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Autore: JustALittleLie    06/03/2013    8 recensioni
Quando Jude, cresciuta nel North Carolina, si era trasferita a New York per studiare alla Columbia, aveva pensato che quella sarebbe stata la svolta della sua vita. In una città così grande avrebbe sicuramente trovato un buon lavoro, delle persone intellettualmente stimolanti e, più importante di tutto, il suo principe azzurro.
Le cose non erano andate però secondo i suoi piani e tutto quello che aveva era un lavoro come ragazza delle consegne da Frankie's e due coinquiline alquanto strane.
Oh, ma il bello, la ciliegina sulla torta, doveva ancora arrivare ed aveva anche un nome: Andrew.
***
-ma questo è un ricatto!- si ritrovò quasi ad urlare, rossa in viso, mentre il ragazzo si allontanava
-e questa è New York, piccola- e le fece l’occhiolino mandandole un bacio, con tanto di schiocco.
  
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fratelli e sorelle.

Molti di voi ne hanno. Alcune un fratello pestifero che le costringe alle lotte in stile wrestling, altre una sorella che vorrebbero strozzare un giorno si e l’altro pure. Altre ancora hanno la fortuna/sfortuna di essere figlie uniche.

Io ho una sorella e un fratello, gemelli. Sono più grandi di me di sette anni ed ho due rapporti completamente diversi con i due. Con mia sorella, quando vivevamo insieme, ci sopportavamo appena. Caratteri opposti ed incompatibili, da quando si è trasferita devo dire che il nostro rapporto è migliorato, molto.
Io e mio fratello ci siamo sempre amati, da bambini. Non viviamo in simbiosi, anche per la differenza d’età, ma ci troviamo sempre bene insieme e non abbiamo nessun problema ad andare a prendere una birra da soli e chiacchierare.

Dopo avervi annoiato in abbondanza vi lascio al capitolo!


.

Jude si ritrovò ad andare tutti i giorni, per una settimana, in quella stanza d’ospedale, dove la logora poltroncina in pelle bianca aveva ormai preso la forma della sua sagoma.

Di solito si perdeva in lunghe chiacchierate con Andrew, come se fossero due vecchi amici al tavolo di un caffè che parlavano delle loro noiose vite e non due ragazzi costretti in una stanza d’ospedale dopo uno dei due aveva avuto un principio overdose. Quella mattina invece al suo arrivo, Andrew era ancora immerso nel mondo dei sogni.

Jude si avvicinò ad Andrew in punta di piedi, cercando di non far nessun rumore che potesse destare il ragazzo. Quando fu abbastanza vicina da scorgere il suo viso, un sospirò spontaneo le uscì dalle labbra socchiuse. Andrew dormiva con un’espressione talmente innocente e rilassata che a vederlo così nessuno avrebbe dedotto il motivo per cui era costretto in quel letto, motivo che stava facendo impazzire Jude, impedendole di dormire la notte.

Allungò una mano poggiandola delicatamente sulla guancia del ragazzo, dove era cresciuta un po’ di barba e subito sentì una scossa attraversarle le dita per raggiungere direttamente il suo petto.

In quei giorni Jude avrebbe tanto voluto sapere la verità da Andrew, avrebbe voluto sapere perchè si era ridotto così, cosa l’aveva spinto ad abusare così tanto di quella robaccia da rischiare la sua vita. Ogni volta però che Jude cercava di fargli qualche domanda, lui sviava subito il discorso, rabbuiandosi all’istante. La ragazza non aveva insistito più, perchè se c’era una cosa che aveva capito di Andrew era che se messo alle strette si chiudeva a riccio. Non aveva altra scelta, e speranza, che il ragazzo ne parlasse volontariamente con lei, cosa che con suo grande disappunto non era avvenuta. Non era curiosità morbosa la sua, o voglia di impicciarsi, semplicemente voleva aiutarlo, ma le era difficile se non sapeva cosa c’era che non andava in lui e nella sua vita. Certo, aveva capito che lo scenario della sua famiglia era alquanto strano, se non del tutto inesistente e questo non era certo d’aiuto per migliorare la situazione. Nella settimana in cui era stata lì, il fratello Ben, di cui aveva ancora il pessimo ricordo stampato nella mente, era passato tutti i giorni, per brevi visite. Dei genitori, invece, nessuna traccia. Non l’aveva mai visto parlare al telefono, o un accenno in un discorso, tanto che alla fine Jude era arrivata alla conclusione che il ragazzo fosse orfano.
A contrario dei famigliari, però, Marlon era andato a trovarlo tutti i giorni, restando a parlare con lui per ore e facendolo ridere di tanto in tanto.

Jude allontanò la mano dal volto di Andrew per poi passarla stancamente tra i suoi capelli. Forse stava sbagliando tutto, forse doveva scuoterlo per le spalle e convincerlo a tirare fuori quello che aveva dentro o, forse, stava semplicemente diventando troppo ansiosa.

Si allontanò prendendo posto sulla sua solita poltroncina, accanto al letto del ragazzo. Afferrò il portatile dalla borsa che usava per andare all’università, poggiandolo sulle sue gambe. Aspettò pazientemente che l’aggeggio si avviasse, prima di aprire la pagina, ancora bianca, di word.

Con suo grande disappunto, nonostante gli sconvolgenti avvenimenti di quel fine settimana, il mondo fuori da quella stanza non si era fermato, anzi, correva più impazzito che mai e lei aveva un progetto a cui lavorare. Quando Catherine, la sua compagna di corso, le aveva mandato una mail chiedendole come procedeva il suo racconto per il progetto della professoressa Green, a Jude quasi era venuto un infarto. Come procedeva? Non aveva nemmeno iniziato! E come avrebbe potuto con tutto quel trambusto? I giorni passavano però e lei doveva buttare giù almeno qualche idea.

Fissò il foglio bianco luminoso di fronte a lei e cercò di pensare a qualcosa, ma l’unica cosa che le venne in mente fu Andrew, il suo sorriso strafottente, il suo sguardo malizioso, la sua voce calda e profonda. La sua mente andò al primo giorno in cui l’aveva visto e alla sensazione d’odio che aveva provato, che ora era stata sostituita da ben altro. Sorrise e senza nemmeno accorgersene veramente le sue dita cominciarono a picchiettare sui tasti, ripercorrendo con lei i momenti, le immagini, le sensazioni che ora le tornavano in mente più vive che mai.

-Cosa stai facendo?- Jude sobbalzò, sentendo la voce assonnata di Andrew provenire dal letto.

-Mi hai spaventata!- lo accusò, chiudendo di scatto lo schermo del pc, guardandosi in giro con aria colpevole.

Andrew sorrise con quell’espressione maliziosa che gli era tornata da qualche giorno –Cosa stai facendo?- ripeté richiamando la sua attenzione

Jude puntò gli occhi in quelli del ragazzo, arrossendo senza riuscire a trattenersi -Studiavo, dal momento in cui tu dormivi beatamente- mentì, non poi del tutto.

In fondo stava lavorando per un progetto universitario, no? Quindi era di studio che si trattava.

-Che secchiona- sospirò Andrew buttandosi con la testa tra i cuscini, per poi emergerne subito dopo e fissarla negli occhi con espressione accigliata.

-Non starai perdendo troppe lezioni?- chiese il ragazzo con uno strano sguardo indagatore.

Jude si passò una mano avanti al viso, per sminuire la situazione.

-Sono una secchiona, l’hai detto anche tu, qualche lezione in meno non mi farà male!-

Ne stava perdendo davvero tante, troppe in realtà, ma non aveva alternativa e, a dire la verità, la cosa non le interessava minimamente in quel momento.

Andrew la fissò con espressione dubbiosa per qualche altro istante, senza però dire niente.

-Vieni qui?- chiese con un tono che non era il suo, quasi titubante, battendo leggermente una mano sulla parte libera del materasso accanto a lui.

Jude si accigliò, guardando prima la mano, poi lui, alzandosi come un automa ed avvicinandosi a lui.

-Volevo ringraziarti per quello che stai facendo per me- le disse, una volta che la ragazza ebbe raggiunto il suo letto.

-Ma io non sto facendo nulla-

-So quanto siano importanti per te gli studi e so quanto ti è costato perdere una settimana di corsi- Jude abbassò lo sguardo. Aveva ragione, normalmente le sarebbe pesato tanto perdere anche solo una mattina di lezioni, ma in quel caso non le interessava minimamente. Se non le fossero serviti i soldi per l’affitto avrebbe saltato anche il lavoro, pur di stargli vicino.

Due dita affusolate le afferrarono delicatamente il mento e Jude alzò automaticamente gli occhi, ritrovando quelli di Andrew più vicini di quanto pensasse.

-Andrew…- sospirò, senza saper bene cosa dire.

Deglutì a fatica mentre lo vedeva farsi sempre più vicino. Un brivido la scosse prepotentemente quando capì le intenzioni del ragazzo e d’istinto socchiuse gli occhi, ritrovandosi ansiosa di ricevere un bacio che inconsciamente, ma neanche troppo, attendeva da tempo.

Andrew sussurrò qualcosa quando le punte dei loro nasi arrivarono a sfiorarsi, ma Jude non lo sentì nemmeno, con le orecchie piene del tamburellio del suo cuore.

Serrò gli occhi, sporgendosi leggermente verso di lui, col cuore che le andava a mille ed il respiro corto, in attesa di quel bacio, che però non arrivò.

Riaprì gli occhi quel poco che bastava per scorgere il ragazzo, con una strana espressione triste in viso, che si allontanava nuovamente da lei. No, non poteva fare così, non anche questa volta. Non poteva avvicinarla e poi scacciarla a suo piacimento, non poteva giocare con lei ed i suoi sentimenti in quel modo crudele.

Jude aprì la bocca, pronta a dar sfogo ai suoi dubbi, ma il rumore di qualcuno che bussava alla porta li fece voltare entrambi, mentre un dottore che non aveva mai visto prima si schiariva la voce.

-Buongiorno signor Thompson- salutò educatamente –E signorina…-

Jude balzò indietro, allontanandosi rapidamente dal ragazzo -Turner- trillò in tono isterico arrossendo vergognosamente –Jude Turner-

Il dottore le sorrise, prima di lanciare uno sguardo frettoloso ad Andrew, per poi tornare a lei.

-Le dispiace lasciarmi un attimo da solo col signor Thompson, signorina Turner?-

Jude si voltò automaticamente verso Andrew, che aveva assunto un’espressione neutra, per poi afferrare velocemente la sua borsa.

Col portatile sotto un braccio e la borsa nell’altra, annuì al dottore per poi rivolgere ad Andrew un sorriso tirato.

-Sono qui fuori- sussurrò nella sua direzione prima di uscire.

Jude corse fuori dalla stanza appiattendosi contro il muro freddo del corridoio.  Sospirò stancamente prima di passarsi una mano sul viso ancora accaldato.

Stava per baciarla, Andrew stava per baciarla e lei l’avrebbe lasciato fare senza fiatare. Quando si era avvicinato e l’aveva guardato con espressione così intensa Jude si era riscoperta a desiderare quel bacio più di ogni altra cosa. Voleva Andrew, ora ne aveva la certezza, con un’intensità che nemmeno pensava di poter avere. Aveva sperato, ingenuamente, che l’attrazione che sentiva per quel ragazzo fosse puramente fisica, pochi minuti prima il suo cuore impazzito le aveva fatto capire che c’era molto di più. Le piaceva, da morire, ma non pensava che fosse corrisposta.

Quando aveva riaperto gli occhi per osservare Andrew, aveva letto sul suo viso un misto di tristezza, insicurezza e qualcos’altro che non era riuscita a decifrare. Forse voleva baciarla per ringraziarla di quello che stava facendo per lui, ma si era fermato perchè aveva capito che per lei sarebbe stato qualcosa di più?

Dio! Stava diventando matta dietro quel ragazzo che un attimo prima sembrava pendere dalle sue labbra, quello dopo la trattava peggio di un’appestata in punto di morte.

Jude si prese la testa tra le mani, cercando di riordinare le idee, senza successo.

-Bambi?- la ragazza alzò di scatto la testa, incrociando lo sguardo dell’unica persona che la chiamava con quell’assurdo nome.

-Ciao Marlon- cerco di riacquistare un po’ di contegno, sorridendo appena.

Marlon la guardò stranito –Cosa c’è? E’ successo qualcosa ad Andrew?- chiese in tono spaventato, lanciando un’occhiata alla porta della stanza del ragazzo, a qualche metro da loro.

-No, no- si affrettò a tranquillizzarlo lei, scuotendo energicamente la testa –Sono solo un po’ stanca- gli appioppò la prima scusa che le venne in mente.

L’espressione di Marlon si rilassò, ma i suoi occhi erano sempre concentrati su di lei.

-Come mai sei qui fuori?- le chiese, facendo un cenno verso la stanza.

-Il dottore mi ha chiesto di poter parlare un attimo da solo con Andrew- mentre lei stessa pronunciava quelle parole, sentì una strana ansia crescerle dentro.

Cosa voleva dire il dottore ad Andrew? Doveva restare lì un’altra settimana? C’era qualcosa che non andava nelle sue analisi?

-Jude, sei sicura che vada tutto bene?- Marlon l’afferrò per le spalle, costringendola a guardarlo negli occhi.

-Certo- riuscì a sibilare, per niente convincente –Spero solo che stia bene-

-Perchè dici così? C’è qualcosa che io non so? I dottori ti hanno detto qualcosa?- Marlon diventò ansioso a sua volta, interrogandola.

-No, no! Anzi, ieri hanno detto che ha un fisico forte e grazie a questo la ripresa sembra essere più veloce del previsto-

-E allora cosa c’è?- Le chiese con espressione confusa.

-Niente!- Trillò spazientita, sentendosi stupida –Sono solo in ansia, ok?-

Marlon la guardò in silenzio per qualche istante, prima di scoppiare a ridere incontrollatamente.

-Cosa c’è da ridere, ora?- chiese sospirando

-C’è che sembri mia madre, Jude!- la prese in giro facendola arrossire –Va tutto bene, i dottori ce lo ripetono ogni giorno, sta tranquilla-

Jude lo ignorò, incrociando le braccia al petto e battendo un piede a terra in un ritmo isterico mentre Marlon continuava a ridersela sotto i baffi. Fortunatamente il dottore uscì dalla stanza di Andrew prima che lei rompesse in mille pezzi la mattonella contro la quale si era accanita o prendesse a schiaffi Marlon.

-Va bene ragazzi, ora potete entrare- parlò al plurale, rivolgendosi però maggiormente a Jude, che non aspettò un secondo di più per buttarsi nella stanza.

L’ansia era cresciuta così tanto, che Jude si aspettava di vedere un Andrew disteso sul letto, quasi morente. Invece trovò il ragazzo proprio come l’aveva lasciato, ad eccezione del sorriso luminoso che le stava rivolgendo e che stava per causarle un infarto.

-Hei amico, sei ancora a letto vedo- salutò Marlon entrando nella camera di Andrew –Non ti starai impigrendo un po’ troppo?- Andrew sorrise all’amico, ma Jude non gli diede tempo di rispondere.

-Cosa ti ha detto il dottore?- esordì avvicinandosi a lui, ansiosa.

Andrew la guardò con un sopracciglio alzato, facendola arrossire, mentre le immagini del suo viso vicino al suo le ritornavano in mente.

-Mi ha detto che…- cominciò lui, per poi fare una pausa alquanto straziante.

-Cosa?- non riuscì a trattenersi –Cosa, eh? Cosa ha detto?-

Andrew riuscì a stento a trattenere una risata seguito dall’amico.

-Per amor del cielo Bambi, vacci piano!- la riprese Marlon facendole rendere improvvisamente conto che si stava comportando da isterica.

-Avresti dovuto vederla qui fuori Andy- continuò rivolgendosi all’amico e Jude spalancò gli occhi mentre sentiva il sangue salirle al cervello troppo velocemente –Non è riuscita a stare ferma per un istante! Era così in ansia, nemmeno fosse tua madre!-

Jude si passò una mano sul viso attraversato da mille tonalità di rosso, distogliendo lo sguardo da Andrew, per l’imbarazzo.

-Grazie mille, Marlon- sibilò la ragazza –E scusatemi se sono l’unica qua dentro che si rende conto della gravità della situazione- sbottò e quando vide il volto di Andrew rabbuiarsi se ne pentì all’istante.

Jude 1 – Tatto 0

-E’ per questo che sei essenziale per la nostra esistenza Bambi- scherzò Marlon, spezzando la tensione che si era creata –Saremo stati persi senza di te-

Le accarezzo la testa come se fosse un cucciolo di labrador, per poi rivolgersi ad Andrew.

-Allora, cosa ti ha detto il dottore? Quanto tempo ti rimane?-

Andrew parve trovare il sorriso e scosse la testa alzando gli occhi al cielo –Abbastanza per poterti battere altre cento volte al bowling-

-Accidenti!-

-E’ una schiappa- spiegò, rivolgendosi a Jude, che sorrise spontaneamente.

-Tipico dei brasiliani- commentò complice, con un sorrisetto divertito.

-Ok, ok- Marlon alzò le mani –Come siamo passati dal “cosa ti ha detto il dottore” a “Marlon è una schiappa”?-

Andrew sorrise, alzando gli occhi al cielo.

-Ho una buona e una cattiva notizia-

-Prima la buona- dissero contemporaneamente Jude e Marlon.

-Bene, la buona notizia è che oggi pomeriggio mi dimettono da qui-   

-Ma è grandioso!- tuonò Marlon mentre Jude alzò i pugni al cielo, trattenendosi dall’esultare con urla fuori luogo.

-Sono così contenta- disse e lo era davvero tanto. Finalmente Andrew poteva andare fuori da lì e cercare di ricominciare la sua vita, in modo migliore.

-Non vi ho ancora detto la brutta notizia, però-

Jude si ricompose subito, prestando la massima attenzione al ragazzo.

-Per sicurezza- mimò le virgolette con le mani –Qualcuno deve restare con me per le prossime quarantotto ore-

Entrambi lo guardarono con espressione confusa ed Andrew si affrettò a spiegare –Hanno paura che io possa rifare…- si interruppe incrociando lo sguardo di Jude, che cercava di mantenere la sua espressione più neutra possibile, poi puntò lo sguardo in quello di Marlon, proseguendo –Se assumo sostanze stupefacenti con tutte le medicine che mi hanno somministrato negli ultimi due giorni, potrei restarci secco. Vogliono qualcuno che stia con me, per accertarsi che non lo rifaccia-

-E non lo rifarai- fu la risposta dura di Marlon.

Fu strano sentirlo parlare in tono così serio e solo in quel momento, forse, Jude capì quanto fosse profonda l’amicizia tra i due.

 -Marlon tu potresti…-

-Certo- rispose di getto, per poi mordersi la lingua un istante dopo –Maledizione! Domani ho una sfilata, non posso saltarla-

-Tranquillo- rispose Andrew con un sorriso triste.

-Tuo fratello?- propose, ma lo sguardo di Andrew fu eloquente.

-Non è mai in casa, col suo lavoro, e comunque ieri è partito per San Francisco, per uno dei suoi stupidi convegni-

Marlon sospirò, passandosi una mano dietro al collo.

-Cosa succede se non riusciamo a trovare nessuno?- chiese

-Dovrò restare qui per minimo altri due giorni- sospirò Andrew, con aria sconfitta –non importa, sono qui da una settimana, posso far…-

-Lo farò io- proruppe Jude, dal suo silenzio e due paia di occhi si voltarono verso di lei, con espressione stupita.

-Cosa?- chiese Andrew, mentre sul volto di Marlon si formava un sorriso per niente rassicurante.

-Starò io con te- precisò, sicura, col cuore che le andava a mille.

-Jude, no! Hai già fatto troppo per me…-

-E’ perfetto!- lo interruppe Marlon, senza smettere di sorridere a Jude.

-Marlon- lo richiamò Andrew –Jude ha degli impegni: l’università, il lavoro-

-Ho saltato una settimana di corsi, due giorni in più non saranno la fine del mondo- commentò con tranquillità.

-E il lavoro?- la sfidò Andrew

-Non importa, mi farò dare due giorni di ferie- Cosa stava dicendo poco prima riguardo all’importanza di pagare l’affitto?

-Jude…-

-Oh, Andrew!- lo riprese ancora Marlon, alzando gli occhi al cielo –Non essere stupido, vuoi trascorrere altri due giorni in questo inferno?-

Andrew sospirò, prima di puntare i suoi occhi in quelli di Jude in un silenzio che parve interminabile –No, non voglio-

Jude gli sorrise, mentre realizzava quello che aveva appena fatto.

Avrebbe trascorso due giorni, quarantotto ore, duemiladuecentottanta minuti, con Andrew.

Stava per ficcarsi direttamente nella tana del lupo.

 

 

 

 

*                   *                    *

 

 

 

Prima della domanda, volevo ringraziare tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le seguite/ricordate/preferite ed un grande abbraccio alle 42 che mi hanno inserito tra le autrici preferite! Love ya all.

Amicizia.

Esiste per voi quella vera? Avete una migliore amica/amico?

   
 
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