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Autore: What is her name    05/03/2013    4 recensioni
Elisabeth Rosenberg è una ragazza di diciassette anni. Vive a Los Angeles, ma dopo essersi cacciata in diversi guai, la madre la trasferisce dal padre a Rodeo, in un posto completamente diverso dalla sua città natale. Come riuscirà ad accettare la diversità delle due città? Riuscirà a vivere serena in quel posto dimenticato da Dio? Per scoprirlo basterebbe solo dargli una lettura.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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        Capitolo 10
 

 

Posso benissimo dire che la notte di natale l’ho passata davvero benissimo. Quel letto era comodissimo e la presenza di Billie Joe lo rendeva ancora più comodo e caldo.
Oh! Mi sa che ho saltato un punto importante della storia. Non preoccupatevi, provvederò subito.
Quando sono andata a coricarmi sentivo abbastanza freddo per poter riuscire a dormire, e quando sono riuscita a rilassarmi gli occhi, la porta della camera si è aperta ed un nano (Billie Joe) è sgattaiolato sotto le lenzuola. Come se io non fossi sveglia.
“Bill? Che cazzo ci fai qui?” chiesi nel buio, senza girarmi dalla sua parte.
“C’era freddo sul divano e quelle pareti rosa della tua stanza mi fanno pena. Mi sveglierei nervoso. E poi questo è il mio letto!” disse quasi protestando.
“Tecnicamente è di mio padre questo letto” risposi stringendomi il lenzuolo contro il petto.
“Vuoi che vada a dormire sul divano?” chiese interrogativo.
Stetti per un po’ di secondi in silenzio. “No”dissi infine.
Non capivo perché, ma una parte di me voleva che quel maniaco uscisse subito dal letto e dormisse sul divano morendo lentamente assiderato, mentre un’altra parte, quella più piccola ma più vittoriosa, voleva che rimanesse lì ad unire il calore del suo corpo con il mio. Quella parte più piccola, ma pur sempre vittoriosa, voleva che avvolgesse il mio stomaco con le sue braccia per niente muscolose. Una parte di me, voleva che unisse le nostre dita in una fusione unica, perché ero convinta che le nostre dita erano state disegnate per essere perfettamente unite fra di loro.
Non successe niente di romantico o di erotico, cioè posso benissimo dire che lui ci ha provato, ma io non l’ho permesso. Non perché io fossi super sexy, perché proprio non lo ero, ma perché lui era semplicemente un pervertito.
 
 
Mi svegliai a causa dello stridio del campanello e, devo dire, che non ero stata mai riluttante nell’alzarmi dal letto. Stavo così bene in quel calore così naturale, ma infastidita mi costrinsi ad aprire gli occhi e strizzarli per qualche secondo.
Alla fine i miei desideri più nascosti si erano avverati. Il braccio di Billie Joe stringeva il mio fianco e la sua mano cadeva leggera sul materasso. Capì subito che tutto quel caldo super accogliente era dovuto alla vicinanza col ragazzo.
Riluttante mi alzai ugualmente e scesi le scale sbraitando contro chi stava continuando a suonare imperterrito. Ero sicura fosse Mike. L’avrei ucciso per questo.
Aprii la porta e la scena che mi trovai davanti, fu più sconcertante del risveglio non voluto. Sopra lo zerbino erano posizionate mia madre e le mie sorelle. Quando incontrarono il mio sguardo, urlarono, all’unisono entusiaste, con delle buste in aria: “Buon natale!”
Li fissai per una frazione di secondo, per poi sbattergli la porta in piena faccia. “Elisabeth!” urlò mia madre bussando.
“Va via!” urlai, con la voce ancora impastata dal sonno.
“Elisabeth apri!” urlava lei isterica.
“Non ho chiesto la vostra presenza!” urlai ancora più innervosita, dirigendomi verso la cucina.
“Elisabeth … se non apri immediatamente questa porta, chiamerò tuo padre!” mi urlò lei.
Mi bloccai quasi terrorizzata. Lei non sapeva nulla delle vicende accadute negli ultimi mesi. In realtà non ero sicura che mia madre sapesse della nuova fidanzata di mio padre. Mi costrinsi ad aprire, e qualche secondo dopo mi trovavo di fronte una madre soddisfatta e delle sorelle infuriate. Perché non ero figlia unica? “Buon natale!” dissi allargando le braccia, con un sorrisino annoiato.
Loro entrarono perlustrando tutta la zona, tutti gli angoli possibili, della casa. “Stavo per fare colazione” mormorai indicando la cucina.
“Perfetto. Andiamo a fare colazione” disse mia sorella Karen buttando lo zaino vicino le scale.
Alzai gli occhi al cielo. “Non vi stavo invitando a farla con me.” Dissi sempre annoiata, muovendomi a passi lenti lungo la cucina, con la tazza vuota in mano.
“Elisabeth!” mi rimproverò mia madre.
“Vuoi smetterla di chiamarmi Elisabeth?” dissi scontrosa, sbattendo la tazza sul bancone.
Le tre rimasero in silenzio a guardarmi immobili. Forse non potevano credere alle loro orecchie. Gli stava bene. Mi avevano abbandonato in quel luogo dimenticato da Dio.
“Scusami” mormorò mia madre, lasciando tutte sconvolte. Persino lei lo sembrava. “Cosa ci racconti?” disse dopo.
“Prima voi” risposi io con sfida. Non mi andava di dire tutto prima della colazione.
Mia madre mi guardò, quasi dispiaciuta, e si schiarì la gola. Mi raccontarono delle giornate passate al mare, (bastarde), mi raccontarono del nuovo fidanzato di mamma, sì il poliziotto malefico. Mi dissero che era un uomo stupendo, ma io non ci credevo, anche se devo ammettere che col tempo ho iniziato a volergli bene.
“Adesso tocca a te” mi disse mia sorella Kimberly.
Fortunatamente avevo lavato anche la tazza, quindi ero pronta per parlare. “Ma possibile che Robert dormi tutto questo tempo?” mi chiese mia madre infastidita guardando verso il pianerottolo.
Okay, non sapevano nulla ed era arrivato il momento di dire tutto a quelle tre bellezze che meritavano di sapere. Mia madre molto più delle altre.
Mi presi un po’ di tempo prima di iniziare a chiarire ogni singolo dubbio. “Bene. Quando sono arrivata qui, ho scoperto che …” guardai mia madre, davvero dispiaciuta, “Che papà ha una fidanzata.”
L’espressione che assunse mia madre non la dimenticherò mai. Fu un espressione di quelle che ti rimangono impresse nella mente e non vanno più via. Perché proprio in quel momento ho afferrato l’amore che mia madre continuava a nutrire verso quell’uomo che l’aveva abbandonata con tre figlie in carico. Verso quell’uomo che l’aveva tradita così tante volte e che l’aveva illusa ancor di più. Quell’uomo che l’aveva fatta soffrire.
“Un mesetto dopo il mio arrivo …” continuai a disagio, perché il peggio stava per giungere lungo la sala. “Papà mi ha fatto conoscere questa tizia e hanno annunciato a me e il figlio di lei, che tra l’altro è un gran coglione ed ancora devo pestarlo, che avevano deciso di sposarsi” dissi quasi intimidita.
E difatti mia madre spalancò ancora di più la bocca, quasi in una perfetta O. “Papà mi ha detto che si sarebbe trasferito a casa di lei. Io mi sono incazzata e lui è andato via, senza farsi sentire. Neanche un giorno.” Conclusi abbassando lo sguardo verso le mie calze.
Ci furono lunghi minuti di silenzio, fin quando mia madre disse: “Ti ha lasciato vivere sola?” era paonazza.
“Sì, e non poteva decidere di meglio. Me la cavo. Ho un lavoro. Vivo senza papà da fine Novembre super giù.” Dissi cercando di evitare di parlare di Billie Joe, che tra l’altro si trovava al piano di sopra incosciente di tutto ciò.
“Liz! Non è questo il punto. Come ha potuto lasciarti vivere da sola senza consultarsi con me! Ti avrei riportato a Los Angeles se avessi saputo …” mia madre si bloccò guardando verso le scale.
Billie Joe era appena atterrato al primo piano e stava camminando, col mio stesso passo strascicato, verso la dispensa. “Buongiorno Liz.” Mormorò poggiando una mano sulla mia spalla.
Tutte e quattro seguimmo i suoi movimenti, io con un sorriso divertito. Come aveva fatto a non rendersi conto della presenza di altre tre persone in quella cucina? Afferrò una ciotola e ci versò i cereali, poi si girò e prese il latte, per poi abbeverare i cereali. Prese un cucchiaio e si sedette di fronte mia madre e le mie sorelle e cominciò a mangiare.
Dopo qualche secondo lo stupido sollevò il capo e guardò le nuove arrivate con il cucchiaio ancora sospeso in aria e un’espressione sorpresa.
“Bene. Posso spiegarvi” dissi subito sulla difensiva.
“Oh mio Dio, Elisabeth!” urlò mia madre, costringendo Billie Joe ad allarmarsi ancora di più. “Non solo vivi sola, ma pure col fidanzato!” urlò esasperata.
Istintivamente sia io che Billie Joe sollevammo il capo verso di lei e scoppiamo a ridere. “Lui non è il mio ragazzo! Lui è … è Billie Joe. Noi ci odiamo!”
“Ah sì? Allora perché condividete la stessa casa?” chiese mia sorella Kimberly.
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi divertita, quando vidi quella faccia di cazzo di Billie Joe guardare mia sorella con rabbia. “Entrambi avevamo bisogno di una casa. Siamo amici” disse lui nervosamente. Lo guardai sconvolta. Davvero aveva detto che eravamo amici? Sorrisi involontariamente.
In quel momento la porta sul retro si aprì ed entrarono un Tré Cool, con molte birre in mano, ed indosso un vestito da Babbo Natale con la barba poggiata sotto il mento, ed Arcobaleno vestita da fatina. “Buon natale!” urlarono ridendo come dei matti. Già erano fumati.
Mia madre fissò i due spalancando la bocca con una perfetta O. Billie Joe ridacchiò sotto i baffi, mentre io mi sbattevo una mano sulla fronte. “Oh Dio! Potrebbe andare peggio di così?” chiesi più a me stessa e maledico ancora il momento in cui ho detto quelle parole, che dal salone arrivò Cielo urlando: “Buongiorno Rossa! Sono entrata dalla finestra perché ho perso le tue chiavi di casa e mi seccavo aspettare Mike.” Poi si fermò sul ciglio della porta, guardando le tre arrivate e mormorando un semplice “Oh, merda!”.
“Elisabeth! Cosa sta succedendo in questa casa? È diventata una sala giochi per adolescenti?” sbraitò isterica mia madre.
Mi limitai a guardare i miei quattro amici e sollevare le spalle, mentre loro, ad eccezione di Billie Joe, mi fissavano terrorizzati. Erano le regole di casa, gli adulti non potevano entrare.
“Dio! Vi sembra che questa sia l’Isola che non c’è?” urlò ancora di più.
“Bè… tecnicamente se fosse l’Isola che non c’è, lei non potrebbe neanche avvicinarsi con un solo pensiero a questa casa.” Disse Cielo, per poi incrociare lo sguardo infuriato di mia madre e zittirsi.
In quel momento la porta di casa si aprì con uno schiocco e la voce di Mike dominò il resto della casa, scossa da un silenzio nervoso. “Rossa! Bill! Colazione vegetariana!” urlava mentre entrava nella tela del ragno.
Quando arrivò in cucina, con una scatola di uova tra le mani, si bloccò e guardò per svariati secondi la scena davanti a sé. “Non era un momento adatto, vero?” chiese dopo un po’.
Cielo sorrise, ma abbassò subito lo sguardo. Anche Mike aveva tempismo perfetto, vero? Mia madre oramai era troppo scioccata per poter parlare, quindi decisi di prendere la parola. “Bene … ragazzi che ne dite se ci vediamo più tardi? Mi  dispiace Mike, mi sarebbe davvero piaciuta la tua colazione. Cielo … ne parliamo dopo.“ dissi quasi minacciosa, poi mi girai verso Trè ed Arcobaleno. “In quanto a voi due … Fuori!” dissi scontrosa. Tutti e quattro uscirono mormorando un “E’ stato un piacere …”, in modo poco convincente e rimanemmo in casa solo io, Kimberly, Karen, mia madre e Billie Joe. Mi girai verso lui quasi implorante. Lui ricambiò il mio sguardo e fece un cenno d’assenso. “Vado a farmi una doccia” disse per poi uscire.
Mi resi conto che prima di uscire, Billie Joe mi aveva poggiata una mano sulla spalla. Come per darmi coraggio. Ovviamente mia madre non si era persa niente di tutto ciò. “Allora?” mi disse quando i passi del ragazzo si erano spenti.
“A mia discolpa posso benissimo dire che non sono sempre così.” Risposi quasi sincera.
“Elisabeth … quella ragazza era vestita da fata!” disse mia madre sconvolta.
Io sorrisi. Davvero era questo che l’aveva colpita maggiormente? Mi sentì fortunata che non aveva conosciuto aspetti peggiori su quella bellissima ragazza. Nonostante tutto la volevo bene. “Forse avevano finito i vestiti da elfo.” Ironizzai. “Sai … elfo. Fata … sempre creature inventate” mormorai infine. Stavo blaterando è questa la verità.
“Per non parlare di Babbo Natale!” disse Kimberly.
“Esatto. Aveva delle birre in mano! Quale Babbo Natale gira in città con birre in mano?” continuò Karen.
Quelle due gemelle, stupide, le avrei presto uccise. Cercai di continuare ad ironizzare. “Un Babbo Natale infelice?”
Mia madre chiuse gli occhi, come per riposarsi. “Elisabeth … l’unico ragazzo che mi è sembrato normale era il biondo.”
“Tra l’altro carino” puntualizzò Kimberly.
“Molto carino! Qual è il suo nome?” chiese Karen.
“Non pensate neanche che vi aiuti a flirtare con Mike! I vostri culi da snob non piacciono al mio amico!” dissi scontrosa.
Le ragazze parvero offendersi ed io sorrisi soddisfatta, mentre mia madre si portava le mani a massaggiare le tempie. “Ragazze, smettetela! Elisabeth. Quel ragazzo che vive con te ... ha i capelli blu. Un piercing al naso. Tatuaggi!” bisbigliò schifata, per poi osservare meglio il mio collo.
Eh già! Proprio da lì iniziava un tatuaggio che avevo da circa un anno, e che ero riuscita a coprirlo perfettamente a mia madre rincoglionita. Non dico per insultarla. Lei è sempre stata svampita.
“Elisabeth!” urlò con tutto il fiato. “Quello è un tatuaggio?”
Sorrisi nervosa. “Non lo so. Cosa pensi che sia?”
“Un tatuaggio” dissero in coro le gemelle.
“Non l’ho chiesto a voi“ sbottai scontrosa.
“Un tatuaggio” rispose mia madre paonazza.
“Okay. Allora sì. È un tatuaggio” dissi. Poi mi alzai la maglietta, cosa importava rimanere nuda davanti la mia famiglia, e le mostrai l’intero tatuaggio.
Non so perché, ma per un momento pensai che a mia madre stesse per venirle un infarto. Era rossa in viso e posso benissimo ammettere che stava iniziando a sudare.
Cosa possiamo farci, in ogni famiglia c’è una pecora nera, ed in quella ero io. Da un lato sono davvero soddisfatta di esserla sempre stata io la pecora nera. Non mi piace il loro carattere. Il loro modo di pensare.
Non c’è altro da aggiungere. Mia madre si calmò e mi dette il mio regalo. Io le dissi che non avevo idea del loro arrivo e quindi ero impreparata. Poi mentre le mie sorelle si davano da fare in cucina e mia madre telefonava a mio padre, presi l’occasione per salire in camera da Billie Joe. Appena entrai in camera, lo trovai seduto sul letto con la sua blue in mano. Non si era accorto di me, o forse non aveva semplicemente alzato il capo. Quando mi sedetti, sul letto, di fianco a lui si girò a fissarmi, continuando a strimpellare.
“Mi dispiace.“ mormorai passandomi una mano tra i capelli.
Lui continuò a suonare, anche se adesso ad un volume diminuito, e sorrise. “Per quale motivo mi dici questo?” disse con la sua superficialità e la sua voce nasale.
Stetti zitta per un po’ strofinando una mano contro l’altra. “Per la mia famiglia. Non siamo mai stati così uniti da farmi questo genere di sorprese.” Dissi ancora sbalordita. Non sapevo perché, ma questa sorpresa mi aveva dato tremendamente fastidio. Forse perché già io una famiglia l’avevo trovata.
“A volte uno rimane sorpreso di come si sviluppa la propria vita.” Disse sincero, per poi smettere di suonare.
Per la prima volta in quella giornata ricambiai lo sguardo del ragazzo e stemmo per qualche secondo a fissarci. Diciamo i nostri soliti sguardi. Quelli sguardi che se non li scambiavamo almeno una volta in tutta la giornata ci sentivamo persi. Spezzai il nostro sguardo con un cenno d’assenso. Aveva ragione, e questo mi faceva arrabbiare terribilmente. Perché, quanto cazzone poteva essere, Billie Joe aveva sempre ragione.
Il ragazzo prese una ciocca dei miei capelli e la portò dietro il mio orecchio. Mi girai a fissarlo e un senso di pienezza riempì il mio stomaco fino ad inebriare la mia mente. Non avevo mai provato tutto ciò. Non era poi così male.
“Ti lascio con la tua famiglia per oggi. Ci vediamo stasera, okay?” disse lui con, stranamente, voce rotta.
“Non devi per forza andartene” mormorai imbarazzata.
Era il nostro primo momento, diciamo, romantico. Lui si alzò, prendendo la sua blue. “Liz, anche io ho una famiglia. Forse è meglio che vada a salutarli. Almeno il giorno di natale.” Poi si girò ed aprì la porta della camera. Rimase lì fermo per qualche secondo. Immobile, teso. “Mi prometti che stasera stiamo insieme? Senza famiglia.”
Lo fissai per qualche secondo. “Okay. Promesso.” Dissi sorridendo, per poi guardarlo uscire.
Istintivamente mi buttai di schiena sul materasso, con ancora le gambe salde per terra, e rimasi per qualche secondo a cercare di regolarizzare il mio battito. Poi ridacchiai, senza un vero motivo, e stetti lì fin quando mia madre ruppe il mio momento. Eh già, forse provavo qualcosa per quel nevrotico.
Quando arrivai sotto guardai mia madre, cercando di capire cosa volesse. “Stasera siamo a cena da papà” disse più a se stessa.
“Cosa? No! No! Sono occupata!” sbraitai, pensando alla promessa fatta a Billie Joe.
“Non se ne parla Liz. Andremo a cena da papà”
“Io non verrò!” protestai entrando in cucina.
“Come non verrai? Se non te ne sei resa conto, sono tua madre”
“Se non te ne sei resa conto, non vivo più sotto il tuo tetto. Posso benissimo decidere da sola cosa fare.”
La discussione andò avanti alla lunga, ma alla fine vinse mia madre e fui costretta a cambiarmi e dirigermi con loro a casa di quei ricconi. Pensai che almeno avrei avuto la possibilità di picchiare il mio fratellastro. Quando arrivammo non potei fare a meno di notare quanto eccessivamente grande fosse casa di quella lì. Che poi come si chiamava? Ricordo perfettamente che me lo stavo chiedendo per tutto il tragitto. Fummo accolti da mio padre, che mi guardò quasi imbarazzato dicendo “Buon natale, Liz”, io neanche lo guardai e continuai a camminare dritta dinnanzi a me.
“Buon natale Elisabeth” mi disse Pinco Pallino avvicinandosi a me.
Lo guardai con diffidenza, continuando a fissare i dipinti in quella casa enorme. “Ciao mostro” dissi tranquillamente, mentre mia madre mi guardava con nervosismo. Sorrisi sadica. Mi piaceva farla arrabbiare.
“Loren, lei è Eva“ disse mio padre, più che imbarazzato, presentandola a mia madre.
Ecco come si chiamava quella lì! Mi dissi. Comunque sia si scambiarono saluti formali, anche se si notava quanto mia madre la volesse uccidere, e poi ci dirigemmo in sala pranzo. Bene, avevo solo poco tempo da spendere con quelli lì.
La cena fu abbastanza tranquilla. Stetti tutto il tempo zitta, tirando calci a Pinco Pallino procurandogli diverse lacrime, ero stata costretta ad indossare tacchi, e lasciai parlare i grandi. Quando arrivò il dolce fu fatale. Un momento che, diciamocelo, si aspettava da tutta la cena. Ci avete mai pensato che le cose più terribili succedono sempre nel momento del dolce? Strano però. La parola dolce fa sembrare ad un momento magico, in realtà è sempre un triste momento.
“Robert. Sono felicissima che tu sia andato avanti e ti stia formando una famiglia, ma devi sapere … devi sapere che anche Elisabeth fa parte della tua famiglia.” Disse mia madre proprio mentre i piatti venivano poggiati sui rispettivi posti.
In quel momento sia mio padre, che la fidanzata, che Pinco Pallino che io alzammo la testa sorpresi e guardammo mia madre. Poi mio padre sorrise “Cosa?”
“Sei andato a vivere con la tua nuova famiglia ed hai lasciato Liz sola. In casa” disse mia madre con rabbia.
“Cosa? Io … io ho detto a Liz di trasferirsi qui con me. Lei non ha voluto. Liz! Dillo alla mamma che non hai voluto.”
Mia madre mi guardò infuriata. Io rimasi immobile e in imbarazzo. Davvero mia madre credeva che io sarei andata con lui? Pensavo che lei mi conoscesse!
“Davvero credevi che io sarei andata a vivere … con loro?” dissi indicando la nuova bella famigliola.
Il viso di mia madre si colorò dello stesso rosso della mattina. “Elisabeth! Allora è colpa tua! Sapevo che tuo padre non ti avrebbe abbandonata!”
“Cosa? Lo ha fatto comunque! Lui è andato via con un'altra e ha preferito lasciarmi in casa sola purché vivere con lei. Non è lei quella con cui devi stare, ancora non l’avete capito. Nessuno dei due!” urlai frustrata. Mi sentivo decisamente meglio. Poi mi alzai dalla sedia. “Non voglio che veniate a casa mia! So cavarmela da sola!” urlai prima di uscire, con sottofondo il mio nome urlato dai miei genitori.
Appena mi ritrovai per strada, presi il cellulare e, prima di poter digitare il numero di Billie Joe, vidi un messaggio ricevuto. Lo aprii e lessi: ‘Rossa, dove diavolo sei? Billie Joe sembra nervoso’. Era un messaggio di Cielo. Ci rimasi un po’ male nel pensare che a casa non avrei trovato solo Billie Joe. Digitai comunque il suo numero ed aspettai che rispondesse. “Pronto?” disse quella voce nasale.
Sorrisi più rilassata. “Bill, sono io. Mi hanno incastrato e adesso sono per strada a congelare di freddo.”
Ci fu un momento di silenzio. “Dove sei precisamente?” chiese, quasi preoccupato.
“Emmm” mi guardai intorno. Non trovavo il nome della via. “Non lo so. È piena di case di ricconi. Fanno quasi paura.”
Ci fu un altro minuto di silenzio. “Sto arrivando” disse, per poi chiudere la telefonata.
Stetti ancora una manciata di minuti a morire di freddo. Quando arrivò Billie Joe mi fissò esterrefatto. La sua bocca formava una perfetta O. “Cosa?” chiesi entrando in macchina.
“Come cazzo ti sei vestita?” chiese guardandomi.
“Mi hanno costretto.” Dissi sincera. Poi guardai dritto di fronte a me ed allungai le mani verso il riscaldamento.
“Stai davvero bene … sei particolarmente bella stasera.” Disse guardando dritto di fronte a sé.
Lo guardai per qualche secondo. “Grazie” mormorai, prima che lui azionasse il motore ed ingranasse la prima.
Quel natale era andato male, ma posso benissimo dire che si è concluso più che bene. Il momento in macchina con Billie Joe era stato silenzioso ma comunque rassicurante e, quando, arrivammo a casa trovammo la nostra vera famiglia che ci aspettava. “Cosa cazzo ti sei messa addosso? Sembri quelle troie snob” disse Trè una volta notata la nostra presenza, mentre giocavano a Monopoly, e tutti si sentirono d’accordo col suo pensiero. Io ridacchiai, finalmente rilassata, e dissi: “Cosa vuoi? Non sono tremendamente sexy?” poi mi sedetti accanto a loro e stemmo tutta la notte a giocare a Monopoly.   

 
 
 

Nota dell’autrice:
Salve a tutti e buon natale in ritardo … oppure in anticipo. In questo periodo sono stupida, l’altro giorno mi sono ritrovata un giornale in mano e ho detto: “Oh guarda! Le offerte del natale!”. Pensate un po’ quanto sono scema xD
Comunque sia parliamo della storia che è questo quello che importa, giusto? :D
Non so perché, ma è dall’inizio della storia che volevo un capitolo con la madre e le sorelle e finalmente l’ho attuato.
La seconda scena tra Billie Joe e Liz, quella in camera da letto mentre lui suona blue, l’ho scritta mentre ascoltavo The Forgotten, quindi evidentemente quella melodia abbastanza malinconica e terribilmente romantica ha fatto in modo che uscisse quella cagatella. Comunque sia, questo capitolo è incentrato sulla famiglia, alla fin fine è natale, e mi dispiace se a qualcuno di voi non piacciono questi legami, questi pensieri, questo capitolo và! L’ho voluto incentrare sulla famiglia appunto perché ho voluto far capire, anche a Liz stessa, che oramai la sua famiglia sono loro. In questo capitolo le ho fatto capire che non si deve per forza consanguinei per essere definiti una famiglia e questo è l’unica cosa che ho apprezzato di questo capitolo, perché ammettiamolo, è un po’ una cagata. Poi non so, vedete voi cosa pensare. E qualsiasi cosa pensiate non scordate di scrivermela perché mi piacerebbe sapere il vostro pensiero.
Finisco il monologo, che forse è più lungo del capitolo stesso, ringraziando i lettori. E ringrazio personalmente: LostinStereo3, Giulia White, LastOfTheItalianGirls e Chemical_Love che mi spingono sempre ad andare avanti. Vi amo!
Ringrazio: Billie_GD, Ca_Wright, ChemicalAdri, Chemical_Love, Fede_cool, Giulia White, Niky Mckagan e Sara_Smoke che hanno messo la mia storia tra le preferite e spero che si facciano sentire, prima o poi, con qualche recensione :D .
Ringrazio: daco e _LISA_ che hanno messo la mia storia tra le ricordate.
Ed infine ringrazio: acator, daco, elemeow, estar, FlooIdiot, LostinStereo3, MartenFromCloud23, MaryJane_21, Rockstar Lux, slashell, Strix, supportlarrystylinson, _Italian_Idiot_ e _JesusOfSuburbia_  per aver messo la mia fan fiction tra le seguite. Grazie mille e mi farebbe un gran piacere che anche voi vi facciate sentire.
Un bacione a tutti alla prossima
What is Her Name

 
  
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