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Autore: Alishatorn    05/03/2013    7 recensioni
Dieci anni prima, Sebastian Smythe commette suicidio nella sua stanza alla Dalton.
Dieci anni dopo, Hunter Clarington si trasferisce in quella stessa stanza.
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Avvertenza: Huntbastian. Ghost!Sebastian. Humor. Angst. Ironicamente c'è un (quasi) lieto fine.
[Storia originale di Alishatorn, traduzione di Nymeriah]
Genere: Angst, Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Nick Duval, Sebastian Smythe
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note dell’autrice:
Avvertenza: Ghost!Sebastian. Humor. Angst. Breve menzione di suicidio.

Questa storia è nata da un prompt che mi è stato lasciato da un anonimo sul tumblr coopbastian. Mi ha spezzato il cuore e sapevo che dovevo scriverlo. 
(La cronologia è dettata dai numeri dei capitoli, ma le scene sono state scritte per essere lette nell’ordine in cui le ho sistemate.)
“Sei vivo. Quindi vivi.” – Questo pezzetto di dialogo è stato preso in prestito da The Sandman: Brief Lives (di Neil Gaiman), da una conversazione tra Dream e Orpheus.



 

Quando le foglie cambiano colore (so che tu sei qui)

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DIECI.

 
C’è l’impronta di una mano sullo specchio, quando Hunter esce dalla doccia.
 
Nuvole di vapore lo avvolgono, la tenda della doccia dietro di lui ondeggia nell’aria umida. C’è l’impronta di una mano sullo specchio e il cuore di Hunter manca un battito, per un mezzo secondo al massimo, e i suoi piedi lasciano macchie fradice sul pavimento del bagno.
 
“Sebastian?” chiama a voce alta, ma la stanza è silenziosa.
 
Non può distogliere lo sguardo dallo specchio, non vuole, quindi alza una mano e la appoggia contro il vetro. Combaciano alla perfezione; palmo contro palmo.
 
“… Sebastian?” ripete, le sopracciglia si inarcano unendosi. Il vapore sta svanendo e l’aria si alleggerisce. Il vetro diventa freddo al contatto.
 
La stanza è in silenzio. 

 
 
 

UNO.

 
Quando Hunter Clarington si trasferisce alla Dalton, non si aspetta di avere un compagno di stanza. Aveva specificatamente richiesto una singola, e nel momento in cui arriva a scuola è sorpreso - e molto più che un po’ sconvolto - di scoprire che dovrà condividere la stanza con qualcun altro.
 
Il fatto che il suo compagno di stanza sia un fantasma è secondario; Hunter Clarington semplicemente non ama condividere.
 
“Non voglio un compagno,” dice al fantasma, che è appeso a un cappio al centro della stanza. Ha gli occhi verde brillante fuori dalle orbite e la lingua che penzola, ma Hunter sa che è un fantasma, perché riesce a vedergli attraverso.  Stringe le labbra. “Vai via,” ordina Hunter, appoggiando la borsa con i libri sulla scrivania. “Sto cercando di studiare.”
 
L’affermazione è così ridicola che il fantasma alza gli occhi. “Non puoi essere serio,” dice, accigliandosi. “È il primo giorno di scuola. Nessuno studia il primo giorno di scuola.”
 
Io sì,” Hunter replica brevemente. “Ora te ne vai… ?” fa una pausa, guardando verso di lui in attesa.
 
Il fantasma aggrotta la fronte. “Sebastian,” dice, e scende lentamente dal soffitto. Il cappio scompare dal suo collo e i suoi vestiti sbiadiscono, trasformandosi nell’uniforme pulita della Dalton. “Ma piuttosto… perché non ti faccio paura? E poi… perché stai studiando?”
 
Hunter gli volta le spalle, aprendo a metà il suo libro di scienze e prendendo fuori il suo evidenziatore. “Sparisci, Sebastian,” ripete. “Sono qui con una borsa di studio, e non posso lasciare che un fantasma da quattro soldi mi rovini la media.”
 
Da quattro soldi?” Sebastian si raddrizza nella sua piena altezza, e Hunter scopre con irritazione che è più alto di lui di un paio di centimetri.  “Non è vero!”
 
“Sì, lo sei,” dice Hunter, inarcando un sopracciglio. “Hai optato per lo scherzo più banale che esista. Nessuna crescita di brividi a fuoco lento, nessun climax del terrore, nessuna… classe. Come ho detto: da quattro soldi.”
 
L’espressione sul volto del fantasma è quasi comica nella sua indignazione, e per una manciata di secondi gli lancia la sua migliore occhiata assassina. Poi si sente un leggero suono di risucchio; il tipo di rumore che farebbe un nastro trascinato contro del cuoio, e Sebastian è sparito.
 
Hunter alza gli occhi. “Addio.”

 
 
 

CINQUE.

 
“Allora che stiamo facendo oggi di nuovo e noioso, Clarington?”
 
È Sebastian, ovviamente, ed è l’ultima persona al mondo che Hunter vuole vedere in questo momento. I suoi occhi sono arrossati, quando chiude il suo portatile con un colpo secco, voltando le spalle al fantasma.
 
“Non sono dell’umore oggi, Smythe. Va’ via,” grugnisce, alzandosi in piedi e dirigendosi a grandi passi verso il bagno. Fa scorrere l’acqua nel rubinetto per coprire il fatto che ha il naso chiuso e la sua voce suona un po’ acquosa, e si sciacqua le mani sotto il getto freddo.
 
“… stai piangendo?” Sebastian compare nello specchio, prendendo forma dietro il vetro. Se Hunter fosse stato chiunque altro, avrebbe sobbalzato per lo spavento.
 
Invece, a malapena lo guarda.
 
No,” pronuncia con forza, strofinandosi gli occhi.
 
Sebastian aggrotta la fronte. “A vederti però sembri proprio uno che sta piangendo,” dice. “Hai il naso rosso e tutto il resto.”
 
“La-lasciami in pace, okay?” replica Hunter. Si sporge in avanti e si sfrega il viso, lavando via l’evidenza. La conversazione su Skype con suo padre è durata quasi un’ora, e arrivato al momento di interrompere il contatto, Hunter si era ritrovato in preda all’impulso di scagliare un pugno contro lo schermo.
 
Suo padre non lo capisce. Nessuno ci riesce a parte suo fratello Michael, che suo padre ha buttato fuori di casa a calci molto tempo fa. Michael è più grande di Hunter di un paio d’anni, e il giorno in cui ha fatto coming out ai suoi genitori è stato anche il giorno in cui Hunter lo ha visto per l’ultima volta.
 
Non parlano più di lui, a parte certe volte durante la notte, quando suo padre si lascia andare a sproloqui su quanto Dio odi i froci e sul fatto che Mike farebbe meglio a non mostrare mai più la sua faccia in città, o lui sarà il primo ad abbandonarlo. Hunter sente la nausea salire, ma si costringe ad annuire stoicamente e finge di essere d’accordo.
 
“Che c’è che non va?” Sebastian è persistente, irritante, e spunta fuori dal lavandino per poi fluttuare proprio sul viso di Hunter.
 
“Dannazione!” Hunter grida, agitando il braccio bruscamente contro il corpo di Smythe. Quello gli passa attraverso, urtando contro il bicchiere e lo spazzolino che finiscono a terra. Il contenitore si spezza quando colpisce le piastrelle, frantumandosi in mille pezzi. “Perché non mi lasci in pace?!”
 
Hunter non nota nemmeno di stare ancora piangendo, finché non si abbassa per raccogliere i pezzi del bicchiere e gocce limpide cadono sul pavimento. Sebastian rimane in silenzio mentre osserva Hunter seduto lì,  immobile, per più di un quarto d’ora.
 
“… stai bene?” chiede infine, quando Hunter finalmente si muove. Si rimette in piedi, lasciando dietro di sé cocci di vetro. Si sente così dannatamente sfinito.
 
“No,” risponde Hunter, uscendo dal bagno e stendendosi sul suo letto. “Non sto bene.”
 
Sebastian fluttua verso di lui, infilando le mani nelle tasche. “Che c’è che non va, Clarington?” chiede. “Forse posso aiutare o roba simile.”
 
Hunter rimane in silenzio così a lungo che Sebastian per un attimo pensa che non risponderà nemmeno. “Sono gay,” dice, finalmente, dopo un’altra manciata di minuti. È la prima volta che lo dice a voce alta, e il fatto che Smythe è un fantasma non conta. Sente comunque un piccolo peso sollevarsi dalle spalle.
 
“Oh,” esclama Sebastian.
 
Oh?” ripete Hunter, mettendosi seduto. “È tutto quello che hai da dire? Oh?”
 
“Be’… l’avevo più o meno intuito,” dice Sebastian, indicando il portatile con il mento. “Non ci sono molte ragazze nel porno con cui ti masturbi. Tipo… nessuna ragazza, in effetti.”
 
L’espressione di Hunter cambia da irritata a completamente inorridita nel giro di due secondi. “Mi guardi mentre mi masturbo?!” urla a pieni polmoni.
 
“Cos’altro dovrei fare?” chiede Sebastian, facendo spallucce. “E non è che conti ad ogni modo. Sono morto, non posso venire, o fare nient’altro di divertente.”
 
Hunter gli lancia addosso il cuscino, e impreca quando colpisce la gabbia di Pavarotti, che lancia un verso indignato. “È un’invasione della privacy disgustosa,” ringhia, dimenticando momentaneamente il dolore per la faccenda di suo padre. “Non posso crederci, Smythe! E perché diavolo non ti ho visto?”
 
Sebastian mima uno sbadiglio. “Perché puoi vedermi solo quandoio te lo lascio fare,” dice. “E qual è il problema, comunque? Ci sono fantasmi dappertutto. Solo perché non li vedi non significa che non siano qui. Semplicemente non gli interessa di te, ecco tutto.”
Smythe scrolla le spalle all’occhiata per nulla impressionata di Hunter.  “Be’, forse a me interessa,” ammette. “Un po’. Non mi godo una scopata da dieci anni, Clarington, dammi una tregua!”
 
Il ragazzo si allontana da lui, disgustato.
 
“Non capisco cosa c’è di grave comunque,” insiste Sebastian. “Voglio dire, ho visto il tuo cazzo, ok. Sono sicuro che parecchi ragazzi l’hanno visto ad oggi.”
 
Cala un silenzio imbarazzante, mentre Hunter si rifiuta di guardare ovunque sia anche solo vagamente vicino a Sebastian.
 
Oh,” dice Sebastian dopo un momento. Ha il buongusto di sembrare finalmente un po’ pentito. “Scusa, Hunt. Pensavo… ho supposto che…” Fa un gesto osceno con le mani, e Hunter comincia a sentirsi vagamente nauseato.
 
“Per l’amor di Dio, Smythe! Tu sei la prima persona a cui l’ho mai detto, non riuscivo nemmeno a pensarlo prima d’ora, ancora meno fare qualcosa a riguardo.”
 
Hunter cade pesantemente sul suo letto e Sebastian sospira. “Andiamo, come facevo a saperlo?” domanda. “Insomma, sei un figo da paura, Clarington. Se fossi vivo, ti sarei addosso in un nanosecondo.”
 
Hunter continua a non guardarlo, ma arrossisce sulla punta delle orecchie. “Va’ via, pervertito,” sbuffa, ma non suona più così arrabbiato.
 
“Sul serio, devi sapere che sei praticamente un sogno erotico che cammina,” aggiunge Sebastian con sincerità. Vola sotto il letto e poi spunta fuori proprio di fronte ad Hunter, stendendosi di fianco a lui. “Ma sono davvero dispiaciuto per averti guardato. Voglio dire, non sono dispiaciuto dispiaciuto – quello è stato lo spettacolo migliore a cui ho assistito da anni – ma mi dispiace di averti messo a disagio.”
 
“Che razza di scuse sono queste?” domanda Clarington, col volto in fiamme. Non si alza per assalirlo però, quindi Sebastian la considera una vittoria.
 
“Il massimo che puoi ottenere da me,” dice Sebastian, e gli manda un bacio volante.
 
Vaffanculo.”
 
“Non ho ancora visto il tuo lato B, ma ora che lo menzioni, sono sicuro di poterti sorprendere nella doccia…”
 
SMYTHE.”

 
 
 

DUE.

 
Hunter incontra gli Usignoli per la prima volta.
 
Instaura fin dall’inizio un buon rapporto con i ragazzi e, quando gli chiede di mostrargli un pezzo della loro routine dell’anno precedente, cantano ‘Uptown Girl’ ed è un ragazzo di nome Nick a guidare il gruppo. È bellissimo e amichevole, e sorride ad Hunter dall’altra parte della stanza.
 
Ad Hunter piace da subito.
 
“Il nostro Capitano era Blaine Anderson,” spiega Duval più tardi. “Ma si è trasferito al McKinley l’anno scorso. Continuava a dire di avere incubi riguardo ad un fantasma lascivo.”
 
Il resto degli Usignoli ride come fosse uno scherzo, ma la risatina di Hunter è molto più forzata. “Ci vorrà molto più di questo,” dice. “Per farmene andare da qui.”
 
Nick sorride, annuendo. “Be’, siamo molto felici che tu ti sia trasferito alla Dalton,” afferma. “Il preside ci ha mandato una registrazione della vittoria del tuo gruppo dell’anno scorso. Sei davvero bravo.”
 
Hunter è abbastanza vanitoso da arrossire a quel complimento, e il resto dell’incontro va ancora meglio di quanto avesse sperato. Duval è un ragazzo fantastico e un cantante di talento, ma non è particolarmente portato per fare il leader; Hunter sa che non gli darà problemi ora che lui ha preso il comando.
Quando ritorna al suo dormitorio, ha una gabbia per uccelli in mano e sta fischiettando tra sé. Il canarino cinguetta in risposta, pigolando contento quando Hunter lo appoggia a terra. “Dovresti essere felice che i miei genitori mi abbiano fatto lasciare il mio gatto in Colorado,” gli dice. “Mr. Puss ti avrebbe fatto fuori in pochi minuti.”
 
Pavarotti IV nasconde la testa dietro un’ala e Hunter sogghigna, mettendosi a sedere mentre comincia a studiare la pila di spartiti degli usignoli. È così concentrato su quello che sta facendo che viene quasi colto di sorpresa, quando la testa di Sebastian spunta fuori dalla scrivania.
 
“Quindi sei il Capitano degli Usignoli ora?” chiede il fantasma, facendo una smorfia al canarino, che cinguetta spaventato, sbattendo le ali contro la gabbia.
 
La bocca di Hunter si tende per l’irritazione. “Non che siano affari tuoi, ma mi hanno dato la borsa di studio per la Dalton perché ho portato il mio vecchio club a vincere le Regionali,” disse. “E pensavo che tu te ne fossi andato.”
 
“Mi annoiavo,” dice Sebastian, facendo spallucce. “Inoltre, questa era la mia stanza. Mi piace qui.”
 
Fluttua verso il letto di Hunter, stiracchiandosi su di esso con noncuranza. “Quindi, leader senza paura, quali sono i tuoi piani per il nostro adorabile team?”
 
Clarington si volta, fissandolo. “Non è iltuo team,” precisa. “E i miei piani sono segreti.”
 
Ti prego,” Sebastian rotea gli occhi. “Io sono stato l’ultimo Capitano ad aver portato gli Usignoli alle Nazionali, e questo è successo dieci anni fa. Non supererai nemmeno le Provinciali senza il mio aiuto.”
 
Hunter aggrotta la fronte. “Tu sei S. Smythe?” chiede dubbioso. Gli Usignoli avevano una teca dei trofei, al cui centro esatto si trovava il trofeo del secondo posto alle Nazionali; il loro più grande motivo d’orgoglio negli ultimi dieci anni.
 
“La ‘S’ sta per Sebastian, sì, “ replicò il fantasma. “Immagino tu abbia visto la targhetta nella stanza delle prove?”
 
Hunter annuisce lentamente; aveva dato un’occhiata a quella teca, e la targhetta era in bella vista.  ‘S. Smythe’, diceva. ‘Capitano. Usignoli. Leggenda.’ (Okay, forse la Dalton prendeva il suo coro un po’ troppo seriamente, ma comunque.) Qualsiasi altra cosa sia stato Sebastian quando era ancora in vita, era indiscutibilmente un principe sul palco.
 
“Allora sai che cosa posso fare,” dice Sebastian, agitando le sopracciglia. “Tu sai che posso aiutarti. Se tu, ecco, me lo chiedessi gentilmente.”
 
“Smythe portò gli usignoli a vincere due Regionali e ad un secondo posto alle Nazionali,” Hunter disse lentamente. La rotella nella sua testa scattò, mentre Sebastian si strofinava le unghie contro il petto trasparente.
 
“D’accordo,” dice, la voce colorata da un riluttante rispetto. “Ti ascolto.”
 
Sebastian ghigna. “Sapevo che avremmo trovato un punto d’incontro.”

 
 
 

SEI.

 
“Dovresti chiedergli di uscire, sai.”
 
“Che cosa stai blaterando adesso, Smythe?” Chiede Hunter, ma non c’è alterazione nella sua voce. È seduto sugli spalti del campo, ripassando gli appunti di Storia. Sebastian sta fluttuando da qualche parte dietro di lui, (probabilmente cercando di sbirciare i ragazzi che si cambiano negli spogliatoi, il pervertito), e gli tiene compagnia mentre studia.
 
“Duval,” dice Sebastian. La sua testa spunta in mezzo alle gambe di Hunter e attraverso il suo libro di testo.
 
Dannazione, Seb!” esclama Hunter. “Non lo devi fare, cazzo!” Chiude il libro di colpo e si siede più indietro cosicché la testa di Smythe non si trovi proprio a sporgere esattamente dal suo cavallo dei pantaloni.
 
Sebastian ghigna. “Perché? Hai paura che possa piacerti?” lo stuzzica. “Ma seriamente, dal modo in cui guardi Duval, sono sorpreso che non se ne sia ancora accorto.”
 
“Io non guardo Nick, affatto,” insiste Hunter, e Smythe rotea gli occhi.
 
Ti prego. Hai appena passato venti minuti a fissargli il culo,” dice. “Dovresti affrontare la cosa. Chiedigli di uscire.”
 
“No,” prorompe Hunter fermamente. “Non… non posso chiederglielo.”
 
“Chiedigli di uscire,” Sebastian continua come se l’altro non avesse proferito parola. “Per il grande ballo, magari. È la settimana prossima e tu non hai un accompagnatore. Il Capitano degli Usignoli non può essere un perdente, quindi devi portare qualcuno. Tanto vale che sia il piccolo Nicky là in fondo.”
 
“Non chiamarlo così,” borbotta Hunter, irritato. “E non posso chiederglielo. È etero, comunque.”
 
Sebastian stringe le labbra. “Tu sei il peggior giudice sessuale di sempre,” dice. “Non mi meraviglia che sei ancora vergine.”
 
“Sta’ zitto!” ordina Hunter, raccogliendo i suoi libri. Il suo urlo attira l’attenzione dei ragazzi sulle piste e, quando Nick lo vede, si illumina e agita una mano per salutarlo. Clarington risponde al saluto goffamente lasciando cadere accidentalmente il suo libro di Storia sul proprio piede. Sono mille pagine con copertina cartonata e Hunter tenta disperatamente di non urlare una serie di imprecazioni, mentre si piega per raccoglierlo.
Sebastian è sparito nell’istante in cui i ragazzi si sono voltati a guardare, ma Hunter può sentirlo ridacchiare al suo orecchio. Nick si sta avvicinando agli spalti ora, la sua espressione è mascherata dalla preoccupazione. Hunter ignora il dolore al piede e finge di non vederlo, ritirandosi a grandi passi verso i dormitori.
 
Il volto in fiamme.
 
“Che classe, Clarington! Davvero di classe.”
 
“Silenzio, Smythe.”
 
 

 

SETTE.

 
Duval dice di sì.
 
Hunter gli chiede di rimanere più a lungo dopo le prove del giovedì, e Trent e Jeff gli lanciano un ghigno saputo prima di andarsene. Clarington li ignora risoluto, fingendo di riordinare le sue cose. Nick sta sorridendo mentre gli va incontro, le mani nelle tasche e i capelli che gli coprono gli occhi. È più basso di Hunter di diversi centimetri e deve piegare il collo per incontrare il suo sguardo.
 
A Clarington piace davvero, davvero tanto.
 
“Ehi, amico,” dice Nick, sorridendo mentre si avvicina. “Come va?”
 
“Il ballo di sabato,” dice Hunter rigidamente. “Ci vai con qualcuno?” Realizza di avere le braccia incrociate sul petto e fa lo sforzo di sembrare un po’ meno intimidatorio lasciandole cadere sul tavolo e piegandosi in avanti.
 
“Uhm,” Nick si allontana appena, inarcando le sopracciglia. “No, io… io pensavo di unirmi a Sterling e la sua ragazza. Il ragazzo che mi piace non me l’ha chiesto, quindi…” Alza le spalle consapevole, e Hunter sorride apertamente. Non era riuscito a confermare la teoria di Sebastian sull’omosessualità di Nick fino a quel momento, quindi questo era senza dubbio un passo nella direzione giusta. Si sarebbe messo a lanciare pugni all’aria, se non fosse stato così inappropriato.
 
Nick gli lancia un’occhiata perplessa. “Be’, non c’è bisogno di girare il dito nella piaga,” dice accigliandosi e Hunter si toglie il sorriso dalla faccia.
 
“Scusa, non sorridevo per quello,” si affretta a chiarire. “Sono felice che non hai un accompagnatore, ecco tutto.”
 
Nick sembra sempre più offeso ogni secondo, e Hunter alza le mani. “Merda, possiamo ricominciare da capo?” borbotta. “Senti, volevo solo chiedere se potresti considerare di andarci con me. Al ballo, intendo. Non dobbiamo per forza ballare o cosa, ma io vorrei andarci con te. Se vuoi.”
 
È possibilmente il peggior invito nella storia dei peggiori inviti. Hunter non è sicuro se la risata che sente provenga dalla sua testa, da un invisibile Sebastian, o da Nick. Forse qualche straziante combinazione delle tre, ma si rilassa appena quando realizza che Duval sta annuendo.
 
“Sai, non sapevo nemmeno che tu fossi gay,” Nick ridacchia, strofinandosi la nuca. “Altrimenti ti avrei chiesto di uscire diversi giorni fa.”
 
Hunter riprende a respirare – non si era nemmeno accorto di aver smesso. “È un sì?” chiede, e Nick alza gli occhi.
 
“È un sì, Clarington.”
 
Si scambiano un sorriso imbarazzato e, mentre Hunter si dirige di nuovo verso la sua stanza, non riesce a liberarsi di quel sorriso che ancora gli aleggia sul volto.
 
“Sebastian?” chiama, lanciando la sua borsa con i libri sulla sedia. “Avevi ragione riguardo a Nick, ha detto che verrà con me!”
 
Dato che nessuna risposta sembra arrivare entra nel bagno, controlla gli armadietti, e infine si appoggia sulle mani e le ginocchia per controllare sotto il letto.
 
“Sebastian?”
 
Ed ecco il momento in cui Smythe decide di fare la sua apparizione; quando Hunter è sul pavimento con il sedere in aria. Riesce praticamente a udire il ghigno nella sua voce. “Proprio una bella visione a darmi il bentornato a casa, Clarington,” dice ridacchiando.
 
Hunter stringe le labbra in una linea retta. “Dove sei stato?” chiede, lasciandosi cadere sul letto. “Ho chiesto a Nick per il ballo. Ha detto di sì!”
 
Il sorriso di Sebastian vacilla solo lievemente. “È fantastico, Hunt,” dice, fluttuando sul ‘suo’ lato libero del letto. “Gay e orgoglioso di esserlo. Sono felice per te.”
 
Sono distesi faccia a faccia e, se Sebastian fosse vivo, Hunter sentirebbe il suo respiro sulla guancia. Sorride. “Non ce l’avrei fatta senza di te,” gli dice sinceramente. “Quindi… grazie.”
 
Smythe alza le spalle. “Ti meriti di essere felice, come tutti,” replica vagamente in imbarazzo, e sbiadisce un po’ contro le lenzuola. “Sono sicuro che lo avresti capito prima o poi.”
 
Ma Hunter scuote la testa. Sebastian è un arrogante e irritante coglione, ma è rimasto presente al suo fianco ogni singola volta che ne aveva bisogno.
 
“No,” dice pacatamente. “Non ce l’avrei fatta, davvero.”
 
Non sta più parlando di Duval, e sa che Sebastian ha capito.

  
 
 

TRE.

 
Hunter lancia un cuscino mirando alla testa di Sebastian. Gli passa attraverso intatto e rimbalza sulla scrivania, causando la caduta dei suoi libri scolastici sul pavimento.
 
“Non è così male,” dice Hunter; stanno di nuovo parlando di Nick, per la quarta volta questa settimana. “La sua versione di ‘Uptown Girl’ era fantastica.”
 
“La sua versione di ‘Uptown Girl’ non aveva un briciolo di originalità,” sbuffa Sebastian. Vola sopra al letto e si libra dietro Hunter, adocchiando la lista di canzoni sul suo portatile. “Il motivo per cui hai persino considerato di dargli un assolo mi sfugge. Io cantavo tutti gli assoli e costruivo ogni performance attorno alla mia grandezza. Ecco perché vincevamo, Clarington.”
 
Le labbra di Hunter si arricciano; Sebastian lo ignora.
 
“Che ne dici di questa?” chiede il fantasma dopo una pausa pregna di significato, puntando l’indice contro lo schermo. Il suo dito gli passa attraverso con un sibilo statico.
 
Non canterò una canzone che parla di pompini alle Provinciali, Smythe.”

 
 
 

QUATTRO.

 
Hunter canta una canzone che parla di pompini alle Provinciali.
 
Gli Usignoli vincono.

 
 
 

OTTO.

 
La notte del ballo, Sebastian si libra dietro di lui mentre si sta vestendo.
 
“Hai i biglietti?” chiede.  “Cellulare? Portafoglio? Mentine per l’alito?”
 
“Ce l’ho, ce l’ho, ce l’ho, e… ce l’ho,” Hunter sorride, tastandosi la giacca. Raddrizza la cravatta e si passa una mano tra i capelli, lanciando un’occhiata a Sebastian. “Bene, allora. Sembra che io sia pronto.”
 
“Sembra di sì,” replica il fantasma, annuendo. Fluttua intorno ad Hunter, ispezionandolo da ogni angolo. “Molto elegante, Clarington.”
 
Lui ride. “Ti ringrazio, considerando che hai scelto tu il completo,” dice Hunter e condividono un sorriso mentre tentenna sulla porta. Non ha alcuna fretta di andare, realizza, e gli importa meno di chi sta per incontrare rispetto a chi sta lasciando indietro.
 
Fa una pausa, mordendosi il labbro.
 
“Sebastian, vorrei che…” comincia, ma Sebastian lo interrompe dolcemente.
 
“Non vorrai arrivare in ritardo, Killer,” si raccomanda, e Clarington chiude la bocca di scatto.
 
“Giusto,” dice, sbattendo le palpebre. Si riscuote, forzando un sorriso. “Certo. Ci vediamo dopo, Smythe.”
 
Sebastian era già scomparso quasi del tutto prima che lui finisca di parlare, e l’ultima cosa a sparire sono i suoi luminosi occhi verdi. A quel punto Hunter è solo, e spegne la  luce sospirando.
 
“Vorrei andarci con te,” sussurra, e chiude la porta.

 

 
Hunter si diverte al ballo.
 
Lui e Nick hanno molto in comune, e la conversazione è leggera e semplice. Non ballano perché Hunter non ha mai ballato un lento con un ragazzo prima e Nick è soddisfatto semplicemente rimanendo seduto a chiacchierare. Più tardi Jeff arriva con la sua ragazza, che trascina Duval sulla pista da ballo per una canzone veloce, e Hunter viene lasciato con Sterling a fargli compagnia. Alcuni degli altri Usignoli si avvicinano per salutarlo, e presto si forma un grande, chiassoso gruppo, che pullula di risate.
Thad trascina Hunter in una discussione impegnativa riguardo alla loro prossima esibizione, e lui rivolge un sorriso di scuse a Nick dall’altro lato della tavola. Nick gli sorride di rimando, scrollando le spalle, e la maggior parte della serata passa in questo modo. Non è esattamente quello che Hunter si era aspettato ma non può lamentarsi.
Rimangono fino alla fine del ballo, fino a che la folla non si dirada considerevolmente e solo una manciata di Usignoli restano al loro tavolo. Hunter finisce il suo bicchiere di punch, mentre Sterling e la sua ragazza se ne vanno.
 
Duval torna dal bagno con un portamento sicuro, che è inusuale per lui, e picchietta Hunter sulla spalla quando la musica riparte per l’ultimo ballo.
 
“Andiamo, Clarington,” dice, ammiccando. “Alzati e balla con me.”
 
Le sopracciglia di Hunter si inarcano per la sorpresa, ma lascia che Nick lo tiri in piedi e lo guidi sulla pista. “Pensavo non volessi ballare,” dice, e Duval alza gli occhi.
 
“Ti prego,” insiste. “Mi stai uccidendo, Hunt.”
 
Circonda con le mani il collo di Hunter e Clarington mette le braccia attorno alla sua vita, ed è sorprendentemente meno imbarazzante di quanto pensasse. Duval lo lascia guidare a buon ragione, dato che è più alto di lui di quasi trenta centimetri.
 Ondeggiano a tempo di musica per gran parte della canzone e Hunter deve ammettere che è piuttosto piacevole. Nick si accosta un po’ di più, strofinando la guancia contro la mascella di Hunter, e Clarington diventa improvvisamente conscio della loro vicinanza.
 
“…Nick?” chiede, e Duval si ferma e alza il mento. Ghigna.
 
“Sta’ zitto e baciami, Clarington,” comanda, e Hunter lo fa.
 
Quando le loro labbra si incontrano, è come se dei fuochi d’artificio esplodessero da qualche parte nel cervello di Hunter. Le labbra di Nick sono soffici e leggermente fredde contro le sue, e lui gli passa le mani tra i capelli e lo abbraccia stretto. Hunter non sa per quanto tempo rimangono in piedi in quella posizione, a baciarsi al centro della pista da ballo, ma poi qualcuno lancia un fischio e loro infine si separano.
 
Hunter apre gli occhi, proprio quando quelli di Duval vengono attraversati da un fascio di luce verde e, in quel momento, lui sa.
 
Sebastian?”
 
Si allontana così in fretta da inciampare e i presenti si girano a guardare, mentre Nick sbatte le palpebre, fissandolo confuso. “… Hunter?” chiede perplesso. “Che ci facciamo sulla pista…?”
 
Non c’è traccia di Sebastian, e Hunter si guarda attorno freneticamente cercando un segno della sua presenza. Il suo cuore batte all’impazzata e riesce praticamente a sentire il sangue pulsare fino alle orecchie. Che diavolo è successo?
 
Le altre coppie sulla pista lo stanno fissando e Nick appoggia una mano sulla sua spalla. “Che c’è che non va, Hunter? Calmat…” si interrompe quando Clarington strattona il suo braccio bruscamente per liberarsi.
 
“M-mi dispiace,” dice, gli occhi spalancati mentre indietreggia allontanandosi da Nick. “Devo andare.”
 
E poi gli dà le spalle e corre verso la porta, sbattendo contro Trent mentre esce. Non si ferma nemmeno per scusarsi, e si dirige subito ai dormitori attraversando tutto il campus. Era Sebastian sulla pista da ballo, doveva essere lui, e non sa come sia possibile, ma è sicuro come l’inferno che farà qualcosa a riguardo.

 

 
Nel tempo in cui Hunter arriva alla sua stanza, è ricoperto di sudore e ha la cravatta di traverso. Chiude la porta sbattendola e si mette in piedi al centro della stanza, alzando il mento.
 
“Sebastian, so che quello eri tu,” ringhia. “Esci fuori. Ora.”
 
Il fantasma compare dietro di lui, passando attraverso la finestra senza un rumore prima di rendersi completamente visibile. “Mi dispiace,” mormora e Hunter chiude gli occhi. “Non avrei dovuto farlo. È stato stupido.”
 
“Non è stato stupido,” dice Clarington, voltandosi faccia a faccia con lui. “Tu non sai quanto io… dannazione. Come hai fatto a farlo, Sebastian?”
 
Il fantasma scuote la testa. “L’ho posseduto,” spiega. “Non avrei dovuto e comunque è impossibile farlo per più di qualche minuto, ma io… non ho potuto resistere. Mi dispiace.”
 
Hunter avanza, il suo sguardo inchiodato a quello di Sebastian. “Non sono arrabbiato, Smythe.” È a pochi centimetri dal fantasma ora, e alza un braccio accarezzando l’aria vicino alla sua guancia con il palmo della mano. L’aria è leggermente più fredda in quel punto, ma a parte questo non sente niente. Impreca sottovoce.
 
“Tu non hai idea di quanto vorrei… di quanto voglio toccarti,” ammette Hunter. “Quel bacio. Sapevo che non era Nick e non volevo che lo fosse. Io… io volevo che fossi tu, Sebastian.”
 
Smythe non dice nulla, ma la sua immagine vacilla appena nella luce fioca. I suoi occhi sono così verdi da sembrare praticamente incandescenti. “Sei sicuro di questo, Hunter?” chiede con un filo di voce, e il ragazzo non ha un minimo di esitazione.
 
“Sì.”
 
Sebastian gli offre la sua mano, palmo aperto.
 
Prendi la mia mano.”

 
 
 

NOVE.

 
Hunter sogna.
 
Nel sogno, Sebastian è in piedi al centro della sua stanza. I suoi occhi sono verdi, la pelle rosa, e i capelli di un’adorabile sfumatura biondo cenere. Hunter riesce a credere a stento ai propri occhi. Appoggia la mano sul petto di Sebastian e sente il suo battito, forte, stabile e vero. Sente il suo respiro che gli sfiora la guancia.
 
“C-come?” chiede Hunter meravigliato, ma Sebastian si limita a sorridere. Lo attira verso di sé, tra le sue braccia, e finiscono sul letto in un piacevole garbuglio di arti. Il suo corpo è calore solido e il suo sguardo brucia, ed è il sogno più bello che Hunter abbia mai fatto.
 
“Zitto e baciami, Clarington,” dice Sebastian in un sussurro, e Hunter lo fa.

 

 
Più tardi, quando il sudore si è raffreddato sui loro corpi e la luce del sole filtra attraverso la finestra, Hunter traccia una scia invisibile con la mano sul braccio di Sebastian.
 
“Non sta succedendo davvero, giusto?” chiede bisbigliando, e Smythe scuote la testa. “Quindi che facciamo adesso?”
 
“Tu ti svegli,” dice Sebastian. “E vai avanti con la tua vita.”
 
Hunter non piange, ma ci va dannatamente vicino. “Non è giusto, non voglio dirti addio.”
 
Sebastian all’inizio non parla, ma guarda Hunter come se fosse l’unica cosa al mondo per lui.
 
Forse lo è.
 
“Io sono già morto, Hunt,” dice Smythe, e gli tocca la guancia. “E tu sei vivo. Quindi vivi.”

 
 
 

UNDICI.

 
Hunter è un uomo vecchio, ora.
 
È un padre, un nonno e un marito. Nick è una brava persona, un partner fedele, e Hunter lo ama teneramente, ma non ha mai dimenticato il ragazzo che gli diede coraggio tanti anni prima, quando era ancora alla scuola privata.
 
La stanza d’ospedale è illuminata da una luce soffusa.
 
Abbiamo avuto una bella vita, Nicky, dice Hunter e suo marito sorride tra le lacrime.
Nick è al capezzale di Hunter, gli stringe una mano, e il loro figlio – il suo nome è Smith perché Hunter non avrebbe sopportato di chiamarlo Sebastian – è dietro di lui.
Il resto della famiglia è fuori dalla stanza; Hunter non vuole che vedano. Prende un respiro, raccogliendo un sorriso per suo marito. Per suo figlio.
 
Il monitor dietro di lui comincia a rallentare il suo segnale.
 
Lo vede, allora. Una luce verde, un ghigno diabolico.
 
Segnale assente.

 


 
 
Ehi, Clarington. Perché ci hai messo tanto?”



 

Death is before me today:
Like the recovery of a sick man,
Like going forth into a
garden after sickness.
 
Death is before me today:
Like the odor of myrrh,
Like sitting under a sail
in a good wind.
 
Death is before me today:
Like the course of a stream,
Like the return of a man
from the war-galley to his house.
 
Death is before me today:
Like the home that a man longs to see,
After years spent as a captive
 
“The Sandman: Preludes & Nocturnes”
Neil Gaiman

 
Note della traduttrice:

Ehilà, sono Nymeriah :3
Ho deciso di creare questo account di traduzione, perché da un po’ di tempo seguo Alishatorn sul suo tumblr: http://alishatorn.tumblr.com/
e trovo che le sue Huntbastian siano tra le più belle del fandom tumbleriano, ragion per cui ho pensato di condividerle qui con voi.
 
Questa shot era un assaggino, ma ho già pronta più o meno la traduzione di una sua minilong AU dal titolo: The One Where Sebastian and Hunter are Soulmates.  
È decisamente più felice di questa XD e molto più rossa! Quindi se siete Huntbastian shippers, stay tuned!
 
Sentitevi liberissimi di lasciare commenti sia sulla traduzione che sulla storia stessa; sono in contatto con Alishatorn e le farò avere la traduzione di qualsiasi recensione/commento/critica.
 
Se siete arrivati fino a qui, non mi resta che mandarvi un bacio enorme e ringraziarvi! A presto! ;)
   
 
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