Edward91, Ayu, Freija, Bonza
corrotta, Shirahime, Kira7, Anansy, grazie per le stupende recensioni!!>***<;;
Purtroppo come dicevo non ho molto tempo per scrivere questa fic (ultimamente
neanche per scrivere le altre. ç_ç; ) però quando ho qualche momento libero
continuo a buttarne giù qualche rigo. Ho molte idee su come farla proseguire.
*-*; Se mi dite che vi piace, cercherò di dedicarmici più approfonditamente nei
prossimi giorni, I swear. >***<;;
Io mi chiedo davvero cosa sia passato per la testa a Light, nei suoi ultimi
momenti... ho immaginato il "mi pento-non mi pento-no, mi pento" perché
la sua espressione era così triste e confusa, rassegnata, che non riuscivo a
pensare ad altro. Però non so... con i suoi
comportamenti ed i suoi pensieri quel ragazzo, in 37 episodi, mi ha sorpreso nel bene o nel male
(soprattutto nel male) almeno 10.037 volte.
~ A repeating time...
I. Pentimento - Il risveglio
Light soffocò un grido di orrore, svegliandosi
di soprassalto. La sua schiena scattò in avanti, le gambe e braccia si mossero
da sole,
e lui si sentì come se una forza incomprensibile e superiore gli avesse appena scaraventato
a forza l'anima nel corpo.
Respirò affannosamente, a pieni polmoni; i suoi ansiti terrorizzati
riecheggiarono nel vuoto totale che lo circondava. Si sentiva come se avesse corso per
milioni e milioni di chilometri, senza mai fermarsi. Respirava, respirava, ma l’aria sembrava non saziarlo
mai.
Il battito impazzito del suo cuore gli rimbombava nel cervello. Era solo. Era
solo e aveva
paura. Era quella la morte?
Gocce di sudore gli imperlavano la fronte, ma non aveva né caldo né freddo.
Realizzò di non essere né all’inferno né in paradiso: chi usava il Death Note,
non aveva accesso a nessuno di quei mondi.
Forse quello era un limbo?
Ma, aspetta…
┌…che cos’era un Death Note...? ┘
Light emise un gemito di dolore. La testa gli
faceva male, da morire. Era come se qualcuno gliela stesse spaccando, ed il
flusso dei pensieri che scorrevano nella sua mente era così caotico ed impetuoso
da sopraffare persino la sua coscienza. La sua percezione del mondo esterno era
debole e confusa. Istintivamente mosse una mano per
portarsela alla fronte, ma nel compiere quel gesto gli parve di udire un
tintinnio.
Rabbrividì.
Da dove veniva?
C’era qualcuno lì?
Strinse istintivamente le mani, che si richiusero su
qualcosa di soffice e leggero.
Il palmo aperto, Light esplorò freneticamente la superficie morbida e liscia su cui
era seduto e ben presto scoprì che, accanto a lui, c’era un corpo umano.
Lo sfiorò, lo scorse, sbarrò gli occhi, ritrasse la mano inorridito.
Nonostante quella figura immobile fosse semicelata dal buio, Light sapeva
chi fosse.
Non c'era una spiegazione logica.
Lo sapeva e basta.
Gli occhi del ragazzo si fecero vitrei. Voleva fuggire da quel fantasma,
scappare da quel buio ma non poteva, sapeva che era inutile e che quella prova, che
aveva temuto per anni, andava affrontata. Non c'era scampo. Un movimento
improvviso, e udì di nuovo quel sinistro tintinnio.
Cercò di calmarsi. Per più volte, Light chiuse ed aprì velocemente gli occhi per abituarsi
alla tenebra e così facendo, quando il suo sguardo si poggiò di nuovo sulla
figura
a pochi centimetri da lui, ne distinse chiaramente i
contorni: erano quelli marcati, ma allo stesso tempo delicati, di un giovane
uomo. Giaceva supino, il corpo scolpito e candido come il marmo. Aveva gli occhi chiusi,
le labbra serrate, i
capelli neri che gli ricadevano scomposti sul volto da cui traspariva
un'espressione serena.
Eppure, era così triste.
Light tese la mano, tremante, e ne poggiò il dorso sul volto di quella
bellissima visione, con delicatezza, come se avesse paura che
potesse ridursi in polvere al suo minimo tocco. Si aspettava solo freddo ed
invece, con sua grande sorpresa,
realizzò che esso emanava un calore piacevole. Schiuse le labbra, incapace di
trattenere un altro brivido.
"L...." mormorò con voce impercettibile.
L'altro non si mosse.
"L...". Light trattenne il fiato.
"L..." Portò la mano sul braccio del ragazzo addormentato, stringendo la presa, mentre la sua paura
si trasformava velocemente in panico. "L...L, rispondimi!" Gli
afferrò entrambe le spalle, scuotendolo. "Svegliati,
maledizione! SVEGLIATI!"
[
Sapeva che era inutile.
Sapeva che quegli occhi non si sarebbero mai più riaperti.
Però... ]
Una lacrima rotolò giù per la sua guancia.
"L...".
"Light-kun...".
Light si congelò, lasciando di colpo la presa.
Aveva sognato?
O aveva sentito davvero quelle parole?
Iniziò a tremare in modo incontrollato, mentre quello che lui
credeva essere il cadavere di L soffocava uno sbadiglio, girandosi di lato.
"...che c'è?" chiese, rimboccandosi le coperte, che gli erano scivolate via
nel sonno. "... che ore sono? Erano giorni che non dormivo..."
Si portò il pollice alle labbra, come un
bambino, e senza aprire gli occhi continuò a farfugliare, mezzo
addormentato, "...e
comunque non chiamarmi L, Light-kun... io sono Ryuzaki... per ragioni di
sicurezza... se mi chiami L, Kira
capirà che sono L...". Sospirò. "No, Watari, voglio una fetta di
quella torta alle fragole...giuro, solo una...".
"R-Ryuzaki..."
Lui socchiuse i suoi profondi occhi neri, non ancora del tutto svegli, e li soffermò su
Light: "...eh?"
Il suo respiro, il suo sguardo...
Il suono della sua voce...
Light deglutì. "T-Tu...sei... qui?"
L sospirò pesantemente. Richiuse gli occhi, ma ormai aveva rinunciato a
riaddormentarsi. "Fino a qualche secondo fa ero in un altro mondo, decisamente più piacevole di
questo..."
Light gemette.
"...poi mi hai svegliato," concluse annoiato il ragazzo. Si puntellò con le braccia per mettersi seduto
sul letto, e nel far ciò la manetta che aveva al polso sinistro tintinnò. "...che c'è, devi andare in bagno...?"
Light si fece pallido, cadaverico come se stesse per svenire. Non capiva cosa
stava succedendo, non capiva come tutto ciò potesse essere possibile. Tutto
questo era dannatamente reale per essere un sogno.
L lo guardò, confuso. "Light-kun...?"
No, non era un sogno.
Light sentì un misto di emozioni scuotergli l'anima nel petto. Era troppo.
Troppo.
Senza pensarci, con uno scatto istintivo afferrò entrambe le spalle del ragazzo, spingendolo giù,
sotto di lui, e disperatamente unì le sue labbra alle sue, e le loro lingue si
incontrarono.
Light chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel bacio che l'altro, dopo i primi
istanti di stupore, ricambiava. Il dolore, la confusione, i sensi di colpa, la
sua disperata frustrazione, tutto era svanito. Il mondo attorno a lui non
esisteva più. Ora c'era solo L, L, la cui morte l’aveva tormentato per anni,
quando era sveglio, quando dormiva, quando ormai credeva di aver vinto e quando
aveva realizzato che per lui era la fine. C'era solo quel ragazzo, che aveva odiato
con tutto il cuore, amato con tutta l'anima, che aveva respinto eppure
desiderato fino alla follia.
Mentre lo baciava con passione, quasi con violenza, affondò le unghie nelle sue spalle,
e lo sentì
soffocare un gemito sulle sue labbra. Il suo respiro era caldo e irregolare, e
il suo cuore gli batteva frenetico nel petto e nella sua testa, e quando lo
sentì Light capì.
Era vivo...
Erano vivi...
Si staccò da lui, lentamente, e scese sul suo collo.
L, gli occhi ancora sbarrati per la sorpresa, ne approfittò per riprendere fiato, ma quando
sentì la mano di Light scivolare sul suo corpo, gliela prese fra le sue e la
allontanò da lui.
"L-Light-kun," lo spinse via ma senza forza, costringendolo a rialzarsi, e lui stesso
si rimise seduto. "Che
diavolo ti prende?!" gli domandò, più stupito che altro.
Il castano lasciò cadere la testa in avanti, ed i capelli scesero a nascondergli lo
sguardo angosciato. Ansimava.
"S-Scusami, i-io..." rispose, dopo molti secondi. "Credo... d-di aver fatto un incubo...".
Le sopracciglia del detective si inarcarono impercettibilmente. "Incubo?" ripeté.
"Tu eri morto..." mormorò Light, a voce bassissima. "Mio padre era morto.
Io... ero diventato il nuovo L... e
continuavo ad uccidere.... ed uccidere... uccidere...UCCIDERE..."
L, improvvisamente serio, fece rialzare la testa al ragazzo di fronte a lui, che
aveva il respiro spezzato. Si aspettava di vederlo sconvolto, in lacrime, ma si
sbagliava di grosso: gli occhi di Light erano asciutti e brillavano di
consapevolezza, le sue labbra
si contorcevano in un ghigno folle. A scuotere il suo corpo non erano singhiozzi
disperati, bensì una risata soppressa a malapena, che a quel punto lasciò andare
in tutta la sua forza.
L era scioccato.
Era... uno scherzo?
"Light, che cosa-"
"Perdonami, Ryuzaki," esclamò Light fra le risate. "Scusa, ma non ce la
faccio più... E' troppo assurdo... avevi ragione tu... avevi ragione..."
"Maledizione, Light-"
"No, è che... vedi..." la risata di Light cessò di colpo. "Ryuzaki...Ryuzaki..."
Le parole che L stava per pronunciare gli morirono in gola quando Light, il
sorriso diabolico ancora stampato sul volto, si
avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò sottovoce, in tono spaventoso:
"...sono io Kira".