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Autore: carly_0805    06/03/2013    0 recensioni
"Camminiamo, verso l’infinito, alla ricerca della luce, alla ricerca della felicità, per sempre."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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sempre

                                                              SEMPRE

 

“Cosa vedi?”

“Niente.”

“Come niente? Qualcosa devi vedere.”

“Si. Il vuoto.”

“Non è possibile.”

“Tu cosa vedi?”

“Una luce. È luminosa. Fa quasi lacrimare.”

Perché non vedo niente? Perché lui vede tutto e io assolutamente niente?

“Perché?” Sussurro.

Alzo gli occhi e riesco a vedere il suo sguardo di pietà. Gli faccio pena. Una lacrima mi riga il viso fino a scendere sulle labbra e cadere giù sul collo.

“Com’è?” Dice sorridendo.

Lo guardo con aria interrogativa per fargli spiegare meglio cosa vuole dire.

“Intendo, com’è la lacrima?”

“Amara.”

“Come te.” Dice con voce tremolante, come se avesse paura della mia reazione. Ma non c’è alcuna reazione. Volto il viso verso il mare; proprio lì, dove io non vedo niente, e lui, nel pieno della notte, vede una forte luce.

Posa una mano sulla mia spalla per consolarmi, ma in questo modo fa soltanto peggio.

“Ti faccio pena vero? Puoi dirmelo.” Non riesco a trattenermi.

Non risponde. Mi guarda ancora con quegli occhi blu maledettamente dolci.

“Insomma” Continuo “Una sedicenne che si ritrova con il suo migliore amico seduta sulla riva del mare, la notte di un sabato d’inverno. Fa freddo e quella ragazza non pensa a nient’altro che a sé. Piange per cosa? per niente, perché non riesce a vedere la luce nel buio. È la sua vita che è spenta, mentre quella del ragazzo è così raggiante che la luce esce persino dai suoi occhi. Da me cosa esce? Il buio. E cosi ti faccio pena. Stai qui solo perché sei troppo buono per andartene e dirmi che fa tanto freddo.”

Rimane in silenzio. Mi fissa. “Avanti dillo!”. Insisto. “Dillo” Urlo. “Cosa aspetti?” Urlo ancora più forte per farmi sentire da tutti. Ma sembra che nessuno mi senta adesso. Sembra che sono sola e allora mi volto poggiando le mani sulle orecchie come se non volessi più ascoltare niente.

“Mai.” Sussurra dopo aver esitato un altro po’.

Abbasso le mani poggiandole sulla sabbia. È così fredda e dura.

“Se sono qui è per te, non perché sono troppo buono per andarmene. Sono qui perché ti voglio aiutare. Ti prego, non impedirmelo.

Non vedi la luce? È presto. La vedrai. Ti aiuto io.”

Prima piango, poi rido, poi mi commuovo dalle sue parole dolci, e poi rido ancora, sempre più forte. Allora ride anche lui. Ridiamo fino a stenderci sulla sabbia piegati in due. Non c’è nessuno che possa sentirci, nessuno che possa vederci. Io, lui e il mare; anzi, io, lui e il niente. Niente. Nient’altro.

Stesi a pancia in su a guardare le stelle smettiamo di ridere e chiudiamo gli occhi così da addormentarci. È la prima volta che dormo in spiaggia, eppure mi sembra di averlo fatto altre migliaia di volte, ma non con lui. Non mi sento più sola. So che c’è qualcuno con me. Ora e per sempre; e ho più paura di prima. Ho paura del “sempre”. Insomma, quanto dura “sempre”? Per l’eternità? E lui mi starà davvero accanto per l’eternità? Avrà i suoi amici, una moglie, dei figli e ci sentiremo una o due volte all’anno per le festività.

Ammesso che non fosse così, che lui mi stia vicino per sempre, io, proprio io, sono capace di stargli accanto in qualsiasi momento? Io, che mollo anche me stessa alla prima difficoltà. Ho paura, più di prima.

 

Una luce penetra nei miei occhi. Sorrido a bocca larga. Rido. Urlo dalla gioia fino a sentire mugolare: “Mmm che hai da ridere?” E’ ancora lì accanto a me. Il “”sempre” si avvicina.

“Vedo la luce”. Dico sorridendo ancora.

“Cosa?”

“La luce. Quella che vedevi tu! Ora la vedo anche io.”

Sospira. Sbadiglia. Sospira. Dice: “Apri gli occhi.”

“Sono troppo contenta per aprire gli occhi.” Ribatto.

“Apri gli occhi.” Ripete.

Qualcosa non mi convince. “Ho paura.”

“Ci sono io. Meglio piangere per la verità piuttosto che ridere per una bugia.”

“Occhio non vede, cuor non duole.”

“Apri gli occhi.”

Schiudo pian piano l’occhio destro, poi quello sinistro. Vedo ancora una luce.

Spalanco gli occhi e mi butto giù sulla sabbia.

Lui ride. È facile per lui. Allora faccio finta di niente e gli domando: “Conta se vedo una luce, la luce del giorno?”

Ridiamo insieme. Si alza e mi porge una mano per aiutarmi. La afferro e mi alzo con un grande sforzo. È l’alba. Il mare è quieto e i nostri piedi si muovono poggiandosi sulle onde alla riva, camminiamo insieme.

“Dove andiamo?” Chiedo curiosa.

“Non importa. Ma ci andiamo insieme.”

Camminiamo, verso l’infinito, alla ricerca della luce, alla ricerca della felicità, per sempre.

 

  
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