Lauren era una ragazzina di quattordici anni, aveva lunghi capelli neri come la pece e occhioni azzurri. Era timida, permalosa e molto intelligente. Frequentava il primo anno di liceo ed era spesso presa di mira da un paio di bulletti che la spintonavano a destra e a manca. Lei li ascoltava e quando la insultavano ci stava male ma le bastava un bel libro e dimenticava tutto quello che c’era attorno, si immergeva completamente nelle pagine di quei libri stupendi con trame intricate e copertine colorate. Lauren era figlia unica e viveva con la madre e il cane in una grande casa. Abitava lontano dalla sua scuola e dai suoi coetanei e non usciva mai con gli amici. Sarebbe uscita se ne avesse avuti, ma purtroppo nessuno aveva voglia di parlare con “la sfigatella di campagna” e lei stava male anche per questo. Dopo i compiti scriveva e leggeva e non smetteva finché la madre non la chiamava per la cena. E poi piangeva: la testa sotto al cuscino, le gambe che le tremavano strette al petto e le braccia che le cingevano. Piangeva e stava male per colpa di quegli idioti che le ricordavano ogni giorno quanto fosse brutta per loro. Era stanca dei così tanti insulti, ma, al contrario del padre arruolato nell’esercito, non sapeva difendersi. Era fragile e debole e piangeva per un nonnulla. L’unico amico che aveva era Ray: il suo cane. Era un bellissimo husky bianco e nero dolce come il miele. Spesso le saltava addosso  e le asciugava le lacrime leccandole il viso. Lauren amava Ray e lo preferiva mille volte a qualsiasi cosa o persona.