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Autore: Spregias    06/03/2013    2 recensioni
Nella famiglia Cavendish, l'invidia della gente, la ricchezza, la bellezza, le apparenze sono i "valori" che hanno sempre contato di più.
Quando Catherine si innamora di Jake, non conosce altro modo di relazionarsi se non trattare male e mostrare di essere superiore. Ma potrà lei cambiare o lui superare le avversità?
Harry è fidanzato ufficialmente con la ragazza perfetta, per gli altri ma non per lui.
Lui ama una prostituta, Blanca, che un giorno lo ama, l'altro lo odia e che gli provoca sensazioni stravolgenti.
*
"Pronto?" disse ansimante per la corsa, e con voce carica di aspettativa.
"Sono contento di sapere che ti..diciamo, faccio ansimare" rispose una voce gentile e ironica dall'altra parte del telefono, che la fece
bloccare sul posto, tremante di risentimento.
"Ma come ti permetti?" rispose piccata, quel giorno aveva un diavolo per capello e quel ragazzo la stava esasperando.
"Mi piace farti arrabbiare,sei divertente" rispose la voce calda di Jake dall'altra parte del telefono.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 1


Era una di quelle solite mattine inglesi, piovigginava da ormai qualche ora, ma c'erano buone speranze che uscisse una bella giornata
di sole. Dopotutto era ormai aprile inoltrato e il freddo inverno stava finendo, per grande gioia di tante persone.
Nella villa immersa nel verde fuori Londra, un signore di mezza età dall'aria burbera, stava leggendo il Times, strizzando gli occhi
quando la notizia che vi era scritta non era di suo gradimento, anche se qualsiasi cosa ci fosse scritta non avrebbe potuto calmare
la sua ira, dato che pochi minuti prima una seccata preside lo aveva informato del fatto che sua figlia, Catherine, andava sempre peggio,
contando sul fatto che il suo ricchissimo padre, Lord Cavendish, avrebbe provveduto. Ma adesso non ne voleva più sapere di mantenere
sua figlia, dopotutto aveva diciotto anni e le avrebbe trovato qualcosa da fare.
Al piano di sopra, Catherine Cavendish, nel suo pigiama di seta, apriva gli occhi, pronta ad affrontare un'altra giornata in quella
patetica scuola,come la definiva lei, dove niente succedeva. Catherine, detta Kate, era la classica riccona snob, molto bella e raffinata,
alla quale tutto secondo lei era dovuto, snob e arrogante come il padre, anche un po' cattivella con le persone che non le andavano a genio.
Si alzò così con il solito muso lungo e scese in cucina, dove ordinò la classica colazione inglese: bacon e uova.
Lord Cavendish alzò lo sguardo vedendo entrare sua figlia, e il suo umore non migliorò affatto. Sempre arrabbiata, sempre scontrosa.
Catherine era senza dubbio bella, il suo profilo delicato, con il nasino e le lunghe ciglia che mettevano in risalto i suoi occhi dorati, di un
marrone intenso e chiaro, e la sua capigliatura bionda, che scendeva delicatamente sulle spalle. Inoltre era di una grazia innata,
cresciuta tra gli agi e i vizi, ma anche tra la raffinatezza e la classe dell'aristocrazia inglese.
"Papà che c'è da guardare?" disse in quel momento la contessina, degnandosi di guardare finalmente suo padre.
"Catherine" esordì serio Thomas Cavendish, guardando negli occhi la figlia "non mi devi dire niente?"
La ragazza alzò le spalle con noncuranza, già infastidita dalla domanda del padre, ma di colpo sorrise, facendo rimanere perplesso Thomas.
"Si!" disse allegra, alzandosi e andandogli vicino "Will mi ha invitato a Londra!" disse.
"Will?" chiese perplesso l'uomo, dimenticandosi per un attimo che era arrabbiato con lei.
"Si papà! William Jones..dai, quel bellissimo e ricchissimo amico che.." iniziò a dire sognante, ma fu interrotta.
"COSA?!" tuonò suo padre, alzandosi in piedi "vergognati! Sei in punizione! La scuola prima di tutto!".
Catherine sobbalzò e guardò il padre con astio. Lei sarebbe andata a Londra, con o senza il volere di suo padre. William Jones
era il ragazzo più ambito di Londra e le moriva dietro e lei non se lo sarebbe lasciato sfuggire, era un modo sicuro per attirarsi l'invidia
delle sue compagne.
"Non puoi impedirmelo" disse di rimando, come una sfida.
"Invece sì. Tu oggi stai a casa" disse l'uomo, uscendo come una furia dal salotto. Catherine si sedette imbronciata al suo posto, mangiando
distrattamente le uova, pensando ad un modo per scappare.


Kate, dopo aver finito di fare colazione, andò nella sua stanza e cominciò ad aprire le ante del suo immenso guardaroba, sbuffando
perchè non riusciva a trovare niente, nonostante avesse vestiti anche per aprire un negozio.
Optò, alla fine, per una gonna grigia sopra il ginocchio e una camicetta bianca, che lei fece aderire al seno, sperando di far cedere
così William, che nonostante la palese cotta per lei, non l'aveva mai sfiorata. Quell'imbranato! Menomale era bello, perchè era interessante
quanto un porcospino.
Si sistemò i capelli e uscì, stando attenta a non farsi trovare da suo fratello, che di sicuro, da cocco di papà qual era, non l'avrebbe
fatta andare via. Scese velocemente le scale e, prese le chiavi del motorino, che guidava quando non voleva usare l'autista, come in quel momento.
Con evidente irritazione, si infilò il casco e partì, sentendosi addosso gli occhi di suo fratello. Ormai però era fatta, così con un'ultima spinta,
iniziò a guidare verso Londra.

Harry Cavendish osservava sconsolato sua sorella che si dava alla fuga, come una sciocca ragazzina, cosa che peraltro era.
Non sapeva trattare suo padre, ed era terribilmente petulante, arrogante, noiosa e stronza. Nessun ragazzo sano di mente, nonostante fosse bella,
sarebbe mai uscito con lei per più di due sere, anche se questo William le moriva dietro da anni.
Il conte Thomas invece, uomo burbero solo in apparenza, provava una specie di venerazione verso suo figlio Harry, che era il figlio perfetto, a suo dire.
In realtà Harry era fermamente convinto che fosse così fiero di lui per via del suo fidanzamento con Elizabeth Spencer, figlia di un importante
uomo d'affari di Londra. Elizabeth era stata per anni la sua migliore amica e in seguito era venuto naturale per loro fidanzarsi, con immensa gioia
della sua famiglia di lei e di lui. Nessuno era convinto che sposarsi era una buona idea, almeno Harry, che era sicuro di non amarla.
Però le voleva molto bene e sapeva che per la famiglia di lei era importante questa unione.
Lo squillo del cellulare lo riscosse, a volte, perso com'era in quel mondo di nobili, si dimenticava di vivere nel XXI secolo.
"Pronto?" rispose.
"Harry!" la voce squillante del suo amico Ted lo riscosse dai suoi pensieri.
"Sì?" disse un po' sorpreso di sentirlo.
"Ehi, pronto? Oggi compi 25 anni! L'ultimo compleanno prima del matrimonio".
Si era perfino dimenticato del suo compleanno. Ma dove aveva la testa nell'ultimo periodo?
Ma la risposta era lì, sulla punta della lingua, ma decise di metterla a tacere.
"Oh..si, certo, beh, fatemi una sorpresa" disse per poter chiudere velocemente la conversazione.
Ah, la risposta alla domanda di prima? La sua testa era rimasta da Blanca, così come il suo cuore.


Kate guidava tranquillamente tra le strade che portavano in città, che per fortuna non erano molto trafficate, però non si accorse
della macchina che veniva da destra, o meglio, se ne accorse troppo tardi, e finì per terra, sbucciandosi una gamba e strappandosi la gonna,
la sua preferita.
Una mano delicata le toccò la spalla e girandosi si trovò davanti un ragazzo, di circa 25 anni, che la guardava un po' impaurito.
"Tutto bene, signorina?" disse gentilmente. Lei gli lanciò uno sguardo assassino, rimanendo a sedere in terra.
"Se lei mi fosse venuto addosso.." iniziò a dire, con un tono minaccioso, ma l'uomo sorrise, cosa che le diede ancora di più sui nervi.
"Ah, cosa c'è di divertente?" disse risentita.
"Tu mi sei venuta addosso" disse semplicemente, e lei rimase a bocca aperta per qualche istante, salvo poi riprendersi qualche secondo dopo.
"Non solo mi ha rovinato la gonna, adesso ride anche di me" disse in tono sprezzante, guardandolo dall'alto in basso.
"Non rido di te" disse il ragazzo, continuando a darle del tu, cosa che la fece infuriare. Nessuno poteva dare del tu a Catherine Cavendish.
"Mi dia del lei, grazie" disse acida e il sorriso sparì dal volto del ragazzo, che solo in quel momento si soffermò a guardarla.
Dio, era terribilmente antipatica! Di sicuro, dal modo in cui vestita, aveva un sacco di soldi, ed era anche molto presuntuosa e arrogante.
"Mi scusi, signorina" disse lui con tono ironico, cosa che a lei non sfuggì. Strinse ancora di più gli occhi e lui fu abbandonato
dalla sensazione di fastidio di poco prima. Quella ragazza era buffa. Si arrabbiava così tanto per niente.
"Mi aiuti ad alzarmi" disse imperiosa e lui si affrettò ad eseguire, per non farla arrabbiare ancora di più.
"Non ho bisogno che mi paghi i danni" disse lei, quando fu in piedi.
"Si ma tu hai fatto un bel danno alla mia macchina" obiettò lui, valutando la situazione.
"E quindi?" rispose lei, esortandolo a continuare.
"Beh, posso chiamare tuo padre.." iniziò ma lei sgranò gli occhi.
"NO" urlò quasi, poi si ricompose "ti do il mio biglietto da visita, chiamami" disse passando al tu.
Poi prese la borsa e gli porse un fogliettino. Lui non lo lesse neanche e lo mise in tasca, anche se non avrebbe risposto,
non che ci fossero tanti danni, avrebbe potuto provvedere. Dopotutto i soldi non gli erano mai mancati, ne aveva anche troppi.
La sua famiglia, quella dei Jones, lo aveva lasciato fuori dai riflettori, per fortuna, invece quel cretino di suo fratello era sempre a farsi
fotografare, ed era sveglio quanto un ghiro.
"Comunque io mi chiamo Jake" disse porgendole la mano, che lei rifiutò sdegnosa.
"Catherine" disse seccamente, alzando il motorino e continuando a guardarlo male.
"Bel nome" disse lui nel tentativo di addolcirla, non sapeva neanche lui perchè lo stesse facendo.
Lei non gli rispose neanche.
"Chiamami" disse prima di mettere in moto e fare retromarcia, lasciandolo lì.
Jake Jones prese il biglietto da visita e gli diede un'occhiata.
Lady Catherine Cavendish. Oh no, un'altra di quelle patetiche aristocratiche inglesi, da cui lui aveva cercato di scappare per tutta la vita.
Però avrebbe voluto chiamarla, anzi l'avrebbe chiamata, perchè stranamente farla arrabbiare aveva un che di divertente.
Cavendish..avrebbe chiesto a suo padre se la conosceva. Con questi pensieri, salì in macchina e si diresse al lavoro.


Harry guardò la porta di legno abbattuto, un po' scolorita, e si chiese ancora che cosa ci faceva lì.
Ma anche questa volta, la risposta era semplice. Perchè dall'altra parte della porta, Blanca viveva.
Bussò forte, con il cuore che gli martellava nel petto, aspettando che la porta si aprisse.
Quando lo fece, lui rimase ancora stupito. Non si sarebbe mai abituato all'effetto devastante che Blanca gli faceva.
"Harry" disse lei, e il suo nome sulla sua bocca stupenda aveva un suono stupendo "Sono con un cliente" disse lei, quasi seccata.
Il cuore di Harry sprofondò, dalla gelosia e dalla rabbia. Perchè lei doveva fare quella vita? Lui avrebbe potuto portarla via.
Ma lei non voleva, diceva che non poteva stare in mezzo a "quelli là" come li chiamava Blanca.
Sì, era innamorato di una prostituta. Ma Blanca era la donna più stupenda, bella, meravigliosa che avesse mai incontrato e non riusciva
a fare a meno di lei.
Dopo un bacio sulle labbra, gli richiuse la porta in faccia e Harry tirò un calcio al muretto, facendosi anche male.
Blanca era diventata la sua vita, il centro del suo mondo eppure lei si divertiva soltanto con lui. All'inizio sembrava ricambiare,
lo cercava ma poi era cambiata da circa un mese.

Dall'altra parte della porta, Blanca sospirò, con le lacrime agli occhi. Vedere il suo Harry così sofferente, e non poter fare niente
la uccideva. Lo voleva con ogni sua singola cellula, ma più ci provava, più il destino le metteva davanti degli ostacoli.


Questa storia parla di due fratelli, che dovranno imparare ad amare.
Vi piace come idea? Lasciate una recensione, così posso capire se vale la pena continuarla. A me piaceva :)
Grazie!

 

 

 

 

 

 

 

  
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