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Autore: anns    05/03/2013    2 recensioni
Perché Anna e Luca erano e sono come il 2 e il 3,due numeri primi vicini tra loro. E nella scala dei numeri dopo il due c’è sempre il tre il quale però non esisterebbe senza il due.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Siamo numeri primi


 

                                                                                                                                                                                      
Gotta change my answering machine
Now that I'm alone
'Cuz right now it says that we
Can't come to the phone
And I know it makes no sense
'Cuz you walked out the door
But it's the only way I hear your voice anymore
                                                                                  ....            
 I'm so fed up with my thoughts of you
And your memory
And how every song reminds me
Of what used to be


 

“Pensava che il suo rapporto con Alice fosse come quello tra due numeri primi: uguali ma divisi da un solo numero, vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero”.Anna chiuse di scatto il libro che teneva sulle ginocchia accorgendosi di quanto tardi si fosse fatto,troppo impegnata a leggere,forse per la decima volta, “La solitudine dei numeri primi”. A detta dei suoi amici quel libro poteva sembrare inutile e poco istruttivo ma lei lo riteneva l’esatto opposto. Era dell’opinione che ogni volta che si ritrovava a sfogliare le pagine ormai consumate di quel libro imparava qualcosa di nuovo che poi le poteva tornarle utile nella vita normale. " I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci" e lei,una ragazza di soli tredici anni,si rispecchiava in quelle poche righe. Lei,così simile ad Alice, si sentiva distante dalla realtà che la circondava,forse a causa delle numerose vicende che l’avevano segnata,nonostante la sua giovane età. Si ritrovò a camminare velocemente,quasi a correre,tra le strade di quel piccolo paese con lo zaino in spalle, il libro nella mano destra e le cuffiette dell’ipod alle orecchie. La piscina non distava molto dalla fermata dell’autobus ma odiava anche sgarrare di solo un minuto rispetto ai suoi  tempi di marcia. Spinse con la mano sinistra la grande porta di vetro che le stava di fronte camminando a testa bassa tra i corridoi per recarsi nel suo spogliatoio. Ma qualcosa la spinse ad alzare lo sguardo e quando lo fece incontrò dei grandi occhi marroni che la scrutavano dalla testa ai piedi. Immediatamente si ricordò di indossare una minigonna nera,delle scarpe da ginnastica bianche e una semplice maglietta rosa a maniche corte. Arrossì. Lei,che non era abituata a essere fissata da un ragazzo,lei che d’inverno si nascondeva sotto grandi felpe colorate e pantaloni della tuta troppo larghi,ai piedi le solite Nike. Si passò una mano tra i ricci capelli biondi,imbarazzata,mentre ancora se ne stava in piedi a fissare il ragazzo misterioso. Era alto,più o meno venti centimetri in più di lei,capelli marroni ricci gli contornavano il viso magro. E quegli occhi marrone scuro la esaminavano come alla ricerca di qualcosa di brutto in lei,inutilmente. Luca si disse che quella ragazza così buffa,era probabilmente la più bella che ebbe mai visto in vita sua. Ma fu solo quando lei,stanca ormai del suo sguardo insistente sul suo gracile corpo, mosse i primi passi per entrare nello spogliatoio che decise di voler approfondire la conoscenza. Voleva sapere di più di lei,il suo nome,la sua età,la sua storia. Si cambiò velocemente e volse lo sguardo verso il grande orologio che stava appeso solitario sul muro. La lezione di nuoto stava per iniziare. E appena entrò in vasca la notò. Stava seduta sugli spalti,ancora l’accappatoio addosso. Improvvisamente si alzò e si avvicinò a bordo vasca.  Il costume intero azzurro cielo le fasciava il corpo magro mentre la cuffia blu le teneva coperti i biondi capelli che aveva visto precedentemente.  Anna,che sentiva ancora lo sguardo del ragazzo misterioso sul suo corpo,decise di mettere a tacere il rumore dei suoi pensieri nella testa tuffandosi in acqua con eleganza. Stava ormai per terminare le sue quaranta vasche settimanali quando una mano grande la bloccò per il polso. “Ehi,ciao come ti chiami?” le domandò una voce roca sconosciuta. Era il ragazzo di prima. “Bene” rispose lei solamente interrompendo il contatto tra i loro corpi. “Io sono Luca,piacere” e lei,per pura cortesia,decise di presentarsi. “Anna”. Era sempre stata una ragazza di poche parole,amava la solitudine agli spazi sovraffollati e preferiva un libro a un uscita con gli amici. “Quanti anni hai? Io sedici. Frequento il liceo scientifico di questo paese”. “Siamo l’esatto opposto” si ritrovò a pensare Anna mentre le parole del riccio le ritornavano in mente. Anche lei, al termine di quell’estate,avrebbe frequentato quella scuola:si sarebbero sicuramente rivisti e non sapeva se esserne felice o scocciata. “Io a settembre sarò in prima superiore li” ammise solamente pentendosene immediatamente dopo. Magari,se non glielo avesse rivelato,molto probabilmente lui si sarebbe scordato di lei,come accadeva sempre, e non l’avrebbe riconosciuta tra i corridoi. Si maledì mentalmente notando il sorriso sulle labbra del riccio. “Bene! Così ci vedremo tutti i giorni” e così dicendo riprese a nuotare lasciandola ammutolita.
 
Primo giorno di scuole superiori. Tutti se lo ricorderanno per sempre come il giorno dell’inizio di una nuova fase della propria vita ma Anna,con il suo zaino azzurro in spalla,non vedeva l’ora che la giornata terminasse. Forse perché non conosceva nessuno e,anche se avesse voluto stringere amicizia con qualche ragazza,non sapeva da che parte prendere. Si guardò intorno con aria circospetta alla ricerca di una massa riccioluta ma non trovandola,alzò le spalle disinteressata (o quasi) e salì le grandi scale in pietra che conducevano all’ aula magna del liceo. Da quel giorno di luglio non vide più Luca in piscina e si trovò a riflettere sul perché le importasse tanto rivederlo. Non la incuriosiva;allora perché tanto interesse verso di lui? Inavvertitamente si scontrò con un ragazzo che scendeva velocemente i gradini e lei cadde sulle ginocchia mentre i fogli del ragazzo caddero a terra sparpagliandosi intorno a loro come nella classica scena di un film romantico. “Scusa non volevo” si scusò prontamente Anna volgendo gli occhi al pavimento e cominciando a raccogliere i fogli. “Non preoccuparti Anna” e di nuovo,per la seconda volta nell’arco di tre mesi,udì quella voce che ora però la chiamava per nome. “Luca” lo chiamò semplicemente lei alzandosi repentinamente in piedi e osservandolo. “Eh già” le sorrise lui. “Scusa devo andare. Il preside comincerà a breve il suo discorso e non vorrei arrivare in ritardo il primo giorno di scuola” affermò velocemente prima di riprendere il suo cammino senza salutarlo. Luca alzò le spalle,l’avrebbe rivista in ricreazione pensò cercando di non prestare attenzione al cuore che aveva cominciato a battergli nel petto. “Ti va di uscire dopo scuola?” le chiese Luca avvicinandosi a lei che era in fila alle macchinette. Quando arrivò il suo turno decise di prendere un pacchetto di patatine classiche e,dopo averlo preso tra le mani,scrutò la tabella nutrizionale che stava nel retro del sacchetto fingendo di non aver sentito la proposta che le era stata rivolta. “Allora?” richiamò lui la sua attenzione battendogli le mani davanti al volto. “Ok” accettò Anna con noncuranza alzando le spalle. “Perfetto,ti aspetto fuori da scuola tra due ore” e così dicendo se ne era tornato in classe con un sorriso dipinto sul volto. Ma entrambi non sapevano che le loro vite si sarebbero incrociate davvero per poi separarsi e rincontrarsi ancora dando inizio a una storia,la loro storia,che ancora dopo alcuni anni,doveva finire di essere scritta.
 
“Dobbiamo parlare” disse Anna avvicinandosi a Luca che era intento a parlare con alcuni suoi amici. Era un sabato sera di marzo,quasi tre anni dopo il loro incontro e della ragazza timida di tredici anni non  c’era più traccia;ora davanti a Luca si trovava ragazza in procinto di diventare una donna. Quella sera indossava stretti jeans blu,un cappotto nero così come i tacchi che aveva ai piedi. Si allontanarono dal gruppo di ragazzi che parlottavano fra loro fuori dal locale. “Ho aspettato per una settimana un tuo messaggio ma non ti sei fatto vivo. Due settimane fa ti ho chiesto di pensare a quello che provavi per me e di decidere se volevi continuare a vedermi come una tua semplice amica oppure come qualcosa di più. Sono stanca di cercarti sempre e solo io;voglio tu mi dia una risposta ora. Se provi qualcosa dimmelo altrimenti lasciami andare definitivamente” lo supplicò lei con la voce quasi rotta dal pianto. Perché lei in quei tre anni aveva messo tutto il suo cuore per far si che la loro amicizia si trasformasse in qualcosa di più ma lui era sempre stato restio. “Non ho voglia di impegnarmi” le diceva e lei aspettava e aspettava. Ma ora voleva mettere un punto alla sua attesa,voleva sapere cosa aveva deciso. “Possiamo parlarne con calma? Ti porto a casa io dopo così in macchina parliamo” e lei aveva annuito mentre a passo svelto tornava dalle sue amiche smaniose di sapere che piega aveva assunto la conversazione.  “Mi porta a casa in macchina dopo” aveva detto solamente ma la reazione delle sue amiche era totalmente differente da quella che si aspettava. Avevano cominciato a urlare davanti a tutti,a dirle di lasciarlo perdere. Le dicevano le stesse cose ormai da tre anni ma lei ingenua,o forse innamorata,non le aveva ascoltate. E così quella sera litigarono ma Anna aveva la mente rivolta a Luca. Lo cercò tra la folla e dopo che lo ebbe trovato si incamminarono entrambi verso la macchina di lui. “Ho pensato a quello che mi hai detto in queste tre settimane e sono giunto alla conclusione che non voglio impegnarmi ora come ora”. Solito clichè. “Ma tu Anna mi piaci e non voglio perderti” e lei come sempre gli aveva creduto. “Allora come va l’università?” decise di cambiare discorso lei per mascherare tutto il dolore che provava. E così il viaggio in macchina era trascorso tra argomenti più o meno interessanti,sorrisi sforzati di lei e sguardi indagatori di lui. Luca aveva parcheggiato l’ auto sotto casa sua e senza pronunciare una parola,l’aveva stretta tra le sue braccia. “Posso baciarti?” le aveva chiesto sottovoce. “No. Dopo questa serata,te ne andrai lasciandomi sola come hai sempre fatto portando via con te il mio primo bacio” e lui non aveva insistito oltre. SI erano guardati negli occhi,si erano abbracciati e sorrisi. Ma come tutte le cose belle anche quella serata finì e Anna,uscendo da quella macchina,pensava di aver concluso un capitolo della propria vita. Ma si sbagliava perché lei e quel ragazzo che le aveva rubato il cuore erano destinati a rincorrersi ancora per molto tempo o almeno finche non avessero entrambi capito di potersi amare. Perché Anna e Luca erano e sono come il 2 e il 3,due numeri primi vicini tra loro. E nella scala dei numeri dopo il due c’è sempre il tre il quale però non esisterebbe senza il due.

   
 
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