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Autore: Mad dy ness Zalk909192    05/03/2013    1 recensioni
"...erano due, contro ogni previsione ragionevole."
!Warning!
-Alto tasso di mortalità, alto tasso di OC per esigenze di trama, ANGST A PALATE, senenizzazione in corso.-
Sarò schietta e diretta: E' una fic su una nuova generazione della Famiglia Vongola, un genere di fic che francamente non amo.
E' come è:
Un What if immenso, che si basa su questa domanda:
Supponendo che Tsunayoshi Sawada diventati Decimo... E se la Decima Famiglia non riuscisse a mantenere il proprio potere?
Genere: Angst, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capofamiglia della famiglia Bovino
Castello Ducale, Bovino, Foggia 
Massima urgenza di recapito
 
 
Il corriere aveva portato la missiva trafelato, probabilmente aveva corso come un disperato sotto minaccia di… qualcuno.
Il Boss della famiglia Bovino lesse il destinatario e rabbrividì, capendo immediatamente che non era indirizzata a lui, ma al Capofamiglia.
Apparentemente, e per la gente normale, erano la stessa persona, ma non era così.
Lui non era che un presta volto, sebbene in pochi lo sapessero, e tale sarebbe restato per il resto della sua vita.
Era vecchio, ormai, il povero presta volto di nome Mario Miceli, e anche stanco di ricevere lettere non per sé stesso. E anche di riferire sempre e solo ordini a nome di qualcun altro, spacciandoli per suoi.
Ma era la mafia, lui ci era invischiato dentro fino al collo e tutto sommato non era così male, il trattamento che gli era riservano in quanto Boss Mafioso, sebbene ogni mestiere avesse le proprie difficoltà.
Prese la missiva senza aprirla e la nascose in un cassetto della sua scrivania, congedando freddolosamente il fattorino, un omuncolo di poco conto, che mai aveva visto prima.
-Puoi andare, ora. La leggerò più tardi.-
Tremando come una foglia, evidentemente aveva captato il suo sguardo pensoso scambiandolo per minaccioso, si affrettò verso la porta della stanza davanti a cui un uomo pelato, braccio destro del Boss-prestavolto ufficiale della Famiglia Bovino, si premurò di tenere aperta.
Miceli congedò anche lui, distrattamente, e Signor Pelata uscì in silenzio dalla porta senza proferir parola.
Rimasto solo, Miceli chiamò con l’interfono una stanza precisa del castello e subito la parete alla sua destra si sollevò per lasciar entrare un giovano uomo dai folti e voluminosi capelli neri, un occhio chiuso e un’aria scanzonata.
-Mario! Che piacere! …c’è qualcosa per me?-
Mario Miceli era sempre stupefatto ogni qualvolta avesse modo di osservare il Capofamiglia Bovino. E si vedevano spesso per discutere della Famiglia e di… altro.
Considerava assurdo che una persona così potesse essere non solo il vero Boss dei Bovino, ma anche l’uomo a capo della Resistenza, il corpo di affiliati singoli che combatteva la dittatura della Famiglia Mitillo.
Era, inoltre, disdicevole che un Boss Mafioso non indossasse un completo, che portasse un paio di corna finte sul cranio e che vestisse continuamente camice pezzate.
-Lambo…- Mario Miceli fece fatica a utilizzare quel nome, ma così gli era stato imposto anni ed anni prima, non poteva che obbedire, fedele al suo Boss; -…c’è una missiva dal…- Fu interrotto con un sorriso posato e una strizzata d’occhio; -…dal Liechtenstein, immagino!-
Miceli sospirò; -Sì, Boss… almeno così pare. E’ indirizzata al Capofamiglia.-
-Ottimo! Passamela, allora, non vedo l’ora di leggerla!-
Ci fu tensione nell’aria. Lambo sapeva che Mario non vedeva l’ora di sapere cosa succedesse nel Liechtenstein e nella parte di Castello in cui anche a lui era stato vietato l’ingresso, ma Mario stesso si stava trattenendo, come ogni volta, dal ficcare il naso in questioni che magari gli riguardavano anche, ma che non avrebbero dovuto interessarlo minimamente.
Lambo prese la lettera continuando a sorridere e tornò oltre il passaggio nella parete, chiudendoselo alle spalle salutando distratto con una mano.
Aveva fretta di leggere il contenuto e anche se all’apparenza poteva non sembrare, non stava più nella pelle.
Dopo mesi e mesi di silenzio, Hibari-san tornava a farsi vivo, quella era di sicuro la sua scrittura.
Sperò soltanto che portasse buone notizie per la loro causa.
 
 
Sono sullo Sue tracce, devo partire al più presto per l’Inghilterra.
Alte probabilità di successo.
Hibari Kyouya
 
 
Lambo rischiò di mettersi a saltellare dalla gioia. Presto sarebbe tutto finito, presto l’avrebbero trovato e tutto sarebbe rinato.
Almeno questa era la sua speranza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Yamamoto parò il colpo diretto al suo stomaco con facilità, e rimpianse il tempo in cui Superbi Squalo era ancora considerato l’Imperatore della Spada, il Capitano della Squadra Assassina Varia.
Si apprestò ad attaccare, rapido, e la sua katana di legno andò a scontrarsi con la spada d’allenamento dell’altro.
Erano cambiate davvero molte cose.
Parò un altro colpo e si portò sulla difensiva, permettendo a Squalo di attaccare e a sé stesso di divagare con la mente. Disgraziatamente, dopo la perdita della memoria, Squalo aveva perso anche buona parte delle esperienze accumulate nel tempo. Era uno spettacolo pietoso, per chi aveva combattuto con il “Vecchio“ Squalo.
Parò una stoccata frontale e continuò imperterrito a parare colpo su colpo senza troppa fatica.
Tsuna era morto. Tsunayoshi Sawada, Decimo Boss della Famiglia Vongola, era stato ucciso in un’imboscata della Famiglia Gigliola oramai sette anni prima e tutto, da quel momento, si era fatto più complicato, il gioco della mafia, quel colossale gdr che si era inventato quel piccolo mascalzone di Reborn, aveva smesso di piacergli.
Quasi perse l’equilibrio, ma con un sorriso trovò il tempo i scusarsi con Squalo per la propria disattenzione che, frustrato, si lanciò contro di lui con rinnovato vigore e un urlo degno della sua fama di collerico.
Quei capelli gli ricordavano, in qualche modo, quelli di un suo amico, di un suo rivale: Gokudera Hayato, un’altra vittima di quella guerra insensata che, dopo sette anni di “regno” da parte di Tsuna, era sfociata in episodi violenti, aperte contestazioni sull’operato dei Vongola e si era poi conclusa con la morte di Tsuna e, data l’assenza di eredi, l’assegnazione del titolo di Vongola Boss a Gokudera Hayato.
Superfluo da dire: Gokudera non era adatto ad essere il successore di Tsuna, provvisorio o meno, ma dopo tutto ciò che era successo… Gokudera era l’unico con un minimo di predisposizione al comando, almeno all’apparenza.
Fu un disastro totale.
Gokudera Hayato era impazzito, non aveva elaborato il lutto, era morto dentro. 
La sua fiamma si era ritorta contro di lui e, incapace ad attivarla per qualcuno che non fosse il suo Decimo, tantomeno per sé stesso, l’aveva dilaniato dall’interno, la Distruzione si era impossessata di lui.
Presto la situazione era degenerata, da guerriglia si era passati a una guerra aperta… E poco importava quanti calmanti o ansiolitici Gokudera si facesse prescrivere dal Shamal, poco importava in quanti tenessero a lui. Decimo era morto, e lui, questo, non poteva accettarlo.
Gokudera cercava lo scontro, cercava di vendicare il suo boss, cercava la morte.
Parata, attacco, parata, parata e attacco. Lo schema che stava usando Squalo era troppo semplice.
Glielo disse ridendo, scatenando nuovamente la frustrazione di un uomo che non era che un’ombra del sé stesso di pochi anni prima. 
Subito dopo incominciò a piovere, un acquazzone estivo come è raro vederne, ai giorni d’oggi.
Anche Yamamoto non capiva se fosse semplice acqua o fossero lacrime, mentre col sorriso disarmava Squalo e gli diceva di tornare all’albergo in cui erano alleggiati prima di morire affogati.
Morti ce n’erano stati abbastanza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Erbivori. Ed erano due, contro ogni previsione ragionevole.
Hibari non era stato granché accomodante.
Dopo appena una chiaccherata coi genitori, andata per nulla a buon fine, non aveva fatto altro che attendere due giorni in albergo per far calmare le acque e mettere a tacere la polizia locale. Poi si era diretto verso la casa fuori mano nella campagne attorno ad Oxford, aveva narcotizzato i due e li aveva messi su un’auto diretta all’aeroporto più vicino. I documenti falsi erano già pronti, era sicuro che non avrebbe avuto problemi alla dogana, e uno strano senso di calma si era finalmente impossessato di lui. 
Ancora pochi anni e avrebbe portato a termine la sua promessa, li avrebbe svezzati e poi sarebbe potuto tornare a Nanimori, a casa.
Seduto sull’aereo, i due ancora addormentati, guardò fuori dal finestrino.
Presto sarebbero cambiate molte cose, e lui non teneva particolarmente a restare in Europa quando sarebbero effettivamente cambiate.
Ma c’era ancora tempo, e c’era qualcuno che aveva ancora bisogno del so aiuto.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma da quando era un ragazzino era cambiato, e anche se considerava erbivori la maggior parte delle persone di sua conoscenza, sentiva di dover fare qualcosa.
Non gli importava granché, ma se la famiglia Vongola era caduta, era anche colpa sua.
La premessa era stata di fare il possibile per ripristinarla a dovere, e lo stava facendo. 
Anzi, a suo avviso… e guardò i due erbivori, maschio e femmina, che dormivano beati poco più in là… aveva già fatto anche troppo.
Trovare i discendenti di un ceppo secondario della famiglia Sawada era stato un lavoro lungo, noioso e stressante che gli aveva fatto perdere due anni di vita.
Un prezzo anche troppo alto per essere tranquillo con la propria coscienza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Questo è solo un piccolo incipit, un po’ confusionario e nato in medias res, e di questo mi dolgo un po’.
Per capire del tutto è necessario attendere il secondo capitolo, sempre e solo se questo vi abbia incuriosito abbastanza da aver voglia di leggere il seguito.
Premetto che per me scrivere una cosa… così, per me, è davvero difficile.
Questa è una cosa nata per gioco, una fic che non doveva essere tale, ma che mi è sfuggita di mano ed è venuta fuori, a livello di idee, completamente da sola. 
Sì, potrebbe essere l’ennesima e scontata fan fiction su un’ipotetica nuova Gnerazione Vongoloide, e probabilmente lo è, ma spero che quest’idea nata in autonomia sia anche solo di poco fuor dalle righe, tanto da non essere bollata come “banale” o “scontata da fare schifo”.
Mille personaggi e questo, per me, è un problema e  una maledizione, dato che io per prima solitamente non leggo fic con OC presenti.
Ma non importa, rendere Angst un manga come Reborn è un’impresa in cui mi cimento volentieri.
Avverto inoltre che non ho idea di quando riuscirò a pubblicare il primo vero capitolo della storia, ovvero il prossimo, né tanto meno se i miei aggiornamenti saranno regolari o meno.
Anzi, di sicuro non lo saranno.
Ma spero di riuscire a cavare un ragno dal buco.
A presto!
[…almeno si spera…]
   
 
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