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Autore: Yu_Kanda    07/03/2013    6 recensioni
Il Re di Astanglia cerca alleanze, invece accoglie nel suo castello dei nemici. Due Principi da un regno vicino chiedono la mano della figlia, ma il loro obiettivo è davvero quello? Un matrimonio d'interesse per forgiare un'alleanza fra i regni? Forse; e forse no.
Qualche notte più tardi il Principe ereditario scompare all'improvviso, senza lasciare traccia... [YAOI]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest a Bivi di "Disegni e Parole" indetto da Sango_79 sul Forum di EFP]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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Questa storia vuole essere un'originale fantasy, ma, poiché io non sono capace di scrivere qualcosa senza i miei due protagonisti preferiti, qualcuno troverà molto familiari i loro nomi, perché ho deciso di usare quelli, dal momento che possono considerarsi 'comuni'. Uno può essere il diminutivo di altri nomi e l'altro è, per citarne un paio, il fiume di Tokyo e una delle fermate della JR (scritta con gli stessi kanji).

Per il resto, la trama appartiene totalmente a me, e tutti gli altri personaggi anche! Per quanto, alcuni di loro potranno ricordarvi qualcuno; se così fosse, io nego ogni addebito e il coincidere di qualche nome assai comune è soltanto un caso.

È stata scritta per il "Contest a Bivi" del forum di Disegni e Parole, cui mi sono classificata prima.


Contest cui ho voluto partecipare perché ritengo molto stimolante il fatto di dover partire da una data immagine e poi continuare, capitolo dopo capitolo, basando parte della trama su altre immagini fornite man mano dall'organizzatrice del contest. Unica facilitazione, ogni bivio era costituito da due immagini fra cui poter scegliere.
Bonus aggiuntivo per chi, come me, è iscritto al forum di Disegni e Parole, scegliere da solo l'immagine del quinto bivio fra quelle presenti nella gallery del forum. La mia immagine di partenza era la prima che vedete qui sotto, mentre quella del bivio N.1 la successiva:


 photo kagerouusuba1.jpg  photo kagerouusuba2.jpg


 

Notti di Sangue

 

Capitolo 1: Ospiti a Sorpresa



Musica di valzer riempiva la grande sala, addobbata a festa in maniera così sfarzosa che gli ospiti non ricordavano eguale dal giorno del matrimonio reale, ormai quasi venti anni prima.

Tutti i nobili del regno parevano essere stati invitati, anche i meno vicini al Re, e la cosa suscitava più di una perplessità in molti degli ospiti. In diversi di loro era balenato il sospetto che qualcosa non andasse nella famiglia reale e che il gran ballo fosse stato organizzato unicamente per cercare alleanze; o finanziamenti, magari. Altri erano convinti che il Re puntasse a trovare un marito per la figlia, visto che ormai aveva compiuto i sedici anni. Ufficialmente, infatti, la festa era per lei, per il suo debutto nella vita pubblica del regno. A riprova di ciò, fra gli invitati spiccavano diversi principi dei feudi adiacenti, cosa che destava non pochi sospetti, considerato che metà di essi era notoriamente ostile al vecchio Re.

Per contro, anche il numero delle Principesse reali presenti era congruo, il che faceva pensare nella stessa misura a una manovra per sposare il Principe ereditario, notoriamente ribelle e sconsiderato. Il giovane non era il vero figlio dei reali, a sentire le malelingue, ma di una delle tante concubine che erano passate nel letto del Re prima del matrimonio con la defunta Regina. Tuttavia, poiché i due figli di lei venivano da precedenti nozze, il Re si era persuaso a riconoscere quello illegittimo per garantire al regno una successione che venisse dalla sua linea di sangue.

Decisione piuttosto controversa e impopolare, ragione questa che aveva messo il fanciullo nella condizione di 'indesiderato' rendendogli la vita difficile; forse anche per quello era cresciuto rifiutando ogni autorità e tutte le regole legate al suo rango.

- A giudicare dall'espressione che ha sul viso, Sua Altezza non sta godendosi la festa. - disse un uomo alto e magro a quello accanto a sé.

Aveva l'aspetto e il portamento di un nobile, abiti eleganti e ben curati, ma la carnagione piuttosto scura tradiva che non era del luogo. Teneva i capelli neri, leggermente mossi, legati in una coda bassa ornata da un fiocco scarlatto e, da sotto la frangia, che gli ricadeva in ciocche sulla fronte, spuntavano dei tatuaggi neri dalla foggia bizzarra. Accettò un calice di vino da un cameriere, tornando a osservare le danze.

- Il Principe odia le feste e la gente. È tanto bello quanto intrattabile, scostante e cinico. Guardatelo mentre resta in disparte, in piedi appena sotto la scalinata che conduce alle stanze superiori del palazzo, circondato dai suoi 'guardiani'; e stasera la Principessa non è da meno, ha la faccia di un condannato a morte.

L'uomo dalla pelle scura sogghignò. Il suo contatto pareva conoscere molto bene i due principini, la cosa andava tutta a loro vantaggio. Non capiva perché suo zio volesse tanto quel regno, ma lui glielo avrebbe consegnato su un piatto d'argento.

- È il giovinetto con i capelli corti dall'aria affranta sulla scala, dietro il Principe? - chiese, perplesso che una fanciulla al suo debutto indossasse un'uniforme militare.

- Sì, è lei; deve aver litigato con Sua Maestà, indossando l'uniforme per ripicca. Non va molto d'accordo con lui, lo considera un patrigno soffocante. Sotto certi versi somiglia parecchio al fratellastro, anche se non condividono un legame di sangue sono molto vicini.

Questo era anche più interessante; se davvero correva inimicizia fra la Principessa e il Re, sarebbe stato ancora più facile averla dalla loro parte. Prima però dovevano liberarsi degli ostacoli che le ronzavano sempre intorno, i due fratelli. L'uomo scrutò il gruppetto in divisa, cercando di stabilire quanto pericolosi potessero essere gli altri quattro militari che stazionavano attorno ai due principini.

- Ha dei lineamenti non comuni, così come il fratellastro. - commentò. - Chi è l'uomo che le ha appena posato una mano sulla spalla? - domandò ancora, cercando d'inquadrare bene i suoi obiettivi. Aveva ricevuto delle descrizioni particolareggiate e anche un paio di ritratti, ma vederli in carne e ossa era sempre un altro discorso. - Sembra molto più grande di lei, eppure in qualche modo le somiglia.

- Il Re ha sempre avuto un debole per le donne esotiche... - rivelò il nobile accanto a lui. - Non contento di aver avuto un figlio illegittimo da una schiava comprata dall'Oriente, ha sposato una Principessa degli stessi luoghi, contro il volere del padre. Una vedova con due figli al seguito! È stato un grosso scandalo, ma alla fine ha vinto lui; il Re padre è morto ed è salito al trono, riconoscendo subito il Principe Kanda come suo erede legittimo. Quanto all'uomo dietro la Principessina, quello è il vero fratello, Kong-Li. Non la lascia mai sola se può evitarlo.

Molto bene, si compiacque Thiago, famiglia reale inquadrata. Gli altri tre giovani in divisa dovevano essere membri della Guardia Reale, incaricati della loro sicurezza. Presto l'isola di Astanglia avrebbe avuto un nuovo re, se tutto andava secondo i piani.

- Thiago, finalmente ti trovo. Questa folla è micidiale! - esclamò il nuovo arrivato, capelli corti e neri spettinati, occhi scuri e gli stessi strani segni sulla fronte che su quella dell'uomo che aveva appena salutato. La cosa più inquietante però erano gli occhi; entrambi avevano nell'iride intensi riflessi dorati. Era chiaro che dovessero essere parenti, indovinò l'interlocutore di Thiago, nell'osservare il giovanotto in frac. - Hai già visto la Principessa? - chiese subito, il tono eccitato. - È un incanto, non trovi? Sono felice che mio padre abbia deciso di chiedere la sua mano per me.

- Neah, contieni il tuo entusiasmo, non è detto che il Re accetti; tuttavia, faremo il possibile per convincerlo, vero? - disse, rivolto al suo 'informatore'. - Lord Malcom, questo è mio cugino, Neah Valquez del Milanes. Neah, ti presento il Primo Ministro.

Lord Malcom porse la mano, un'espressione scaltra sul viso di mezza età. Appariva piuttosto sulle sue, con quei baffetti tronchi, le sopracciglia folte e i corti capelli castano scuro, brizzolati sulle tempie. Ovviamente li stava aiutando per convenienza, decise Neah. In ogni caso, per loro faceva poca differenza, l'importante era mettere le mani sugli eredi maschi del regno di Astanglia. Avere il Primo Ministro dalla loro era davvero un bel colpo.

- Molto lieto, Principe. - disse l'uomo, facendo cenno a entrambi gli ospiti di avvicinarsi a lui. - Ho piazzato un uomo a me fedele fra le guardie del Principe Kanda e, sebbene lui non sia troppo lieto della cosa sono diventati inseparabili. È quello accanto a lui, il suo nome è Howard. Mi è molto devoto, riferirà ogni cosa riguardo Kanda.

Neah assunse un'aria contrariata, voltandosi verso il cugino, che ricambiò con uno sguardo interrogativo. Posò una mano sulla spalla di lui, avvicinandosi di più per potergli parlare nell'orecchio ed evitare così che Lord Malcom ascoltasse le rimostranze che stava per fare.

- Quello con i capelli color miele raccolti in una treccia? - chiese, temendo la risposta. Thiago annuì, confuso; non riusciva a seguire il ragionamento di Neah, finché questi aggiunse: - Credevo fosse la Principessa...

Thiago allora si portò una mano al viso in un gesto rassegnato. Il cugino non si smentiva mai, era sempre attratto da ciò che non poteva avere. Anche se, questa volta, non aveva tutti i torti a essere deluso.

- Lady Alina è la fanciulla con i capelli neri corti, in piedi sulle scale. - lo informò Lord Malcom, che non si era perso una parola nonostante Neah avesse fatto di tutto perché non origliasse. Il giovane osservò gli occupanti delle prime scale, individuando subito a chi il Primo Ministro si riferiva.

- Ma sembra un moccioso! - protestò, rivolto al cugino. Questi sospirò.

- Ha solo sedici anni, crescerà, vedrai. Nel frattempo puoi sempre farti un amante. - suggerì con espressione divertita. Neah gli assestò un pugno sul braccio, mostrandosi offeso.

- Il Principe Kanda invece sembra una bellissima donna, con quei capelli lunghi neri come la pece e lo sguardo così freddo eppure tanto triste. La natura è ingiusta. - concluse, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.

- Neah... Non vorrai mica sposare Kanda, vero? - lo canzonò Thiago, sollevando un sopracciglio con aria di rimprovero. - Bene - disse, ricevendo in risposta un'occhiata scandalizzata - penso che possiamo procedere; perché non vai a invitare la Principessa a danzare?

Neah borbottò qualcosa d'inintelligibile che avrebbe potuto essere un insulto, ma seguì il consiglio, avanzando fra le coppie danzanti verso la scalinata sulla quale stazionava la Principessina.

Lord Malcom ridacchiò, scambiando uno sguardo eloquente con Thiago.

- Così vostro cugino apprezza di più gli uomini, Principe Thiago? - chiese in un tono che sapeva più di affermazione che di domanda. - Temo che Howard lo deluderebbe molto, ha in testa solo il dovere e dei principi incredibilmente radicati.

Thiago sorrise, mostrandosi sorpreso della cosa. In realtà gli importava poco di quel che faceva il cugino in camera da letto, a parte quando creava incidenti irreparabili come quello accaduto qualche mese prima con un mezzo stregone. Quindi, anche un recalcitrante ufficiale della Guardia Reale poteva rappresentare un rischio; si sarebbe assicurato che Neah non facesse sciocchezze. Non prima che la loro missione lì fosse conclusa, almeno.

- Lord Malcom, mio cugino ha gusti eccentrici, non lo nego; ma mio zio, suo padre, caldeggia il matrimonio, per cui non si tirerà indietro. Vogliamo andare ora? - chiese, impaziente di essere presentato al Re in persona.

 

 

Il Re sedeva con aria annoiata sul suo trono, fissando le figure bardate a festa che si muovevano nella sala pretendendo di danzare. Seriamente, alcune di quelle matrone avevano la grazia di elefanti... Meno male che il suo Yuu non si interessava a nessuna di quelle brutte megere! In realtà, ora che ci faceva caso, Yuu non stava nemmeno ballando! Scrutò più attentamente l'immenso salone, trovandolo infine immobile come uno stoccafisso ai piedi della scalinata laterale, accanto a una delle sue guardie personali, quel tale Howard qualcosa. Non solo, anche Alina e suo fratello erano lì impalati invece di fare gli onori di casa con gli ospiti!

Dov'era finito il suo Primo Ministro quando gli serviva? Doveva far sì che Alina conoscesse tutti i Principi presenti alla festa, visto che tra loro potevano esserci futuri pretendenti alla sua mano! Invece era sparito... no, eccolo là, che avanzava verso di lui in compagnia di un gentiluomo dall'aria molto distinta. Il suo aspetto gli era familiare, aveva forse ricevuto una lettera di presentazione da quell'uomo?

Forse Lord Malcom gli aveva accennato qualcosa a proposito di un pretendente dal vicino regno di Evora-Beja, al di là del mare?

- Re Theodore, questo è Thiago de Migel, Principe di Evora-Beja. Viene in nome del suo Re insieme al cugino, il Principe Neah, per chiedere la mano di Lady Alina. - annunciò il Primo Ministro, facendosi subito da parte in modo che Thiago s'inchinasse davanti al Re.

- Maestà - salutò l'uomo in modo molto formale - i miei omaggi. Il Re di Evora-Beja, mio zio, chiede ufficialmente la mano di vostra figlia, la Principessa Alina, per darla in sposa a mio cugino, il Principe Neah di Evora-Beja.

- Oh, bene, bene! - esclamò Re Theodore al colmo della gioia. - Sarò onorato di ospitarvi affinché la mia adorata figliola faccia conoscenza con vostro cugino. Sapete, non voglio imporle un matrimonio forzato, desidero che accetti di sua volontà e frequentare il Principe Neah è la soluzione migliore, vi pare?

Dannazione, un Re dal cuore tenero, imprecò mentalmente Thiago. Tanto meglio, una volta sistemati i fratelli, la piccola Principessa avrebbe capitolato, in un modo o nell'altro. Dopo la faccenda dello stregone Neah aveva 'acquisito', se così lo si poteva definire, qualche abilità magica.

- Certamente, Maestà. Saremo ben lieti di restare qui finché vorrete. - assicurò al Re, scrutando la sala per verificare che il cugino stesse facendo il proprio dovere. Lo vide che tendeva la mano alla Principessa, sotto gli sguardi stupiti dei fratelli e delle guardie, che non si aspettavano tanta intraprendenza da parte di un nobile sconosciuto. Soprattutto, non erano preparati a sentire lei che accettava.

Ottimo, anche Re Theodore aveva notato Alina che scendeva dalla scalinata posando la mano su quella di un giovane che l'invitava a ballare.

- Dite, Principe Thiago, è quello vostro cugino? - chiese il Re, indicando con un gesto grazioso della mano il giovane che danzava con l'amata figliola.

- Sì, Maestà - rispose Thiago, compiaciuto che il Re l'avesse notato subito - è lui.

Re Theodore sorrise, compiaciuto, vedendo l'espressione rapita sul viso di Alina, che lui considerava un ottimo segno, considerato quanto ribelle era anche quella fanciulla, non soltanto il suo primogenito.

 

 

Kong-Li fissava sconvolto la sorella che accettava l'invito di quel bellimbusto uscito dal nulla; non aveva mai prestato attenzione ad alcun altro uomo che non fosse lui! Oh, no, non poteva perdere la sua amata sorella così, d'improvviso, per colpa di uno sconosciuto che certamente non era alla sua altezza!

- Kanda! - esclamò, sporgendosi oltre la ringhiera della scalinata e afferrando il giovane per una spalla. - Fa' qualcosa, fermala!

Le tre guardie si scambiarono occhiate eloquenti, ormai avvezze all'estrema gelosia del Principe nei confronti della sorella; Kanda invece sbuffò, assai contrariato di essere importunato per una sciocchezza del genere. Stava cercando di non pensare al maledetto ballo e ci era quasi riuscito, immaginandosi a esercitarsi con l'amata spada fra i boschi della tenuta reale, quando l'idiota che si proclamava suo fratellastro l'aveva riportato bruscamente alla realtà.

- Kong-Li, piantala di frignare! - sibilò irritato, liberandosi con malagrazia dalla mano dell'uomo e facendo cenno alla guardia che gli era a fianco di seguirlo. - Alina sa badare a sé stessa; se ha deciso di ballare vuol dire che le andava, rassegnati. Io me ne vado, ne ho abbastanza di questa festa orrenda.

Lord Howard salutò l'altro Principe con un inchino, lasciando i due commilitoni soli a contenere le sue rimostranze, e seguì Kanda senza protestare. Sapeva dove voleva recarsi e, sebbene non condividesse le sue ragioni, aveva accettato di aiutarlo, anche se ciò contravveniva agli ordini ricevuti da Lord Malcom.

La biblioteca del maniero era immensa e Kanda amava moltissimo rifugiarsi al suo interno per sfuggire alle lezioni che gli imponeva il padre; detestava avere tutti quei tutori, uno per ogni dannato settore dell'esistenza. Solo il maestro d'armi gli era gradito, per quanto, anche se massiccio e abile nella lotta corpo a corpo, Lord Lärm non si dimostrava alla sua altezza con la spada sulla lunga distanza. Si poteva dire che l'allievo aveva superato il maestro; tuttavia, dato che il suddetto maestro gli era simpatico, Kanda non nutriva alcuna intenzione di farlo sostituire. Tanto più che era il comandante della sua Guardia personale.

Quello che l'aveva sorpreso assai di scoprire, era che il comandante in seconda, Lord Howard, si dilettasse di magia. L'aveva sorpreso a recitare un incantesimo di protezione davanti alla sua porta e da allora in cambio del silenzio lo costringeva a insegnargli le basi delle arti magiche. Sapeva che il ricatto non era una bella cosa, però sapeva anche che il padre, ostile alla pratica della magia nel regno, non gli avrebbe mai consentito di trovare un insegnante altrimenti. Per cui, sebbene si sentisse un po' in colpa per quel gesto vile aveva forzato Lord Howard a essere il suo mentore in cambio del silenzio sulle sue capacità di mago.

Appena potevano avere qualche minuto in privato, soli nella grande biblioteca, Kanda congedava le altre guardie e si faceva accompagnare lì, per studiare con lui.

- Principe Kanda, dovreste smettere d'inseguire la magia, è un'arte pericolosa, soprattutto se praticata per diletto o con leggerezza. - lo esortò ancora una volta Lord Howard, come faceva sempre all'inizio di ogni loro lezione.

- Non miro a diventare uno stregone Howard, se è questo che ti preoccupa. - chiarì Kanda, il tono piuttosto seccato, stanco di sentirsi ricordare quale pericolo stava correndo. - Mi preme solo d'imparare gli incantesimi di protezione. Non si sa mai cosa può succedere, voglio essere preparato a tutto.

Lord Howard sospirò; prese in mano un grosso tomo da un particolare angolo della biblioteca e fece scattare una molla, causando l'apertura di uno scomparto segreto. Dall'interno di esso estrasse una pila di libri, poggiandoli sul tavolo al centro di quell'area e porgendone uno a Kanda, che subito l'aprì.

- Cosa devo cercare? - chiese, sfogliando le prime pagine.

Lord Howard prese in mano uno degli altri volumi, aprendolo a metà e indicando al suo allievo di fare altrettanto con quello che stava sfogliando.

- Oggi vedremo come funziona un incantesimo di 'charme' - disse, indicando una formula al centro della pagina - e se ci resta tempo proviamo di nuovo il 'silenzio' che hai imparato ieri.

Le labbra di Kanda si incurvarono in un sorriso soddisfatto. Erano proprio quelli gli incantesimi che lui reputava utili per tirarsi fuori dei guai all'occorrenza.

 

 

La festa era finalmente terminata e i due inviati del regno di Evora-Beja si stavano accomiatando dal Re e dalla Principessa Alina. Le guardie attendevano di scortarli alle loro stanze e anche Kong-Li era impaziente di accompagnare la sorella nella sua, e magari chiudercela a chiave sedendosi poi davanti alla porta. Non si fidava dei due Principi dalla pelle scura, quel colorito bronzeo appariva innaturale, ma ancor più lo inquietavano i loro occhi dai riflessi dorati.

Tuttavia non disse nulla, vedendo che la sorella era raggiante per la serata trascorsa in compagnia del più giovane dei due Principi.

- Avuto fortuna? - chiese Thiago non appena fu solo con il cugino.

- Abbastanza, la ragazza ha classe ed è intelligente; e tu? - rispose questi, iniziando a spogliarsi.

- Re Theodore è un uomo troppo buono e fiducioso, sarà una passeggiata giocarlo e poi liberarsi di lui. - riferì Thiago, iniziando a sua volta a prepararsi per la notte. - Ho fatto sistemare anche la nostra scorta, alloggia insieme agli uomini del Re; non ci vorrà molto perché esplorino il palazzo e riferiscano. Al massimo fra un paio di giorni i due principini saranno in mano nostra.

Neah sogghignò, soddisfatto. Ora non gli restava che far conoscenza con l'affascinante ufficiale della guardia personale del Principe Kanda, nella sua opinione assai più interessante della piccola Alina.

Sentì una fitta pulsargli nelle tempie e si portò una mano alla testa, emettendo un gemito strozzato di dolore. No, non poteva stare succedendo proprio ora! Non nel mezzo di una situazione delicata come quella! Dannato maghetto da due soldi, cercare di ucciderlo e poi far tante storie quando si era preso il suo corpo come risarcimento!

- Neah? - chiamò Thiago, accorgendosi che qualcosa non andava. - Neah, stai bene? - insisté, non ricevendo altra risposta che un lamento soffocato. - Non starai cambiando di nuovo, vero? Quel maledetto mago da baraccone, ti avevo detto di non cercare di portartelo a letto!

- Argh... - gemette Neah, afferrandosi la testa con entrambe le mani e piegandosi su sé stesso, in preda al dolore.

- Dannazione, i tuoi capelli stanno di nuovo diventando bianchi! - esclamò Thiago, afferrando il cugino per le spalle. - Combattilo! Ricaccialo indietro! Dobbiamo trovare il modo per estirpare dal tuo corpo la coscienza maledetta di quel mago, e presto.

Quando gli succedeva non c'era molto altro da fare e Thiago lo sapeva fin troppo bene. Condusse Neah verso il letto, facendolo adagiare fra le lenzuola, lo legò saldamente alla testata per le mani e assicurò i piedi alle aste che reggevano il baldacchino. In caso si fosse liberato lo avrebbe senz'altro saputo, visto che gli sarebbe crollato sopra.

Scambiò con il cugino uno sguardo eloquente, poi lo imbavagliò. Non poteva rischiare che il mago vincesse la silenziosa battaglia di volontà con Neah e iniziasse a strillare, richiamando l'attenzione delle guardie. Avrebbero scoperto il loro piccolo, imbarazzante segreto; e il matrimonio sarebbe andato a monte.

No, non lo poteva permettere.

 

 

Un paio d'ore più tardi Lord Howard stava tornando verso le sue stanze dopo aver scortato il Principe Kanda nella sua. Si sentiva a pezzi e non vedeva l'ora di buttarsi sul letto. Aveva appena infilato la chiave nella toppa quando un lampo bianco che spariva nel corridoio in fondo al suo lo fece voltare in quella direzione. Guardingo, il giovane militare si affacciò dietro l'angolo, temendo potesse trattarsi di un ladruncolo infiltratosi nel palazzo approfittando della confusione creata dalla festa. Fu allora che lo vide: un ragazzo mezzo nudo che arrancava appoggiandosi alla parete, come in trance: che fosse uno del seguito dei loro ospiti, malato di sonnambulismo?

Temendo uno scandalo, Lord Howard rincorse il giovinetto, afferrandolo per le spalle e facendolo voltare. Questi lo fissò con occhi vuoti, come se non lo vedesse, cosa che dette all'uomo la certezza che non fosse cosciente.

- Coraggio, giovanotto, svegliati! - ordinò a bassa voce, scuotendo leggermente lo sventurato. - Ricordi come ti chiami?

- A-Allen - balbettò il ragazzo, riguadagnando pian piano consapevolezza di sé - il mio nome è Allen.

Sorrise, gettando le braccia al collo dell'ufficiale con trasporto. Lord Howard s'irrigidì, colto di sorpresa.

- Che ti prende? È inappropriato... - iniziò a protestare, ma Allen gli chiuse la bocca con un bacio.

- Howard, giusto? - mormorò, separandosi dall'uomo per un momento. - Cercavo proprio te... mi sei piaciuto subito...

Lord Howard non sapeva come comportarsi. Non poteva reagire con la forza perché il giovane avrebbe di certo lamentato di essere stato aggredito e nemmeno poteva chiamare aiuto senza perdere la faccia. Ciò che era peggio, quell'Allen continuava a baciarlo, togliendogli il fiato.

Pur non ritenendosi un santo, Lord Howard trovava riprovevole il sesso con altri uomini, per quanto a volte la tentazione potesse essere forte... come in quel momento. Allen si stava offrendo a lui, anche se i suoi sensi gli dicevano che probabilmente era una trappola. Che doveva fare?

Anzitutto nasconderlo, prima che qualcuno li vedesse; poi avrebbe riflettuto su come uscire da quel guaio. Intanto Allen gli dimostrava quanto difficile potesse essere a volte pensare, succhiandogli avidamente il collo, mentre lui apriva la porta e lo tirava di peso dentro la propria stanza.

Una volta all'interno l'espressione del ragazzo divenne combattuta, come se qualcosa gli avesse fatto cambiare idea. Lord Howard ringraziò la sua buona stella e iniziò a pregare con fervore il suo Dio perché lo liberasse dalla tentazione, intanto che cercava dei vestiti. La tentazione però, non aveva alcuna intenzione di lasciare la stanza, tutt'altro.

La piccola lotta interiore finì in fretta e Allen gli fu di nuovo addosso, guidandogli le mani lungo il suo corpo. Voleva essere posseduto da lui, Lord Howard l'aveva capito perfettamente, però lui non intendeva cedere alla lussuria, anche se così terribilmente tentatrice.

Poi Allen iniziò a spogliarlo, arrivando ben presto a slacciargli i pantaloni e a liberare dalla biancheria il suo sesso, prendendolo avidamente in bocca. A quel punto, tutti i buoni propositi di Lord Howard andarono a farsi benedire. Godette fino in fondo di quel piacere perverso e quando Allen s'interruppe a metà del lavoro, stendendosi sul letto, prono, anche l'ultimo barlume di razionalità finì nel secchio. Lord Howard salì sul materasso posizionandosi fra le gambe del giovane e lo tastò per raggiungerne il punto proibito, infilandovi prima le dita, poi il suo membro impaziente. Allen gemette, soddisfatto, le mani saldamente afferrate alla spalliera del letto, ogni spinta che lo mandava con il viso contro di essa.

Al culmine dell'estasi il suo amante venne dentro di lui, accasciandoglisi sopra, stremato, e Allen riuscì a malapena a girarsi sulla schiena prima di restare bloccato. Abbracciò l'uomo, appagato, restando per un tempo imprecisato sotto di lui.

Questo finché Neah riuscì a riprendere il controllo sul maledetto mago e riguadagnare le proprie sembianze; dopo di che, afferrata la camicia che indossava, si coprì come meglio poteva, tornando nella propria stanza. Non poteva negare di aver apprezzato la piccola fuga, ma era furioso con il maghetto per avergli giocato questo brutto tiro, facendosi montare dalla sua guardia mentre lui subiva passivamente la cosa. Non era questo il suo piano, dannazione! Doveva essere lui a possederla, non in contrario! Maledetto maghetto succube!

Zoppicò fino alle stanze in cui era ospite, sgusciando dentro di soppiatto come un ladruncolo; scrutò nel buio per assicurarsi di non essere stato sentito mentre rientrava. Tutto taceva.

Tirò un sospiro di sollievo e s'infilò sotto le coperte, sperando di non svegliare il cugino; avrebbe avuto delle difficoltà a spiegargli cosa fosse successo e, a dirla tutta, nemmeno ci teneva.

   
 
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