancato di stringerlo, di baciarlo, di stare vicino a lui. A volte aveva i capelli biondi, altre rossi o neri. I suoi occhi, però, erano l’unica cosa che Blaine poteva immaginare chiaramente: lucenti e pieni di vita, due pozzi in cui diversi colori sembravano combattere senza che nessuno ne uscisse vincitore. Non vedeva l’ora di poter ricambiare quello sguardo con il suo.

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-Kurt! Devi aiutarmi con questa scatola o non arriverò mai al piano di sotto integra!-

La voce della sua coinquilina riportò alla realtà un Kurt Hummel decisamente annoiato e decisamente arrabbiato con il mondo.

-Arrivo!-

Gridò, irritato, dirigendosi verso le scale.

-Ancora non posso credere a tutto questo! E con sole due settimane di preavviso! Dio, vorrei prendere a pugni qualcosa!-

Rachel lo guardò comprensiva, poggiando la scatola a terra. –Vieni, sediamoci.- gli disse, una mano appena insistente contro la sua spalla.

Kurt sospirò, e la seguì.

Le scale non erano esattamente il posto ideale per avere conversazioni serie, ma negli ultimi due giorni Kurt aveva perso il suo contatto con la realtà. Da quando aveva ricevuto la fatidica telefonata che l’aveva informato che la sua anima gemella stava per trasferirsi da lui, e no, non c’era nulla che avrebbe potuto fare al riguardo, tutto era diventato fuori fuoco, come fosse la vita di qualcun altro.

-Posso immaginare come ti senta in questo momento. Si, è uno schifo, è ingiusto, dovremmo essere liberi di scegliere, ma purtroppo non possiamo farci niente.-

Kurt sbuffò, scuotendo la testa, rassegnato ma non per questo meno infuriato. Si passò la mano sul marchio che, per qualche ragione, aveva iniziato a prudere da ore.

Rachel continuò a parlare, ignorando le sue manifestazioni d’insofferenza –C’è una cosa importante che, però, devi ricordare: così come è ingiusto per te, è ingiusto anche per la tua anima gemella. Non ha scelto lui tutto questo, non avrebbe potuto. Probabilmente, si tratta dei suoi genitori. Cerca di non essere troppo duro con il poveretto.-

Già, Kurt aveva continuato a ripetersi quelle stesse parole ancora e ancora, cercando di prepararsi per l’inevitabile incontro che sarebbe avvenuto di lì a qualche giorno. Ma non poteva evitare la spiacevole sensazione che lo assaliva ogni volta che pensava al ragazzo che aveva già cominciato a scombussolare ogni aspetto della sua vita.

************

Blaine controllò ancora una volta l’indirizzo che aveva segnato su un foglio di carta ormai liso. Si trovava nel posto giusto.

Il suo polso non aveva fatto che prudere ed irritarlo per tutto il viaggio, una quasi piacevole distrazione dallo stress che lo aveva pervaso all’idea dell’incontro che lo aspettava.

Quella mattina aveva impiegato quasi due ore per prepararsi; la sua roba era già stata impacchettata e sarebbe arrivata di lì a qualche giorno; tutto quello che aveva con sé erano i suoi vestiti, qualche libro, e il necessario per poter sopravvivere per un po’. L’ansia gli stava divorando lo stomaco: dal momento in cui aveva scoperto il nome del ragazzo che di lì a pochi minuti avrebbe finalmente visto, tutto era diventato più reale e più nitido. Quasi non riusciva a stare fermo per l’eccitazione.

Il palazzo in cui Kurt Hummel viveva non era esattamente il massimo, ma si trattava di new York, e di certo Blaine non si sarebbe lamentato. Il viaggio in taxi fino a lì era stato impiegato per cancellare dalla sua mente le facce indifferenti dei suoi genitori quando l’avevano salutato, consegnandogli diversi documenti e, almeno, una somma non indifferente di denaro che sarebbe stato del tutto suo.

Esitante, Blaine arrivò, seguendo delle scale malandate, fino ad una porta anonima, che colpì mentre il suo cuore accelerava i battiti.

********

Quando Kurt aprì la porta, non potè fare a meno di sgranare leggermente gli occhi di fronte al ragazzo che si trovò davanti.

Non sapeva molto di Blaine Anderson. E’ vero, il ministero gli aveva inviato un file con alcune informazioni necessarie ai fini del trasferimento per rendere le cose più semplici, soprattutto considerata la situazione di Blaine, ma Kurt non aveva avuto la forza di aprirlo.

Blaine era… piccolo, molto più piccolo di quanto avesse immaginato. Kurt non era mai stato troppo entusiasta nel sapere che la sua anima gemelle sarebbe stata un ragazzino appena diplomato, soprattutto dopo che lui aveva terminato il college da quasi un anno ed era ormai ben avviato nella sua carriera professionale.

Inoltre, Blaine era terrorizzato. I suoi occhi (gli stessi che, nella sua mente, suo malgrado, Kurt aveva visto tante e tante volte) erano grandi e spaventati, e scrutavano tutto con impazienza. Sul volto aveva un sorriso timido, che Kurt trovò subito adorabile.

No, di certo Blaine non era il suo tipo, ma forse, con qualche anno e qualche consiglio (e soprattutto con un uso molto più moderato di gel per capelli) sarebbe potuto diventarlo.

Sforzandosi di sorridere per apparire cordiale, Kurt prese la valigia ai piedi del ragazzo.

-Vieni pure.- Disse, facendogli strada dentro l’appartamento.

*******

Blaine non era riuscito a dire neanche una parola da quando era entrato in casa di Kurt. Il suo polso stava diventando quasi dolorante, e aveva un forte mal di testa. Kurt era magnifico.

Anche nei suoi sogni più sfrenati, Blaine non aveva mai immaginato che la sua anima gemella potesse essere un ragazzo tanto bello da togliere il fiato. Quando i suoi occhi l’avevano squadrato, Blaine si era sentito minuscolo e ridicolo; aveva approfittato dell’entrata in casa per guardare Kurt senza che il ragazzo più grande se ne accorgesse.

Con un movimento elegante, il padrone di casa si lasciò cadere sul divano, dopo essersi assicurato che la porta dell’appartamento fosse sbarrata. Blaine lo guardò esitante, per poi imitarlo quando Kurt lo invitò a farlo con un cenno del capo.

-Blaine Anderson, giusto?-

Blaine annuì. Anche la voce di Kurt era speciale: unica e quasi surreale.

-Io sono Kurt, ma dovresti già saperlo.  Dio, questa cosa è così…strana. Non trovi?-

Blaine si schiarì la voce. –Già. Io… mi dispiace essere piombato qui così, all’improvviso… sono stati i miei genitori… loro non hanno voluto aspettare che compissi 21 anni. So che non è l’ideale, e mi scuso per ogni problema che possa averti procurato.-

Il viso di Kurt fu attraversato da un ghigno –Ma come siamo cortesi!- Disse, e Blaine si sentì arrossire.

-Ehi, scherzavo.- aggiunse subito il ragazzo, notando il suo disagio. –Si, non negherò che la situazione mi abbia comportato qualche… difficoltà. Ma non c’è molto che possiamo fare, giusto? Quindi ora ti mostrerò la tua stanza, così potrai iniziare a sistemarti. La casa non è molto grande, ma è comoda per due persone. La tua camera era della mia amica Rachel fino alla scorsa settimana, e si vantava sempre di avere la stanza meglio illuminata della casa.- Kurt si alzò, e riprese la valigia. Stava per dirigersi verso la porta che si apriva su un corridoio, ma Blaine lo interruppe.

-…Kurt.-

-Si?-

Blaine prese un profondo respiro, restando seduto, lo sguardo basso e le mani in grembo.

-Io… il mio polso sta iniziando a fare male, e quindi mi chiedevo… ecco, stavo pensando, quando vorresti unirli? So che non è stato il migliore degli incontri ma pensavo che….-

Kurt lasciò cadere la valigia, e si avvicinò al divano, sedendosi accanto a Blaine.

Quando mise una mano sulla sua spalla, Blaine potè giurare di sentire un brivido percorrergli tutto il corpo. Il tocco di Kurt era gentile ma deciso, e Blaine alzò lo sguardo per ritrovarsi a fissare quegli occhi che tante volte aveva immaginato.

Quando Kurt parlò, però, il suo tono era duro, tagliente.

-Immagino non ci sia un modo facile per dirtelo… Blaine, io non credo nelle anime gemelle.-

TBC

 

 

Salve a tutti!

L’altro giorno mi è venuta questa idea e non ho potuto fare a meno di scriverla… So che dopo questo primo capitolo, che serve più che altro per introdurre la storia e soprattutto il tipo di “universo” di cui si parla, ci saranno probabilmente diversi dubbi… credo che tutto si chiarirà andando avanti. Spero che l’idea possa piacervi, e vi sarei eternamente grata se voleste farmi sapere che ne pensate.

Grazie a chiunque abbia letto fin qui! ^-^

Sara

 

  
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