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Autore: TonyCocchi    05/03/2013    5 recensioni
Due fratelli da poco riuniti, una scogliera, e un saluto tra lacrime e sorrisi. Per ricordare che c'è qualcosa di noi che continuerà per sempre.
"You would never sleep alone/
I love you long after you're gone/
And long after you're gone, gone, gone/
"
("Gone gone gone" di Phillip Phillips)
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Hetalia - Gone Gone Gone

Ciao a tutti! È da un po’ che non mi faccio sentire, vero? ^__^

Curiosamente, ho scritto per tutto il periodo in cui sono stato a prepararmi degli esami e, una volta passato l’ultimo, completamente senza impegni, mi sono del tutto infiacchito e non ho realizzato più niente… Troppo tempo libero non è un bene a volte XP

Questa one-shot con cui mi ripresento ora è una scena balenatami in mente ascoltando una canzone scoperta alla radio; sebbene sia solo un finale, malgrado l’apparentemente completezza ho voluto scriverla comunque. Mi piaceva molto l’idea, e poi sentivo proprio il bisogno di rimettere mano alla tastiera, rimettermi in esercizio.

Buona lettura, e buon ascolto!

 

PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!

 

 

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=oozQ4yV__Vw

(“Gone gone gone”, Phillip Phillips)

 

 

Anche quel giorno, il cielo dell’Inghilterra si era rivelato all’altezza della sua plumbea fama.

 

When life leaves you high and dry
I'll be at your door tonight

 

C’era però qualcosa di diverso, se lo sentivano: forse alla fine di quel viaggio erano semplicemente arrivati a farci l’abitudine, o forse perché c’è qualcosa di intrinsecamente bello anche nelle giornate nuvolose, specie quando il vento le spazza, e fa leggera l’aria al respiro e limpido il paesaggio agli occhi.

 

If you need help, if you need help
I'll shut down the city lights,
I'll lie, cheat, I'll beg and bribe

 

Il vivo fragore delle onde si faceva sempre più vicino; la consapevolezza della meta ormai vicina alleggeriva un po’ i passi dei due, rallentati dal terreno irregolare, ammantato di erba e cespugli verde scuro.

 

To make you well, to make you well

 

Erano entrambi stanchi; il fratello maggiore di più sembrava, anche perché aveva dalla sua un carattere più propenso alla platealità.

“Tutto bene, Alfred? Vuoi che porti io papà per un po’?”

“Ma scherzi?” –ribatté subito, raddrizzando la schiena e smettendo di annaspare- “Sto una favola! E poi…” –riprese fiato, rassettandosi le bretelle dello zaino, da cui faceva capolino una scintillante urna- “Ormai siamo quasi arrivati.”

“Si, hai ragione.” –annuì Matthew.

 

When enemies are at your door
I'll carry you away from war
If you need help, if you need help

 

Rombi sempre più forti si susseguirono da davanti a loro, finché dal palcoscenico di quell’alto ciglio poterono ammirare il mare, che li salutò col suo profondo blu e con il candore della schiuma che sprizzava sotto di loro.

Matt inspirò profondamente: “Stupendo.”
“Già.” –sorrise Al, posando con cura lo zaino a terra.

Si godettero lo spettacolo in silenzio qualche secondo, fino alla risatina del fratello minore: “E dire che se fosse stato per te non ci saremmo mai venuti fin qui! E quante ne hai dette quando lo hai saputo…”

Il maggiore gli mollò un’affettuosa spintarella: “Dai, sono cambiato da allora!”

“Ne avevi bisogno.” –lo punzecchiò l’altro.

“Tu pure: sei diventato meno pappamolla.”
“E tu meno stronzo.”

Risero.

 

Your hope dangling by a string
I'll share in your suffering
To make you well, to make you well

 

Nessuno dei due aveva fatto i salti di gioia al momento della lettura del testamento, ma non per avarizia. Il loro da poco scomparso padre, Arthur, aveva dato disposizione affinché nessuno dei suoi eredi vedesse un centesimo del suo patrimonio finché i due non avessero percorso l’intera Gran Bretagna da Inverness in Scozia fino alle bianche scogliere di Dover, dove erano appena arrivati, per disperdere infine le sue ceneri nella sua terra natia.

Un ultimo desiderio ragionevole e comprensibile visto quanto aveva ricordato e desiderato borbottando, da New York, la sua cara vecchia Inghilterra e le sue sane abitudini. Meno ragionevole e del tutto incomprensibile che Al e Matt dovessero percorrere l’ultimo giro turistico del padre completamente a piedi…

 

Give me reasons to believe
That you would do the same for me

 

Era stata durissima, specie per un cane e un gatto, come tutti li definivano.

Con quei caratteri così diversi, non fu sorpresa per nessuno che, cresciuti, i due amorevoli gemellini che giocavano insieme ai supereroi, arrivassero a fare di tutto per vedersi il meno possibile: l’uno, remissivo e senza ambizioni, l’altro fin troppo ambizioso ed egoista, ciascuno sempre pronto a rinfacciare all’altro le sue mancanze e quel che non andava dei suoi modi e della sua vita.

Il notaio Honda aveva rivelato loro che era stata un’aggiunta dell’ultimo momento, malgrado il testamento fosse già pronto da parecchi anni addietro; al buon vecchio Artie non era mai andato giù che i figli litigassero sempre, e i due avevano pensato alla clausola come a un’ultima sculacciata, di pessimo gusto, che aveva voluto serbare per quei due cretini che tutta una vita l’avevano fatto penare.

 

And I would do it for you, for you
Baby, I'm not moving on

I love you long after you're gone.

 

Alfred cinse il fratello per una spalla: “Beh… Niente da dire, papà era proprio un grande.”
“Si… Fino all’ultimo, e anche dopo.”
Matt carezzò l’urna e deglutì.

Anche da morto aveva trovato modo di agire per il bene dei suoi figlioli. Anche ora che non c’era più continuava a prendersi cura di loro, come se ci fosse ancora.

Quella vicinanza forzata li aveva fatti sputare le peggiori maledizioni e li aveva fatti arrostire salsicce insieme sul fuoco, li aveva fatti venire alle mani e ricordare tra le lacrime i bei vecchi tempi quando c’era anche la mamma.

E ora, mentre il mare si schiantava, come da secoli faceva, su quelle candide rocce, erano tornati anche l’Al e il Matt di secoli prima.

 

For you, for you.
You would never sleep alone
I love you long after you're gone

Altro che ultima sculacciata. Era stata la più bella carezza che avessero mai ricevuto.

“Matt, credo sia il momento di fare quel che siamo venuti a fare. Se non te la senti, faccio io gli onori.”

“No, tranquillo.” –rispose facendo sparire in un baleno gli occhi lucidi- “Lo faremo insieme.”

 

And long after you're gone, gone, gone.

 

Aprirono il coperchio e si affacciarono sul mucchietto di cenere che conteneva, restando lì come ad aspettarsi di sentire la voce di quel brontolone dalle sopracciglia gigantesche rimproverarli per gli infiniti difetti che rendono i figli tanto diversi da come uno si aspetta, e allo stesso tempo impossibili da non amare.

 

Like a drum, baby, don't stop beating
Like a drum, baby, don't stop beating
Like a drum, baby, don't stop beating

 

Guardarono il mare, reggendo l’urna ciascuno con una mano.

“Al tre… Uno… Due…”

 

Like a drum my heart never stops beating

 

Le ceneri, come una nuvoletta d’argento, rimasero in aria per un istante, prima che la gentile brezza venisse a occuparsi di loro.

Nel suo addio che si compiva, Arthur Kirkland sembrava aver già ricominciato a vivere.

In quella lieve aria e in quel mare possente della sua terra.

In quel cielo che le terre le copre tutte.

Nei cuori di quei suoi due figli, a cui quei piedi stanchi dopo centinaia di miglia dicevano che non li aveva affatto abbandonati.

Matt, sopraffatto dall’emozione, esplose in un grido: “Ciao papà! Ti vorremo bene per sempre!”

Al poggiò dolcemente la testa di Matt sulla propria spalla, raccogliendone le tante lacrime, ricacciando indietro le proprie come fa un bravo fratellone che deve essere forte per il proprio fratellino, anche se non sta certo soffrendo meno di lui. Continuò a fissare il mare, immobile, dandogli tutto il tempo che voleva per sfogarsi. Lui era il forte dei due, quindi riusciva a singhiozzare senza darlo a vedere.

 

For you, for you
Baby I'm not moving on
I love you long after you're gone.

 

Matt si asciugò il naso e, messe le mani infreddolite nelle tasche del giubbotto imbottito di colore rosso, imitò il fratello in un silenzioso giro tra i propri pensieri e tra i propri più preziosi ricordi.

Tanta la malinconia, ma di tristezza nessuna ombra. Ogni cosa lì intorno ora conteneva il loro papà, il mondo intero era diventato il suo abbraccio, che li avrebbe seguiti lì e ovunque sarebbero mai andati, portando per sempre nel cuore il suo ricordo, e quello del suo ultimo meraviglioso regalo, in quel giorno di un grigio sgargiante, di grida di gabbiani e di vento tra i capelli e sulle guance accaldate dal pianto.

 

For you, for you.
You would never sleep alone.
I love you long, long after you're gone.

 

Nulla, tantomeno la fine. può cancellare l’amore che si è dato.

Chi ha amato, non morirà mai.

 

“Allora, Matt” –fece Al come tornato del suo solito umore- “Come vanno le cose con quel tesoro di Katie? Quando vi decidete a farmi diventare zio?”

“Ci stiamo pensando.”

“Non pensateci troppo: almeno decidetevi prima che ti costringa a spargere le mie ceneri nel Gran Canyon.”

“Il solito americano esagerato!”

“Il solito lagnoso! Ma come potevi non trasferirti in Canada mi chiedo?”

“Dai, “zietto”, visto che tu smidollato non sei, raccogli il tuo zaino, se hai ancora energie!”
“Umpf, certo che ce le ho!”

 

And long after you're gone, gone, gone.

 

Fianco a fianco, tornarono sui loro passi, pregustandosi il caminetto della taverna dove avevano trovato alloggio.
“E tu con quella cinese?”
“Non cinese: vietnamita! Poi ti racconto meglio…”

 

I love you long after you're gone gone, gone

 

 

 

Il testo della canzone, per me bellissimo, è come ho detto ciò che ha ispirato questo scorcio di storia che vi ho presentato, ma certamente un ruolo nello spingermi a tornare finalmente alla tastiera l’ha giocato anche la recente perdita di una persona a me tanto cara (a scanso di equivoci che potrebbero insorgere dopo la lettura, non si tratta di mio padre).

Quindi, oltre al piacere nello scriverla, non potevo non sentire anche il bisogno di trasmettere un messaggio.

Non smettete di volere bene, anche quando ormai saranno andati, come dice la canzone; loro non hanno smesso.

Ma forse non c’è bisogno di dirvelo: grazie al ricordo dell’amore ricevuto, continuiamo a sentire i nostri cari insieme a noi, sappiamo che sono insieme a noi.

Solo l’amore ci rende immortali.

La più semplice delle lezioni che ci insegna una partenza, e che insegneremo a coloro che abbiamo amato, quando partiremo noi.

 

Piccola nota: “Katie” non è altro che Katyusha ovvero Ucraina, ovviamente ^__^

Alla prossima storia!

  
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