Fratelli e sorelle.
Molti di voi ne hanno. Alcune un
fratello pestifero che le costringe alle lotte in stile wrestling,
altre una
sorella che vorrebbero strozzare un giorno si e l’altro pure.
Altre ancora
hanno la fortuna/sfortuna di essere figlie uniche.
Io ho una sorella e un fratello,
gemelli. Sono più grandi di me di sette anni ed ho due
rapporti completamente
diversi con i due. Con mia sorella, quando vivevamo insieme, ci
sopportavamo
appena. Caratteri opposti ed incompatibili, da quando si è
trasferita devo dire
che il nostro rapporto è migliorato, molto.
Io e mio fratello ci siamo sempre amati, da bambini. Non viviamo in
simbiosi,
anche per la differenza d’età, ma ci troviamo
sempre bene insieme e non abbiamo
nessun problema ad andare a prendere una birra da soli e chiacchierare.
Dopo avervi annoiato in
abbondanza
vi lascio al capitolo!
.
Jude si ritrovò ad
andare tutti i giorni,
per una settimana, in quella stanza d’ospedale, dove la
logora poltroncina in
pelle bianca aveva ormai preso la forma della sua sagoma.
Di solito si perdeva in lunghe
chiacchierate con Andrew, come se fossero due vecchi amici al tavolo di
un
caffè che parlavano delle loro noiose vite e non due ragazzi
costretti in una
stanza d’ospedale dopo uno dei due aveva avuto un principio
overdose. Quella mattina
invece al suo arrivo, Andrew era ancora immerso nel mondo dei sogni.
Jude si avvicinò ad
Andrew in punta di
piedi, cercando di non far nessun rumore che potesse destare il
ragazzo. Quando
fu abbastanza vicina da scorgere il suo viso, un sospirò
spontaneo le uscì
dalle labbra socchiuse. Andrew dormiva con un’espressione
talmente innocente e
rilassata che a vederlo così nessuno avrebbe dedotto il
motivo per cui era
costretto in quel letto, motivo che stava facendo impazzire Jude,
impedendole
di dormire la notte.
Allungò una mano
poggiandola delicatamente
sulla guancia del ragazzo, dove era cresciuta un po’ di barba
e subito sentì
una scossa attraversarle le dita per raggiungere direttamente il suo
petto.
In quei giorni Jude avrebbe tanto
voluto
sapere la verità da Andrew, avrebbe voluto sapere
perchè si era ridotto così,
cosa l’aveva spinto ad abusare così tanto di
quella robaccia da rischiare la
sua vita. Ogni volta però che Jude cercava di fargli qualche
domanda, lui
sviava subito il discorso, rabbuiandosi all’istante. La
ragazza non aveva
insistito più, perchè se c’era una cosa
che aveva capito di Andrew era che se
messo alle strette si chiudeva a riccio. Non aveva altra scelta, e
speranza,
che il ragazzo ne parlasse volontariamente con lei, cosa che con suo
grande
disappunto non era avvenuta. Non era curiosità morbosa la
sua, o voglia di
impicciarsi, semplicemente voleva aiutarlo, ma le era difficile se non
sapeva
cosa c’era che non andava in lui e nella sua vita. Certo,
aveva capito che lo
scenario della sua famiglia era alquanto strano, se non del tutto
inesistente e
questo non era certo d’aiuto per migliorare la situazione.
Nella settimana in
cui era stata lì, il fratello Ben, di cui aveva ancora il
pessimo ricordo
stampato nella mente, era passato tutti i giorni, per brevi visite. Dei
genitori, invece, nessuna traccia. Non l’aveva mai visto
parlare al telefono, o
un accenno in un discorso, tanto che alla fine Jude era arrivata alla
conclusione che il ragazzo fosse orfano.
A contrario dei famigliari, però, Marlon era andato a
trovarlo tutti i giorni,
restando a parlare con lui per ore e facendolo ridere di tanto in tanto.
Jude allontanò la mano
dal volto di Andrew
per poi passarla stancamente tra i suoi capelli. Forse stava sbagliando
tutto,
forse doveva scuoterlo per le spalle e convincerlo a tirare fuori
quello che
aveva dentro o, forse, stava semplicemente diventando troppo ansiosa.
Si allontanò prendendo
posto sulla sua
solita poltroncina, accanto al letto del ragazzo. Afferrò il
portatile dalla
borsa che usava per andare all’università,
poggiandolo sulle sue gambe. Aspettò
pazientemente che l’aggeggio si avviasse, prima di aprire la
pagina, ancora
bianca, di word.
Con suo grande disappunto,
nonostante gli
sconvolgenti avvenimenti di quel fine settimana, il mondo fuori da
quella
stanza non si era fermato, anzi, correva più impazzito che
mai e lei aveva un
progetto a cui lavorare. Quando Catherine, la sua compagna di corso, le
aveva
mandato una mail chiedendole come procedeva il suo racconto per il
progetto
della professoressa Green, a Jude quasi era venuto un infarto. Come
procedeva?
Non aveva nemmeno iniziato! E come avrebbe potuto con tutto quel
trambusto? I
giorni passavano però e lei doveva buttare giù
almeno qualche idea.
Fissò il foglio bianco
luminoso di fronte a
lei e cercò di pensare a qualcosa, ma l’unica cosa
che le venne in mente fu
Andrew, il suo sorriso strafottente, il suo sguardo malizioso, la sua
voce
calda e profonda. La sua mente andò al primo giorno in cui
l’aveva visto e alla
sensazione d’odio che aveva provato, che ora era stata
sostituita da ben altro.
Sorrise e senza nemmeno accorgersene veramente le sue dita cominciarono
a picchiettare
sui tasti, ripercorrendo con lei i momenti, le immagini, le sensazioni
che ora
le tornavano in mente più vive che mai.
-Cosa stai facendo?- Jude
sobbalzò,
sentendo la voce assonnata di Andrew provenire dal letto.
-Mi hai spaventata!- lo
accusò, chiudendo
di scatto lo schermo del pc, guardandosi in giro con aria colpevole.
Andrew sorrise con
quell’espressione
maliziosa che gli era tornata da qualche giorno –Cosa stai
facendo?- ripeté
richiamando la sua attenzione
Jude puntò gli occhi in
quelli del ragazzo,
arrossendo senza riuscire a trattenersi -Studiavo, dal momento in cui
tu
dormivi beatamente- mentì, non poi del tutto.
In fondo stava lavorando per un
progetto
universitario, no? Quindi era di studio che si trattava.
-Che secchiona- sospirò
Andrew buttandosi
con la testa tra i cuscini, per poi emergerne subito dopo e fissarla
negli
occhi con espressione accigliata.
-Non starai perdendo troppe
lezioni?-
chiese il ragazzo con uno strano sguardo indagatore.
Jude si passò una mano
avanti al viso, per
sminuire la situazione.
-Sono una secchiona,
l’hai detto anche tu,
qualche lezione in meno non mi farà male!-
Ne stava perdendo davvero tante,
troppe in
realtà, ma non aveva alternativa e, a dire la
verità, la cosa non le
interessava minimamente in quel momento.
Andrew la fissò con
espressione dubbiosa
per qualche altro istante, senza però dire niente.
-Vieni qui?- chiese con un tono che
non era
il suo, quasi titubante, battendo leggermente una mano sulla parte
libera del
materasso accanto a lui.
Jude si accigliò,
guardando prima la mano,
poi lui, alzandosi come un automa ed avvicinandosi a lui.
-Volevo ringraziarti per quello che
stai
facendo per me- le disse, una volta che la ragazza ebbe raggiunto il
suo letto.
-Ma io non sto facendo nulla-
-So quanto siano importanti per te
gli
studi e so quanto ti è costato perdere una settimana di
corsi- Jude abbassò lo
sguardo. Aveva ragione, normalmente le sarebbe pesato tanto perdere
anche solo
una mattina di lezioni, ma in quel caso non le interessava minimamente.
Se non
le fossero serviti i soldi per l’affitto avrebbe saltato
anche il lavoro, pur
di stargli vicino.
Due dita affusolate le afferrarono
delicatamente il mento e Jude alzò automaticamente gli
occhi, ritrovando quelli
di Andrew più vicini di quanto pensasse.
-Andrew…-
sospirò, senza saper bene cosa
dire.
Deglutì a fatica mentre
lo vedeva farsi
sempre più vicino. Un brivido la scosse prepotentemente
quando capì le
intenzioni del ragazzo e d’istinto socchiuse gli occhi,
ritrovandosi ansiosa di
ricevere un bacio che inconsciamente, ma neanche troppo, attendeva da
tempo.
Andrew sussurrò qualcosa
quando le punte
dei loro nasi arrivarono a sfiorarsi, ma Jude non lo sentì
nemmeno, con le
orecchie piene del tamburellio del suo cuore.
Serrò gli occhi,
sporgendosi leggermente
verso di lui, col cuore che le andava a mille ed il respiro corto, in
attesa di
quel bacio, che però non arrivò.
Riaprì gli occhi quel
poco che bastava per
scorgere il ragazzo, con una strana espressione triste in viso, che si
allontanava nuovamente da lei. No, non poteva fare così, non
anche questa
volta. Non poteva avvicinarla e poi scacciarla a suo piacimento, non
poteva
giocare con lei ed i suoi sentimenti in quel modo crudele.
Jude aprì la bocca,
pronta a dar sfogo ai
suoi dubbi, ma il rumore di qualcuno che bussava alla porta li fece
voltare
entrambi, mentre un dottore che non aveva mai visto prima si schiariva
la voce.
-Buongiorno signor Thompson-
salutò
educatamente –E signorina…-
Jude balzò indietro,
allontanandosi rapidamente
dal ragazzo -Turner- trillò in tono isterico arrossendo
vergognosamente –Jude
Turner-
Il dottore le sorrise, prima di
lanciare
uno sguardo frettoloso ad Andrew, per poi tornare a lei.
-Le dispiace lasciarmi un attimo da
solo
col signor Thompson, signorina Turner?-
Jude si voltò
automaticamente verso Andrew,
che aveva assunto un’espressione neutra, per poi afferrare
velocemente la sua
borsa.
Col portatile sotto un braccio e la
borsa
nell’altra, annuì al dottore per poi rivolgere ad
Andrew un sorriso tirato.
-Sono qui fuori-
sussurrò nella sua
direzione prima di uscire.
Jude corse fuori dalla stanza
appiattendosi
contro il muro freddo del corridoio.
Sospirò stancamente prima di passarsi una mano
sul viso ancora
accaldato.
Stava per baciarla, Andrew stava
per
baciarla e lei l’avrebbe lasciato fare senza fiatare. Quando
si era avvicinato
e l’aveva guardato con espressione così intensa
Jude si era riscoperta a
desiderare quel bacio più di ogni altra cosa. Voleva Andrew,
ora ne aveva la
certezza, con un’intensità che nemmeno pensava di
poter avere. Aveva sperato,
ingenuamente, che l’attrazione che sentiva per quel ragazzo
fosse puramente
fisica, pochi minuti prima il suo cuore impazzito le aveva fatto capire
che c’era
molto di più. Le piaceva, da morire, ma non pensava che
fosse corrisposta.
Quando aveva riaperto gli occhi per
osservare Andrew, aveva letto sul suo viso un misto di tristezza,
insicurezza e
qualcos’altro che non era riuscita a decifrare. Forse voleva
baciarla per
ringraziarla di quello che stava facendo per lui, ma si era fermato
perchè
aveva capito che per lei sarebbe stato qualcosa di più?
Dio! Stava diventando matta dietro
quel
ragazzo che un attimo prima sembrava pendere dalle sue labbra, quello
dopo la
trattava peggio di un’appestata in punto di morte.
Jude si prese la testa tra le mani,
cercando di riordinare le idee, senza successo.
-Bambi?- la ragazza alzò
di scatto la
testa, incrociando lo sguardo dell’unica persona che la
chiamava con quell’assurdo
nome.
-Ciao Marlon- cerco di riacquistare
un po’ di
contegno, sorridendo appena.
Marlon la guardò
stranito –Cosa c’è? E’
successo qualcosa ad Andrew?- chiese in tono spaventato, lanciando
un’occhiata
alla porta della stanza del ragazzo, a qualche metro da loro.
-No, no- si affrettò a
tranquillizzarlo
lei, scuotendo energicamente la testa –Sono solo un
po’ stanca- gli appioppò la
prima scusa che le venne in mente.
L’espressione di Marlon
si rilassò, ma i
suoi occhi erano sempre concentrati su di lei.
-Come mai sei qui fuori?- le
chiese,
facendo un cenno verso la stanza.
-Il dottore mi ha chiesto di poter
parlare
un attimo da solo con Andrew- mentre lei stessa pronunciava quelle
parole,
sentì una strana ansia crescerle dentro.
Cosa voleva dire il dottore ad
Andrew?
Doveva restare lì un’altra settimana?
C’era qualcosa che non andava nelle sue
analisi?
-Jude, sei sicura che vada tutto
bene?-
Marlon l’afferrò per le spalle, costringendola a
guardarlo negli occhi.
-Certo- riuscì a
sibilare, per niente
convincente –Spero solo che stia bene-
-Perchè dici
così? C’è qualcosa che io non
so? I dottori ti hanno detto qualcosa?- Marlon diventò
ansioso a sua volta,
interrogandola.
-No, no! Anzi, ieri hanno detto che
ha un
fisico forte e grazie a questo la ripresa sembra essere più
veloce del previsto-
-E allora cosa
c’è?- Le chiese con
espressione confusa.
-Niente!- Trillò
spazientita, sentendosi
stupida –Sono solo in ansia, ok?-
Marlon la guardò in
silenzio per qualche
istante, prima di scoppiare a ridere incontrollatamente.
-Cosa c’è da
ridere, ora?- chiese
sospirando
-C’è che
sembri mia madre, Jude!- la prese
in giro facendola arrossire –Va tutto bene, i dottori ce lo
ripetono ogni
giorno, sta tranquilla-
Jude lo ignorò,
incrociando le braccia al
petto e battendo un piede a terra in un ritmo isterico mentre Marlon
continuava
a ridersela sotto i baffi. Fortunatamente il dottore uscì
dalla stanza di
Andrew prima che lei rompesse in mille pezzi la mattonella contro la
quale si
era accanita o prendesse a schiaffi Marlon.
-Va bene ragazzi, ora potete
entrare- parlò
al plurale, rivolgendosi però maggiormente a Jude, che non
aspettò un secondo
di più per buttarsi nella stanza.
L’ansia era cresciuta
così tanto, che Jude
si aspettava di vedere un Andrew disteso sul letto, quasi morente.
Invece trovò
il ragazzo proprio come l’aveva lasciato, ad eccezione del
sorriso luminoso che
le stava rivolgendo e che stava per causarle un infarto.
-Hei amico, sei ancora a letto
vedo- salutò
Marlon entrando nella camera di Andrew –Non ti starai
impigrendo un po’
troppo?- Andrew sorrise all’amico, ma Jude non gli diede
tempo di rispondere.
-Cosa ti ha detto il dottore?-
esordì
avvicinandosi a lui, ansiosa.
Andrew la guardò con un
sopracciglio alzato,
facendola arrossire, mentre le immagini del suo viso vicino al suo le
ritornavano in mente.
-Mi ha detto che…-
cominciò lui, per poi
fare una pausa alquanto straziante.
-Cosa?- non riuscì a
trattenersi –Cosa, eh?
Cosa ha detto?-
Andrew riuscì a stento a
trattenere una
risata seguito dall’amico.
-Per amor del cielo Bambi, vacci
piano!- la
riprese Marlon facendole rendere improvvisamente conto che si stava
comportando
da isterica.
-Avresti dovuto vederla qui fuori
Andy-
continuò rivolgendosi all’amico e Jude
spalancò gli occhi mentre sentiva il
sangue salirle al cervello troppo velocemente –Non
è riuscita a stare ferma per
un istante! Era così in ansia, nemmeno fosse tua madre!-
Jude si passò una mano
sul viso
attraversato da mille tonalità di rosso, distogliendo lo
sguardo da Andrew, per
l’imbarazzo.
-Grazie mille, Marlon-
sibilò la ragazza –E
scusatemi se sono l’unica qua dentro che si rende conto della
gravità della
situazione- sbottò e quando vide il volto di Andrew
rabbuiarsi se ne pentì all’istante.
Jude 1 – Tatto 0
-E’ per questo che sei
essenziale per la
nostra esistenza Bambi- scherzò Marlon, spezzando la
tensione che si era creata
–Saremo stati persi senza di te-
Le accarezzo la testa come se fosse
un
cucciolo di labrador, per poi rivolgersi ad Andrew.
-Allora, cosa ti ha detto il
dottore?
Quanto tempo ti rimane?-
Andrew parve trovare il sorriso e
scosse la
testa alzando gli occhi al cielo –Abbastanza per poterti
battere altre cento
volte al bowling-
-Accidenti!-
-E’ una schiappa-
spiegò, rivolgendosi a
Jude, che sorrise spontaneamente.
-Tipico dei brasiliani-
commentò complice,
con un sorrisetto divertito.
-Ok, ok- Marlon alzò le
mani –Come siamo
passati dal “cosa ti ha detto il
dottore”
a “Marlon è una schiappa”?-
Andrew sorrise, alzando gli occhi
al cielo.
-Ho una buona e una cattiva notizia-
-Prima la buona- dissero
contemporaneamente
Jude e Marlon.
-Bene, la buona notizia
è che oggi
pomeriggio mi dimettono da qui-
-Ma è grandioso!-
tuonò Marlon mentre Jude
alzò i pugni al cielo, trattenendosi dall’esultare
con urla fuori luogo.
-Sono così contenta-
disse e lo era davvero
tanto. Finalmente Andrew poteva andare fuori da lì e cercare
di ricominciare la
sua vita, in modo migliore.
-Non vi ho ancora detto la brutta
notizia,
però-
Jude si ricompose subito, prestando
la
massima attenzione al ragazzo.
-Per sicurezza- mimò le
virgolette con le
mani –Qualcuno deve restare con me per le prossime
quarantotto ore-
Entrambi lo guardarono con
espressione
confusa ed Andrew si affrettò a spiegare –Hanno
paura che io possa rifare…- si
interruppe incrociando lo sguardo di Jude, che cercava di mantenere la
sua
espressione più neutra possibile, poi puntò lo
sguardo in quello di Marlon,
proseguendo –Se assumo sostanze stupefacenti con tutte le
medicine che mi hanno
somministrato negli ultimi due giorni, potrei restarci secco. Vogliono
qualcuno
che stia con me, per accertarsi che non lo rifaccia-
-E non lo rifarai- fu la risposta
dura di
Marlon.
Fu strano sentirlo parlare in tono
così
serio e solo in quel momento, forse, Jude capì quanto fosse
profonda l’amicizia
tra i due.
-Marlon
tu potresti…-
-Certo- rispose di getto, per poi
mordersi
la lingua un istante dopo –Maledizione! Domani ho una
sfilata, non posso
saltarla-
-Tranquillo- rispose Andrew con un
sorriso
triste.
-Tuo fratello?- propose, ma lo
sguardo di
Andrew fu eloquente.
-Non è mai in casa, col
suo lavoro, e
comunque ieri è partito per San Francisco, per uno dei suoi
stupidi convegni-
Marlon sospirò,
passandosi una mano dietro
al collo.
-Cosa succede se non riusciamo a
trovare
nessuno?- chiese
-Dovrò restare qui per
minimo altri due
giorni- sospirò Andrew, con aria sconfitta –non
importa, sono qui da una
settimana, posso far…-
-Lo farò io- proruppe
Jude, dal suo
silenzio e due paia di occhi si voltarono verso di lei, con espressione
stupita.
-Cosa?- chiese Andrew, mentre sul
volto di
Marlon si formava un sorriso per niente rassicurante.
-Starò io con te-
precisò, sicura, col
cuore che le andava a mille.
-Jude, no! Hai già fatto
troppo per me…-
-E’ perfetto!- lo
interruppe Marlon, senza
smettere di sorridere a Jude.
-Marlon- lo richiamò
Andrew –Jude ha degli
impegni: l’università, il lavoro-
-Ho saltato una settimana di corsi,
due
giorni in più non saranno la fine del mondo-
commentò con tranquillità.
-E il lavoro?- la sfidò
Andrew
-Non importa, mi farò
dare due giorni di
ferie- Cosa stava dicendo poco prima riguardo all’importanza
di pagare l’affitto?
-Jude…-
-Oh, Andrew!- lo riprese ancora
Marlon,
alzando gli occhi al cielo –Non essere stupido, vuoi
trascorrere altri due
giorni in questo inferno?-
Andrew sospirò, prima di
puntare i suoi
occhi in quelli di Jude in un silenzio che parve interminabile
–No, non voglio-
Jude gli sorrise, mentre realizzava
quello
che aveva appena fatto.
Avrebbe trascorso due giorni,
quarantotto
ore, duemiladuecentottanta minuti, con Andrew.
Stava per ficcarsi direttamente
nella tana
del lupo.
*
*
*
Prima della domanda, volevo
ringraziare
tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le
seguite/ricordate/preferite ed un grande abbraccio alle 42 che mi hanno
inserito tra le autrici preferite! Love ya all.
Amicizia.
Esiste
per voi quella vera? Avete una migliore amica/amico?