UNA VECCHIA
E UN AMORE
“Oh tesoro, ancora sei piccola per amare.”
“E lei che ne sa?”
“Io sono grande, fin troppo grande. Sai,
alla mia età si ha una grande esperienza sull’amore.”
“Io non credo che l’amore abbia un’età ben
precisa. Una persona può iniziare ad amare a 3 anni, oppure a 60.”
“Oh, a 3 anni non ami.”
Tutto il suo sapere è leggermente
fastidioso e mi crea uno stato di imbarazzo. Abbiamo opinioni diverse
sull’amore.
D’altronde, una vecchietta di 70 anni
appena conosciuta in un bar, che ne può sapere delle mie esperienze d’amore?!”
“Tesoro, so che adesso ti sembra di amarlo,
ma non correre troppo.”
“Signora, CORRERE TROPPO è la mia regola!”
“Beh, non ti lamentare quando poi starai
male. Quando una persona corre troppo per arrivare al traguardo, se ci arriva,
si stanca molto e non avrà la forza di superarlo; se non ci arriva sarà
comunque molto stanca e non avrà la forza per affrontare altre gare. Capisci?”
“Che cosa vuol dire per lei amare?”
Cerco di capire i suoi pensieri.
“Niente.”
Niente? Come niente? Quando ami provi
niente? Io no. Io provo tutto.
Probabilmente nota la mia espressione
delusa ma anche incuriosita, perciò continua dicendo: ”Niente, perché l’amore
non ha senso, non ha un significato, e quindi neanche la parola “amare”, che si
riferisce all’amore. Quando ami, ami e basta. Non c’è un perché. Ci può essere
qualcosa che ti piace di quell’amore, ma non troverai mai una spiegazione al
fatto che quella cosa ti piaccia tanto.”
“Bene.” Ora ha risposto esaustivamente alla
mia domanda. Ma ne ho un’altra: “E cosa si prova quando si ama?”
“Piccola, nessuno te lo può
dire. Quando ami te ne accorgi. Per ognuno di noi c’è una sensazione diversa.
Tu cosa provi quando credi di amare?”
Subito mi colpisce una grossa
fitta alla pancia, comincio a sudare, piano. Sento il cuore battermi forte,
battermi nella gola.
Ho l’adrenalina a mille e non
so cosa fare, sono confusa e agitata.
“Tesoro stai bene?” mi chiede
preoccupata la signora.
“Questo è quello che provo
quando credo di amare.”
Lei inarca un sopracciglio
cercando di capire curiosa cosa mi sta succedendo. Ma non può capire, perché
l’amore non si capisce, non ha una spiegazione, l’ha detto lei.
Lui è li. Davanti a me,
davanti ai miei occhi. I suoi capelli castani gli scendono leggermente sul
collo. Poggia con estrema eleganza il braccio destro sul bancone del bar mentre
chiede: “Posso avere una bottiglietta di Coca Cola?”
Lui adora la Coca Cola.
Il braccio sinistro gli
scorre lungo il fianco e la mano si muove come se suonasse piano un pianoforte
invisibile sui suoi jeans lunghi.
Vorrei chiamarlo ma non ho
voce. Magari non gli fa piacere vedermi; d’altronde non ci vediamo da un mese!
È Agosto, la gente parte e si “dimentica” degli amici.
CAPITOLO 2
“Ciao! Come stai?”
Sul viso della vecchietta si
accentuano le rughe della fronte e mantiene la stessa espressione curiosa che
aveva prima, ma questa volta si nota benissimo che non sta capendo niente di
quello che le accade attorno. Non lo sopporta, quindi comincia a muovere le gambe
e a battere la punta della scarpa sul pavimento. Agita le braccia, toccandosi
ogni quattro secondi i capelli. Ha perso il controllo della situazione, non sa
cosa succede.
Sto per spiegarle tutto,
quando ricordo di qualcuno che mi ha chiesto come sto. Mi volto, so bene che è
lui, ma il cuore batte all’impazzata, più forte di prima. Mi alzo nervosamente
mentre rispondo: “Bene e tu? Che ci fai qui?”
“Io sto bene. Stavo
passeggiando e mi sono fermato per bere qualcosa. Tu?”
“Anche io, e poi ho
conosciuto questa signora; a proposito, lei è Miranda, lui è Flavio.”
La vecchietta cerca di
alzarsi ma viene interrotta dalla voce di Flavio: “Non si preoccupi, rimanga
pure seduta! Piacere di conoscerla.”
“Oh, ragazzo mio, grazie.
Piacere mio.”
Miranda mi guarda come se a
un tratto avesse capito tutto.
Ha davvero capito tutto. Ha
capito che quello è il ragazzo di cui sono innamorata persa. Ha capito che sono
agitata e non so cosa dire, perciò riprende il controllo della situazione
facendomi un occhiolino.
“Ragazzo, siediti con noi,
così facciamo due chiacchiere, se non hai nient’altro da fare che passare il
tempo con una vecchietta.”
“Ma certo signora. Mi siedo.”
Prende una sedia da un tavolo
accanto al nostro e si siede più vicino a me che alla signora.
“Allora, quanti anni hai
Flavio?”
“Ne ho 16.”
“Sei di qui?”
“Beh, abito a 30 minuti da
qui. Lei?”
“Ah, beh non è poi tanto
lontano. E la passeggiata te la sei fatta a piedi?”
“No, ho preso l’autobus. Sono
venuto da queste parti per andare da un mio amico, tornando ho deciso di
fermarmi in questo bar.”
“Ragazzo, credi nel destino?”
“Cosa?”
Oh no, lo sta spaventando.
Più che una conversazione sembra un interrogatorio. Ma lei non perde un colpo,
mentre io non oso fiatare. Ho paura di dire qualcosa di sbagliato.
“Ci credi?” Riprende.
“Si. perché?”
“A volte è meglio non
chiedersi il perché delle cose, perché proprio a volte, non c’è un perché.
Ragazzo, credi nell’amore?”
Non gli lascia il tempo di
rispondere che si corregge: “Quello vero.”
“Signora, non capisco tutte
queste domande a cosa sono dovute.”
“Oh figliuolo, non c’è
bisogno di capire, rispondi.”
“Si, ci credo.”
Ecco, adesso si che è
spaventato. Più di prima! Cosa faccio? Devo intervenire.
“Miranda, forse è meglio
cambiare argomento, non credi?” La guardo male ma lei mi risponde con un
occhiolino che fortunatamente Flavio non vede perché si è appena voltato.
“Flavio” la signora lo
richiama all’attenzione “Cosa provi quando ami qualcuno, se hai mai amato
qualcuno?”
Lui non risponde, mi guarda e
basta.
Il suo sguardo non è più
spaventato come prima. Adesso sta pensando. Probabilmente cerca di rispondere
alla domanda della vecchietta nel modo più giusto e sensato possibile. Ma forse
non sa che l’amore non ha senso.
Lui non si muove, non parla.
Mi guarda dritto negli occhi, come se cercasse di comunicare qualcosa con me
senza farlo sapere agli altri.
Ma io non capisco. Interrompo
il suo sguardo e mi volto verso la signora. Lei mi sorride. Ma che vuol dire?
Perché mi sorride? E annuisce.
CAPITOLO 3
“Bene, ragazzi vi lascio
soli. Il mio compito è stato svolto, spero bene. Mi ha fatto piacere
conoscervi.”
Miranda sta per andarsene.
“No!” Urlo prima che si alzi
dalla sedia, anche se so che per farla alzare ci vorrà un po’ più di tempo.
Lei mi guarda incuriosita, e
anche lui.
Non so perché, ma tutto a un
tratto vorrei che non se ne andasse. Mi ha tenuto compagnia, mi ha aiutato.
Solo lei ha saputo consigliarmi, lei ha saputo spiegarmi, avere pazienza,
raccontarmi le sue esperienze.
“Non se ne vada. Mi fa
piacere passare del tempo con lei.”
“Ragazza mia, se il mio
compito non è stato svolto in modo corretto, ci rivedremo. Altrimenti, ti
auguro tanta felicità.”
Ma quale compito, ma di che
parla? Ormai è troppo tardi per avere altre spiegazioni. È già in piedi, si
volta e si incammina verso l’uscita.
Mi volto e vedo quegli occhi
raggianti che mi guardano ancora intensamente. Ripenso alle parole della
vecchietta e mi accordo che la sua domanda è rimasta incompleta. Allora, ormai
davvero tanto incuriosita, continuo: ”Allora, cosa provi quando guardi qualcuno
che ami?”
Mi sorride senza battere
ciglio, poi sospira: “Quello che sto provando adesso con te”.
Sorrido. Ancora non posso
crederci. Rimaniamo a fissarci.
Grazie, vecchietta.