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Autore: Ulvinne    07/03/2013    1 recensioni
Un tempo i draghi dominavano il mondo.
Terribili signori e padroni di ciò che li circondava, riuscirono a ridurre tutti gli altri esseri viventi in schiavitù, governando con la loro ferocia e la loro voce.
Ma un giorno,finalmente, qualcuno si fece avanti per fermare questa tirannia: il Sangue di Drago, colui che da loro servitore divenne il loro carnefice e riportò la libertà nel mondo. Senza pietà affrontò i draghi e, uno per uno, li distrusse. La sua eredità camminò nei secoli attraverso il sangue dei Prescelti degli dei, finché le leggendarie creature si estinsero.
E con i draghi sparì anche lui, l'eroe, il Sangue di Drago.
Le sue imprese divennero racconti, i racconti divennero canti, i canti divennero leggende.
E la gente finì per considerare i Draghi ed il Sangue di Drago solo una storia.
Ma cosa succede quando la storia torna, più vendicativa che mai?
Cosa succede quando la più antica eredità di Skyrim ti viene offerta?
Semplice: puoi solo accettarla.
Note: attenzione, il titolo è lo stesso, ma la storia è cambiata. Mi sono resa conto che proprio non andava e l'ho modificata. Spero che così vi piaccia :)
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter IV

Shield brothers

 

La verità sembrò galleggiare nella mia mente per quello che parve un tempo indefinito. Quel lupo mannaro non poteva essere altri che Vilkas (a meno che non l'avesse divorato, ma quest'ipotesi sembrò ridicola persino alla mia testa sconvolta), la stessa persona che in quei due anni aveva condiviso lo stesso tetto con me, con cui avevo passato tutte le mattine a contatto, che avrebbe potuto...
Realizzare che la bestia davanti a me avrebbe potuto uccidermi o perdere il controllo tutte le volte che voleva mi fece di nuovo venire da vomitare, e per la seconda in pochi minuti diedi di stomaco sul pavimento vermiglio delle Vecchie Glorie.
-Che situazione di merda...- pensai pulendomi la bocca con il dorso della mano, e quando riportai lo sguardo su Vilkas l'animale era sparito lasciando di nuovo posto all'uomo: non l'avevo mai visto così turbato, così spaventato da una mia eventuale reazione. Quegli occhi azzurri che per una volta non presentavano segni di cinismo o scherno mi parvero per un attimo quelli di un bambino spaventato...
Ma fu solo un attimo, bastò sbattere le palpebre che il vecchio Viskas tornò a galla.
-Risistemati.- disse solo, e la paura lasciò momentaneamente posto alla vergogna, perché mi ricordai di star pur sempre con la gonna tirata fino ai fianchi e parte del seno scoperto, così mi affrettai con mani tremanti a sistemare i lacci del corsetto di cuoio e tirare giù la gonna fino a coprirmi in maniera decente, poi tornai a concentrarmi su Vilkas che nel frattempo stava spogliando il cadavere di uno dei banditi.
-C-che fai?- gli chiesi, ancora con la voce tremante.
-L'armatura è andata in pezzi. Succede sempre quando mi trasformo.- nonostante il tono fosse naturale credo che parlarne anche così alla leggera dovesse costargli molta fatica.
Solo allora notai che effettivamente Vilkas era nudo. E mi chiesi anche come non avessi fatto a notarlo.
Abbassai lo sguardo e finalmente mi alzai alla ricerca della spada che mi era stata sottratta, ritrovandola poco distante dal muro pieno di muffa. Fu quasi con sollievo che me ne appropriai di nuovo, ma per l'arco non c'era niente da fare. Quel figlio di puttana me lo aveva spezzato quando aveva fatto pressione sulla schiena.
-Bastardi.- sussurrai gettando a terra i due pezzi di legno tenuti insieme solo dalla corda di pelle di capra, poi gettai un'occhiata all'impalcatura dove si trovava l'arciera redguard e vi arrivai rapidamente.
E come avevo sperato l'arco era ancora lì nella sua mano, era stato facile trovarlo, ma non lo fu aprire la presa ferrea della morta che stingeva ancora l'arma in pugno quando l'Oblivion l'aveva richiamata a sé, ed un terribile rumore di ossa rotte accompagnò la liberazione dell'arco, un rumore che preferii ignorare mentre mi mettevo l'arma a tracolla e tornavo verso Vilkas, che nel frattempo si era rivestito.
-Per tornare a Jorrvaskr andrà bene.- lo sentii dire, in quei vestiti più piccoli di lui era ridicolo e normalmente sarei scoppiata a ridere o l'avrei punzecchiato, ma quella non era una situazione normale ed io ero confusa e spaventata -Non dici niente?- mi chiese infatti, ma io abbassai lo sguardo sulle punte dei miei stivali inzuppati.
-Cosa dovrei dire?- chiesi con voce roca.
Non riuscivo nemmeno a fare del sarcasmo, cosa che solitamente mi riusciva piuttosto bene, e sentii Vilkas sospirare.
-Senti ciò che hai visto non deve cambiare niente. Sono sempre io, è chiaro?- come poteva non capire?
Alzai gli occhi, allarmati ma anche carichi di rabbia, e lo fulminai con lo sguardo.
-Sei un lupo mannaro.- dissi in un sussurro -Ti ho visto fare a pezzi tre uomini!
-L'ho fatto perché uno di loro stava per stuprarti. Te lo sei dimenticato?- la sua espressione rabbiosa normalmente mi avrebbe fatto solo irritare, ma quella volta mi spaventò tanto da farmi indietreggiare, perché sapevo cosa c'era dietro, più lo guardavo più vedevo ciò che in quei due anni mi era sfuggito, ovvero la profonda simbiosi tra l'uomo e l'animale.
-Non...non m-me lo sono dimenticato.- dissi, stringendo forte i pugni perché smettessero di tremare -Ma non ho neanche d-dimenticato...prima.- feci una pausa -Quando mi hai leccato la ferita.- stavolta fu lui ad abbassare lo sguardo, e per un po' non disse niente.
Quando rialzò gli occhi, li vidi cupi come mai erano stati.
-Sai, è a questo che mi riferivo quando sostenevo che non fossi pronta.- il discorso mi prese in contropiede.
-Che vuoi dire?
-Che per te ora cambierà tutto. Non sarò più uno dei Compagni. Sarò una bestia da temere.- venne avanti rapidamente ed io indietreggiai fino al muro.
Mi diedi una rapida occhiata alle spalle e quando tornai a guardare avanti Vilkas era già di fronte a me, con le mani appoggiate allo stesso muro che mi impediva ogni via di fuga.
-Ripenserai a tutte le volte che avrei potuto ucciderti.- rabbrividii, consapevole della verità di quelle parole -E non potrai fare a meno di chiederti quanto tempo passerà prima che io perda il controllo e ti faccia fare la fine di questi bastardi.
-Smettila!
-Probabilmente non dormirai più notti tranquille, perché penserai che essendo un lupo mannaro non sarai al sicuro finché non mi vedrai impalato da una lama d'argento.
-FALLA FINITA!- lo spintonai via con tutta la forza che avevo, ma riuscii a farlo indietreggiare di un paio di passi appena.
-Oppure potresti semplicemente pensare che io sia una persona come tutte le altre con un fardello in più.- concluse lui, ora calmo, e sospirò -Andiamo, dobbiamo uscire da qui.- e si diresse verso la sala successiva.
Esitai, perché la nuova scoperta mi aveva spaventata, ma qualcosa, forse le sue considerazioni ed il fatto che in fondo, nemmeno in quel caso, avrei voluto dargliela vinta, vinse la mia reticenza e mi spinse a seguirlo.
 
Trovammo altri di quelli che i banditi avevano chiamato draugr e li abbattemmo, facendoci strada fino a raggiungere una grande stanza: un corridoio delineato da due file di bare chiuse portava fino ad un piccolo altare dove c'era un'altra tomba sigillata.
-Umh, sembra che sia la fine del percorso.- mormorò Vilkas pensieroso.
Lo guardai, notandolo più pallido del solito, poi mi ricordai della ferita al fianco che gli era stata inflitta ed abbassai gli occhi fino ad essa: sotto quell'armatura troppo stretta per lui, la ferita sanguinava, macchiando già di rosso la stoffa di infima qualità degli abiti.
-La tua ferita...- mormorai.
-Sto bene.
-Ti ha colpito con l'argento?
-Ho detto che va tutto bene.
-Rispondimi, accidenti!- ribattei alterata, questa storia mi aveva decisamente scosso, ma lui non sembrava da meno.
-Non provare ad alzare la voce con me!
-Altrimenti?
-TU NON...- un rumore secco, come di una porta sfondata, ci fece tacere entrambi.
-Non...sei stato tu, vero?- chiesi, portando subito mano alla spada come il Compagno.
-No. Piuttosto, credo sia stato lui.- da una delle bare disposte lungo il mini corridoio era infatti uscito un draugr armato di ascia.
-Dannazione!- con quello che definii il mio miglior grido di battaglia corsi verso il draugr e cercai di colpirlo con un fendente al petto, ma quello parò indietreggiando. Il mio attacco caricato però doveva essere troppo per le sue gambe scheletriche che lo sbilanciarono, permettendomi di entrare rapidamente nella sua guardia e trapassargli la testa con la lama.
Altri due tonfi, altre due tombe si aprirono.
Ingaggiammo l'ennesima battaglia che ci lasciò stremati. Le bare erano dieci, esclusa quella sull'altare, e tutti e dieci gli avversari crollarono sotto i nostri colpi, ma oramai le nostre forze erano al minimo. Avevo male alle gambe e alla milza per lo sforzo, senza contare i piccoli tagli alle dita dovuti al continuo tendere l'arco per scoccare le frecce, mentre Vilkas sembrava ancora pieno di energia, ma il pallore del suo volto, probabilmente dovuto alla perdita di sangue, si faceva sempre più preoccupante, tanto che alla fine il Compagno si inginocchiò a terra.
-Vilkas.- rinfoderai la spada e corsi da lui, inginocchiandomi al suo fianco e poggiandogli una mano sulla schiena -Dobbiamo uscire di qui, maledizione. Hai bisogno di cure.
-Ora non fare...la premurosa. Mi fai impressione.- ribatté il Nord -Non fingere...di non provare paura.- ancora una volta scappai dai suoi occhi chiari e spietati, perché a modo suo aveva ragione, avevo ancora paura di lui e della bestia che celava in sé, ma una parte di me si stava sforzando di non vederlo con occhi diversi, di andare oltre la paura, di cercare sotto quella nuova figura l'uomo che per due anni mi aveva allenata senza mai farmi male davvero.
-Non è così.- protestai, anche se non come avrei voluto -Ti chiedo solo di non partire prevenuto!- lui ridacchiò amaramente.
-Detto da te...- lo vidi spostare lo sguardo lungo le bare tutte aperte, poi il suo volto si illuminò.
-Cosa c'è?- gli chiesi.
-Ricordi il probabile passaggio segreto di cui ti ho parlato?- annuii con la testa -Come solito, avevo ragione.- seguii la traiettoria dei suoi occhi e vidi che in una delle bare, dove avrebbe dovuto esserci il fondo, si apriva un percorso di pietra che avrebbe portato alla superficie.
Mi veniva quasi da piangere: eravamo salvi!
-Andia....- di nuovo quell'assordante rumore che mi fece perdere un battito -No, ti prego...- pensai -Non di nuovo!- sia io che Vilkas ci girammo verso l'ultima bara, oramai aperta, dalla quale uscì un altro di quei dannati Draugr.
-Merda.- sì, il Compagno aveva ragione, eravamo proprio nella merda.
Lo scheletro, o quello che era, uscì alzandosi sulle gambe malferme e si guardò intorno.
Doveva essere stato qualcuno di importante in vita dato che, a differenza degli alti draugr vestiti di stracci e vesti putride, indossava un'armatura di ferro con tanto di elmo sormontato da due corna che ricordavano quelle di un draemora.
Ci sforzammo di alzarci in piedi, io aiutandomi con la spada, lui solo con la sua forza di volontà, e ci preparammo a lottare. Non so cosa sosteneva Vilkas in quelle condizioni, ma per me era la paura, la patetica voglia di vivere a portarmi avanti: volevo uscire di nuovo all'aria aperta, volevo vedere il cielo ancora una volta, volevo andarmene da quel posto terribile, e ce l'avrei fatta solo combattendo.
Lo osservammo avvicinarsi a noi e ci preparammo ad un eventuale assalto, ma ciò che fece superò, e non certo in positivo, ogni mia più terrificante aspettativa.
-Cosa...?- un getto d'aria fredda scaraventò me e Vilkas lontani, non so che fine fece il mio compagno, ma io mi ritrovai scaraventata contro un muro e battei forte la schiena, urlando per il dolore.
-C-che...?- un dolore alla testa mi fece gemere e portandomi la mano poco più in alto della tempia la ritirai che era sporca di rosso -Cazzo.- cercai la spada, ma non la trovai, probabilmente l'avevo persa durante il “volo” causato dal draugr.
Quella cosa era stata capace di scaraventare me e Vilkas via semplicemente con un urlo. Quelli che avevo creduto versi insensati e gutturali come tutti quelli degli altri draugr erano in realtà la fonte di un potere che non avevo mai, mai visto né sentito parlare.
Cercai di alzarmi in piedi, tremante e dolorante a causa della botta, e subito i miei occhi vagarono alla ricerca di Vilkas e del draugr che ci aveva atterrati. Li trovai che combattevano una lotta serrata, per essere un morto quell'affare si muoveva molto più velocemente e con più aggressività rispetto agli altri.
Senza perdere tempo presi l'arco ed estrassi una freccia dalla faretra, ma con orrore mi accorsi che era l'unica ad essere presente, le altre dovevo averle perdute o rotte durante la caduta.
-Per Akatosh, non ora!- incoccai la freccia e la lanciai proprio quando Vilkas cadde a terra a seguito di un colpo della creatura. Essa rimbalzò contro l'armatura del draugr, quindi non lo ferì, ma in compenso ottenni la sua attenzione.
-Ehi, bastardo! Vieni qui e fammi vedere cosa sai fare!- emettendo quegli orribili versi di gola il cadavere corse verso di me brandendo la spada con due mani e cercò di tagliarmi la testa. Schivai facendo due frettolosi passi indietro e freneticamente cercai la mia arma, ma non trovandola mi accontentai di afferrare una di quelle appartenute ai “colleghi” del mio avversario. Si rivelò una scelta saggia, perché non potevo continuare ad arrancare e schivare. Parai l'assalto del draugr, poi cercai di abbattere la sua difesa con un attacco caricato che a causa della mia stanchezza risultò debole, facile per lui fu parare e colpirmi con l'elsa della spada, facendomi gemere per il dolore al viso.
Caddi a terra e quando rialzai lo sguardo vidi che il draugr stava...
-Oh, Azura.- stava ridendo, o meglio emettendo versi che alle mie orecchie risultarono come una tenebrosa risata -MUORI!- lo colpii ferocemente con un calcio allo stinco e lo feci barcollare, alché approfittai per caricare di nuovo e cercare spaccargli la testa, ma lui lo fece di nuovo.
Ancora urlò quelle parole a me incomprensibili, e di nuovo venni sbalzata via.
La scossa di dolore mi paralizzò il corpo, lasciandomi intontita e debole. Non riuscii a rialzarmi, tremavo troppo e caddi di nuovo sul pavimento sudicio della tomba. La ferita alla testa continuava a sanguinare e mi faceva male tutto.
Di nuovo piansi, stavolta anche per il dolore, perché la scossa che mi aveva spinta inconsciamente a gridare non era passata: le spalle, le gambe, le braccia e soprattutto la testa mi dolevano, lanciando fitte di dolore che non credevo avrei mai provato, un dolore che mi piegò nel corpo e nella volontà.
Non volevo più combattere, volevo che tutto finisse.
-F-forse...aveva ragione.- pensai, guardando senza vederlo il muro avanti a me -Non sono...
-Alzati, avanti!- la voce di Vilkas arrivò lontana, ovattata -Per la barba di Shor, non provare a crepare adesso, novellina del cazzo!- sentii delle lame incrociarsi, probabilmente stava combattendo ancora con il draugr -IRIS! ALZATI E SCAPPA, PER I NOVE!- perché non mi lasciava in pace, accidenti?
Perché non capiva che la mia parte era terminata?
C'era troppo male, troppa debolezza e troppo dolore...
 
Il dolore le fa chiudere gli occhi e gridare, forte.
Cerca di liberarsi dalle corde che la costringono ad abbracciare quel palo in un affetto che non prova.
Chiude gli occhi e le lacrime scendono.
Non sa quanto tempo è passato, ma sente che il dolore l'ha piegata.
Apre gli occhi e guarda l'uomo avanti a sé. Lui sa, non sorride, non sembra godere della sua vittoria, ma sa che lei è piegata nel corpo e nello spirito.
E gli bastano pochi attimi prima di udire la parola attesa.
-Pietà! Abbiate pietà, vi prego!
 
Spalancai gli occhi.
Lo stavo facendo, mi stavo piegando di nuovo.
Quella volta avevo trovato Kodlak ad aiutarmi, ma in quel momento avrei dovuto farcela da sola.
Potevo davvero permettere al dolore di piegarmi, di vincere di nuovo?
Strinsi i pugni.
-Non...più.- mormorai -Non più.- mi faceva male tutto, ma cercai di tirarmi su di nuovo, crollando quando l'urlo del draugr rimbombò per la terza volta.
-Io...io voglio vivere.- sussurrai con rabbia.
Strinsi i pugni, forte, e ritentai, stavolta riuscendo a mettermi in ginocchio e girare la testa verso i due avversari: Vilkas era a terra, la spada lontana e l'armatura sporca di sangue, mentre il draugr troneggiava su di lui con la spada levata pronto a colpire.
Vilkas mi guardò e con un cenno del capo mi indicò la nostra unica via di fuga, ma io rimasi immobile: poteva essere la mia unica possibilità di uscirne viva, prima che il mostro cercasse di uccidere anche me, avrei potuto raccogliere le mie forze, scappare e tornare a Jorrvaskr...
Ma Vilkas? Potevo davvero lasciarlo a morire?
Potevo permettere all'uomo che mi aveva salvata da uno stupro, che era venuto in mio soccorso rivelando il suo segreto, di morire mentre io scappavo con la coda tra le gambe? Volevo davvero tornare a Jorrvaskr da sola?
Avrei mai potuto permettere a me stessa di infangare il nome di quella che per me era la mia famiglia?
Mi bastò muovere i primi passi per capirlo.
Priva di armi e piena di incoscienza mi gettai addosso al draugr, l'odore schifoso che emanava mi fece di nuovo venir voglia di vomitare, ma per fortuna riuscii a trattenermi. Cademmo a terra entrambi, lui perse la spada e l'elmo. Mi precipitai a recuperare l'arma, ma le dita scheletriche del morto si chiusero intorno alla mia caviglia facendomi cadere a terra.
-No...no!- normalmente mi sarei liberata della debole presa del draugr abbastanza facilmente, ma le ferite e la fatica accumulate rendeva quelle dita forti come tenaglie.
Iniziai ad agitarmi, cercando di afferrare la spada, ma era troppo lontana e la creatura si stava rialzando.
-Azura, Akatosh, Mara, aiutatemi!- pensai guardandomi intorno, e finalmente vidi ciò di cui avevo bisogno.
Afferrai la pietra saldamente e con il piede libero colpii il draugr in faccia, liberandomi, poi quasi rabbiosamente mi gettai su di lui ed abbattei la pietra sul suo cranio con forza tre, quattro volte, non so quanto ci volle, urlando ogni volta per scaricare la rabbia, la tensione e la paura accumulate durante tutto il percorso che ci aveva condotto fin lì, nelle viscere del Tumulo.
E alla fine anche l'innaturale luce azzurra dei suoi occhi si spense e non si mosse più. Rimasi lì, inginocchiata accanto al draugr sporca di sangue secco e tremante, con ancora quella pietra sudicia tra le mani come mia unica arma e salvezza.
-È finita.- fu Vilkas a pronunciare queste parole -Mettila giù.- annuii, ma ancora non mi decidevo ad abbassare il braccio, quasi temessi che il bastardo potesse alzarsi di nuovo e gridare di nuovo con quella terribile voce -Avanti.- la mano del Compagno si chiuse sul mio polso e prese la pietra, gettandola da una parte, e finalmente abbandonai il corpo del draugr per guardarlo.
Eravamo messi male, tutti e due, ma eravamo vivi, ed era questa la cosa più importante, entrambi vivi anche se feriti.
Il pallore sul volto di Vilkas era preoccupante, ma anche io non stavo messa bene. Ogni respiro mi faceva dolere il petto e mi sentivo stanca e pesante, la perdita di sangue si stava facendo sentire.
-Sciocca impulsiva.- mi rimproverò il Nord sollevandomi di peso, facendomi passare un braccio intorno alle sue spalle e circondandomi i fianchi con l'altro -Ti avevo detto di scappare.- ridacchiai stancamente, tenendo il volto basso ma spostando gli occhi su di lui.
-A dispetto... di... di q-quello che tu possa pensare...- feci un altro respiro -Io... sono tua Sorella di Scudo, e non ti avrei lasciato lì... a morire.- se avessi potuto vedere la sua faccia sorpresa in quel momento sarei sicuramente scoppiata a ridere, peccato che mi sia persa quello spettacolo, sorprendere Vilkas era sempre così fottutamente difficile -I Compagni... s-si proteggono a vicenda. I-io... voglio essere una di voi. S-sarò una di voi. E il giorno in cui non... proteggerò il mio Fratello di Scudo, sarà perché mi troverò già a nell'Oblivion.- deglutii mentre il cambiamento del terreno sotto i piedi mi fece capire che eravamo entrati nel corridoio segreto -Fattene una ragione, Vilkas.- conclusi, cercando di assumere il tono più ironico che potei.
Lo sentii sbuffare, ma non rispose e gliene fui grata, perché non avevo più energie nemmeno per camminare, fortunatamente la presa del Nord mi evitava gran parte di questa fatica, fu solo quando finalmente il corridoio cominciò a schiarirsi che riacquistai la forza che bastava per sollevare appena il capo dolorante.
-L'uscita...- mormorai, quasi commossa, mi morsi il labbro per non scoppiare a piangere davvero -Siamo salvi.- e finalmente mi concessi il lusso di chiudere gli occhi.
 
Quando mi risvegliai ero a Jorrvaskr, riconobbi quasi subito la stanza dove alloggiavo.
Non cercai di alzarmi, ma sospirai di sollievo e sorrisi, ancora stanca e provata dall'esperienza vissuta nel Tumulo delle Vecchie Glorie.
Non sapevo quanto tempo io e Vilkas avessimo passato lì dentro a lottare ferocemente con la morte, ma di tutto questo mi restavano soprattutto tanti quesiti: perché i draugr, chiamati così dai banditi, si erano svegliati dal loro sonno eterno? Chi erano i Mano d'Argento? Come aveva fatto Vilkas a diventare un Lupo mannaro? I Compagni ne erano al corrente?
Troppe domande per la mia testa dolorante.
Mi mossi appena: avevo delle bende sulle braccia, ed una intorno alla testa a giudicare dalla pressione che sentivo, inoltre le gambe erano ancora indolenzite.
C'era tempo, mi dicevo, c'era tempo per rispondere a tutte quelle domande.
Non avevo recuperato le forze del tutto, ed a giudicare dal silenzio che regnava fuori dalla porta della mia stanza doveva essere ancora notte.
Così chiusi gli occhi, abbandonandomi di nuovo al sonno profondo.
 
Note dell'Autrice
Salve a tutti :D eccomi qui con un nuovo capitolo, e finalmente si esce da questa maledetta tomba >_> che poi aver deciso di inserire i draugr quando li odio a morte è davvero un controsenso O_O l'ho detto, riescono a mettersi in mezzo dappertutto. E spero di aver reso bene lo scontro con quello che è palesemente un draugr Signore della Morte o Fustigatore dato che il signorino conosce le parole del potere, si capisce vero? ç_ç
A parte questo, ora vediamo Iris fare i conti con la licantropia di Vilkas, perché come è normale che sia non l'ha presa benissimo xD Per il resto...
Accidenti, non so mai cosa scrivere nelle note dell'autore °_° quindi la chiudo qui e ringrazio tutti quelli che hanno recensito la storia ma anche coloro che si limitano a segurmi con la lettura :) Ci leggiamo giovedì prossimo.
Lady Phoenix
  
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