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Autore: Mary West    07/03/2013    6 recensioni
Un evento incredibile sconvolge la vita tranquilla di Tony Stark e lui si sentirà più solo e distrutto che mai proprio nel momento in cui il mondo ha bisogno di Iron Man più che mai prima d'ora. Un arrivo dal passato, un nuovo nemico da sconfiggere, amicizie indistruttibili e l'amore più puro fanno da sfondo all'avventura del secolo e tra litigi, notti insonni, travestimenti e bugie gli Avengers si riuniranno ancora.
Lei annuì e tornò ad accarezzargli la mascella, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi perfetti.
«Baciami» sussurrò adorante. «Tutta la notte.» Lui sorrise e la accontentò.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'You'll find that life is still worthwhile, if you just smile'
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Capitolo XV
The big bang Starkory




Erano passate solo una decina di ore dallo scontro con Glanster e ancora meno da quello fra Steve e Virginia nella cucina della Stark Tower quando Nick organizzò una riunione in salotto con la sua aria seria e imperscrutabile. Attese che tutti furono pronti e che si fossero radunati tra poltrone e divani, poi parlò.
“Glanster ha intenzione di attaccare il Palazzo di Vetro” esordì pacato. “Vuole prendere il Tesseract.”
Tony sospirò esasperato, ma fu Bruce a parlare.
“A quale scopo?” chiese dubbioso. “Non è riuscito a rubare il Pegasus a Tony” continuò ragionevole. “Quindi non può attivare il congegno di Howard, non può entrare in funzione del Tesseract e non può utilizzarlo in nessuno modo.”
“Sì, però” intervenne Phil pensieroso, “può comunque entrarvi in possesso fisicamente. Magari ha intenzione di recuperare successivamente il Pegasus e, nel frattempo, si assicura di avere il cubo. Una volta che potrà far funzionare entrambi i congegni…”
“… allora potrà comandare tutti i dati dello S.H.I.E.L.D., divertirsi a proprio piacimento, accaparrarsi tutti i soldi custoditi dalla società e imporre il proprio dominio usando la forza del Tesseract contro la popolazione mondiale” concluse Natasha con aria indifferente.
“Splendido” disse Bruce colpito. “Davvero splendido.”
Clint tirò un lungo sospiro di esasperazione. Scosse la testa, fissando con aria spazientita Natasha, poi i suoi occhi saettarono per un istante sul volto di Phil e, per un istante, si guardarono. Dopo quell’attimo, Coulson abbassò il capo e le sue orecchie si colorarono impercettibilmente di rosso.
“Dobbiamo arrivare al Palazzo di Vetro prima di lui” riprese Nick con trasporto. “È assolutamente necessario prendere il Tesseract prima che lo faccia Glanster. Coulson, tu, Barton e l’agente Romanoff dovete correre alla sede centrale e allertare le protezioni al cubo. Io e Howard cercheremo di raggiungere Glanster; Stark, Rogers e Banner andranno al Palazzo di Vetro. Thor deve tenere sotto controllo la città e assicurarsi che Glanster non stia cercando di farci cadere in un’altra delle sue trappole.”
Bruce alzò lo sguardo e lo puntò con aria curiosa verso Tony. Fino a quel momento, infatti, si era comportato in modo insolito e del tutto poco concernente alla sua indole naturale: non solo si era seduto in un angolino solitario senza mai intervenire nella discussione, ma non si era neanche mai mosso di un centimetro dalla sua posizione e aveva mantenuto un mutismo completo durante tutta la riunione, senza mai far presente la propria opinione durante il dibattito. Seduto dalla parte opposta, stava Steve e, come Tony, anche lui si era rintanato in una posizione discosta e abbandonata e non aveva espresso parola durante tutta la durata della riunione. Ora che Bruce ci rifletteva con più attenzione, notò che non aveva praticamente sentito la voce né dell’uno né dell’altro da quando si erano svegliati, più di due ore prima, il che era completamente assurdo considerando che, prima che si mettessero a dormire, entrambi si erano comportati in maniera più che normale, parlando con gli altri e fra loro con lo stesso atteggiamento gioviale e naturale di sempre. Bruce aggrottò le sopracciglia e cominciò a muovere lo sguardo da Tony a Steve con aria perplessa, spostando l’attenzione dall’uno all’altro come se stesse seguendo una partita di tennis, ma nessuno dei due sembrava voler dare spiegazioni riguardo il proprio improvviso e apparentemente immotivato cambio di condotta. Cercò poi Pepper perché lei doveva sicuramente sapere cos’era successo a Tony, ma quello che vide e carpì dal suo volto non gli piacque per niente. Sul suo volto era dipinta la stessa espressione perplessa che Bruce era certo apparisse anche sul proprio. Sbatté le palpebre più volte e la seguì in cucina, nello stesso istante in cui lei sembrò quasi fuggire da quella situazione insensata e scomoda.
“Virginia” la chiamò deciso. “Aspetta.”
Pepper si voltò di scatto, sbarrando gli occhi stupita, ma poi il suo sguardo cadde su Tony e Steve dietro il dottore e gli fece segno di tacere. Lo prese poi per un polso e lo trascinò in una piccola stanza buia e silenziosa.
“Okay” iniziò Bruce spazientito. “Che sta succedendo? Me lo dici? Non riesco a capire più niente. Prima tutta quella storia di Peggy o Lydia o come diavolo si chiama, poi questi due non si parlano…”
Pepper scosse la testa, respirando profondamente.
“Non so cosa sia successo” disse infine e sembrava molto agitata. “Stamattina Steve sembrava agitato per la situazione con Peggy e abbiamo parlato, ma poi, io sono andata a svegliare Phil e a controllare che stesse meglio e, quando sono tornata in cucina, erano entrambi lì e nessuno dei due parlava.”
Bruce sospirò profondamente e si massaggiò le palpebre stanche.
“Virginia” disse. “Posso chiederti se Tony dormiva quando tu e Steve avete parlato?”
Pepper lo fissò stupita.
“Credo di sì” rispose dubbiosa. “Insomma, non ho controllato, ma quando mi sono alzata, dormiva ancora... ma di che stai-...”
“E per caso” la interruppe di nuovo Bruce, “tu e Steve avete... ehm, vi siete, non so, stretti la mano?”
Le sue guance si tinsero di rosso per l’imbarazzo di quell’imbarazzante discussione, ma non si fermò. Virginia avvampò violentemente.
“Oh, mio Dio!” esclamò portandosi le mani alla bocca. “Vuoi dire che è colpa mia?”
“No, non stavo... insomma, certo che no... tu sei in assoluto la persona più assennata che conosca... riesci perfino a relazionarti con Tony convincendo a farlo ragionare in ogni situazione. Quei due battibeccano sempre – sono più volte quasi arrivati alle mani – e ti assicuro che il fatto che abbiano litigato di nuovo non è poi così sorprendente...”
“Ma vedi” lo contraddisse lei e si torturava le mani con fare agitato. “hai visto, no? Non si parlano, non si guardano neanche… Tony è intelligente, poi, anche se non sembra... non può essersela presa per così poco... se così fosse, lo prenderei a calci, stanne pur certo.”
Bruce scosse la testa, quasi come per minimizzare, e alzò le mani poggiandole sulle spalle di Pepper, come se volesse tranquillizzarla.
“Virginia, calmati” le disse paziente. “Non è nulla, ne sono sicuro. Sai, loro litigano sempre… non vanno d’accordo praticamente su niente."
“Ma dobbiamo fare qualcosa” intervenne lei sempre più in preda all’ansia. “Altrimenti succederà il finimondo.”
“Un pandemonio” concordò Bruce pensieroso.
“Anche peggio” rincarò la dose lei, ancora visibilmente provata. “Io… io non penso che sia quello che Toy creda... vedi, se è per una questione di gelosia, è assurdo... io e Steve siamo amici, lui è solo paranoico... Steve non potrebbe mai pensare a me in quel modo...” aggiunse scuotendo la testa.
“Dici?” le domandò Bruce scettico. “A me non sembra così sconvolgente. So che tu vivi solo per Tony e che non hai mai, neanche una volta, neanche per sbaglio, vagliato l’ipotesi di amare un altro uomo che non fosse lui dall’età di sedici anni e che il tuo mondo gira intorno a lui e blablabla, ma qualche volta dovresti prestare attenzione anche a te stessa perché, anche se non ci credi perché pensi che Tony sia di parte, lui ha ragione. Insomma, sei una ragazza affascinante, intelligente, brillante, spiritosa, sempre così gentile e disponibile ad aiutare gli altri… non ci vedo niente di particolarmente strano nel fatto che Steve, che è un uomo di altri tempi e che vede l’amore in modo così idealizzato, si sia sentito attratto da te. Non lo vedo tanto improbabile. Tu sei sempre così carina con tutti e anche con lui e ti prendi cura delle persone che ti stanno a cuore. Lui si è visto tradito dalla donna che credeva di amare e si è reso conto che quello che vorrebbe per se stesso è quello che ha Tony: una persona che è perfettamente la tua metà, l’anima gemella esatta, quella con cui vuoi veramente passare il resto della vita e per la quale faresti qualsiasi cosa e che per te prova lo stesso amore incondizionato, perché non cambieresti nulla di questa persona, perché ne ami ogni pregio così come ne ami ogni difetto. Lui ha visto questo in te più che in chiunque altro in vita sua e nel momento in cui ha perso Peggy tu gli sei stata vicino e magari Tony, che di carattere sarà anche geloso, ma comunque ha capito che a Steve, almeno all’inizio, non eri proprio indifferente, ha visto una scena in cui eravate molto affiatati e si è sentito... si è sentito male, insomma... e quando sei uscita, avranno discusso e non è neanche escluso che Steve l’abbia provocato, come se volesse fargliela pagare perché infondo lui l’ha sempre detto e saputo che Peggy lo stava solo usando.”
Pepper sorrise debolmente, scuotendo di nuovo la testa.
“Natasha è davvero molto fortunata” disse affettuosa.
Bruce arrossì violentemente e minimizzò, imbarazzato.
“M-Ma figurati” borbottò scarlatto. “Io non faccio niente. Ti ho detto solo quello che ho visto in questo mese… se tu e Tony fate una certa impressione, il merito non è mio.”
“Grazie” sussurrò Pepper.
“E di cosa?” rise il dottore, ancora parecchio rosso. “Io non ho fatto nulla.”
“Sei davvero convinto che si tratti solo di una questione di gelosia?” gli chiese lei. Rifletté su quello che era successo quella mattina e, all’improvviso, un dettaglio le tornò alla mente vivido come non mai; si sbatté una mano sulla fronte per non averci pensato prima. “La pistola.”
Bruce strabuzzò gli occhi.
“Come hai detto, scusa?”
“La pistola” ripeté Pepper scuotendo il capo. Deglutì. “Stamattina Steve... ha preso una pistola perché Peggy gli aveva detto qualcosa a proposito del fatto che doveva liberarsi di Tony.”
“Aspetta, aspetta” la frenò il dottore, mettendo le mani avanti, “Steve ha preso una pistola?”
Pepper annuì con un profondo sospiro.
“Sì” rispose in un sussurro. “Per questo abbiamo parlato... quando mi sono svegliata, sono andata in cucina e ho visto che lui l’aveva puntata contro Tony... ma non ha sparato!” aggiunse infervorata. “Solo che poi, dopo, me l’ha fatta vedere e, se Tony avesse visto...”
“... sarebbe senz’altro stata meglio una scenata di gelosia” concluse Bruce comprensivo. “Naturalmente. Sarà il caso che gli parli.”
Pepper tirò un sospiro di sollievo.
“Oh, magari.”
“E tu potresti parlare con Steve.”
Pepper sospirò di nuovo.
“Immagino non ci sia altra soluzione.”
Lo sguardo di Bruce le rispose.
 

*

 
Non provarci neanche, Bruce.”
Il tono di Tony era perentorio e intransigente. Bruce gli rivolse un sorriso paziente e annuì, prendendo posto davanti a lui, pronto ad iniziare la sua opera di convincimento al perdono e alle buone azioni verso gli altri.
 

*

 
“Virginia!” esclamò Steve stupito. “Cosa… cosa ci fai qui?”
Pepper sorrise timida, quasi imbarazzata, e cominciò a torturarsi le dita con fare agitato.
“Posso parlarti?”
 

*

 
“Non m’interessano le sue smanie da pazzoide, Bruce. Ha sbagliato e deve prendersi le responsabilità delle sue azioni. Motivo per cui, se sei qui per dirmi quale brava persona egli è, risparmia il fiato.”
 

*

 
“Sì, certo…” rispose Steve agitato. “Però… ecco, io non credo sia una buona idea.”
 

*

 
“So che ha sbagliato, Tony” disse Bruce con lo stesso tono paziente che si usa con un cliente psicopatico o un bambino di prima elementare. “Ma forse dovresti andare oltre questo e cercare di capire cosa l’ha spinto a compiere questo gesto. La comprensione è il primo passo verso il perdono.”
“È qui che non ci capiamo, Bruce. Io non ho nessuna intenzione di perdonarlo.”
 

*

 
“Tony capirà” disse Pepper gentile. “Ma io volevo parlare con te.”
Steve annuì, imbarazzato.
 

*

 
“Vedi, lui ha senza dubbio attraversato un periodo difficile. Innanzitutto, l’attacco di Glanster e la faccenda di Lydia... o Peggy” disse confuso Bruce. “Si è lasciato andare. Ho capito che un tentato omicidio non è una gran bella cosa ma, detto tra noi, sappiamo entrambi che Steve non sarebbe mai stato capace di far del male a qualcuno, neanche a te.”
 

*

 
“Io non volevo fare… be’, quello… non so come sia potuto succedere. Mi sono sentito così strano e Peggy… be’, io non avrei mai sparato, Virginia, sul serio.”
 

*

 
“Voi non andate d’accordo, va bene, lo sappiamo tutti, ma quello è stato solo un momento di debolezza.”
 

*

 
“… ma ho sbagliato e ne sono consapevole. Mi sono lasciato influenzare da Peggy e mi sono voluto vendicare di Tony… mi dispiace, davvero…”
 

*

 
“E adesso si sente in colpa… lui non avrebbe mai fatto del male a nessuno di noi, lo sai anche tu. Insomma, so che abbiamo un rapporto a dir poco strano, ci incontriamo solo quando qualcuno vuole fare a pezzi la Terra, ma in fondo, siamo amici…”
 

*

 
“Ma sono stato onesto con lui… davvero non l’avrei mai colpito… né lui né nessun altro...”
 

*

 
“… è stato un errore di momentanea distrazione e tu non puoi cancellarlo dalla tua vita per un piccolo sbaglio…”
 

*

 
“So che adesso Tony ce l’avrà sempre con me e mi sembra giusto andarmene. Continuare in questo modo sarebbe inutile e imbarazzante per tutti. La soluzione migliore, se non addirittura l’unica, è che me ne vada…”
 

*

 
“Ora si sentirà malissimo e probabilmente vorrà solo andarsene…”
 

*

 
“E non cercare di fermarmi, ti prego…”
 

*

 
“Bisogna assolutamente fermarlo, dunque…”
 

*

 
“Perché sarebbe una sciocchezza continuare in questo modo…”
 

*

 
“Dobbiamo impedirgli di fare questa sciocchezza…”
 

*

 
“Il mondo non ha bisogno di Capitan America…”
 

*

 
“Il mondo adesso ha bisogno di Capitan America e Iron Man uniti più che mai…”
 

*

 
“Separarsi sarà la soluzione ideale, vedrai…”
 

*

 
“Insomma, nulla potrebbe essere più pazzoide e stupido che separarsi, ora come ora…”
 

*

 
“Quindi adesso…”
 

*

 
“… vai di là e risolvete la questione.”
 

*

 
Steve annuì.
 

*

 
Tony sbuffò.
 

*

 
Tony era nervoso. Continuava a camminare avanti e indietro davanti alla porta della stanza in cui Rogers si era chiuso subito dopo la fine della riunione, senza riuscire a prendere una decisione. Sbuffò per l’ultima volta, poi si decise ad entrare perché, si disse, ormai era tardi e di lì a poco Glanster avrebbe potuto prendere possesso del Tesseract, motivo per cui doveva comportarsi in maniera responsabile e risolvere la questione da veri uomini.
Insomma, un bel destro in faccia e via.
“Rogers” esordì distaccato, cercando di celare il nervosismo. “Posso entrare?”
Steve alzò lo sguardo verso di lui, stupefatto e imbarazzato.
“Sì” deglutì infine. “Certo.”
Tony annuì accomodante e prese posto sul divano, mantenendo un’ampia distanza di due metri fra loro. Insomma, c’era sempre una certa dignità da rispettare.
“Bene” disse dopo qualche istante di silenzio. “Io…”
“Aspetta” lo interruppe subito il Capitano. “Devo essere io a parlare…”
“No, lascia perdere…”
“Sì, invece…”
“No, invece…”
“Ti dico di sì…”
“E io ti dico di no…”
“Ho sbagliato e mi dispiace… non avrei mai dovuto lasciarmi influenzare da Peggy in quel modo…”
“Non è stata colpa tua. È stata quella cagnetta in calore senza scrupoli…”
“… che mi ha messo in testa l’idea di dovermi vendicare di te e non aveva senso, avrei dovuto capirlo subito che…”
“… tu sei solo troppo ingenuo e assolutamente fuori di testa, certo…”
“… non avrei mai dovuto fare una cosa del genere. Insomma, non solo a te, anche a lei e a tutti gli altri… è stato stupido e malvagio, ma vedi…”
“… sono cose che capitano e poi…”
“… io mi sono sentito perso e ho cercato di distruggermi e sono uscito di senno… so che potrebbe sembrare che a me…”
“… non importa, davvero… insomma, non significa che tu possa rifarlo…”
“Certo che no! Ma ora è meglio che…”
“…  ci prepariamo e corriamo al Palazzo di Vetro prima del folle, sennò addio mondo conosciuto…”
“… io me ne vada.”
Tony strabuzzò gli occhi, perplesso.
“No, Rogers, non è affatto una buona idea… è una follia.”
Steve sospirò, affranto.
“Non credo che la mia presenza qui possa giovare a qualcuno.”
“Sì, invece” replicò Tony ostinato. “Giova a Fury, che può contare sempre su qualcuno di sano e responsabile. A Clint, che trova una persona più antiquata di lui. A Thor, che può esser difeso da un eroe. A Coulson, che ti ama alla follia. A Howard, che senza di te non sa come fare. E poi alla Romanoff, che può avere qualcuno su cui sfogare la tensione e a Bruce, che trova una persona normale con cui dialogare, e a Pepper, che può esternare il suo talento da crocerossina su un povero vecchietto attempato. E a me, sennò chi torturo con le mie battute?”
Sorrise imbarazzato, con quell’espressione un po’ da ebete e un po’ da fratello minore e scapestrato e Steve rispose al sorriso. Nemmeno nei suoi sogni più sfrenati avrebbe potuto immaginare che Stark – Tony – sarebbe diventato una persona così stranamente importante per lui.
“Grazie” disse infine e sentiva uno strano groppo in gola. “Sei… sei un vero amico. Ti…”
“No, Capitano, non provarci neanche” lo fermò Tony impacciato. “Ti voglio bene fra uomini non si porta più dagli anni Quaranta.”
Steve scoppiò a ridere di cuore.
“Non volevo dire questo” lo corresse divertito. “Volevo dire: ti ringrazio per esser diventato un buon amico.”
“Oh” esclamò Tony fra le risate. “Certo. Be’” aggiunse, “ora sarà meglio andare, prima che Glanster conquisti il mondo senza di me.”
 

*

 
“Il Palazzo di Vetro dista una ventina di chilometri” affermò Bruce, scrutando pensieroso il cielo serale sopra di sé.
“Non vedo il problema” disse Tony noncurante. “Hulk li può fare in due minuti.”
“E Steve può venire con te” aggiunse Pepper serafica.
“E voi?” chiese Thor perplesso.
“Non preoccuparti, tesoro” lo blandì ironico Tony. “Noi prendiamo Agusta.”
Steve strabuzzò gli occhi, poi assunse un’espressione severa.
“Non mi sembra proprio il caso che tu vada in giro sgommando sulla tua moto a folle” lo rimproverò serio. “A parte che provocheresti un infarto a quel poco della popolazione in giro a quest’ora, potresti anche fare qualche incidente oppure…”
“Non preoccuparti, Capitano” lo tranquillizzò Tony divertito, prendendo le chiavi della moto e intascandole con disinvoltura. “Prenderemo strade poco conosciute.”
“Sì, ma Glanster potrebbe controllarci, soprattutto te” continuò Steve preoccupato. “E una moto non ti assicurerebbe l’incolumità…”
“Andrà tutto bene, Steve” lo tranquillizzò Pepper a sua volta. “La moto sarà abbastanza veloce e atletica per non farci prendere. Ha… diciamo, qualche marcia in più.”
Tony sorrise malizioso e Steve tirò un sospiro di esasperazione.
“Ci vediamo al Palazzo di Vetro tra… facciamo, cinque minuti?” disse rivolto a Bruce. “A dopo, omone verde.”
Bruce rise a sua volta, mentre Tony e Pepper raggiungevano l’esterno della torre, e poi si concentrò. Qualche istante dopo, al suo posto era apparso Hulk. Steve afferrò lo scudo e si aggrappò ad un grosso braccio muscoloso. Raggiunsero la base della torre e si lanciarono contro il palazzo opposto, osservando entrambi Tony e Pepper inforcare il sedile dell’Agusta. Stark prese il volante e mise in moto il tecnologico mezzo di trasporto. Quello rombò feroce e Steve poté osservare anche da quella distanza il sorriso compiaciuto sul volto del genio egocentrico.
“Pronta tesoro?”
Pepper sorrise a sua volta, roteando gli occhi al cielo, e si sistemò meglio sul sedile posteriore.
“Non riuscirò mai ad arginare del tutto il tuo egocentrismo” lo blandì scherzosa. Il sorriso di Stark si ampliò.
“Non mi ameresti tanto se non l’avessi.”
Afferrò il volante e la moto prese velocità, percorrendo la distanza fra la porta esterna della torre e il cornicione che dava sulla strada, a cento metri d’altezza. La luce opalescente della luna illuminava con delicatezza le stelle argentate sui lati della moto. Tony sollevò appena il manubrio un istante prima di scontrarsi con l’orlo e  il mezzo sorvolò il bordo del palazzo, muovendosi nell’aria fino ad atterrare sull’asfalto con un tonfo potente e sgommare sulla strada con ferocia. Steve sorrise suo malgrado.
“Hulk… spacca!”
L’Altro sorrise promettente e ruggì, seguendo la scia della moto.
 

*

 
Tony frenò all’ultimo secondo e la moto sterzò leggermente a lato prima di fermarsi del tutto. Pepper smontò con nonchalance e fece per prendere la strada verso l’entrata principale, quando il suo cellulare squillò. Lo estrasse dalla tasca del giubbino e osservò stupita il nome sul display.
“Pronto?” disse in tono professionale. “Agatha?”
“Virginia!”
La voce dall’altra parte della linea appariva come sempre aggraziata e gentile, ma c’era un’ombra di agitazione nelle sue parole e Pepper avvertì un peso invisibile riempirle lo stomaco.
“Agatha! Sono io, che succede? Sta bene?”
“Io sì” rispose lei serafica. “Ma il signor Stark è in pericolo. Il signor Glanster è venuto nel mio ufficio stamattina e ha aggredito la mia segretaria… voleva che le desse il prospetto del nostro accordo… per trovare il numero personale di Stark o il suo per potervi rintracciare…”
Pepper sbarrò gli occhi e fece segno a Tony di fermarsi. Lui la guardò stupito e attese.
“Agatha, lei sta bene?” chiese ansiosa. “Le hanno fatto del male, è stata aggredita?”
“No, no” si affrettò a rispondere l’altra. “Io non ero in ufficio, ma il prospetto è a casa mia e il signor Glanster lo sa… verrà a prenderlo… io potrei difenderlo, ma…”
“No!” la interruppe subito Pepper. “Agatha, non faccia niente di avventato. Stai nascosta e non si muova da lì… adesso ci pensiamo noi.”
Non attese nessuna risposta e attaccò il telefono, rivolgendosi a Tony con aria concitata.
“Agatha… la signora Clarke… Glanster vuole il prospetto con il nostro numero privato per rintracciarci…”
Tony annuì serio e si morse il labbro con aria pensierosa.
“Cosa c’è?” chiese subito Pepper.
“Niente, è che… non riesco a capire perché lei… ci saranno un milione di persone che hanno quel numero… Stephanie, Happy… perché lei?”
Pepper scosse la testa, senza parlare.
“Ci penseremo dopo” disse poi. “Dobbiamo fare qualcosa.”
Tony annuì, distratto.
“Manderemo Thor… lo avverto subito.”
Iniziò a trafficare con l’auricolare e Pepper lo sentì parlare con Thor e spiegargli la situazione, quando Hulk atterrò, con quanta più grazia avesse, a pochi metri da lei.
“Che succede?” incalzò Steve. Pepper scosse la testa.
“Glanster sta cercando di rintracciarci e vuole aggredire una nostra amica perché gli dia il modo di farlo” spiegò brevemente. “Abbiamo mandato Thor a prenderla.”
Hulk annuì, poi rivolse il suo sguardo verso il Palazzo.
“Non è ancora arrivato, quindi” concluse Steve.
“No” concordò Pepper. “Cercherà di prenderlo in un altro momento o forse…”
In quel momento qualcosa scoppiò. L’aria divenne improvvisamente tossica e Pepper e Steve crollarono al suolo, mentre Hulk si stendeva sopra di loro, coprendoli con il proprio corpo dalla pioggia di detriti pesanti e pericolosi. Quando si rialzò, erano tutti sporchi di polvere e fuliggine. Il primo piano del Palazzo aveva preso a fumare.
“Già qui?” bisbigliò Steve a occhi sbarrati e prese a correre per le scale, con gli altri al suo seguito. Raggiunsero il primo piano, dove divampavano le fiamme, e si mossero insieme verso il cubo al centro della stanza. Alle loro spalle, una parete crollò, separandoli; Pepper fece tre passi in avanti e, con le mani foderate, sfilò il Tesseract dal contenitore un istante prima che lo facesse l’uomo alle sue spalle.
“Dottore” disse fredda. “Non pensavo ci saremmo rivisti.”
Lui la guardò con gli occhi colmi di ira e risentimento. Sul suo viso trasfigurato, lampeggiavano i segni dei loro precedenti incontri.
“Mi hai tolto le parole di bocca” replicò lui glaciale, muovendosi verso di lei tra le fiamme violente. “Dammelo.”
Lei fece un passo indietro e strinse con maggior presa il cubo, facendolo scivolare nella borsa sulla sua spalla.
“Mai” ribatté ostinata.
“Non giochiamo più. Dammelo o stavolta nessun eroe viene a salvarti” disse Deception sempre più deciso e ormai l’aveva quasi raggiunta.
“Non mi sembra che al nostro ultimo incontro ce ne sia stato bisogno” ribadì lei beffarda. “Io non sono il galoppino di nessuno… a proposito, come mai Glanster ha mandato te? Delega le missioni meno importanti ai suoi servetti?” lo schernì sarcastica.
Lui sorrise, sinistro.
“Aveva un lavoro di finire” disse noncurante. “Dopo il padre e il figlio, perché non occuparsi anche della madre?”
Pepper sbarrò gli occhi e sentì il respiro affannato.
Glanster?
“Sai, lui e Gerald erano grandi amici, ma poi Gerald si è messo in testa che voleva essere una brava persona ed è stato un gioco da ragazzi far passare il tutto per un piccolo, innocuo incidente” riprese canzonatorio. “Far fuori il capo e il suo erede… così avrebbe ereditato tutto lui, in quanto socio… non avrebbe mai potuto immaginare che quell’idiota di Clarke nominasse successore la moglie… se poi si può unire l’utile al dilettevole riuscendo anche a localizzare te e il tuo fidanzatino, ben venga…”
Pepper soffiò, irata, e fece un altro passo indietro, ma Deception la spinse violentemente contro il muro e le portò una mano alla gola.
“Mi sei quasi costata la missione, lo sai?” le sputò sul viso pallido. “Tu e i tuoi maledetti occhi d’angelo…”
Strinse la mano con forza attorno al collo e strattonò la cintura della borsa. Il Tesseract scivolò e e Pepper sollevò il ginocchio, cercando di colpire il dottore. Quello la fermò per la gamba e afferrò il cubo con l’altra mano, intascandolo soddisfatto.
“Ora basta con i giochetti.”
Tony arrivò in quel momento. Colpì in pieno Deception e rotolarono entrambi sul pavimento ancora in fiamme. Deception gli lanciò uno sguardo iracondo, poi si voltò verso la vetrata e saltò sul veicolo che lo attendeva oltre il bordo.
“A presto, Stark” gli urlò prima di sparire fra le nuvole cariche di pioggia. Tony strinse gli occhi furioso. Era in arrivo una tempesta.
 

 















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Buongiorno a tutti e mille scuse. *-*
Lo so, avrei dovuto postare ieri, ma ho avuto molti impegni e ho rimandato verso il pomeriggio, solo che poi sono stata malissimo non so per quale motivo e non ho avuto la forza di farlo. T.T
Spero che l’ampiezza del capitolo ripaghi. Sono abbastanza insicura su questo aggiornamento: la paura più grande è quella di non riuscire a tenere i personaggi IC nonostante tutto e non conciliare mille esigenze insieme. Spero che tutto abbia un senso e non sia un’inutile assurdità senza senso. Ç.Ç
Credo ci sia che Tony se la sia presa per la storia della pistola e naturalmente è Bruce ad aver capito ogni cosa e penso che comunque la cosa abbia un senso risolta in questo modo. *unsure* La storia di Agatha verrà spiegata meglio in seguito e per quanto riguarda lo scontro al Palazzo di Vetro è una sorta di anticipo dello scontro finale. ^^ Davvero, ho il terrore che nulla abbia senso e sia tutto assurdo, banale e ridicolo; spero con tutto il cuore di sbagliarmi. Continuo a rileggerlo, ma è inutile: quindi posto e non se ne parli più. U_u 
Bene. Dopo questa crisi isterica – devono essere i postumi del malore di ieri sera che continuano a perseguitarmi – passiamo alla parte burocratica:
 
[1]: The Big Bang Theory è una sit-com statunitense con protagonisti quattro scienziati: il fisico sperimentale Leonard, il fisico teorico Sheldon, l’astrofisico Rajesh e l’ingegnere aereospaziale Howard;
[2]: il motivo per cui sia Pepper sia Deception hanno le mani foderate quando toccano il cubo è ispirato al film, dove si evidenzia che il Tesseract non può essere toccato a mani nude.
 
Come sempre, voglio ringraziare di cuore chi segue in silenzio e con recensioni che mi fanno saltare con un’ebete e, in particolar modo: Lou, Silvia, Maretta, Even, Ylenia, Missys e Alley. ♥ Grazie di cuore, prometto di recuperare pian piano tutte le recensioni. ♥
Un bacione enorme e alla prossima!
Mary.

   
 
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