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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    21/09/2007    2 recensioni
Buonasera! Quest'oggi, vi delizierò con un opera di sublime ingegno, in cui un eroe, ingannando tutto e tutti, riesce a salvare la vita di un compagno, che altrimenti, ci avrebbe lasciato prematuramente. TRATTO DALL'EPISODIO 25, MA CON QUALCHE DIFFERENZA. Rating giallo per le parolacce.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Envy, Maes Hughes, Roy Mustang
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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HOSPITAL

“Non vorrai mica uccidere la tua cara mogliettina!”

Envy scrutava con un ghigno beffardo il tenente colonnello, paralizzato per le sembianze che aveva preso l’homunculus, non poteva colpirla.

Era sua moglie quella che aveva davanti.

Lentamente, l’uomo dagli occhiali poggiò lentamente il kunai che serrava tra le dita, mentre Envy fremeva alla vista del sangue che scorreva copioso dalle ferite aperte nel corpo dell’ufficiale, pregustando il momento della morte. Dio, quanto amava uccidere. Adorava fare male agli esseri umani, privarli lentamente della vita, fino al momento in cui proprio le sue vittime lo imploravano di finirle. Hughes ansimò, tenendosi il braccio dolorante per il colpo ricevuto poco prima da Lust: “E ora cosa hai intenzione di fare?” soffiò quello; l’homunculus caricò la pistola, e sorrise affabile. Dio, come era simile a Glacier..

In quei interminabili momenti, Maes Hughes, tenente colonnello in forze al comando di Central City, si ritrovò a pensare alla sua piccola Elycia, al suo angelo: “Perdonami piccola, papà non tornerà a casa.” Pensò l’uomo, mentre con la mente ripercorreva tutti i momenti felici vissuti nell’Esercito, e con la sua famiglia, quando Glacier, in lacrime, gli aveva annunciato di essere incinta, quando lui e Roy combattevano a Ishbar, l’incontro con i giovani Elric… Mentalmente, chiese scusa a tutti, e chiuse gli occhi, aspettando il colpo finale. Che però non arrivò.

Udì invece uno scalpiccio frenetico di piedi, e un clangore metallico in lontananza. Aprì lentamente gli occhi, e vide l’homunculus impallidire, e voltarsi verso la strada, dove spiccava la sagoma di un essere che, all’apparenza, pareva umano; in quel momento, un velo sanguigno si posò sugli occhi dell’ufficiale, che perse conoscenza.

Non appena Envy si fu voltato verso la figura, udì un fruscio, e vide un imponente sagoma saettare verso il vicino comando militare, portando con se un pesante fardello: “Maledizione! Chi cazzo siete?” urlò furioso l’essere, scagliandosi verso quella sagoma enorme che correva via. Fu però bloccato da una lama che lo colpì in pieno petto, mozzandogli il respiro: “Hai commesso due errori, bastardo. Il primo, è stato di metterti contro l’esercito, il secondo è stato quello di aver fatto del male al tenente colonnello!” sbraitò, i profondi occhi dorati ridotti a due fessure, l’odio che scaturiva da ogni poro…

Envy, per la prima volta nella sua vita, ebbe paura di quel ragazzino.

Edward Elric, Fullmetal Alchemist, era lì, davanti a lui, e lo voleva morto.

Con uno scatto felino, il giovane alchimista lo colpì nuovamente in pieno petto, scagliandolo a parecchi metri di distanza, contro un lampione, che sfrigolò al contatto con il corpo dell’essere, e si spense.

Dopodichè, Edward sparì nella notte.

“Al-kun, dove sei?”

Una voce sommessa e stridula gli rispose da un vicolo: “Ed-san, sono qui!”. Il ragazzo s’infilò nel vicolo, e finalmente lo vide: l’enorme armatura che faceva da corpo al fratellino minore. “Al, tutto a posto?” domandò preoccupato il ragazzo, togliendosi il mantello, e facendone delle bende. “No, ha perso molto sangue, dobbiamo aiutarlo.”, la sua voce tradiva l’ansia e la preoccupazione per la sorte dell’ufficiale; il fratello, con le bende improvvisate, cercò di arginare il sangue che colava dalle ferite più gravi. “Ecco fatto, ora andiamo via. Non è salutare, potrebbero tornare.” Esclamò il biondo, passando il braccio destro di Hughes dietro la sua nuca. In lontananza, le luci del Comando.

###

Il telefono trillava insistentemente nell’ufficio del colonnello Mustang, a East City, irritando non poco il tenente Riza Hawkeye, che stava finendo di sbrigare un lavoro. Ai suoi piedi, il piccolo Black Hayate sonnecchiava placido. Con aria indispettita, la donna prese la cornetta, e se la portò all’orecchio, scostando un ciuffo di capelli biondi: “Pronto, ufficio del Colonnello Mustang, Quartier Generale di East City.”. la donna si stupì non poco quando udì la voce affannata del più anziano degli Elric dall’altro capo della linea: “Hawkeye-dono, sono Edward. Devo parlare urgentemente con il Taisa Mustang.” Sembrava molto spaventato. La donna, per un momento, perse la sua proverbiale calma, e si lasciò sopraffare per un istante dalla paura: “Ed, è successo qualcosa? Mustang Taisa è partito.” Spiegò la donna, cercando di non far trapelare l’ansia che ormai s’era impadronita delle sue corde vocali e del suo animo, impedendole di pensare. “Cazzo, quel dannato colonnello quando serve non c’è mai!!” imprecò il ragazzo, “Senta, mi ascolti con attenzione. Il tenente colonnello Hughes è stato aggredito alcune ore fa, e se a quel dannato colonnello non gliene frega nulla degli amici, perché deve farsi i cazzi suoi, allora se ne può anche andare dove non batte il sole!” sbraitò Ed, sbattendo la cornetta contro il muro. In quel momento, una voce fin troppo ben conosciuta fece raggelare il sangue nelle vene al Fullmetal: “Cosa è successo a Hughes?”, il Colonnello Mustang era lì, davanti ai suoi occhi. Furibondo, l’alchimista gli si avventò quasi addosso, e lo tempestò di insulti e domande: “Dove cazzo era finito?? Il tenente colonnello ha rischiato la pellaccia, e lei dov’era? A divertirsi con qualche bella ragazza in qualche localetto equivoco?” lo sfottè Edward, sedendosi su una poltroncina. Stranamente, il colonnello non rispose, e gli si sedette vicino: “Mi dispiace. Non doveva finire così”.

Disse solo questo.

Parole, che a Edward dissero molto più che un discorso completo.

“Come sta?” chiese l’uomo dai capelli corvini, dopo qualche istante di silenzio; “è fuori pericolo, ma ha perso molto sangue, indi non lo dimetteranno prima di qualche giorno. Adesso sta dormendo.” Aggiunse il ragazzo. Roy Mustang s’alzò in piedi: “Qualcuno ha avvertito la signora Glacier?” chiese tranquillo; “Si, ho chiesto ad Al di andare da lei.”.

L’ufficiale si risedette sulla poltroncina accanto a Edward, nascondendo il volto tra le mani. I due alchimisti, rimasero in silenzio, poi, quasi come se gli fosse stato dato un ordine, entrambi aprirono bocca per parlare: “Scusami” dissero all’unisono.

Ed arrossì: “Scusi, non avrei dovuto dirle tutte quelle parole ingiuriose, non se le meritava. In fondo, lei non poteva sapere ciò che era accaduto al tenente! Mormorò Fullmetal, con la testa inclinata verso il pavimento. Roy gli si strinse il cuore a vedere Ed così abbattuto, in fondo aveva fatto molto più il biondo per Maes in pochi giorni, che lui in una vita intera. E pensare che quell’uomo, che era appena scampato alla morte, era il suo migliore amico.

“Hai perfettamente ragione Fullmetal, non c’ero quando il tenente aveva più bisogno di me, mentre lui, al contrario, c’è sempre stato. Mi sento un perfetto ingrato.”

“Non dica così colonnello, sono io che ho reagito male. Per fortuna che Al mi ha convinto a tornare indietro perché aveva un brutto presentimento, altrimenti non oso pensare a cosa sarebbe successo a quest’ora. Abbiamo lasciato Winry in albergo, e siamo corsi qua in tutta fretta.”

Altri attimi di silenzio, poi Mustang riprese a parlare: “Fullmetal, Edward. Secondo te, io sono solo un povero bastardo egoista?” chiese l’uomo.

Edward, con stupore del suo superiore, scosse la testa: “No, affatto. Anzi, se solo si decidesse a mettere da parte il suo abituale cinismo, sarebbe una persona splendida, glielo assicuro.”

Mustang sorrise.

LO SO, MAGARI NON HA MOLTO SENSO, MA MI È VENUTA COSì DI GETTO, E HO DECISO DI SCRIVERLA. IO CONTINUO A NON RASSEGNARMI ALLA MORTE DI HUGHES, E PER QUESTO, CHE HO SCRITTO QUESTA ONE SHOT SEMPLICE SEMPLICE.

LA DEDICO A UN GRUPPO DI PERSONE CHE ADORO, DI CUI NON POTREI MAI FARE A MENO: LIENA, E I NOSTRI COINQUILINI, CHE MI HANNO TENUTO COMPAGNIA A LUNGO DURANTE NOTTI INSONNI. È TUTTA PER VOI!

UN BACIO E BUONA NOTTE

SHUN DI ANDROMEDA

   
 
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