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Autore: xlittlerevenge    04/03/2013    5 recensioni
"-Cosa hai capito da tutto questo Demi? Dove sei arrivata e come stai usando o userai quest’esperienza?- Si fece seria e sorseggiò il suo caffè. Si accorse solo dopo averne ingerito un sorso che era bollente e iniziò ad agitare la sua mano davanti alla bocca, per provare a migliorare la situazione.
Risi, ma poi pensai seriamente alla sua domanda e cominciai a parlare.
-Ho iniziato a pensarci sin dal primo giorno in cui sono entrata nel centro. Sono un esempio per molti ed ero distrutta dal fatto di aver deluso alcuni miei fan. Loro puntano molto su di me, io sono la loro ispirazione, così mi hanno definito in molti ed è davvero un grande peso. Sono un essere umano, ho i miei problemi, le mie difficoltà e ho sempre voluto tenerle nascoste ai loro occhi."
Spero di avervi incuriositi, quindi leggetela. Non ve ne pentirete, promesso.
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ogni giorno ,da quando ero stata dimessa dal centro di riabilitazione, mi stavo recavo nello stesso posto.
Un luogo che avevo imparato a chiamare “da Chloe”, sembra uno di quei locali italiani dove vendono pizza e passi delle belle serate con i tuoi amici.
Un posto che in realtà aveva tutt’ altra atmosfera, ma che pian piano avevo imparato ad amare e ad apprezzare.
Chloe era la mia psicologa.
 
Ricordo perfettamente la prima volta che mi recai lì, ero spaventata. Aspettavo nella sala d’attesa che mi chiamassero e quei momenti sembrarono infiniti. Picchiettavo sulla sedia bianca in plastica chiedendomi cosa avrei dovuto dirle, se avesse fatto lei delle domande o se avrebbe fatto parlare solo me.
Per qualche istante esitai, non sapevo se andar via. Non credevo di essere pronta. Non sarebbe successo nulla, ci sarei tornata l’indomani e i mie genitori avrebbero capito.
Ma proprio quando stavo per alzarmi, vidi una ragazza bionda, dal fisico perfetto uscire da quella stanza con un grande sorriso stampato in volto. Era una paziente come me, molto probabilmente con i miei stessi problemi ed era felice.
Continuai a fissare quella ragazza piena di speranze che si allontanava verso l’ingresso.
Fu allora che sentii il mio cognome rimbombare in quel corridoio vuoto.
Appena entrata si respirò un atmosfera completamente diversa da quella che mi aspettavo, ad accogliermi ci pensò lei, Chloe.
Il suo sorriso mi rassicurò, mi fece accomodare di fronte a lei e mi chiese semplicemente
-Tu sei Demi, giusto?- Io mi limitai ad annuire e abbassai il volto, ma lei continuò con quella sua voce calda e accogliente.
-I medici mi hanno parlato molto di te, hai fatto grandi passi, io sono qui solo per camminare al tuo fianco.- Aveva detto camminare al tuo fianco e non aiutarti.
Le sorrisi, aveva decisamente cominciato con il piede giusto.
Mi aveva parlato di lei, le avevo detto che aveva un nome bellissimo e mi aveva spiegato che i suoi lo avevano scelto per le sue origini.
I suoi genitori erano arrivati in America , una volta sposati, dalla Grecia ed il suo nome aveva proprio quelle origini. Significava “Erba tenera e verde” era l’epiteto di Demetra, dea greca della natura. Era stato un incontro piacevole e sempre nella stessa giornata mi disse una frase che mi avrebbe segnata “Non c’è nulla di male nel chiedere aiuto.”
Così le parlai di mia spontanea volontà della bulimia, dell’autolesionismo e di tutti i miei problemi. Le parlai del centro riabilitativo, di come fosse stato difficile e di come stavo riuscendo ad apprezzarmi giorno dopo giorno.
Le raccontai che c’erano stati giorni davvero difficili, in cui credevo che sarei impazzita, ma tanti altri in cui avevo trovato il motivo per cui andare avanti.
Era diventata una sfida con me stessa e lo è tutt’ora.
Ogni giorno che passa provo ad apprezzare quello che ho, provo a pensare positivo.
Sembra una cosa stupida e scontata, no? Ma io dovevo imparare a farlo.
Chloe mi ascoltò, senza mai interrompermi. Rimase seduta di fronte a me, ad ascoltarmi come se stessi raccontando una bella favola con un lieto fine, eppure non era così. Le stavo raccontando i miei problemi.
Mi sentii quasi in colpa, provavo a chiedermi come quella donna potesse sopportare tutto quello, come potesse ascoltare i problemi di tanta gente e poi risolvere i suoi.
 
Fu così esattamente ogni giorno. Erano passati due mesi dal nostro primo incontro, sessanta giorni di chiacchierate che mi avevano sollevata e che avevano svuotato la mia testa da ogni problema.
 
-Ciao Chloe- avevo esordito quel giorno entrando nella stanza.
-Ma buongiorno fanciulla, come stai?- mi chiese lei dandomi un bacio sulla guancia.
Il nostro era un rapporto diverso da quello che solitamente si istaura ed io lo amavo.
-Bene, tu?- mi misi seduta e le sorrisi.
-Bene, stanotte stavo pensando a te e mi sono chiesta “di cosa potremmo parlare oggi?”- disse accomodandosi nelle nostre solite postazioni, mentre io le porgevo una tazza di caffè come era nostro solito. La guardai incuriosita e lei mi accontentò subito.
-Cosa hai capito da tutto questo Demi? Dove sei arrivata e come stai usando o userai quest’esperienza?- Si fece seria e sorseggiò il suo caffè. Si accorse solo dopo averne ingerito un sorso che era bollente e iniziò ad agitare la sua mano davanti alla bocca, per provare a migliorare la situazione.
Risi, ma poi pensai seriamente alla sua domanda e cominciai a parlare.
-Ho iniziato a pensarci sin dal primo giorno in cui sono entrata nel centro. Sono un esempio per molti ed ero distrutta dal fatto di aver deluso alcuni miei fan. Loro puntano molto su di me, io sono la loro ispirazione, così mi hanno definito in molti ed è davvero un grande peso. Sono un essere umano, ho i miei problemi, le mie difficoltà e ho sempre voluto tenerle nascoste ai loro occhi. Però poi sono arrivata ad una conclusione. Se tutto questo è successo è perché doveva succedere.
Non voglio che il mio passato e il percorso che sto intraprendendo serva solo a me.
Voglio ,per una volta, davvero essere il loro punto di riferimento e la loro ispirazione.
Devo parlare dei miei problemi, devo lasciare il segno. Tra vent’anni ,quando magari la mia carriera sarà finita, voglio che il nome Demi Lovato non venga solo ricordato per una bella voce e una bella estensione, voglio lasciare il segno.
Voglio lasciare le mie orme nel cemento, lasciare quello che mi sono portata dietro.
Voglio non avere rimpianti, non voglio essere dimenticata. Voglio poter dire al mondo “Ho passato un periodo difficile, ma l’ho superato. Ho imparato ad amare me stessa e credimi puoi farlo anche tu.” Vorrei poter dire al mondo che con un po’ d’aiuto si possono superare tutti i problemi. Vorrei poter toccare dei cuori, saranno la riprova che ho combinato qualcosa di buono nella mia vita e vorrei poter fare la differenza.
Un sacco di ragazzi hanno i miei stessi problemi, eppure non ne parlano con nessuno.
Insomma quale quindicenne andrebbe da sua madre e direbbe “Ei mamma, non riesco ad accettarmi. Sono bulimica e quando tu non ci sei rimetto tutto.” Io non sono mai riuscita a farlo e non credo che qualcuno abbia mai avuto il coraggio.
L’anoressia, la bulimia o un qualsiasi altro problema di questo genere non è una malattia, anche se nessuno vuole capirlo. Il raffreddore è una malattia. La bulimia non passa così, da sola. Non è nemmeno una battaglia che si vince. È un sintomo. Che porta alla scoperta di quello che fa male dentro. Ora credo di aver superato tutto questo, anche se le ferite non si rimarginano mai completamente. Ed è attraverso i miei problemi che ho imparato a vivere.
Il vero problema è che quando si soffre si è sempre soli, è come se la gente riuscisse a sentire il tuo dolore da lontano e non facesse nulla per aiutarti. Ci si aspetta sempre che alla solita domanda “Come stai?” la risposta sia “bene” ma non è così. Avrei voluto urlare al mondo che non mi accettavo, ma chi sarebbe rimasto?
Si ha paura che il dolore di qualcun’ altro possa ‘intaccarci’ se così possiamo dire e facciamo finta di non vedere.
Mi sono finalmente liberata di questo peso, sono uscita da questa gabbia in cui ero intrappolata da troppi anni.
*Anni persi a non fare altro che lottare con la fame. Parlare della fame. Convivere con la fame. Anni passati a punirmi per ogni caloria di troppo che avevo la debolezza di ingoiare. Anni persi a mangiare e vomitare tutto.
In certe situazioni si ha di fronte una montagna e bisogna decidere se restare lì a guardarla crescere e se vogliamo provare a scalarla.
Ecco cosa voglio fare io di questa esperienza. Voglio spingere la gente a scalare quella montagna. Voglio che i miei fan provino come mi sento ora, Chloe. Io sono in cima a quella montagna e sto apprezzando me stessa e la mia vita.-
 
Sono davvero tanto fiera di questa os. L’ho scritta in poco più di un ora e non potevo aspettarmi risultato migliore.
Che dire a riguardo? Demi è la mia forza, mi ha dato una grande lezione e grazie a lei ho imparato davvero tante cose.
Intendo precisare che le frasi in corsivo dopo l’asterisco non sono mie, ma di Michela Marzano. Ha scritto un libro che si chiamo Volevo essere una farfalla. Come l’anoressia mi ha insegnato a vivere. Quel libro è diventato la mia bibbia, ma per capirlo davvero bisogna viverlo.
Spero che questa os piaccia a voi almeno la metà di quanto piace a me. Spero che magari possa aiutare anche voi ,e se ne avete bisogno, spero che vi spinga a compiere una buona azione nei vostri confronti.
Lasciate una recensione, vi prego ci terrei tanto a sapere cosa ne pensate.
Grazie per il tempo sprecato, spero non ve ne siate pentiti.
Marti
<3
  
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